Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famiglia: Pretotto
Pretotto
ORIGINE DEL COGNOME
Da Prete con suffisso -otto che poteva indicare chi era stato sacerdote o chierico, anche un parente o chi era stato al servizio di un prete.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Pretotto Pietro di Giuseppe, nato nel 1758, di professione agricoltore, è iscritta al foglio 6353 dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1835-1838.
CAPOSTIPITE | Giuseppe
SOPRANNOME | Robazza, Pétoea, Bartoto, Pecia
Esempi: Antonio di Rodolfo d° Mabe BARTOTO, Candido di Valentino BARTOTO, Donatella di Giuseppe di Vittorio d° Amadio, Elda di Mario, Giacomo di Girolamo d° Momi (frasca “da Momi” in via Ruga) Oscar di Carlo, Giancarlo di Sergio BARTOTO, Gianni di Francesco, Giuseppina di Vittorio PETOEA, Massimiliano di Luigi PECIA, Silvano di Mario PETOEA, Silvia di Caterino ROBAZZA.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Nel 1871 sono emigrati in Austria Pretotto Carlo di Antonio, Domenico, Luigi (classe 1845) e Luigi (classe 1853). Dal 1922 al 1977 sono emigrati 26 membri di questa famiglia con destinazione U.S.A., Argentina, Belgio, Germania, Canada, Australia, Francia e Venezuela.
Ettore e Amelia Pretotto hanno gestito l’osteria “da Ettore e Amelia” dal 1905 fino agli anni ’50, quando, ormai in età avanzata, subentrarono fino al 1966 la figlia Ines, il genero Remo Piavto Menegon e l’osteria veniva chiamata “da Remo”. Il casoin a fianco era gestito dal fratello di Ines Mario noto anche come organista nella parrocchia di Merlengo.
La famiglia di Catterino Pretotto (1877-1948), che faceva il contadino e lavorava alcuni campi a nord del Borgo Ruga, abitava all’imbocco di via Ruga, dove oggi abita Alba Coran, vedova di Girolamo detto Momi.
Qui nacquero tutti i figli di Catterino che sposò Oliva Gagno (Teresa-1887-1967) e dalla quale ebbe 4 figli:
Norma (classe 1915) che sposò Ettore Povegliano di professione muratore e intagliatore. Da loro nacquero Bruno (Bruno dea Norma - v. famiglia Povegliano) e Flora in Pavanello.
Girolamo (classe 1918-Momi) che faceva l’imbianchino, poi, assieme alla moglie Alba Coran, aprirà nei primi anni ’60 la famosa “Frasca da Momi” con rivendita di vini e liquori.
Questo esercizio era frequentato da gente del Comune, dei paesi limitrofi e anche dai paesani emigrati che si fermavano da Momi per fare provvista di liquori.
In questa tipica frasca si potevano comprare anche gelati, caramelle, dolciumi e generi alimentari.
(per ulteriori notizie si veda A spasso per le antiche osterie di Ponzano, Grafiche Antiga 2017, p. 95 e segg.).
Rodolfo (classe 1921), sposato con Elide Biasetto, lavorò in tribunale a Treviso occupandosi soprattutto di stime e fallimenti.
Mario (classe 1925) sposò nel 1951 Maria Parolin di Selva del Montello e da lei ebbe Franco (classe 1952) e Lorenzo (classe 1956). Questa famiglia abitava sempre in via Ruga, dopo la casa di Girolamo (Momi).
Imbianchino e imprenditore, Mario avviò alla fine degli anni ’60 un colorificio e una rivendita di prodotti del settore vicino alla frasca del fratello Momi. Successivamente fu la moglie Maria Parolin a seguire i clienti del ben avviato esercizio, unico in paese.
Questa attività è rimasta attiva fino a qualche anno fa gestita dal figlio Lorenzo.
Oggi il locale è occupato dal negozio di parrucchiere che si chiama appunto “Colorificio”.
Emilio Pretotto, muratore, era soprannominato “Artista” per la bravura che dimostrava nel suo mestiere. Sposò una Pizzolon, sorella di Annibale detto “Ticino”.
Ebbe 4 figlie: Maria (sposata con Antonio Baseggio), Amalia (andò a vivere a Brescia), Natalina (andò in Svizzera dove lavorò come domestica e ritornata a Paderno, sposò Andrea Benetton) e Gemma (sposò Giacomino Rammairone di Napoli che lavorò come barbiere a Paderno prima con Rodolfo Zanatta, poi con Ceceta Giacomel e infine a Treviso).
Queste 4 ragazze avevano tutte una gran bella voce e spesso si esibivano accompagnate al clarinetto da Anselmo Povegliano. Erano tempi difficili…. così le sorelle Pretotto erano d’accordo con i Martini Baraca che se li avessero allietati con il loro canto, avrebbero ricevuto in cambio polenta e scodelle di latte!!
In casa mangiavano “Garetoi e vovi” (cappucci in insalata e uova), così papà Emilio ironicamente era solito dire: “Garetoi ae fie in casa signorie” alludendo al fatto che, anche se avevano poco da mangiare, però abitavano vicino al palazzino Povegliano, l’edificio più signorile del Borgo Ruga.
Prima Guerra Mondiale
Pretotto Marcellino e Pretotto Valentino entrambi deceduti nel 1918.
Hanno partecipato alla Prima Guerra Mondiale 4 figli della famiglia di Francesco Pretotto di Domenico: Giuseppe, Giovanni, Domenico deceduto in combattimento a Valle Doblar nel 1915, Emilio ferito in combattimento nel 1916.
Francesco (Bepi) Pretotto (classe 1894) di Nicolò, del corpo Artiglieria da campagna, ha combattuto durante la Prima Guerra Mondiale, prima in Carnia e poi è stato destinato in Francia e precisamente a Verdun.
Hanno ricevuto l’onorificenza della Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto: Pretotto Enrico (classe 1885), Pretotto Ernesto (classe 1886), Pretotto Vittorio fu Candido (classe 1895), Pretotto Vittorio fu Luigi (1895).
Seconda Guerra Mondiale
Hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale 4 figli della famiglia di Ernesto Pretotto di Luigi: Antonio fronte greco-albanese, prigioniero, collaboratore degli Alleati, Liberale internato in Germania e lì deceduto (gemello di Antonio), Domenico e Giovanni.
Giuseppina Bonesso in Pretotto, committente del capitello di S. Antonio da Padova in località S. Antonio- Bivio Povegliano-Camalò (v. Tracce di Dio nel paesaggio dell’uomo- Grafiche Antiga, 2015, p. 44).
Dai ricordi di Giuseppina Pretotto (Bepa-Pétoea classe 1936)
Giuseppina da bambina abitava nella casa paterna di
via Postumia. I suoi genitori, Vittorio e Ida De Benetti (Maria) erano contadini e lavoravano le terre di Giovanni Cicogna.
Frequentò la scuola in anni difficili, infatti era in corso la guerra e i bombardamenti erano all’ordine del giorno. Giuseppina ricorda di aver cambiato sede della scuola cinque volte e che era stato insegnato agli scolari come nascondersi nei fossi in caso di incursioni aeree, come quelle del famigerato “Pippo”. Frequentò la 1a Elementare nella “scuola vecchia”, demolita diversi anni fa per far spazio ai negozi di piazza Aldo Moro, la 2ᵃ nei locali ricavati di fianco all’osteria da Sbeghen in via Morganella Est, ex ambulatorio medico, la 3a presso la Casa del Fascio, attuale panificio di via Roma, la 4ᵃ nella casa Maran in via Roma, dove non essendoci la lavagna, la maestra scriveva su una porta, infine la 5ᵃ ancora nella “scuola vecchia”.
Ebbe come maestre Bice Caretta, Anna Maria Marchetto, Wanda Kunderfranco, il maestro e la maestra Osellame.
Nel 1958 Giuseppina andò sposa ad Aristide Bianchin (classe 1931), della numerosa famiglia Bianchin, figlio di Giuseppe e di Maria Bedin, che lavorò come muratore e in seguito presso le Ceramiche Pagnossin.
Il matrimonio fu celebrato da padre Silvio Pivato, missionario della Consolata che si trovava in vacanza a Paderno e che sostituì il parroco don Remigio Tessarolo impegnato nelle funzioni per le Cresime.
Dopo la cerimonia gli sposi andarono al cantiere delle nuove Scuole Elementari di Paderno in costruzione dove stava lavorando Aristide, per portare i confetti ai muratori.
Giuseppina ricorda che i colleghi di Aristide ebbero la delicatezza di predisporre delle tavole per terra in modo che la sposa non si sporcasse il vestito.
Il pranzo di nozze ebbe luogo all’osteria in via Pioppe che allora era gestita da Giovanni Zanlorenzi (Osto Novo) e la domenica successiva, secondo la tradizione, ci fu el Rabalton, un altro pranzo, anche se più frugale, per festeggiare l’evento.
La prima abitazione dei novelli sposi fu al “Palazzin” in via XXV aprile, allora molto popolato dato che vi abitavano due famiglie, quella di Marco Zanatta (Marin) e quella dei Bianchin con 15 persone. “Al Palazzin” c’era un pozzo, una vera ricchezza per quell’epoca, dato che l’acqua corrente in casa arriverà in quella zona soltanto nel 1965.*
La seconda abitazione fu una casa di proprietà della famiglia Serena e Giuseppina ricorda che il trasloco venne effettuato con mezzi di fortuna: un carrettino e un’asinella (musseta)!
Nel 1963 Aristide e Giuseppina arrivarono nel Borgo Ruga nella casa attuale di proprietà di Rodolfo Pretotto (classe 1923 Mabe). Dalla loro unione nasceranno tre figli: Gabriella, Franco e Nadia.
La casa dove vive ancora oggi Giuseppina conserva al suo interno la bella cornice del vecchio caminetto, sostituito in epoca più recente da una stufa e all’esterno, semicoperta da una moderna tettoia, una nicchietta che accoglieva la statuina di S. Antonio da Padova, oggi conservata in casa.
Appena arrivata nel Borgo Ruga Giuseppina ricorda che non c’era l’acqua corrente nelle case, infatti l’acqua, come detto prima, arriverà soltanto nel 1965; vi era un piccolo canale vicino al quale le donne lasciavano i mastelli e lavavano, appoggiandosi al lampor, con il sapone di allora: lume di rocca, grasso di maiale o la soda. Più tardi venne attivata anche una pompa che si può vedere ancora oggi nella proprietà di Girolamo Zanatta (Gimo).
Dalla chiesetta fino alla casa di Aristide e Giuseppina Bianchin vi era un passaggio, visibile anche nelle mappe antiche, chiamato CANEVAI, nome derivato da una probabile antica coltivazione della canapa all’interno del Borgo, che servì anche per il transito dei militari, tant’è che, sempre vicino a casa Bianchin, vi era un piccolo deposito munizioni e furono trovate varie pallottole.
Nel Borgo e nel Borghetto vivevano allora più di 80 persone che, come ricorda Giuseppina, erano tutte affiatate in un clima di totale solidarietà: le porte erano sempre aperte e, nonostante i tempi difficili, tutti vivevano felici in un’atmosfera serena.
Giuseppina ricorda che Emma Pretotto (Ciurli), sorella di Vittorio (Amadio) era solita pascolare le oche sull’erba, tra i caratteristici paracarri davanti a villa Serena.
Dai ricordi di Fernanda Pretotto (Bartoto classe 1955)
Silvio Nicola sposò Giuseppina Bonesso e da lei ebbe 4 figli: Marcella (classe 1918 Marcellina-Marcina), Romilda (classe 1919), Ventura (Lina classe 1923) e Sergio (classe 1926).
Fernanda di Sergio ricorda che i componenti della sua famiglia hanno esercitato per almeno due generazioni la professione di commercianti di bestiame e di macellai.
Infatti il nonno Silvio Nicola, da tutti chiamato Nicola, comperava le bestie dai contadini dei paesi vicini oppure a Miane e a Follina dove le temperature, specialmente d’inverno, erano più rigide ed era quindi necessario coprirle con delle coperte che provenivano dal vicino laniicio Paoletti.
Nonno Nicola e papà Sergio, che iniziò questo lavoro a dodici anni, partivano la mattina presto per recarsi col calesse nei mercati di Castelfranco, di Sacile, di Oderzo o di Treviso per comprare il bestiame.
Con loro c’erano i cosiddetti “Paradori” che guidavano e controllavano le bestie portandole a casa a piedi. Fra i tanti Fernanda ricorda Lole Capeeto e Luigi Fron.
In tempi più recenti il trasporto del bestiame avveniva naturalmente con i camion.
In particolare il nonno Nicola si recava al mercato di Treviso e in piazza S. Vito per incontrare i vari mediatori ed esibire il bestiame, una volta a Treviso, contattava anche i vari ristoratori da rifornire, come quelli dell’Oca Bianca, del Biffi, di Beltrame ed altri.
Un fatto che Fernanda ricorda molto bene e che dimostra quanta povertà ci fosse a quei tempi, si riferisce a quando il nonno arrivava a Treviso con le vacche con le mammelle piene di latte: come si accingeva a mungerle, si avvicinavano con un pentolino delle donne povere per elemosinare un po’ di latte!
Della macelleria a Paderno si occupava nonna Giuseppina Bonesso (Pina Bonessa) che aveva una rivendita anche a S. Bona. Era una donna particolarmente disponibile e generosa tant’è che era solita imprestare il suo cappotto e le sue scarpe alle ragazze più povere del Borgo Ruga quando dovevano andare in Comune per le pubblicazioni di matrimonio, anche se talvolta succedeva che qualcuna tornasse a casa con le vesciche perché le scarpe non erano della sua misura!
Si prestò anche a fare le punture alla mamma di don Giuseppe Fornari ammalata di tubercolosi, quando nessuno osava avvicinarsi all’ammalata per paura del contagio.
Don Fornari, nel frattempo diventato monsignore ad Asolo,
non mancava mai di farle visita il giorno di san Giuseppe e per dimostrare la sua riconoscenza le regalava una pianta di azalea.
La macelleria Pretotto fino agli anni ’60 si trovava a Paderno alla fine di via Pioppe, oggi studio del geometra Barbon, vicino quindi al vecchio panificio e ad un pozzo dove abitava Valentino Pretotto, papà di Giuseppe (Bepin de Pineto), di Candido imbianchino e di Pierina che gestì per diversi anni il lavasecco di via XXV aprile.
Nei pressi della macelleria, dove oggi troviamo l’osteria “La Frasca” vi era il negozietto di Rodolfo Zanatta (Biasoni-Barbier), quello di Luigi Baseggio dove si aggiustavano le biciclette e dentro alla barchessa di villa Liberali trovarono posto, anche se in tempi diversi, la falegnameria Birello e Tasca e il laboratorio di serramenti di Angelo Pizzolon, infine dove oggi troviamo l’erboristeria iniziò la sua attività di acconciatore Luigi Povegliano (Ijo Barbier).
Nel 1963 la macelleria Pretotto venne spostata nella nuova piazza Aldo Moro dove lavorò anche Fernanda. Frequentavano la macelleria non solo clienti del paese, ma anche gente di Treviso come la famiglia Dal Negro, Pavan e tante altre. Sergio, papà di Fernanda, sposò Maria Teresa Casonato di S. Martino di Lupari.
Maria Teresa (classe 1930) era ostetrica, prese il posto di Caterina Galvan dopo la sua morte e lavorò a fianco del dottor Gastaldo e del dottor Vazzoler.
In paese si spostava con il suo motorino, se c’era qualche urgenza si muoveva tutta sola anche di notte, tanto che una volta le capitò di essere scortata addirittura dai carabinieri che temevano per la sua incolumità. Lavorò, oltre che in paese, anche in vari ospedali: alla Madonnina, al Ca’Foncello di Treviso e al Fatebenefratelli di Venezia.
Dai ricordi di Gianni Pretotto (Bartoto)
La famiglia Pretotto di Nicolò, Francesco (Bepi) e Gianni è stata una famiglia di artigiani caratterizzata in modo molto forte dal fenomeno dell’emigrazione.
Infatti Francesco (Bepi) emigrò in Germania dove fece il muratore e si sposò per procura con Clotilde Pizzolato. Una volta rientrati in Italia ebbero sei figli: Rosa (classe 1921), Ruggero (classe 1922), Gino (classe 1924), Nerina (classe 1926), Mercede (classe 1929), Maria (classe 1931) e Gianni (classe 1939).
Di questi molti emigrarono: Ruggero prima in Belgio e poi in Canada dove lavorò come muratore, Gino prima in Belgio e poi in Francia, dove lavorò come pittore-decoratore, Gianni nel 1959, a 19 anni, si trasferì in Canada dove lavorò prima come muratore e poi come impresario edile. Anche la sorella Rosa si trasferì in Belgio, mentre la sorella Nerina lavorò a Borgo Cavalli a Treviso presso la fabbrica di pantofole Rubazzer. Per tradizione i Pretotto di questo ramo, in occasione della Domenica delle Palme, si spostavano, prima con il carro trainato da cavalli noleggiato da Bepi Basej, carrer di Merlengo e in tempi più recenti con il camion dooge noleggiato da Massimo Morellato Boser, fino a Pove del Grappa per caricare rami di ulivo in grande quantità. Venivano contattati per tempo da una quarantina di parrocchie e trasportavano i rami di ulivo fino a Portegrandi, Rovarè, Arcade e altri paesi. Una volta arrivati a Paderno scaricavano presso l’attuale Largo Ruga e preparavano i rametti di ulivo da distribuire nelle tre parrocchie del paese e nelle famiglie, infatti l’ulivo benedetto serviva a proteggere stalle, greggi, abitazioni, a ornare le crosete per i capitelli e le stazioni delle Rogazioni.
Infine era consuetudine, risalente ad antichissimi riti agresti, bruciare l’ulivo alla fiamma della çeriola per scongiurare i danni provocati dai temporali estivi e negli allevamenti bacologici per stimolare con l’aroma i cavalieri a filar galete. (tratto dal testo della Targa BORGO RUGA da apporre sull’antemurale della nuova fontana nel “Largo degli Ulivi” - Presidente Corrado Bettio, Sindaco Claudio Niero, con la consulenza storica di Piero Pizzolon, 2009). Il trasporto dell’ulivo venne svolto di padre in figlio fino al 1999: prima da Nicolò, poi da Bepi, infine da Gianni.
Dai ricordi di Elda (Elda mora) e Pierluigi Pretotto
Mario Pretotto, figlio di Ettore e Amelia Cavasin, alla fine degli anni ’30 lavorò in Carnia e precisamente a Villa Santina, perché era responsabile del vettovagliamento degli operai che stavano costruendo il Vallo littorio*.
Nel 1942 sposò Luigia D’Alessi, della nota famiglia di Castagnole, che era nipote di Monsignor Vittorio D’Alessi* e prima di sposarsi era stata segretaria della cantina di proprietà della famiglia. Durante la Seconda Guerra Mondiale Mario era impiegato al Consorzio Agrario di Treviso e scampò miracolosamente al bombardamento del 7 aprile 1944, perché, invece che correre ai rifugi come fecero i suoi colleghi, decise di tornare a casa a Paderno.
Questo evento drammatico lo convinse ad occuparsi del negozio di alimentari a fianco all’osteria dei suoi genitori e per questo era noto a tutti in paese come Mario dea Amelia Il suo negozio si trovava a fianco ad altre botteghe: il calzolaio Giacomel, il cappellaio Antonio Povegliano (Toni Ciuccia) e l’edicola di Anna Duronio Bufolo (la Postina), in quella che in via Pioppe possiamo definire “la cittadella dell’artigianato e del commercio”, perché in pochi metri si concentravano “le attività produttive” di Paderno.
Pierluigi ricorda, tra le altre cose, che proprio in piazza, di fronte all’attuale merceria, stazionava un vespasiano che in seguito fu rimosso anche perché in pochi se ne servivano.
Durante la guerra Mario e il padre Ettore rimasero vittime di un brutto episodio, infatti furono catturati dai Tedeschi, che avevano il loro quartier generale a villa Ricci, perché accusati di aver nascosto alcuni partigiani. Una volta liberati tornarono a casa feriti e gravemente tumefatti.
Uomo estremamente preciso e rigoroso, Mario era molto apprezzato come musicista, era infatti l’organista ufficiale della parrocchia di Merlengo.
Inoltre, come Presidente dell’ECA di Ponzano, organizzava tutti gli anni, in occasione della festa della Befana, il pranzo per i bambini poveri presso l’osteria di famiglia.
Elda ricorda che era incaricata di preparare le calzette da regalare ai bambini, ma non le era concesso di partecipare alla festa e questo per non mettere in mostra con l’abbigliamento o altro il benessere di cui godeva e che avrebbe messo a disagio i bambini poveri.
Erano anni in cui il divario sociale era evidente e ciò era sentito dai bambini, tant’è che raramente i bambini benestanti giocavano con quelli che non lo erano e viceversa, perché il disagio era reciproco: gli uni si sentivano osservati magari con invidia, gli altri si vergognavano o non erano in grado di sostenere usi e costumi molto distanti dalle loro abitudini.
Infatti Pierluigi, che era molto attirato dai giochi degli sgheri del Borgo Ruga, era spesso invitato a giocare in villa Serena, perché proveniente da una famiglia benestante. Elda invece passava molto tempo nella villa Liberali con Francesca Murer, una nipote dei proprietari e si divertiva moltissimo a giocare in una casetta costruita da nonno Mario Liberali.
Le estati le trascorreva a Castagnole, nella casa natale della mamma Luigia D’Alessi e lì il divertimento era grande, perché poteva godere di grande libertà e sentire parlare di musica, ballo e cinema. Un ricordo molto vivo nella memoria di Elda è quello relativo al Venerdì Santo, quando il paese si riempiva di lumini, l’atmosfera era particolarmente suggestiva e invitava al raccoglimento.
Elda e Pierluigi ricordano quegli anni con grande rimpianto, perché in paese si respirava un’aria di grande spensieratezza, allegria e solidarietà.
* Probabilmente per questo motivo e per le vicine cucine nella barchessa di villa Cicogna, il “Palazzin”, all’epoca della Grande Guerra, diventò sede del Comando del 3° Genio-42a Compagnia.
A questo proposito nella famiglia Bianchin si tramandano alcuni ricordi: al “Palazzin” vi era un soldato di nome Alfredo che fu curato da Maria Bedin (moglie di Giuseppe) il quale, dato che Maria era incinta, chiese che al nascituro fosse imposto il nome di Alfredo per ricordo e per la gratitudine che il soldato aveva nei confronti di Maria. Ecco perché il secondogenito di Giuseppe e Maria Bianchin si chiamò Alfredo.
L’altro ricordo è quello della visita del Re Vittorio Emanuele III che si fermò al “Palazzin” e scese da una jeep per salutare e incoraggiare i soldati.
* Sistema di fortificazioni formato da bunker voluto da Mussolini per proteggere il confine italiano dopo l’annessione nel 1939 dell’Austria alla Germania di Hitler.
Fu ribattezzata ironicamente “Linea non mi fido” con chiaro riferimento alla “Linea Sigfrido”.
* Il noto prelato Mons. Vittorio D’Alessi che studiò nel Seminario vescovile di Treviso sotto la guida e l’esempio di Mons. Andrea Giacinto Longhin. Fu nominato Vescovo di Concordia da Papa Pio XII, è sepolto nel duomo di Portogruaro assieme agli altri vescovi concordiensi.
Sopra sinistra: Paderno 1956. Matrimonio di Narcisio Pavan e Clelia.
(Le seguenti informazioni non erano disponibili al momento della pubblicazione del libro. Viene aggiunto ora per la documentazione storica. Contributo di Victor Gaspar dall'Australia.)
CAPOSTIPITE Luciano Eliseo (classe 1930) | Pretotto
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
Vittorio Domenico Pretotto 1895 e Maria Giovanna Baseggio (classe 1896 ) ebbero 4 figli: Giuseppe, Luigi, Luigia, e Luciano. Giuseppe (classe 1920) si sposa Stella Rotino in 1955, Luigi mori dopo tre settimani. Luigia (classe 1925) sposa Luigi Rotino e emigrarono in Canada (Ontario), Luciano emigrarono in Australia ( Melbourne ) e sposa Antonia Marostica.
papa di Vittorio Domenico Pretotto e Luigi Pretotto (classe 1853) e sposa Maria Amadio ( classe 1858 )
papa di Luigi e Domenico Pretotto ( classe 1822 ) e sposa Cattarina Massolin ( classe 1822 )
papa di Domenico e Angelo Pretotto detto Robazza ( classe 1792 ) e sposa Mattea Manfre' (classe 1790 )
papa di Angelo e Pietro Pretotto detto Robazza ( classe 1758 ) e sposa Caterina Santolin ( classe 1764 )
papa di Pietro e Giuseppe Pretotto ( classe 1729 nato in Barcon ) e sposa Giovanna Sernagiotto ( classe 1742 da Postioma )
papa di Giuseppe e Pietro Pretotto ( classe 1709 nato in Trevignano ) e sposa Giuseppina Robazza
SOPRANNOME | Robazza
Da Prete con suffisso -otto che poteva indicare chi era stato sacerdote o chierico, anche un parente o chi era stato al servizio di un prete.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Pretotto Pietro di Giuseppe, nato nel 1758, di professione agricoltore, è iscritta al foglio 6353 dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1835-1838.
CAPOSTIPITE | Giuseppe
SOPRANNOME | Robazza, Pétoea, Bartoto, Pecia
Esempi: Antonio di Rodolfo d° Mabe BARTOTO, Candido di Valentino BARTOTO, Donatella di Giuseppe di Vittorio d° Amadio, Elda di Mario, Giacomo di Girolamo d° Momi (frasca “da Momi” in via Ruga) Oscar di Carlo, Giancarlo di Sergio BARTOTO, Gianni di Francesco, Giuseppina di Vittorio PETOEA, Massimiliano di Luigi PECIA, Silvano di Mario PETOEA, Silvia di Caterino ROBAZZA.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Nel 1871 sono emigrati in Austria Pretotto Carlo di Antonio, Domenico, Luigi (classe 1845) e Luigi (classe 1853). Dal 1922 al 1977 sono emigrati 26 membri di questa famiglia con destinazione U.S.A., Argentina, Belgio, Germania, Canada, Australia, Francia e Venezuela.
Ettore e Amelia Pretotto hanno gestito l’osteria “da Ettore e Amelia” dal 1905 fino agli anni ’50, quando, ormai in età avanzata, subentrarono fino al 1966 la figlia Ines, il genero Remo Piavto Menegon e l’osteria veniva chiamata “da Remo”. Il casoin a fianco era gestito dal fratello di Ines Mario noto anche come organista nella parrocchia di Merlengo.
La famiglia di Catterino Pretotto (1877-1948), che faceva il contadino e lavorava alcuni campi a nord del Borgo Ruga, abitava all’imbocco di via Ruga, dove oggi abita Alba Coran, vedova di Girolamo detto Momi.
Qui nacquero tutti i figli di Catterino che sposò Oliva Gagno (Teresa-1887-1967) e dalla quale ebbe 4 figli:
Norma (classe 1915) che sposò Ettore Povegliano di professione muratore e intagliatore. Da loro nacquero Bruno (Bruno dea Norma - v. famiglia Povegliano) e Flora in Pavanello.
Girolamo (classe 1918-Momi) che faceva l’imbianchino, poi, assieme alla moglie Alba Coran, aprirà nei primi anni ’60 la famosa “Frasca da Momi” con rivendita di vini e liquori.
Questo esercizio era frequentato da gente del Comune, dei paesi limitrofi e anche dai paesani emigrati che si fermavano da Momi per fare provvista di liquori.
In questa tipica frasca si potevano comprare anche gelati, caramelle, dolciumi e generi alimentari.
(per ulteriori notizie si veda A spasso per le antiche osterie di Ponzano, Grafiche Antiga 2017, p. 95 e segg.).
Rodolfo (classe 1921), sposato con Elide Biasetto, lavorò in tribunale a Treviso occupandosi soprattutto di stime e fallimenti.
Mario (classe 1925) sposò nel 1951 Maria Parolin di Selva del Montello e da lei ebbe Franco (classe 1952) e Lorenzo (classe 1956). Questa famiglia abitava sempre in via Ruga, dopo la casa di Girolamo (Momi).
Imbianchino e imprenditore, Mario avviò alla fine degli anni ’60 un colorificio e una rivendita di prodotti del settore vicino alla frasca del fratello Momi. Successivamente fu la moglie Maria Parolin a seguire i clienti del ben avviato esercizio, unico in paese.
Questa attività è rimasta attiva fino a qualche anno fa gestita dal figlio Lorenzo.
Oggi il locale è occupato dal negozio di parrucchiere che si chiama appunto “Colorificio”.
Emilio Pretotto, muratore, era soprannominato “Artista” per la bravura che dimostrava nel suo mestiere. Sposò una Pizzolon, sorella di Annibale detto “Ticino”.
Ebbe 4 figlie: Maria (sposata con Antonio Baseggio), Amalia (andò a vivere a Brescia), Natalina (andò in Svizzera dove lavorò come domestica e ritornata a Paderno, sposò Andrea Benetton) e Gemma (sposò Giacomino Rammairone di Napoli che lavorò come barbiere a Paderno prima con Rodolfo Zanatta, poi con Ceceta Giacomel e infine a Treviso).
Queste 4 ragazze avevano tutte una gran bella voce e spesso si esibivano accompagnate al clarinetto da Anselmo Povegliano. Erano tempi difficili…. così le sorelle Pretotto erano d’accordo con i Martini Baraca che se li avessero allietati con il loro canto, avrebbero ricevuto in cambio polenta e scodelle di latte!!
In casa mangiavano “Garetoi e vovi” (cappucci in insalata e uova), così papà Emilio ironicamente era solito dire: “Garetoi ae fie in casa signorie” alludendo al fatto che, anche se avevano poco da mangiare, però abitavano vicino al palazzino Povegliano, l’edificio più signorile del Borgo Ruga.
Prima Guerra Mondiale
Pretotto Marcellino e Pretotto Valentino entrambi deceduti nel 1918.
Hanno partecipato alla Prima Guerra Mondiale 4 figli della famiglia di Francesco Pretotto di Domenico: Giuseppe, Giovanni, Domenico deceduto in combattimento a Valle Doblar nel 1915, Emilio ferito in combattimento nel 1916.
Francesco (Bepi) Pretotto (classe 1894) di Nicolò, del corpo Artiglieria da campagna, ha combattuto durante la Prima Guerra Mondiale, prima in Carnia e poi è stato destinato in Francia e precisamente a Verdun.
Hanno ricevuto l’onorificenza della Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto: Pretotto Enrico (classe 1885), Pretotto Ernesto (classe 1886), Pretotto Vittorio fu Candido (classe 1895), Pretotto Vittorio fu Luigi (1895).
Seconda Guerra Mondiale
Hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale 4 figli della famiglia di Ernesto Pretotto di Luigi: Antonio fronte greco-albanese, prigioniero, collaboratore degli Alleati, Liberale internato in Germania e lì deceduto (gemello di Antonio), Domenico e Giovanni.
Giuseppina Bonesso in Pretotto, committente del capitello di S. Antonio da Padova in località S. Antonio- Bivio Povegliano-Camalò (v. Tracce di Dio nel paesaggio dell’uomo- Grafiche Antiga, 2015, p. 44).
Dai ricordi di Giuseppina Pretotto (Bepa-Pétoea classe 1936)
Giuseppina da bambina abitava nella casa paterna di
via Postumia. I suoi genitori, Vittorio e Ida De Benetti (Maria) erano contadini e lavoravano le terre di Giovanni Cicogna.
Frequentò la scuola in anni difficili, infatti era in corso la guerra e i bombardamenti erano all’ordine del giorno. Giuseppina ricorda di aver cambiato sede della scuola cinque volte e che era stato insegnato agli scolari come nascondersi nei fossi in caso di incursioni aeree, come quelle del famigerato “Pippo”. Frequentò la 1a Elementare nella “scuola vecchia”, demolita diversi anni fa per far spazio ai negozi di piazza Aldo Moro, la 2ᵃ nei locali ricavati di fianco all’osteria da Sbeghen in via Morganella Est, ex ambulatorio medico, la 3a presso la Casa del Fascio, attuale panificio di via Roma, la 4ᵃ nella casa Maran in via Roma, dove non essendoci la lavagna, la maestra scriveva su una porta, infine la 5ᵃ ancora nella “scuola vecchia”.
Ebbe come maestre Bice Caretta, Anna Maria Marchetto, Wanda Kunderfranco, il maestro e la maestra Osellame.
Nel 1958 Giuseppina andò sposa ad Aristide Bianchin (classe 1931), della numerosa famiglia Bianchin, figlio di Giuseppe e di Maria Bedin, che lavorò come muratore e in seguito presso le Ceramiche Pagnossin.
Il matrimonio fu celebrato da padre Silvio Pivato, missionario della Consolata che si trovava in vacanza a Paderno e che sostituì il parroco don Remigio Tessarolo impegnato nelle funzioni per le Cresime.
Dopo la cerimonia gli sposi andarono al cantiere delle nuove Scuole Elementari di Paderno in costruzione dove stava lavorando Aristide, per portare i confetti ai muratori.
Giuseppina ricorda che i colleghi di Aristide ebbero la delicatezza di predisporre delle tavole per terra in modo che la sposa non si sporcasse il vestito.
Il pranzo di nozze ebbe luogo all’osteria in via Pioppe che allora era gestita da Giovanni Zanlorenzi (Osto Novo) e la domenica successiva, secondo la tradizione, ci fu el Rabalton, un altro pranzo, anche se più frugale, per festeggiare l’evento.
La prima abitazione dei novelli sposi fu al “Palazzin” in via XXV aprile, allora molto popolato dato che vi abitavano due famiglie, quella di Marco Zanatta (Marin) e quella dei Bianchin con 15 persone. “Al Palazzin” c’era un pozzo, una vera ricchezza per quell’epoca, dato che l’acqua corrente in casa arriverà in quella zona soltanto nel 1965.*
La seconda abitazione fu una casa di proprietà della famiglia Serena e Giuseppina ricorda che il trasloco venne effettuato con mezzi di fortuna: un carrettino e un’asinella (musseta)!
Nel 1963 Aristide e Giuseppina arrivarono nel Borgo Ruga nella casa attuale di proprietà di Rodolfo Pretotto (classe 1923 Mabe). Dalla loro unione nasceranno tre figli: Gabriella, Franco e Nadia.
La casa dove vive ancora oggi Giuseppina conserva al suo interno la bella cornice del vecchio caminetto, sostituito in epoca più recente da una stufa e all’esterno, semicoperta da una moderna tettoia, una nicchietta che accoglieva la statuina di S. Antonio da Padova, oggi conservata in casa.
Appena arrivata nel Borgo Ruga Giuseppina ricorda che non c’era l’acqua corrente nelle case, infatti l’acqua, come detto prima, arriverà soltanto nel 1965; vi era un piccolo canale vicino al quale le donne lasciavano i mastelli e lavavano, appoggiandosi al lampor, con il sapone di allora: lume di rocca, grasso di maiale o la soda. Più tardi venne attivata anche una pompa che si può vedere ancora oggi nella proprietà di Girolamo Zanatta (Gimo).
Dalla chiesetta fino alla casa di Aristide e Giuseppina Bianchin vi era un passaggio, visibile anche nelle mappe antiche, chiamato CANEVAI, nome derivato da una probabile antica coltivazione della canapa all’interno del Borgo, che servì anche per il transito dei militari, tant’è che, sempre vicino a casa Bianchin, vi era un piccolo deposito munizioni e furono trovate varie pallottole.
Nel Borgo e nel Borghetto vivevano allora più di 80 persone che, come ricorda Giuseppina, erano tutte affiatate in un clima di totale solidarietà: le porte erano sempre aperte e, nonostante i tempi difficili, tutti vivevano felici in un’atmosfera serena.
Giuseppina ricorda che Emma Pretotto (Ciurli), sorella di Vittorio (Amadio) era solita pascolare le oche sull’erba, tra i caratteristici paracarri davanti a villa Serena.
Dai ricordi di Fernanda Pretotto (Bartoto classe 1955)
Silvio Nicola sposò Giuseppina Bonesso e da lei ebbe 4 figli: Marcella (classe 1918 Marcellina-Marcina), Romilda (classe 1919), Ventura (Lina classe 1923) e Sergio (classe 1926).
Fernanda di Sergio ricorda che i componenti della sua famiglia hanno esercitato per almeno due generazioni la professione di commercianti di bestiame e di macellai.
Infatti il nonno Silvio Nicola, da tutti chiamato Nicola, comperava le bestie dai contadini dei paesi vicini oppure a Miane e a Follina dove le temperature, specialmente d’inverno, erano più rigide ed era quindi necessario coprirle con delle coperte che provenivano dal vicino laniicio Paoletti.
Nonno Nicola e papà Sergio, che iniziò questo lavoro a dodici anni, partivano la mattina presto per recarsi col calesse nei mercati di Castelfranco, di Sacile, di Oderzo o di Treviso per comprare il bestiame.
Con loro c’erano i cosiddetti “Paradori” che guidavano e controllavano le bestie portandole a casa a piedi. Fra i tanti Fernanda ricorda Lole Capeeto e Luigi Fron.
In tempi più recenti il trasporto del bestiame avveniva naturalmente con i camion.
In particolare il nonno Nicola si recava al mercato di Treviso e in piazza S. Vito per incontrare i vari mediatori ed esibire il bestiame, una volta a Treviso, contattava anche i vari ristoratori da rifornire, come quelli dell’Oca Bianca, del Biffi, di Beltrame ed altri.
Un fatto che Fernanda ricorda molto bene e che dimostra quanta povertà ci fosse a quei tempi, si riferisce a quando il nonno arrivava a Treviso con le vacche con le mammelle piene di latte: come si accingeva a mungerle, si avvicinavano con un pentolino delle donne povere per elemosinare un po’ di latte!
Della macelleria a Paderno si occupava nonna Giuseppina Bonesso (Pina Bonessa) che aveva una rivendita anche a S. Bona. Era una donna particolarmente disponibile e generosa tant’è che era solita imprestare il suo cappotto e le sue scarpe alle ragazze più povere del Borgo Ruga quando dovevano andare in Comune per le pubblicazioni di matrimonio, anche se talvolta succedeva che qualcuna tornasse a casa con le vesciche perché le scarpe non erano della sua misura!
Si prestò anche a fare le punture alla mamma di don Giuseppe Fornari ammalata di tubercolosi, quando nessuno osava avvicinarsi all’ammalata per paura del contagio.
Don Fornari, nel frattempo diventato monsignore ad Asolo,
non mancava mai di farle visita il giorno di san Giuseppe e per dimostrare la sua riconoscenza le regalava una pianta di azalea.
La macelleria Pretotto fino agli anni ’60 si trovava a Paderno alla fine di via Pioppe, oggi studio del geometra Barbon, vicino quindi al vecchio panificio e ad un pozzo dove abitava Valentino Pretotto, papà di Giuseppe (Bepin de Pineto), di Candido imbianchino e di Pierina che gestì per diversi anni il lavasecco di via XXV aprile.
Nei pressi della macelleria, dove oggi troviamo l’osteria “La Frasca” vi era il negozietto di Rodolfo Zanatta (Biasoni-Barbier), quello di Luigi Baseggio dove si aggiustavano le biciclette e dentro alla barchessa di villa Liberali trovarono posto, anche se in tempi diversi, la falegnameria Birello e Tasca e il laboratorio di serramenti di Angelo Pizzolon, infine dove oggi troviamo l’erboristeria iniziò la sua attività di acconciatore Luigi Povegliano (Ijo Barbier).
Nel 1963 la macelleria Pretotto venne spostata nella nuova piazza Aldo Moro dove lavorò anche Fernanda. Frequentavano la macelleria non solo clienti del paese, ma anche gente di Treviso come la famiglia Dal Negro, Pavan e tante altre. Sergio, papà di Fernanda, sposò Maria Teresa Casonato di S. Martino di Lupari.
Maria Teresa (classe 1930) era ostetrica, prese il posto di Caterina Galvan dopo la sua morte e lavorò a fianco del dottor Gastaldo e del dottor Vazzoler.
In paese si spostava con il suo motorino, se c’era qualche urgenza si muoveva tutta sola anche di notte, tanto che una volta le capitò di essere scortata addirittura dai carabinieri che temevano per la sua incolumità. Lavorò, oltre che in paese, anche in vari ospedali: alla Madonnina, al Ca’Foncello di Treviso e al Fatebenefratelli di Venezia.
Dai ricordi di Gianni Pretotto (Bartoto)
La famiglia Pretotto di Nicolò, Francesco (Bepi) e Gianni è stata una famiglia di artigiani caratterizzata in modo molto forte dal fenomeno dell’emigrazione.
Infatti Francesco (Bepi) emigrò in Germania dove fece il muratore e si sposò per procura con Clotilde Pizzolato. Una volta rientrati in Italia ebbero sei figli: Rosa (classe 1921), Ruggero (classe 1922), Gino (classe 1924), Nerina (classe 1926), Mercede (classe 1929), Maria (classe 1931) e Gianni (classe 1939).
Di questi molti emigrarono: Ruggero prima in Belgio e poi in Canada dove lavorò come muratore, Gino prima in Belgio e poi in Francia, dove lavorò come pittore-decoratore, Gianni nel 1959, a 19 anni, si trasferì in Canada dove lavorò prima come muratore e poi come impresario edile. Anche la sorella Rosa si trasferì in Belgio, mentre la sorella Nerina lavorò a Borgo Cavalli a Treviso presso la fabbrica di pantofole Rubazzer. Per tradizione i Pretotto di questo ramo, in occasione della Domenica delle Palme, si spostavano, prima con il carro trainato da cavalli noleggiato da Bepi Basej, carrer di Merlengo e in tempi più recenti con il camion dooge noleggiato da Massimo Morellato Boser, fino a Pove del Grappa per caricare rami di ulivo in grande quantità. Venivano contattati per tempo da una quarantina di parrocchie e trasportavano i rami di ulivo fino a Portegrandi, Rovarè, Arcade e altri paesi. Una volta arrivati a Paderno scaricavano presso l’attuale Largo Ruga e preparavano i rametti di ulivo da distribuire nelle tre parrocchie del paese e nelle famiglie, infatti l’ulivo benedetto serviva a proteggere stalle, greggi, abitazioni, a ornare le crosete per i capitelli e le stazioni delle Rogazioni.
Infine era consuetudine, risalente ad antichissimi riti agresti, bruciare l’ulivo alla fiamma della çeriola per scongiurare i danni provocati dai temporali estivi e negli allevamenti bacologici per stimolare con l’aroma i cavalieri a filar galete. (tratto dal testo della Targa BORGO RUGA da apporre sull’antemurale della nuova fontana nel “Largo degli Ulivi” - Presidente Corrado Bettio, Sindaco Claudio Niero, con la consulenza storica di Piero Pizzolon, 2009). Il trasporto dell’ulivo venne svolto di padre in figlio fino al 1999: prima da Nicolò, poi da Bepi, infine da Gianni.
Dai ricordi di Elda (Elda mora) e Pierluigi Pretotto
Mario Pretotto, figlio di Ettore e Amelia Cavasin, alla fine degli anni ’30 lavorò in Carnia e precisamente a Villa Santina, perché era responsabile del vettovagliamento degli operai che stavano costruendo il Vallo littorio*.
Nel 1942 sposò Luigia D’Alessi, della nota famiglia di Castagnole, che era nipote di Monsignor Vittorio D’Alessi* e prima di sposarsi era stata segretaria della cantina di proprietà della famiglia. Durante la Seconda Guerra Mondiale Mario era impiegato al Consorzio Agrario di Treviso e scampò miracolosamente al bombardamento del 7 aprile 1944, perché, invece che correre ai rifugi come fecero i suoi colleghi, decise di tornare a casa a Paderno.
Questo evento drammatico lo convinse ad occuparsi del negozio di alimentari a fianco all’osteria dei suoi genitori e per questo era noto a tutti in paese come Mario dea Amelia Il suo negozio si trovava a fianco ad altre botteghe: il calzolaio Giacomel, il cappellaio Antonio Povegliano (Toni Ciuccia) e l’edicola di Anna Duronio Bufolo (la Postina), in quella che in via Pioppe possiamo definire “la cittadella dell’artigianato e del commercio”, perché in pochi metri si concentravano “le attività produttive” di Paderno.
Pierluigi ricorda, tra le altre cose, che proprio in piazza, di fronte all’attuale merceria, stazionava un vespasiano che in seguito fu rimosso anche perché in pochi se ne servivano.
Durante la guerra Mario e il padre Ettore rimasero vittime di un brutto episodio, infatti furono catturati dai Tedeschi, che avevano il loro quartier generale a villa Ricci, perché accusati di aver nascosto alcuni partigiani. Una volta liberati tornarono a casa feriti e gravemente tumefatti.
Uomo estremamente preciso e rigoroso, Mario era molto apprezzato come musicista, era infatti l’organista ufficiale della parrocchia di Merlengo.
Inoltre, come Presidente dell’ECA di Ponzano, organizzava tutti gli anni, in occasione della festa della Befana, il pranzo per i bambini poveri presso l’osteria di famiglia.
Elda ricorda che era incaricata di preparare le calzette da regalare ai bambini, ma non le era concesso di partecipare alla festa e questo per non mettere in mostra con l’abbigliamento o altro il benessere di cui godeva e che avrebbe messo a disagio i bambini poveri.
Erano anni in cui il divario sociale era evidente e ciò era sentito dai bambini, tant’è che raramente i bambini benestanti giocavano con quelli che non lo erano e viceversa, perché il disagio era reciproco: gli uni si sentivano osservati magari con invidia, gli altri si vergognavano o non erano in grado di sostenere usi e costumi molto distanti dalle loro abitudini.
Infatti Pierluigi, che era molto attirato dai giochi degli sgheri del Borgo Ruga, era spesso invitato a giocare in villa Serena, perché proveniente da una famiglia benestante. Elda invece passava molto tempo nella villa Liberali con Francesca Murer, una nipote dei proprietari e si divertiva moltissimo a giocare in una casetta costruita da nonno Mario Liberali.
Le estati le trascorreva a Castagnole, nella casa natale della mamma Luigia D’Alessi e lì il divertimento era grande, perché poteva godere di grande libertà e sentire parlare di musica, ballo e cinema. Un ricordo molto vivo nella memoria di Elda è quello relativo al Venerdì Santo, quando il paese si riempiva di lumini, l’atmosfera era particolarmente suggestiva e invitava al raccoglimento.
Elda e Pierluigi ricordano quegli anni con grande rimpianto, perché in paese si respirava un’aria di grande spensieratezza, allegria e solidarietà.
* Probabilmente per questo motivo e per le vicine cucine nella barchessa di villa Cicogna, il “Palazzin”, all’epoca della Grande Guerra, diventò sede del Comando del 3° Genio-42a Compagnia.
A questo proposito nella famiglia Bianchin si tramandano alcuni ricordi: al “Palazzin” vi era un soldato di nome Alfredo che fu curato da Maria Bedin (moglie di Giuseppe) il quale, dato che Maria era incinta, chiese che al nascituro fosse imposto il nome di Alfredo per ricordo e per la gratitudine che il soldato aveva nei confronti di Maria. Ecco perché il secondogenito di Giuseppe e Maria Bianchin si chiamò Alfredo.
L’altro ricordo è quello della visita del Re Vittorio Emanuele III che si fermò al “Palazzin” e scese da una jeep per salutare e incoraggiare i soldati.
* Sistema di fortificazioni formato da bunker voluto da Mussolini per proteggere il confine italiano dopo l’annessione nel 1939 dell’Austria alla Germania di Hitler.
Fu ribattezzata ironicamente “Linea non mi fido” con chiaro riferimento alla “Linea Sigfrido”.
* Il noto prelato Mons. Vittorio D’Alessi che studiò nel Seminario vescovile di Treviso sotto la guida e l’esempio di Mons. Andrea Giacinto Longhin. Fu nominato Vescovo di Concordia da Papa Pio XII, è sepolto nel duomo di Portogruaro assieme agli altri vescovi concordiensi.
Sopra sinistra: Paderno 1956. Matrimonio di Narcisio Pavan e Clelia.
Sopra destra: 1958. Corteo nuziale in via Roma a Paderno Giuseppina Pretotto con il padre Vittorio. Si vedono casa Maran con la scritta dell’altidudine di Paderno di 32m. s.l.m. e casa Tonon.
1958. Aristide e Giuseppina sposi sullo sfondo a destra la barchessa di villa Cicogna, a sinistra le scuole Elementari in costruzione.
(Le seguenti informazioni non erano disponibili al momento della pubblicazione del libro. Viene aggiunto ora per la documentazione storica. Contributo di Victor Gaspar dall'Australia.)
CAPOSTIPITE Luciano Eliseo (classe 1930) | Pretotto
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
Vittorio Domenico Pretotto 1895 e Maria Giovanna Baseggio (classe 1896 ) ebbero 4 figli: Giuseppe, Luigi, Luigia, e Luciano. Giuseppe (classe 1920) si sposa Stella Rotino in 1955, Luigi mori dopo tre settimani. Luigia (classe 1925) sposa Luigi Rotino e emigrarono in Canada (Ontario), Luciano emigrarono in Australia ( Melbourne ) e sposa Antonia Marostica.
papa di Vittorio Domenico Pretotto e Luigi Pretotto (classe 1853) e sposa Maria Amadio ( classe 1858 )
papa di Luigi e Domenico Pretotto ( classe 1822 ) e sposa Cattarina Massolin ( classe 1822 )
papa di Domenico e Angelo Pretotto detto Robazza ( classe 1792 ) e sposa Mattea Manfre' (classe 1790 )
papa di Angelo e Pietro Pretotto detto Robazza ( classe 1758 ) e sposa Caterina Santolin ( classe 1764 )
papa di Pietro e Giuseppe Pretotto ( classe 1729 nato in Barcon ) e sposa Giovanna Sernagiotto ( classe 1742 da Postioma )
papa di Giuseppe e Pietro Pretotto ( classe 1709 nato in Trevignano ) e sposa Giuseppina Robazza
SOPRANNOME | Robazza
Copyright © 2001, 2018 - All Rights Reserved / Tutti i Diritti Riservati - Ponzano Veneto Com
Template by OS Templates