Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famiglia: Zanatta
Zanatta
ORIGINE DEL COGNOME
Dal nome Zan(ni) o Zane variante dialettale per Gianni con il suffisso at(t)a.
Cognome molto frequente nel Trevigiano e anche a Ponzano Veneto.
APPA-VR: Il 3 marzo 1584 viene battezzata Agnese di Domenico Zannata.
Il 6 maggio 1674 viene battezzata Anna figliola di Menigo Zanato e Maria.
Il 20 febbraio 1708 viene battezzata Anzola figlia di Piero Zanata.
E-1719-Paderno-Viene citato Francesco Zannatta q.m Zuanne da Paderno.
APM: 1798 Gaetano Zannati (?) viene citato tra i capifamiglia.
gggSTIPITE Piero | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APPA VR: Il 20 febbraio 1708 Anzola figlia di Piero Zanata contrae matrimonio con Anzolo de Marchi.
APM 1796- Elenco dei capifamiglia Giacomo Zanatta viene citato tra i pisnenti.
1798 Giacomo Zannata viene citato tra i capifamiglia.
AC: La famiglia di Giacomo Zanata di Pietro, nato nel 1766, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6141 dei registri anagrafici di Merlengo, per gli anni 1835-1838.
Giacomo è nato a Cusignana ma il figlio Antonio è nato a Merlengo il 25-06-1801, per cui si presume si sia trasferito a Merlengo in seguito a matrimonio.
Dai documenti consultati, pur avendo la famiglia di Giacomo il soprannome Pierasso, non si riesce a collegarla con quella di Angelo nato nel 1766 che ha lo stesso soprannome.
SOPRANNOME | Prima Busna poi Pierasso
Gottardo (Marcello - Marceo Pierasso) Zanatta, titolare della famosa osteria a Merlengo, è stato il committente della cassetta in ferro dedicata al Sacro Cuore di Gesù e a S. Rita che si trova all’incrocio tra via Talponera e via Postumia a Merlengo.
CAPOSTIPITE Matteo | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Angelo Zanatta di Matteo, nato nel 1807, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6115 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni 1835-1838.
Dai documenti consultati, pur avendo la famiglia di Angelo il soprannome Pierasso, non si riesce a collegarla con quella di Giacomo nato nel 1766.
SOPRANNOME | Pierasso
CAPOSTIPITE Giovanni | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Giuseppe Zanatta di Giovanni, nato nel 1839, di professione villico, è iscritta al foglio numero 6968, dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1863-1867.
La famiglia Zanatta (Biasion) è originaria di Castagnole dove Giuseppe è nato nel 1839. Lo stesso si trasferisce con tutta la famiglia a Paderno, l’1-11-1864.
SOPRANNOME | Biasion
Dai ricordi di Nevio Zanatta (Biasion):
I bisnonni Vittorio e Teresa Pizzolon ebbero 16 figli, tra questi Gottardo ed Elisabetta che sposò Albino Giacomel.
Gottardo (classe 1900) sposò Amabile Bianchin (Forsa del Borgo Ruga classe 1900), ebbero 2 figli: Venturina (classe 1926) e Livio (classe 1928).
Gottardo era un abile falegname specializzato nella costruzione di botti, tine, carri di legno e successivamente anche di casse da morto.
A quel tempo aveva come garzone di bottega, Vittorio Badesso che diventerà un noto restauratore di mobili antichi.
Gottardo lavorò per la famiglia Serena di Paderno, principalmente per Iseo e anche a S. Pelaio per Mario Serena che abitava in una villa che aveva bisogno di varie manutenzioni.
Gottardo contribuì alla costruzione del mulino nella Barchessa della villa Rubbi Serena, opera molto importante per la comunità.
Negli anni ’30 emigrò in Germania soprattutto per motivi economici e lì lavorò come carpentiere.
Rientrato in Italia, riprese il suo lavoro di falegname: fece i banchi per l’Oratorio di villa Rubbi Serena e collaborò con la parrocchia di Paderno per varie manutenzioni.
Negli anni ’30 donò alla chiesa parrocchiale di Paderno un’artistica lampada ad olio in ferro battuto, la cosiddetta “lampada del Santissimo” che si trovava alla sinistra dell’altare maggiore e che fu rimossa verso la metà degli anni ’60.
Livio nacque in una casa lungo la Postumia (ora tabaccheria Giacomel Moro) prima di via delle Industrie.
Apprese l’arte del marangon da suo padre, frequentò la scuola di disegno negli anni ’40 e successivamente fece esperienza da qualche artigiano di Treviso.
Iniziò a lavorare prima nella casa paterna in via Postumia, poi in via Pioppe (barchessa di villa Liberali), poi nella barchessa di villa Rubbi-Serena, infine nel retro dell’attuale bar Municipio in via Cicogna.
Artigiano in proprio, si specializzò in mobili quali: camere da letto, cucine, credenze, tavoli e lavorò per diverse chiese. Nel 1956 sposò Felicita Rasa e nel 1964 aprì, assieme alla moglie, il bar “Al Municipio” esercizio che gestì fino al 1985 (si veda da p. 62 a p. 65 del libro A spasso per le antiche osterie di Ponzano, Grafiche Antiga, Crocetta del Montello 2017).
Da ricordare è la figura di Giovanni Zanatta, fratello di Gottardo.
Era nato a Ponzano Veneto nel 1904 da Vittorio e da Teresa Pizzolon che ebbero 16 figli. Dopo le Elementari era entrato nel Collegio Pio X a Treviso per continuare gli studi, ma fu costretto ad interromperli a causa di una malattia.
Dopo il servizio militare a Milano e a Novara, nel 1926 volle entrare nell’Istituto di don Bosco. Trascorse la sua vita in 3 case dell’Ordine: Canelli, Cavaglià e Nizza Monferrato (Asti). La sua fu una vita dedicata alla preghiera, al lavoro e alla dedizione totale alla comunità nella quale, oltre a fare il cuoco, l’assistente e il provveditore, s’impegnò come operatore liturgico.
Si spense serenamente nel 1984 lasciando il ricordo di una persona di grande fede, umile, sempre disponibile ed affettuoso con i giovani.
Del ramo dei Biasion ricordiamo anche i fratelli Emilio, Giuseppe, Luigi e Antonio (Toni). Giuseppe andava a “strasse, ossi e fero vecio”, Luigi aveva sposato Teresa Bianchin (Forsa) e faceva il meccanico in via Pioppe, Toni era sarto ed lavorò prima a Paderno e poi a Postioma, Emilio andava anche lui a “strasse, ossi e fero vecio” e poi vendeva articoli di merceria. Da questa attività nascerà in seguito il negozio di merceria di Remigio Zanatta, suo figlio, che si trova ancora oggi in piazza Aldo Moro.
Remigio (1936-2017) è stato campione di ciclismo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60.
Scopritore di talenti, ha guidato negli anni ’70 e ’80 scuderie come la FILCAS, la QUARELLA, la TREVIGIANI, la ZETAGI e la SIDI.
Ha trasmesso la sua passione per il ciclismo ai figli Stefano ex corridore professionista, ora Dirigente di importanti scuderie, Gianfranco, meccanico della Nazionale e Cinzia ex atleta e dirigente del Velo Club “Bianchin” di Ponzano.
Rodolfo Zanatta (classe 1918-Biasion) era il barbiere di Paderno, aveva imparato il mestiere da Angelo Giacomel (Ceceta). La sua bottega era una stanzetta che faceva parte delle adiacenze di villa Liberali. Nel periodo della guerra, con lo sfollamento di Treviso e con la presenza di comandi militari nelle ville del Comune, aveva come aiutanti Nino Sanson e Giacomino Rammairone.
Sposato dal 1948 con Antonia Giacomel, avrà da lei tre figli: Crispino, Ivana e Francesco che diventerà barbiere a sua volta con salone in via Roma, vicino all’attuale Idea Shop. (tratto da Compagni di viaggio di Luisa Dalla Toffola, ed. DIPRO, Roncade 2009).
CAPOSTIPITE Antonio | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
La famiglia di Marco Zanatta di Antonio, nato nel 1799, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6360 dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1835-1838.
SOPRANNOME | Mambrin - Boffo
Quella di Zanatta Antonio (classe 1868) fu tra le prime famiglie ad emigrare da Ponzano Veneto in Australia e in Belgio infatti, lasciato Merlengo dove risiedeva in via Talponera 59, si è stabilita definitivamente in Australia a Stanthorpe nel Queensland.
Tra i suoi membri si è particolarmente distinto Bruno (classe 1922), nipote di Antonio, che nel 1970 ricevette dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat l’onorificenza della “Stella della solidarietà italiana”, riconoscimento che viene assegnato agli italiani all’estero che si sono distinti per l’opera svolta a beneficio della comunità e per l’assistenza prestata ai connazionali (v. RPV p. 145 e segg.)
CAPOSTIPITE Domenico | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Zanatta Arcangelo di Domenico, nato nel 1800, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6275 dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1835-1838.
Dai ricordi di Francesca Zanatta di Enrico (Richetto-Zamperoni dal cognome della mamma Scolastica)
Ernesto Zanatta (1892-1977) e Scolastica Zamperoni ebbero tre figli: Alma (detta Pineta), Carlo e Enrico.
Ernesto, agricoltore, aveva frequentato fino alla 2a elementare e durante la Seconda Guerra Mondiale era stato destinato a Bosco Chiesa Nuova nel Corpo della Finanza.
Scolastica era imparentata con la famiglia Pavan che in origine era proprietaria della filanda di Arcade, che aveva sede negli edifici industriali con annessa villa che tuttora possiamo vedere vicino alla piazza del paese.
La famiglia di Ernesto Zanatta abitava nella casa di via Santandrà 46 dove per molti anni abitò la famiglia di Carlo, questa casa era in realtà della famiglia di Scolastica, tant’è che Ernesto, essendo andato a vivere nella proprietà della moglie, secondo l’uso del tempo, era chiamato “Capean”. Francesca ricorda il nonno come una persona molto buona e paziente, soprattutto con le nipotine alle quali raccontava tante storie.
Del papà Enrico dice essere stato un uomo generoso e scherzoso, al quale piaceva mascherarsi, ma nello stesso tempo era appassionato del suo lavoro, tanto da non aver mai pensato al guadagno quanto piuttosto al piacere nel veder realizzati i suoi manufatti.
Enrico, per tutti Richetto Zamperoni, lavorò dal 1945 al 1948 come meccanico apprendista e poi come operaio qualificato, a Treviso presso le officine Hirschler. Lavorava molto alla riparazione di ponti sul Piave che erano stati danneggiati durante la guerra.
Nel 1949 s’imbarcò sul transatlantico Conte Grande e emigrò in Brasile, precisamente a San Paulo, dove rimase per quattro anni lavorando come saldatore presso la Serralheria Artistica Veneziana.
L’esperienza lavorativa non fu molto positiva e nel 1953 era già di ritorno in Italia.
Imbarcandosi porterà con sé un casco di banane che marciranno durante il viaggio e un pacco di caffè, al quale dovrà rinunciare perché coperto da tasse doganali che non poteva pagare!
Prima di partire per il Brasile Enrico aveva conosciuto Anna Maria Gastaldo, l’amore della sua vita, con la quale recitava in una piccola compagnia teatrale di Ponzano.
Lo scopo di queste recite era di guadagnare qualche soldo per poter assistere in loggione ad opere liriche del teatro Comunale di Treviso. Quello tra Enrico e Anna Maria è stato un grande amore che ha superato la lontananza e la differenza culturale, infatti Anna Maria si laureò in Lettere a Trieste e insegnò, sempre con grande passione, in varie sedi della Scuola di Avviamento e per 25 anni alla Scuola Media di Paderno.
Si sposarono il 26 dicembre 1956, nel periodo delle vacanze natalizie per evitare di chiedere il permesso per congedo matrimoniale.
Per una decina d’anni abitarono a S. Bona assieme alle loro figlie Francesca e Lucia.
Nel ’63 si trasferirono nella nuova casa di Ponzano in via Santandrà costruita in un terreno della famiglia Zanatta.
Richetto nel frattempo aveva avviato un’officina fabbrile assieme al fratello Carlo che, dopo i primi anni difficili, verso la fine degli anni ’60, cominciò ad ingranare arrivando ad avere fino a 7 dipendenti.
Nei primi anni ’70 gli venne commissionato dalla famiglia Benetton un lavoro molto importante e impegnativo: il rifacimento e il restauro delle inferriate e cancellate di villa Minelli. In questo lavoro impiegò tutta la sua esperienza adottando anche delle tecniche particolari per anticare il ferro, tant’è che la Sovraintendenza alla Belle Arti, durante i suoi controlli di routine, non trovò alcuna differenza tra le inferriate antiche e quelle nuove.
Fece altri lavori importanti anche a Ca’ Spineda, sede di Cassamarca e nella chiesa di S. Agostino a Treviso.
Per la sua grande abilità nel trattare il ferro e per la grande passione nel suo lavoro artigianale gli fu conferito, negli anni ’90, il Premio “Mastro d’oro” dal Gruppo Milo Burlini.
In seguito il laboratorio di abiti d’epoca “Paolina Rubbi”, sempre del Gruppo Milo Burlini, gli chiese di realizzare una fibula sulla base di alcuni documenti relativi alla civiltà paleoveneta. Con grande impegno e soddisfazione creò un piccolo capolavoro che tuttora arricchisce uno dei costumi che sono in mostra nel Museo “Una chiave per il tuo passato” a Paderno. Inoltre tale lavoro rimase esposto per diversi giorni alla mostra dell’Artigianato a Cison di Valmarino riscuotendo un notevole interesse.
Il suo lavoro è stato negli anni sempre più apprezzato e valorizzato, anche le scolaresche visitavano spesso la sua officina dove Richetto era sempre disponibile per dimostrazioni e insegnamenti.
Ebbe la grande soddisfazione di trasmettere la sua arte a Gianni Favaro, un allievo che ha continuato la sua attività con lo stesso entusiasmo e passione e che ora gestisce con successo un’officina tutta sua lungo la via Postumia.
Oggi che Richetto non c’è più, parte della sua attrezzatura di fabbro rivive nel Museo Etnografico alle Case Piavone e questo grazie all’interessamento delle figlie e del Presidente del Gruppo Folckloristico Trevigiano Franco Grespan.
CAPOSTIPITE Domenico | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
Nell’archivio parrocchiale di Ponzano dal 1826.
AC: La famiglia di Giosuè Zanatta di Domenico, nato nel 1816, di professione fittaiuolo, è iscritta al foglio numero 7612 dei registri anagrafici di Ponzano per gli anni 1874-1876.
La famiglia di Giosuè è originaria di Sant’Antonino di Treviso.
Pietro, figlio di Giosuè nasce a San Giuseppe e tutta la famiglia si trasferisce a Ponzano in data imprecisata ma prima del 1887 in quanto Federico facente parte della famiglia nasce a Ponzano il 14-07-1887.
SOPRANNOME | Marcolin (Marcoini)
Ferdinando Zanatta di Guido (classe 1961- Marcoin), così come Giuseppe di Giovanni (classe 1962- Marcoin), discendono da un unico ceppo che fa capo a Domenico (fine 1700) e a Giosuè (classe 1816). Giosuè in particolare diede origine ai due rami principali della famiglia: quello di Pietro(classe 1849) da cui discende Ferdinando e quello di Giovanni da cui discende Giuseppe.
La famiglia Zanatta (Marcoin), come detto prima, arrivò a Ponzano attorno alla metà del 1800, abitava in una casa di proprietà del conte Ancillotto con annessi 53 campi agricoli. Questa casa, segnalata in una mappa antica, risale al 1500 e si trova in via Marcolin, strada che prende il nome dal soprannome di questa famiglia.
Nella casa vivevano due famiglie che lavoravano a mezzadria le proprietà del conte.
Le due famiglie conviventi, tra loro cugini, erano composte la prima dai fratelli: Gaudenzio (Angelo), Federico (Ico), Efa (Genoveffa) ed Enrico (Erico).
Gaudenzio era sposato con Elena (Giulia) ed avevano sei figli: Emilia, Luigia, Silvio, Sabino, Domenica e Pierino, morto giovane.
Enrico, sposato con Olinda, ebbe cinque figli.
La seconda famiglia era composta dai fratelli Ferdinando e Luigi. Ferdinando, sposato con Angela Conte, nata in Brasile, ebbe otto figli: Antonio (Toni), Ettore, Francesco, Piero, Aldo, Vittorio, Maria e Guido. Luigi, fratello di Ferdinando non era sposato.
Vivevano tutti nella stessa casa, la cucina, unica per entrambe le famiglie, era costituita da un focolare dove si cucinava e da due grandi tavole dove si mangiava.
Le coppie avevano camera da letto propria, le donne non sposate di entrambe le famiglie dormivano in altre camere assieme alle figlie delle coppie, mentre i maschi dormivano tutti assieme su delle brande nel solaio. I bambini andavano a scuola a piedi anche con la pioggia. Per non rovinare le “gaeosse”, camminavano scalzi fino all’entrata della scuola e indossavano gli zoccoli solo prima di entrarvi.
Federico era un ottimo falegname che, oltre a costruirsi gli attrezzi agricoli, fabbricava dei rudimentali giochi di legno per tutti i bambini della famiglia.
Faceva anche le “gaeosse” e piantava dei chiodi nelle suole per evitare che si consumassero troppo velocemente.
C’era, nel periodo pasquale, l’usanza di cuocere le uova facendole bollire con sostanze coloranti vegetali. Venivano poi consumate durante il pranzo e la cena di Pasqua. Quelle avanzate venivano utilizzate il giorno di Pasquetta per il gioco della “capeeta” che consisteva nel tenere in mano, a pugno chiuso, un uovo lasciandone scoperta l’estremità. L’avversario doveva colpire con il suo uovo tenuto in pugno allo stesso modo l’uovo dell’altro.
L’uovo che rimaneva integro vinceva l’altro uovo. Succedeva però che qualcuno facesse il furbo e colorasse un finto uovo di legno e riuscisse così a rompere le altre uova!
Durante la Seconda Guerra Mondiale, per sfuggire al reclutamento forzato, i ragazzi di casa Marcolin scappavano e si nascondevano per diversi giorni nei campi.
Non andò altrettanto bene a Savino che venne reclutato e mandato in Albania.
Ma, durante una delle battaglie, disertò e tornò in Italia a piedi!
Dopo l’8 settembre, quando erano frequenti le rappresaglie nazi-fasciste, i Marcolin nascosero due partigiani sovietici che si erano uniti alla Resistenza locale. Quando i fascisti vennero a sapere che si nascondevano in casa Marcolin, organizzarono una retata notturna. Avvisati per tempo, i russi riuscirono a scappare e per fortuna la famiglia Marcolin non ebbe ripercussioni da parte dei fascisti. Purtroppo i fuggiaschi furono catturati nei giorni seguenti e fucilati a Santandrà.
(detti soldati russi di nome Vladimir e Costantin vengono citati anche nella recente pubblicazione “I miei ricordi della II Guerra Mondiale” di don Giovanni Lemesin alle pagine 72, 73, 74).
Federico, fratello di Gaudenzio, emigrò giovane in America, durante la sua permanenza all’estero suo fratello Gaudenzio morì prematuramente a 35 anni lasciando la vedova Elena (Giulia) con sei figli.
Tornato in patria Federico decide di sposare la vedova del fratello.
Da Elena (Giulia) avrà sei figli: Angela, Gemma (morta giovane), Angelo, Giovanna (Giovannina), Giovanni e Teresa. Col passare del tempo alcuni figli si sposano ed escono dalla casa natia.
Per esempio Angela di Federico lascia la figlia con i nonni nella vecchia casa per andare a lavorare in Svizzera con il marito.
A cavallo tra gli anni ’40 e ’50 il conte Ancillotto decide di vendere la proprietà. Viene data una buonuscita ai mezzadri di sei campi agricoli per famiglia e la possibilità di continuare ad abitare nella casa fino a quando le famiglie non avessero trovato una nuova sistemazione.
Quando la vecchia casa viene venduta alla famiglia Sartor di Feltre, i Marcolin si organizzano e si costruiscono una casa propria, ognuno nella nuova proprietà.
Le nuove case sono uguali ed entrambe costruite con i sassi del Piave e travature ricavate direttamente dalle siepi dei dintorni.
Così le famiglie si dividono e Federico con la moglie Elena (Giulia) e i figli Silvio, Sabino, Giovanni, Angelo, Teresa e Giovannina si sposta nella nuova casa.
Elena (Giulia) morirà qualche anno dopo nel 1952.
Silvio si sposa e la casa verrà ulteriormente divisa per fare spazio alla nuova coppia.
Silvio avrà tre figli: Ferdinando, Luigina e Giulio.
Teresa si sposerà con Sisto Sartor, figlio dei nuovi proprietari della vecchia casa venuti da Feltre e quindi ritornerà “all’ovile”.
Angelo si sposerà e andrà ad abitare a Villorba.
Giovanni si sposerà con Celestina e da lei avrà i due figli Marilena e Giuseppe.
Appena sposato lascerà la moglie, assieme alla sorella Giovannina, ad accudire il suocero Federico e il cognato Sabino e andrà a lavorare in Svizzera.
Dopo qualche anno anche Giovannina si sposerà e assieme al marito nel 1962 emigrerà in Australia.
La famiglia di Ferdinando e Angela con tutti i figli seguiranno lo stesso percorso: alcuni si sposano e vanno ad abitare altrove, molti emigreranno.
Ettore e Piero andranno in Argentina, Piero si sposerà per procura e dopo qualche anno tornerà in Italia. Toni, Aldo e Vittorio emigreranno in Canada.
Degli Zanatta di oggi ricordiamo Ferdinando di Guido (classe 1961), che porta il nome del nonno ed è il titolare assieme ai fratelli dell’azienda artigiana 3 Zeta Tende di Zanatta F. & C. s.n.c..
Attiva dal 1990 l’azienda lavora per privati e aziende ed è specializzata nel settore dell’installazione e della riparazione delle tende per esterni, interni e tappezzeria.
Collabora con l’art designer Pier Callegarini con le sue installazioni artistiche sensibili al tema della sostenibilità e dell’ambiente.
CAPOSTIPITE Gio Batta | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
La famiglia di Girolamo Zanatta di Gio Batta, nato nel 1785, di professione villico, è iscritta al foglio numero 6195 dei registri anagrafici di Merlengo, per gli anni 1835-1838. Girolamo nasce a Selva nel 1785 e giunge a Merlengo il 30-08-1851.
I Marin
Questo ramo Zanatta abitava nel cosiddetto “Palazzin” a Paderno in fondo all’attuale via XXV aprile e condivideva la vita con i Bianchin del ramo di Pietro e alcuni del ramo di Giuseppe, come Alfredo, Vittorio e Santo che abitavano nella casa colonica a fianco.
Marco Marino Zanatta (classe 1890-Marin) di Girolamo (classe 1856) e Italia Buffolo (classe 1896) ebbero 5 figli: Carolina che sposò Vittorio Sartori (Vettorel), Ada che si unì a Giovanni Gallinaro vedovo con due figlie, Irma che sposò Ferruccio Varaschin (Nino) dell’osteria “daea Fregona” di Merlengo.
Per diversi anni gestì assieme al marito questo locale ricevendo, per i suoi meriti culinari, riconoscimenti importanti tra i quali quello di Cavaliere al merito della Repubblica. Particolarmente devota a S. Rita, è stata inoltre la commit- tente del capitello dedicato alla Santa da Cascia in località Marcà Vecio a Merlengo.
Eliseo (Iseo d° Negus) sposò Carla Moscon ed emigrò a Milano.
Giuseppe (Bepi Gibuti), sposato con Candida Zanella, aveva la passione per il canto liturgico e cantava nel coro della parrocchia di Paderno.
Durante la processione del Venerdì Santo tra gli anni ’80 e ’90 portava la Croce di legno.
Fra i vari componenti delle famiglie Zanatta e Bianchin vi era un forte affiatamento, in particolare Carolina e Ada erano molto amiche di Elena e Maria Bianchin che, da abile sarta, provvedeva anche a confezionare qualche capo alle vicine di casa.
Marco Marino (Marin) andava, come si diceva una volta, “a opere per le case” facendo vari lavoretti come falciare l’erba nei fossi per alimentare i conigli allevati in casa. Luciano Bianchin di Albino ricordava che Marin teneva in una gabbietta un topolino bianco con il quale amava giocare facendolo correre sulle braccia e attorno al collo.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Alla fine dell’ ’800 sono emigrati in Brasile (Santos, Porto Alegre, San Paolo) 12 membri di questa famiglia.
Dal 1901 al 2009 sono emigrati 119 membri di questa famiglia con destinazione Francia, Australia, Canada, Argentina, Brasile, Belgio, U.S.A., Germania, Svizzera, Venezuela e Spagna.
Prima Guerra Mondiale
Zanatta Antonio deceduto nel 1918, Zanatta Candido deceduto nel 1919, Zanatta Emilio deceduto nel 1918, Zanatta Umberto deceduto nel 1918, Zanatta Angelo deceduto nel 1919. Hanno ricevuto l’onorificenza della Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto Ernesto (classe
1892), Luigi (classe 1897), Sante (classe 1897), Emilio (classe 1898), Marco (classe 1899), Marco Marino (classe 1890), Umberto (classe 1900).
Seconda Guerra Mondiale - caduti: Zanatta Primo Marcello prigioniero in Germania e ivi deceduto, Zanatta Emilio disperso in Russia 17-1-1943, Zanatta Vittorio disperso in Russia 19-12-1942. Hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale: 4 figli della famiglia di Ferdinando Zanatta di Pietro: Ettore (1916), Francesco (classe 1920) prigioniero in Sardegna, collaboratore degli Alleati, Antonio (classe 1922) deportato in Germania e Pietro (classe 1924).
4 figli della famiglia di Pietro Zanatta di Giuseppe: Ernesto Albino (classe 1911), Angelo (classe 1918), Ettore (classe 1921) deceduto in Albania ed Eliseo (classe 1924).
Antonio Zanatta (Toni Gaeossa - classe 1911) è stato uno stimato maestro elementare (si veda Abbecedario ponzanese, Grafiche Tintoretto 2005, pp. 29 e 30) ed ha ricoperto la carica di Consigliere dal 1946 al 1970 e di Assessore dal 1951 al 1970.
Franco Zanatta (classe 1956) di Giuseppe ha ricoperto la carica di Consigliere dal 1975 al 1990 e di Assessore dal 1988 al 1990.
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Dal nome Zan(ni) o Zane variante dialettale per Gianni con il suffisso at(t)a.
Cognome molto frequente nel Trevigiano e anche a Ponzano Veneto.
APPA-VR: Il 3 marzo 1584 viene battezzata Agnese di Domenico Zannata.
Il 6 maggio 1674 viene battezzata Anna figliola di Menigo Zanato e Maria.
Il 20 febbraio 1708 viene battezzata Anzola figlia di Piero Zanata.
E-1719-Paderno-Viene citato Francesco Zannatta q.m Zuanne da Paderno.
APM: 1798 Gaetano Zannati (?) viene citato tra i capifamiglia.
gggSTIPITE Piero | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APPA VR: Il 20 febbraio 1708 Anzola figlia di Piero Zanata contrae matrimonio con Anzolo de Marchi.
APM 1796- Elenco dei capifamiglia Giacomo Zanatta viene citato tra i pisnenti.
1798 Giacomo Zannata viene citato tra i capifamiglia.
AC: La famiglia di Giacomo Zanata di Pietro, nato nel 1766, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6141 dei registri anagrafici di Merlengo, per gli anni 1835-1838.
Giacomo è nato a Cusignana ma il figlio Antonio è nato a Merlengo il 25-06-1801, per cui si presume si sia trasferito a Merlengo in seguito a matrimonio.
Dai documenti consultati, pur avendo la famiglia di Giacomo il soprannome Pierasso, non si riesce a collegarla con quella di Angelo nato nel 1766 che ha lo stesso soprannome.
SOPRANNOME | Prima Busna poi Pierasso
Gottardo (Marcello - Marceo Pierasso) Zanatta, titolare della famosa osteria a Merlengo, è stato il committente della cassetta in ferro dedicata al Sacro Cuore di Gesù e a S. Rita che si trova all’incrocio tra via Talponera e via Postumia a Merlengo.
CAPOSTIPITE Matteo | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Angelo Zanatta di Matteo, nato nel 1807, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6115 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni 1835-1838.
Dai documenti consultati, pur avendo la famiglia di Angelo il soprannome Pierasso, non si riesce a collegarla con quella di Giacomo nato nel 1766.
SOPRANNOME | Pierasso
CAPOSTIPITE Giovanni | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Giuseppe Zanatta di Giovanni, nato nel 1839, di professione villico, è iscritta al foglio numero 6968, dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1863-1867.
La famiglia Zanatta (Biasion) è originaria di Castagnole dove Giuseppe è nato nel 1839. Lo stesso si trasferisce con tutta la famiglia a Paderno, l’1-11-1864.
SOPRANNOME | Biasion
Dai ricordi di Nevio Zanatta (Biasion):
I bisnonni Vittorio e Teresa Pizzolon ebbero 16 figli, tra questi Gottardo ed Elisabetta che sposò Albino Giacomel.
Gottardo (classe 1900) sposò Amabile Bianchin (Forsa del Borgo Ruga classe 1900), ebbero 2 figli: Venturina (classe 1926) e Livio (classe 1928).
Gottardo era un abile falegname specializzato nella costruzione di botti, tine, carri di legno e successivamente anche di casse da morto.
A quel tempo aveva come garzone di bottega, Vittorio Badesso che diventerà un noto restauratore di mobili antichi.
Gottardo lavorò per la famiglia Serena di Paderno, principalmente per Iseo e anche a S. Pelaio per Mario Serena che abitava in una villa che aveva bisogno di varie manutenzioni.
Gottardo contribuì alla costruzione del mulino nella Barchessa della villa Rubbi Serena, opera molto importante per la comunità.
Negli anni ’30 emigrò in Germania soprattutto per motivi economici e lì lavorò come carpentiere.
Rientrato in Italia, riprese il suo lavoro di falegname: fece i banchi per l’Oratorio di villa Rubbi Serena e collaborò con la parrocchia di Paderno per varie manutenzioni.
Negli anni ’30 donò alla chiesa parrocchiale di Paderno un’artistica lampada ad olio in ferro battuto, la cosiddetta “lampada del Santissimo” che si trovava alla sinistra dell’altare maggiore e che fu rimossa verso la metà degli anni ’60.
Livio nacque in una casa lungo la Postumia (ora tabaccheria Giacomel Moro) prima di via delle Industrie.
Apprese l’arte del marangon da suo padre, frequentò la scuola di disegno negli anni ’40 e successivamente fece esperienza da qualche artigiano di Treviso.
Iniziò a lavorare prima nella casa paterna in via Postumia, poi in via Pioppe (barchessa di villa Liberali), poi nella barchessa di villa Rubbi-Serena, infine nel retro dell’attuale bar Municipio in via Cicogna.
Artigiano in proprio, si specializzò in mobili quali: camere da letto, cucine, credenze, tavoli e lavorò per diverse chiese. Nel 1956 sposò Felicita Rasa e nel 1964 aprì, assieme alla moglie, il bar “Al Municipio” esercizio che gestì fino al 1985 (si veda da p. 62 a p. 65 del libro A spasso per le antiche osterie di Ponzano, Grafiche Antiga, Crocetta del Montello 2017).
Da ricordare è la figura di Giovanni Zanatta, fratello di Gottardo.
Era nato a Ponzano Veneto nel 1904 da Vittorio e da Teresa Pizzolon che ebbero 16 figli. Dopo le Elementari era entrato nel Collegio Pio X a Treviso per continuare gli studi, ma fu costretto ad interromperli a causa di una malattia.
Dopo il servizio militare a Milano e a Novara, nel 1926 volle entrare nell’Istituto di don Bosco. Trascorse la sua vita in 3 case dell’Ordine: Canelli, Cavaglià e Nizza Monferrato (Asti). La sua fu una vita dedicata alla preghiera, al lavoro e alla dedizione totale alla comunità nella quale, oltre a fare il cuoco, l’assistente e il provveditore, s’impegnò come operatore liturgico.
Si spense serenamente nel 1984 lasciando il ricordo di una persona di grande fede, umile, sempre disponibile ed affettuoso con i giovani.
Del ramo dei Biasion ricordiamo anche i fratelli Emilio, Giuseppe, Luigi e Antonio (Toni). Giuseppe andava a “strasse, ossi e fero vecio”, Luigi aveva sposato Teresa Bianchin (Forsa) e faceva il meccanico in via Pioppe, Toni era sarto ed lavorò prima a Paderno e poi a Postioma, Emilio andava anche lui a “strasse, ossi e fero vecio” e poi vendeva articoli di merceria. Da questa attività nascerà in seguito il negozio di merceria di Remigio Zanatta, suo figlio, che si trova ancora oggi in piazza Aldo Moro.
Remigio (1936-2017) è stato campione di ciclismo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60.
Scopritore di talenti, ha guidato negli anni ’70 e ’80 scuderie come la FILCAS, la QUARELLA, la TREVIGIANI, la ZETAGI e la SIDI.
Ha trasmesso la sua passione per il ciclismo ai figli Stefano ex corridore professionista, ora Dirigente di importanti scuderie, Gianfranco, meccanico della Nazionale e Cinzia ex atleta e dirigente del Velo Club “Bianchin” di Ponzano.
Rodolfo Zanatta (classe 1918-Biasion) era il barbiere di Paderno, aveva imparato il mestiere da Angelo Giacomel (Ceceta). La sua bottega era una stanzetta che faceva parte delle adiacenze di villa Liberali. Nel periodo della guerra, con lo sfollamento di Treviso e con la presenza di comandi militari nelle ville del Comune, aveva come aiutanti Nino Sanson e Giacomino Rammairone.
Sposato dal 1948 con Antonia Giacomel, avrà da lei tre figli: Crispino, Ivana e Francesco che diventerà barbiere a sua volta con salone in via Roma, vicino all’attuale Idea Shop. (tratto da Compagni di viaggio di Luisa Dalla Toffola, ed. DIPRO, Roncade 2009).
CAPOSTIPITE Antonio | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
La famiglia di Marco Zanatta di Antonio, nato nel 1799, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6360 dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1835-1838.
SOPRANNOME | Mambrin - Boffo
Quella di Zanatta Antonio (classe 1868) fu tra le prime famiglie ad emigrare da Ponzano Veneto in Australia e in Belgio infatti, lasciato Merlengo dove risiedeva in via Talponera 59, si è stabilita definitivamente in Australia a Stanthorpe nel Queensland.
Tra i suoi membri si è particolarmente distinto Bruno (classe 1922), nipote di Antonio, che nel 1970 ricevette dal Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat l’onorificenza della “Stella della solidarietà italiana”, riconoscimento che viene assegnato agli italiani all’estero che si sono distinti per l’opera svolta a beneficio della comunità e per l’assistenza prestata ai connazionali (v. RPV p. 145 e segg.)
CAPOSTIPITE Domenico | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Zanatta Arcangelo di Domenico, nato nel 1800, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6275 dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1835-1838.
Dai ricordi di Francesca Zanatta di Enrico (Richetto-Zamperoni dal cognome della mamma Scolastica)
Ernesto Zanatta (1892-1977) e Scolastica Zamperoni ebbero tre figli: Alma (detta Pineta), Carlo e Enrico.
Ernesto, agricoltore, aveva frequentato fino alla 2a elementare e durante la Seconda Guerra Mondiale era stato destinato a Bosco Chiesa Nuova nel Corpo della Finanza.
Scolastica era imparentata con la famiglia Pavan che in origine era proprietaria della filanda di Arcade, che aveva sede negli edifici industriali con annessa villa che tuttora possiamo vedere vicino alla piazza del paese.
La famiglia di Ernesto Zanatta abitava nella casa di via Santandrà 46 dove per molti anni abitò la famiglia di Carlo, questa casa era in realtà della famiglia di Scolastica, tant’è che Ernesto, essendo andato a vivere nella proprietà della moglie, secondo l’uso del tempo, era chiamato “Capean”. Francesca ricorda il nonno come una persona molto buona e paziente, soprattutto con le nipotine alle quali raccontava tante storie.
Del papà Enrico dice essere stato un uomo generoso e scherzoso, al quale piaceva mascherarsi, ma nello stesso tempo era appassionato del suo lavoro, tanto da non aver mai pensato al guadagno quanto piuttosto al piacere nel veder realizzati i suoi manufatti.
Enrico, per tutti Richetto Zamperoni, lavorò dal 1945 al 1948 come meccanico apprendista e poi come operaio qualificato, a Treviso presso le officine Hirschler. Lavorava molto alla riparazione di ponti sul Piave che erano stati danneggiati durante la guerra.
Nel 1949 s’imbarcò sul transatlantico Conte Grande e emigrò in Brasile, precisamente a San Paulo, dove rimase per quattro anni lavorando come saldatore presso la Serralheria Artistica Veneziana.
L’esperienza lavorativa non fu molto positiva e nel 1953 era già di ritorno in Italia.
Imbarcandosi porterà con sé un casco di banane che marciranno durante il viaggio e un pacco di caffè, al quale dovrà rinunciare perché coperto da tasse doganali che non poteva pagare!
Prima di partire per il Brasile Enrico aveva conosciuto Anna Maria Gastaldo, l’amore della sua vita, con la quale recitava in una piccola compagnia teatrale di Ponzano.
Lo scopo di queste recite era di guadagnare qualche soldo per poter assistere in loggione ad opere liriche del teatro Comunale di Treviso. Quello tra Enrico e Anna Maria è stato un grande amore che ha superato la lontananza e la differenza culturale, infatti Anna Maria si laureò in Lettere a Trieste e insegnò, sempre con grande passione, in varie sedi della Scuola di Avviamento e per 25 anni alla Scuola Media di Paderno.
Si sposarono il 26 dicembre 1956, nel periodo delle vacanze natalizie per evitare di chiedere il permesso per congedo matrimoniale.
Per una decina d’anni abitarono a S. Bona assieme alle loro figlie Francesca e Lucia.
Nel ’63 si trasferirono nella nuova casa di Ponzano in via Santandrà costruita in un terreno della famiglia Zanatta.
Richetto nel frattempo aveva avviato un’officina fabbrile assieme al fratello Carlo che, dopo i primi anni difficili, verso la fine degli anni ’60, cominciò ad ingranare arrivando ad avere fino a 7 dipendenti.
Nei primi anni ’70 gli venne commissionato dalla famiglia Benetton un lavoro molto importante e impegnativo: il rifacimento e il restauro delle inferriate e cancellate di villa Minelli. In questo lavoro impiegò tutta la sua esperienza adottando anche delle tecniche particolari per anticare il ferro, tant’è che la Sovraintendenza alla Belle Arti, durante i suoi controlli di routine, non trovò alcuna differenza tra le inferriate antiche e quelle nuove.
Fece altri lavori importanti anche a Ca’ Spineda, sede di Cassamarca e nella chiesa di S. Agostino a Treviso.
Per la sua grande abilità nel trattare il ferro e per la grande passione nel suo lavoro artigianale gli fu conferito, negli anni ’90, il Premio “Mastro d’oro” dal Gruppo Milo Burlini.
In seguito il laboratorio di abiti d’epoca “Paolina Rubbi”, sempre del Gruppo Milo Burlini, gli chiese di realizzare una fibula sulla base di alcuni documenti relativi alla civiltà paleoveneta. Con grande impegno e soddisfazione creò un piccolo capolavoro che tuttora arricchisce uno dei costumi che sono in mostra nel Museo “Una chiave per il tuo passato” a Paderno. Inoltre tale lavoro rimase esposto per diversi giorni alla mostra dell’Artigianato a Cison di Valmarino riscuotendo un notevole interesse.
Il suo lavoro è stato negli anni sempre più apprezzato e valorizzato, anche le scolaresche visitavano spesso la sua officina dove Richetto era sempre disponibile per dimostrazioni e insegnamenti.
Ebbe la grande soddisfazione di trasmettere la sua arte a Gianni Favaro, un allievo che ha continuato la sua attività con lo stesso entusiasmo e passione e che ora gestisce con successo un’officina tutta sua lungo la via Postumia.
Oggi che Richetto non c’è più, parte della sua attrezzatura di fabbro rivive nel Museo Etnografico alle Case Piavone e questo grazie all’interessamento delle figlie e del Presidente del Gruppo Folckloristico Trevigiano Franco Grespan.
CAPOSTIPITE Domenico | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
Nell’archivio parrocchiale di Ponzano dal 1826.
AC: La famiglia di Giosuè Zanatta di Domenico, nato nel 1816, di professione fittaiuolo, è iscritta al foglio numero 7612 dei registri anagrafici di Ponzano per gli anni 1874-1876.
La famiglia di Giosuè è originaria di Sant’Antonino di Treviso.
Pietro, figlio di Giosuè nasce a San Giuseppe e tutta la famiglia si trasferisce a Ponzano in data imprecisata ma prima del 1887 in quanto Federico facente parte della famiglia nasce a Ponzano il 14-07-1887.
SOPRANNOME | Marcolin (Marcoini)
Ferdinando Zanatta di Guido (classe 1961- Marcoin), così come Giuseppe di Giovanni (classe 1962- Marcoin), discendono da un unico ceppo che fa capo a Domenico (fine 1700) e a Giosuè (classe 1816). Giosuè in particolare diede origine ai due rami principali della famiglia: quello di Pietro(classe 1849) da cui discende Ferdinando e quello di Giovanni da cui discende Giuseppe.
La famiglia Zanatta (Marcoin), come detto prima, arrivò a Ponzano attorno alla metà del 1800, abitava in una casa di proprietà del conte Ancillotto con annessi 53 campi agricoli. Questa casa, segnalata in una mappa antica, risale al 1500 e si trova in via Marcolin, strada che prende il nome dal soprannome di questa famiglia.
Nella casa vivevano due famiglie che lavoravano a mezzadria le proprietà del conte.
Le due famiglie conviventi, tra loro cugini, erano composte la prima dai fratelli: Gaudenzio (Angelo), Federico (Ico), Efa (Genoveffa) ed Enrico (Erico).
Gaudenzio era sposato con Elena (Giulia) ed avevano sei figli: Emilia, Luigia, Silvio, Sabino, Domenica e Pierino, morto giovane.
Enrico, sposato con Olinda, ebbe cinque figli.
La seconda famiglia era composta dai fratelli Ferdinando e Luigi. Ferdinando, sposato con Angela Conte, nata in Brasile, ebbe otto figli: Antonio (Toni), Ettore, Francesco, Piero, Aldo, Vittorio, Maria e Guido. Luigi, fratello di Ferdinando non era sposato.
Vivevano tutti nella stessa casa, la cucina, unica per entrambe le famiglie, era costituita da un focolare dove si cucinava e da due grandi tavole dove si mangiava.
Le coppie avevano camera da letto propria, le donne non sposate di entrambe le famiglie dormivano in altre camere assieme alle figlie delle coppie, mentre i maschi dormivano tutti assieme su delle brande nel solaio. I bambini andavano a scuola a piedi anche con la pioggia. Per non rovinare le “gaeosse”, camminavano scalzi fino all’entrata della scuola e indossavano gli zoccoli solo prima di entrarvi.
Federico era un ottimo falegname che, oltre a costruirsi gli attrezzi agricoli, fabbricava dei rudimentali giochi di legno per tutti i bambini della famiglia.
Faceva anche le “gaeosse” e piantava dei chiodi nelle suole per evitare che si consumassero troppo velocemente.
C’era, nel periodo pasquale, l’usanza di cuocere le uova facendole bollire con sostanze coloranti vegetali. Venivano poi consumate durante il pranzo e la cena di Pasqua. Quelle avanzate venivano utilizzate il giorno di Pasquetta per il gioco della “capeeta” che consisteva nel tenere in mano, a pugno chiuso, un uovo lasciandone scoperta l’estremità. L’avversario doveva colpire con il suo uovo tenuto in pugno allo stesso modo l’uovo dell’altro.
L’uovo che rimaneva integro vinceva l’altro uovo. Succedeva però che qualcuno facesse il furbo e colorasse un finto uovo di legno e riuscisse così a rompere le altre uova!
Durante la Seconda Guerra Mondiale, per sfuggire al reclutamento forzato, i ragazzi di casa Marcolin scappavano e si nascondevano per diversi giorni nei campi.
Non andò altrettanto bene a Savino che venne reclutato e mandato in Albania.
Ma, durante una delle battaglie, disertò e tornò in Italia a piedi!
Dopo l’8 settembre, quando erano frequenti le rappresaglie nazi-fasciste, i Marcolin nascosero due partigiani sovietici che si erano uniti alla Resistenza locale. Quando i fascisti vennero a sapere che si nascondevano in casa Marcolin, organizzarono una retata notturna. Avvisati per tempo, i russi riuscirono a scappare e per fortuna la famiglia Marcolin non ebbe ripercussioni da parte dei fascisti. Purtroppo i fuggiaschi furono catturati nei giorni seguenti e fucilati a Santandrà.
(detti soldati russi di nome Vladimir e Costantin vengono citati anche nella recente pubblicazione “I miei ricordi della II Guerra Mondiale” di don Giovanni Lemesin alle pagine 72, 73, 74).
Federico, fratello di Gaudenzio, emigrò giovane in America, durante la sua permanenza all’estero suo fratello Gaudenzio morì prematuramente a 35 anni lasciando la vedova Elena (Giulia) con sei figli.
Tornato in patria Federico decide di sposare la vedova del fratello.
Da Elena (Giulia) avrà sei figli: Angela, Gemma (morta giovane), Angelo, Giovanna (Giovannina), Giovanni e Teresa. Col passare del tempo alcuni figli si sposano ed escono dalla casa natia.
Per esempio Angela di Federico lascia la figlia con i nonni nella vecchia casa per andare a lavorare in Svizzera con il marito.
A cavallo tra gli anni ’40 e ’50 il conte Ancillotto decide di vendere la proprietà. Viene data una buonuscita ai mezzadri di sei campi agricoli per famiglia e la possibilità di continuare ad abitare nella casa fino a quando le famiglie non avessero trovato una nuova sistemazione.
Quando la vecchia casa viene venduta alla famiglia Sartor di Feltre, i Marcolin si organizzano e si costruiscono una casa propria, ognuno nella nuova proprietà.
Le nuove case sono uguali ed entrambe costruite con i sassi del Piave e travature ricavate direttamente dalle siepi dei dintorni.
Così le famiglie si dividono e Federico con la moglie Elena (Giulia) e i figli Silvio, Sabino, Giovanni, Angelo, Teresa e Giovannina si sposta nella nuova casa.
Elena (Giulia) morirà qualche anno dopo nel 1952.
Silvio si sposa e la casa verrà ulteriormente divisa per fare spazio alla nuova coppia.
Silvio avrà tre figli: Ferdinando, Luigina e Giulio.
Teresa si sposerà con Sisto Sartor, figlio dei nuovi proprietari della vecchia casa venuti da Feltre e quindi ritornerà “all’ovile”.
Angelo si sposerà e andrà ad abitare a Villorba.
Giovanni si sposerà con Celestina e da lei avrà i due figli Marilena e Giuseppe.
Appena sposato lascerà la moglie, assieme alla sorella Giovannina, ad accudire il suocero Federico e il cognato Sabino e andrà a lavorare in Svizzera.
Dopo qualche anno anche Giovannina si sposerà e assieme al marito nel 1962 emigrerà in Australia.
La famiglia di Ferdinando e Angela con tutti i figli seguiranno lo stesso percorso: alcuni si sposano e vanno ad abitare altrove, molti emigreranno.
Ettore e Piero andranno in Argentina, Piero si sposerà per procura e dopo qualche anno tornerà in Italia. Toni, Aldo e Vittorio emigreranno in Canada.
Degli Zanatta di oggi ricordiamo Ferdinando di Guido (classe 1961), che porta il nome del nonno ed è il titolare assieme ai fratelli dell’azienda artigiana 3 Zeta Tende di Zanatta F. & C. s.n.c..
Attiva dal 1990 l’azienda lavora per privati e aziende ed è specializzata nel settore dell’installazione e della riparazione delle tende per esterni, interni e tappezzeria.
Collabora con l’art designer Pier Callegarini con le sue installazioni artistiche sensibili al tema della sostenibilità e dell’ambiente.
CAPOSTIPITE Gio Batta | Zanata
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
La famiglia di Girolamo Zanatta di Gio Batta, nato nel 1785, di professione villico, è iscritta al foglio numero 6195 dei registri anagrafici di Merlengo, per gli anni 1835-1838. Girolamo nasce a Selva nel 1785 e giunge a Merlengo il 30-08-1851.
I Marin
Questo ramo Zanatta abitava nel cosiddetto “Palazzin” a Paderno in fondo all’attuale via XXV aprile e condivideva la vita con i Bianchin del ramo di Pietro e alcuni del ramo di Giuseppe, come Alfredo, Vittorio e Santo che abitavano nella casa colonica a fianco.
Marco Marino Zanatta (classe 1890-Marin) di Girolamo (classe 1856) e Italia Buffolo (classe 1896) ebbero 5 figli: Carolina che sposò Vittorio Sartori (Vettorel), Ada che si unì a Giovanni Gallinaro vedovo con due figlie, Irma che sposò Ferruccio Varaschin (Nino) dell’osteria “daea Fregona” di Merlengo.
Per diversi anni gestì assieme al marito questo locale ricevendo, per i suoi meriti culinari, riconoscimenti importanti tra i quali quello di Cavaliere al merito della Repubblica. Particolarmente devota a S. Rita, è stata inoltre la commit- tente del capitello dedicato alla Santa da Cascia in località Marcà Vecio a Merlengo.
Eliseo (Iseo d° Negus) sposò Carla Moscon ed emigrò a Milano.
Giuseppe (Bepi Gibuti), sposato con Candida Zanella, aveva la passione per il canto liturgico e cantava nel coro della parrocchia di Paderno.
Durante la processione del Venerdì Santo tra gli anni ’80 e ’90 portava la Croce di legno.
Fra i vari componenti delle famiglie Zanatta e Bianchin vi era un forte affiatamento, in particolare Carolina e Ada erano molto amiche di Elena e Maria Bianchin che, da abile sarta, provvedeva anche a confezionare qualche capo alle vicine di casa.
Marco Marino (Marin) andava, come si diceva una volta, “a opere per le case” facendo vari lavoretti come falciare l’erba nei fossi per alimentare i conigli allevati in casa. Luciano Bianchin di Albino ricordava che Marin teneva in una gabbietta un topolino bianco con il quale amava giocare facendolo correre sulle braccia e attorno al collo.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Alla fine dell’ ’800 sono emigrati in Brasile (Santos, Porto Alegre, San Paolo) 12 membri di questa famiglia.
Dal 1901 al 2009 sono emigrati 119 membri di questa famiglia con destinazione Francia, Australia, Canada, Argentina, Brasile, Belgio, U.S.A., Germania, Svizzera, Venezuela e Spagna.
Prima Guerra Mondiale
Zanatta Antonio deceduto nel 1918, Zanatta Candido deceduto nel 1919, Zanatta Emilio deceduto nel 1918, Zanatta Umberto deceduto nel 1918, Zanatta Angelo deceduto nel 1919. Hanno ricevuto l’onorificenza della Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto Ernesto (classe
1892), Luigi (classe 1897), Sante (classe 1897), Emilio (classe 1898), Marco (classe 1899), Marco Marino (classe 1890), Umberto (classe 1900).
Seconda Guerra Mondiale - caduti: Zanatta Primo Marcello prigioniero in Germania e ivi deceduto, Zanatta Emilio disperso in Russia 17-1-1943, Zanatta Vittorio disperso in Russia 19-12-1942. Hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale: 4 figli della famiglia di Ferdinando Zanatta di Pietro: Ettore (1916), Francesco (classe 1920) prigioniero in Sardegna, collaboratore degli Alleati, Antonio (classe 1922) deportato in Germania e Pietro (classe 1924).
4 figli della famiglia di Pietro Zanatta di Giuseppe: Ernesto Albino (classe 1911), Angelo (classe 1918), Ettore (classe 1921) deceduto in Albania ed Eliseo (classe 1924).
Antonio Zanatta (Toni Gaeossa - classe 1911) è stato uno stimato maestro elementare (si veda Abbecedario ponzanese, Grafiche Tintoretto 2005, pp. 29 e 30) ed ha ricoperto la carica di Consigliere dal 1946 al 1970 e di Assessore dal 1951 al 1970.
Franco Zanatta (classe 1956) di Giuseppe ha ricoperto la carica di Consigliere dal 1975 al 1990 e di Assessore dal 1988 al 1990.
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