Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famiglia: Bianchin
Bianchin
ORIGINE DEL COGNOME
Da Bianco, indicante il colore dei capelli, della barba, della pelle molto chiara, oppure dalle vesti indossate per scelta politica (fazione) o in occasione di giostre, tornei e gare.
Cognome molto diffuso nel Trevigiano e in particolare a Ponzano Veneto.
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APPA VR: giugno 1586 viene battezzato Andrea di Bortolo Bianchin.
APPO: 1686, viene citato Iseppo Bianchin di Ponzano e il 13 settembre 1688 Zuanne di Piero Bianchin da Merlengo sposa Maria di Angelo Barbisan di Ponzano.
E 1719: Merlengo, Vengono citati Antonio q.m Santo Bianchin di Zamaria, Valentin Bianchin q.m Domenico di Zamaria, Bortolo q.m Zamaria Bianchin, Benedetto Bianchin q.m Bernardo, Domenico q.m Agostin Bianchin, Iseppo Bianchin da Ponzan, Nicolò Bianchin q.m Zuanne, Paulo Bianchin detto Manchiò.
N.B. Riferiti a persone con cognome Bianchin compaiono nell’APM e nell’APPO alcuni soprannomi dei qua- li non abbiamo trovato corrispondenza con i rami trovati nell’AC, tuttavia, per dovere di documentazione li citiamo:
APM: 1796 elenco capifamiglia “masieri” Piero Bianchin detto Rezin, Zuane Bianchin detto Simonetto, Bortolo Bianchin detto Simonetto, Valentin Bianchin detto Zotti, “pisnenti” Pietro Bianchin detto Simonetto.
APM: 1798 elenco capifamiglia Valentino Bianchin detto Zottis, Bortolo Bianchin detto Simonetto, Piero Bianchin detto Simonetto, Antonio Bianchin detto Rezin, Gio. Bianchin detto Simonetto, Francesco Bianchin detto Simonetto, Pietro Bianchin detto Rezin, Angelo Bianchin detto Bolo.
APPO: 1798 Domenico di Biasio Bianchin detto Simonetto si sposa con Giuseppina figlia di Domenico Ballancin.
PSSE: L’elenco delle professioni svolte a Ponzano nel 1807 segnala che:
“Fulgenzio Bianchin esercita l’arte del calzolajo in propria bottega a Ponzan dal 1795”
APPO: Fulgenzio Bianchin nel 1827 era calzolaio a Ponzano, anche se in realtà era di Treviso, ma sposandosi con Benedetti Maria di Paderno finì con lo stabilirsi in paese e trasmise il suo lavoro alla figlia Domenica.
A metà dell’800 Pietro Bianchin esercitava a Ponzano la professione di calzolaio e Valentino Bianchin quella di falegname.
25 giugno 1830, Bianchin Nicolò di Giuseppe detto Mancio viene nominato come padrino di Maria Maddalena di Giovanni Battista di Domenico Piovesan detto Pitton e di Anna di Andrea Benetton.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Una lapide nel sagrato della Parrocchiale di Paderno ricorda Domenico Bianchin, morto probabilmente di peste, che, assieme a Giuseppe Povegliano, contribuì alla costruzione della nuova chiesa di Paderno nel 1806.
“Qui giace Domenico Bianchin promuratore espertissimo, rapito da violente morbo a XXV mag. MDCCCLV di anni LXIII, al pio operoso benefattore, padre caro a tutti, posero i figli dolentissimi”.
Sono emigrati, tra il 1871 e il 1895, 21 membri di questa famiglia con destinazione Austria e Brasile (Santos, Minas, Rio de Janeiro) e 16 tra il 1904 e il 1968 con destinazione Belgio, U.S.A., Australia, Francia, Argentina, Brasile, Svizzera e Canada.
Prima Guerra Mondiale: Bianchin Mosè deceduto a Vertoiba nel 1916.
Seconda Guerra Mondiale: Bianchin Aldo disperso in Russia 31-1-1943.
CAPOSTIPITE Bortolo | Bianchin
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano e poi Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APPA VR, luglio 1586: Andrea figlio di Bortolo Bianchin viene battezzato nel luglio del 1586
AC: La famiglia di Agostino Bianchin di Giovanni, nato nel 1759, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero Ma da un documento dell’Archivio della Biblioteca Capitolare sempre del XVI secolo, in cui viene registrata la visita pastorale di Mons. Molin a Ponzano e in cui si parla del parroco don Bernardino Bianchin, si deduce che la famiglia sia ancora più antica.
Dai ricordi di Alessandro Bianchin (classe 1981) di Aldo
(Alessandro Bianchin, dopo essersi diplomato all’Istituto Alberghiero “Alfredo Beltrame” di Treviso e formato alla Scuola del “Toulà”, ha intrapreso un importante percorso culinario che lo ha portato a fare esperienza in rinomati ristoranti e a tenere corsi di cucina di successo) Bianchin Girolamo Giosuè (classe 1887, detto Momi), di Pietro (classe 1834) e di Marina Bordignon di Postioma, lavorava le terre dell’On. Cicogna.
Rimase orfano del padre all’età di tredici anni, infatti Pietro morirà nel 1900 a 66 anni per le conseguenze di un brutto incidente, infatti fu colpito da un fulmine mentre stava tagliando le foglie di gelso per alimentare i bachi da seta.
La vedova dovette quindi provvedere al mantenimento dei figli (Girolamo Giosuè, Giulia (Carlotta), Emilia, Adele, Giuseppe e Antonia (Tonina), più il figlio d’anima Andrea Baseggio) lavorando le terre attigue a casa Bianchin. Fu aiutata nei lavori più duri dai vicini e dal parroco don Geron che dal pulpito faceva appello “al buon cuore” e alla solidarietà verso la vedova di Pietro.
Girolamo Giosuè, sposato con Anna Carolina (Carlotta) Zanin, partecipò alla Prima Guerra Mondiale come bersagliere.
Ebbe 4 figli: Pietro (classe 1911), Aldo (classe 1921) morto nel 1943 sul Don durante la campagna di Russia, da lui prenderà il nome il nipote figlio di Pietro in ricordo dello zio, Maria (classe 1918) che era sarta e aveva imparato il mestiere da Pietro Pizzolon (sartor), morirà di tisi nel 1953 al Sanatorio di Vittorio Veneto e infine Elena (classe 1922). Il fratello di Giosuè Giuseppe (detto Mostacion) portava, con la carrozza trainata dal cavallo, Il professor Giovanni Cicogna a Treviso città e alla stazione a prendere il treno per Roma dove il professore fu deputato per 3 legislature con il Partito Popolare e per Padova, Ferrara, Modena e Siena, atenei presso i quali fu apprezzato docente di Diritto romano.
Giuseppe ebbe da Maria Bedin 8 figli: Silvio (classe 1915), Alfredo (classe 1917), Albino (classe 1919), Santo (classe 1925), Marino (classe 1927), Vittorio (classe 1928), Aristide (classe 1931), Adelina (classe 1934).
CAPOSTIPITE Zuane | Bianchin
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APM: 1796, elenco capifamiglia “masieri” citati Zuane Bianchin detto Manchio, … Bianchin detto Manchio.
1798 elenco capifamiglia citati Gio. Bianchin detto Manchio, Angelo Bianchin detto Manchio.
AC: La famiglia di Pietro Bianchin di Bortolo, nato nel 1786, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6126 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni 1835- 1838.
SOPRANNOME | Manchio (Mancio)
Dai ricordi di Patrizia Bianchin (classe 1959) di Emilio:
Questo ramo dei Bianchin abitava fino a qualche anno fa nella casa di via Talponera 4, dove oggi possiamo vedere l’affresco della Madonna del Carmine (Regina Decor Carmeli) di fine ’800, inizi ’900 di recente restaurato dall’artista Lucia Bordin. Qui viveva la famiglia di Domenico Bianchin (Meno Mancio 1885-1970) mediatore di bestiame emigrato per un breve periodo in Argentina e di Veronica Piovesan (1893-1995), morta a 102 anni, dalla quale in tempi più recenti prenderà il nome la nota lottizzazione di via Talponera.
Da Domenico e Veronica nasceranno sette figli: Celeste (classe 1913) in Crema (parente di Clara Piovesan Ciareta Miceona mamma dei Michielon) che emigrerà in America. Emilio (1914-1959), prigioniero degli Inglesi in Africa durante la Seconda Guerra Mondiale che sposerà Antonia Brisolin (1928-2006).
Le tre sorelle Maria Rosa, Angela, Patrizia di Emilio e Antonia rimarranno orfane di padre nel 1959, per questo motivo e per dare aiuto alla madre che dovette cercare lavoro, furono accolte nel collegio delle Suore Salesiane di Guarda di Montebelluna, dove frequentarono le Scuole Elementari. L’esperienza, come testimonia Patrizia, fu estremamente positiva sia per il calore che per la professionalità con le quali furono cresciute. Pietro (classe 1917), morto a Toronto, sposò Letizia Baseggio detta “Tuccia” zia della parrucchiera Lolly di Merlengo. La sorella di Letizia, Speranza sposerà Leone Baseggio. Ettore (classe 1919) sposerà Germana Bernardi (Manarini), emigreranno a Toronto in Canada, una volta rientrati in Italia nel 1963 acquisteranno da Amelia Santagà la trattoria “del Comaro” in via Talponera che in seguito si chiamerà “La Rondinella” e sarà gestita dal figlio Orlando (Landi) e dalla nuora Laura Zanatta. Amedeo (classe 1923) morto nel 1925, Angelo (1923-1923) e Amedeo (classe 1927) che sposerà Clelia Bianchin ed emigrerà prima in Svizzera, poi a Treviso nel 1952 in seguito a matrimonio, è il papà di Guido Bianchin meccanico con officina in via Feltrina a Castagnole vicino alla trattoria “da Oro”.
CAPOSTIPITI Zuane e Francesco | Bianchin
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APM: 1796 elenco capifamiglia “masieri” vengono citati Zuane Calivo e Francesco Bianchin detto Calivo.
1798 elenco capifamiglia citati Gio: Bianchin d° Calivo, uomo di Commun, Francesco Bianchin d° Calivo.
AC: La famiglia di Francesco Bianchin di Domenico, nato nel 1809, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6186 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni 1835-1838.
SOPRANNOME | Rospi, Mostacia, Calivo (Caivo)
Questa famiglia, originaria di Merlengo, abitava tra la via Postumia e la via Cal di Campagna.
I soprannomi prima Rospi, poi Mostacia e infine Calivo compaiono nei registri comunali sempre riferiti a questo ceppo che ha come capostipiti Domenico e il figlio Francesco (1809).
I rami di questo ceppo sono ben 11 e tutti hanno in comune, come detto prima, gli avi Domenico e Francesco. Oggi questi rami fanno capo a Antonio (1942), Ernesto (1935), Fabio (1968), Fausto (1962), Gianfranco (1946), Giorgio (1950), Lino (1941), Marco (1967), Mario (1946), Orlando (1949) e Sergio (1951).
Della famiglia di Sergio è da ricordare il papà Luigi, che era detto Ijo del piè, perché gli erano state amputate le dita del piede destro in seguito al congelamento di cui aveva sofferto nella campagna di Russia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dello stesso ramo sono da ricordare i Bianchin che erano residenti nel Borgo Ruga, detti Forsa.
Tra questi rimane importante la figura di Mario Bianchin da tutti conosciuto come Caramel, figlio di Domenico (detto Emilio-Milio Caramel Forsa) e di Santina Pizzolon. Emilio aiutava il parroco di Paderno nella sepoltura dei defunti coadiuvato da Santina, famosa perché andava per il paese con un’Ape a “strasse, ossi e fero vecio” fumando il sigaro.
Mario, valente artigiano, instancabile lavoratore e speri- mentatore di materiali e tecniche, ha dedicato una buona parte della sua laboriosa esistenza alla tecnica del mosaico e del terrazzo alla veneziana.
Nel 2007 il Gruppo Milo Burlini gli ha assegnato il Premio “Mastro d’Oro” per la maestria dimostrata nel suo lavoro artigianale.
Queste le parole che ci ha lasciato parlando della sua grande passione:
“Da autodidatta, provai e riprovai, senza essere mai sod- disfatto, mi sbizzarrii con diverse tecniche: da vari tipi di impasti, al mosaico fino al terrazzo alla veneziana, usando i materiali più svariati: vetro, sassi di varie misure e colori, marmi, cotto, mattoni, piastrelle. Quando non trovavo i colori che mi piacevano, li creavo con un impasto di cemento, ossido colorato, varie graniglie ed acqua.
Cominciai a costruire così molti oggetti: orologi, tavoli da giardino,piani per cucine, meridiane, rosoni, scale interne ed esterne, caminetti, stufe ecc. Questo hobby quasi mi ossessionava e con vero accanimento, mi dedicavo ad esso nel dopolavoro, sacrificando, a volte, la famiglia”.
Monia Bianchin (classe 1973) ha ricoperto la carica di Consigliere di minoranza dal 2009 al 2014 e quella di Sindaco dal 2014 al 2019.
(v. foto Sergio Bianchin, Forsa-Caramel, Monia Bianchin e Lino Bianchin).
Alla fine dell’800 sono emigrati 22 membri di questa famiglia con destinazione: Austria e Brasile (Porto Alegre, Santos, Minas, Rio de Janeiro).
Tra il 1904 e il 1968 sono emigrati 47 membri di questa famiglia con destinazione: Belgio, U.S.A., Australia, Francia, Argentina, Brasile, Svizzera e Canada.
Da Bianco, indicante il colore dei capelli, della barba, della pelle molto chiara, oppure dalle vesti indossate per scelta politica (fazione) o in occasione di giostre, tornei e gare.
Cognome molto diffuso nel Trevigiano e in particolare a Ponzano Veneto.
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APPA VR: giugno 1586 viene battezzato Andrea di Bortolo Bianchin.
APPO: 1686, viene citato Iseppo Bianchin di Ponzano e il 13 settembre 1688 Zuanne di Piero Bianchin da Merlengo sposa Maria di Angelo Barbisan di Ponzano.
E 1719: Merlengo, Vengono citati Antonio q.m Santo Bianchin di Zamaria, Valentin Bianchin q.m Domenico di Zamaria, Bortolo q.m Zamaria Bianchin, Benedetto Bianchin q.m Bernardo, Domenico q.m Agostin Bianchin, Iseppo Bianchin da Ponzan, Nicolò Bianchin q.m Zuanne, Paulo Bianchin detto Manchiò.
N.B. Riferiti a persone con cognome Bianchin compaiono nell’APM e nell’APPO alcuni soprannomi dei qua- li non abbiamo trovato corrispondenza con i rami trovati nell’AC, tuttavia, per dovere di documentazione li citiamo:
APM: 1796 elenco capifamiglia “masieri” Piero Bianchin detto Rezin, Zuane Bianchin detto Simonetto, Bortolo Bianchin detto Simonetto, Valentin Bianchin detto Zotti, “pisnenti” Pietro Bianchin detto Simonetto.
APM: 1798 elenco capifamiglia Valentino Bianchin detto Zottis, Bortolo Bianchin detto Simonetto, Piero Bianchin detto Simonetto, Antonio Bianchin detto Rezin, Gio. Bianchin detto Simonetto, Francesco Bianchin detto Simonetto, Pietro Bianchin detto Rezin, Angelo Bianchin detto Bolo.
APPO: 1798 Domenico di Biasio Bianchin detto Simonetto si sposa con Giuseppina figlia di Domenico Ballancin.
PSSE: L’elenco delle professioni svolte a Ponzano nel 1807 segnala che:
“Fulgenzio Bianchin esercita l’arte del calzolajo in propria bottega a Ponzan dal 1795”
APPO: Fulgenzio Bianchin nel 1827 era calzolaio a Ponzano, anche se in realtà era di Treviso, ma sposandosi con Benedetti Maria di Paderno finì con lo stabilirsi in paese e trasmise il suo lavoro alla figlia Domenica.
A metà dell’800 Pietro Bianchin esercitava a Ponzano la professione di calzolaio e Valentino Bianchin quella di falegname.
25 giugno 1830, Bianchin Nicolò di Giuseppe detto Mancio viene nominato come padrino di Maria Maddalena di Giovanni Battista di Domenico Piovesan detto Pitton e di Anna di Andrea Benetton.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Una lapide nel sagrato della Parrocchiale di Paderno ricorda Domenico Bianchin, morto probabilmente di peste, che, assieme a Giuseppe Povegliano, contribuì alla costruzione della nuova chiesa di Paderno nel 1806.
“Qui giace Domenico Bianchin promuratore espertissimo, rapito da violente morbo a XXV mag. MDCCCLV di anni LXIII, al pio operoso benefattore, padre caro a tutti, posero i figli dolentissimi”.
Sono emigrati, tra il 1871 e il 1895, 21 membri di questa famiglia con destinazione Austria e Brasile (Santos, Minas, Rio de Janeiro) e 16 tra il 1904 e il 1968 con destinazione Belgio, U.S.A., Australia, Francia, Argentina, Brasile, Svizzera e Canada.
Prima Guerra Mondiale: Bianchin Mosè deceduto a Vertoiba nel 1916.
Seconda Guerra Mondiale: Bianchin Aldo disperso in Russia 31-1-1943.
CAPOSTIPITE Bortolo | Bianchin
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano e poi Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APPA VR, luglio 1586: Andrea figlio di Bortolo Bianchin viene battezzato nel luglio del 1586
AC: La famiglia di Agostino Bianchin di Giovanni, nato nel 1759, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero Ma da un documento dell’Archivio della Biblioteca Capitolare sempre del XVI secolo, in cui viene registrata la visita pastorale di Mons. Molin a Ponzano e in cui si parla del parroco don Bernardino Bianchin, si deduce che la famiglia sia ancora più antica.
Dai ricordi di Alessandro Bianchin (classe 1981) di Aldo
(Alessandro Bianchin, dopo essersi diplomato all’Istituto Alberghiero “Alfredo Beltrame” di Treviso e formato alla Scuola del “Toulà”, ha intrapreso un importante percorso culinario che lo ha portato a fare esperienza in rinomati ristoranti e a tenere corsi di cucina di successo) Bianchin Girolamo Giosuè (classe 1887, detto Momi), di Pietro (classe 1834) e di Marina Bordignon di Postioma, lavorava le terre dell’On. Cicogna.
Rimase orfano del padre all’età di tredici anni, infatti Pietro morirà nel 1900 a 66 anni per le conseguenze di un brutto incidente, infatti fu colpito da un fulmine mentre stava tagliando le foglie di gelso per alimentare i bachi da seta.
La vedova dovette quindi provvedere al mantenimento dei figli (Girolamo Giosuè, Giulia (Carlotta), Emilia, Adele, Giuseppe e Antonia (Tonina), più il figlio d’anima Andrea Baseggio) lavorando le terre attigue a casa Bianchin. Fu aiutata nei lavori più duri dai vicini e dal parroco don Geron che dal pulpito faceva appello “al buon cuore” e alla solidarietà verso la vedova di Pietro.
Girolamo Giosuè, sposato con Anna Carolina (Carlotta) Zanin, partecipò alla Prima Guerra Mondiale come bersagliere.
Ebbe 4 figli: Pietro (classe 1911), Aldo (classe 1921) morto nel 1943 sul Don durante la campagna di Russia, da lui prenderà il nome il nipote figlio di Pietro in ricordo dello zio, Maria (classe 1918) che era sarta e aveva imparato il mestiere da Pietro Pizzolon (sartor), morirà di tisi nel 1953 al Sanatorio di Vittorio Veneto e infine Elena (classe 1922). Il fratello di Giosuè Giuseppe (detto Mostacion) portava, con la carrozza trainata dal cavallo, Il professor Giovanni Cicogna a Treviso città e alla stazione a prendere il treno per Roma dove il professore fu deputato per 3 legislature con il Partito Popolare e per Padova, Ferrara, Modena e Siena, atenei presso i quali fu apprezzato docente di Diritto romano.
Giuseppe ebbe da Maria Bedin 8 figli: Silvio (classe 1915), Alfredo (classe 1917), Albino (classe 1919), Santo (classe 1925), Marino (classe 1927), Vittorio (classe 1928), Aristide (classe 1931), Adelina (classe 1934).
CAPOSTIPITE Zuane | Bianchin
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APM: 1796, elenco capifamiglia “masieri” citati Zuane Bianchin detto Manchio, … Bianchin detto Manchio.
1798 elenco capifamiglia citati Gio. Bianchin detto Manchio, Angelo Bianchin detto Manchio.
AC: La famiglia di Pietro Bianchin di Bortolo, nato nel 1786, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6126 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni 1835- 1838.
SOPRANNOME | Manchio (Mancio)
Dai ricordi di Patrizia Bianchin (classe 1959) di Emilio:
Questo ramo dei Bianchin abitava fino a qualche anno fa nella casa di via Talponera 4, dove oggi possiamo vedere l’affresco della Madonna del Carmine (Regina Decor Carmeli) di fine ’800, inizi ’900 di recente restaurato dall’artista Lucia Bordin. Qui viveva la famiglia di Domenico Bianchin (Meno Mancio 1885-1970) mediatore di bestiame emigrato per un breve periodo in Argentina e di Veronica Piovesan (1893-1995), morta a 102 anni, dalla quale in tempi più recenti prenderà il nome la nota lottizzazione di via Talponera.
Da Domenico e Veronica nasceranno sette figli: Celeste (classe 1913) in Crema (parente di Clara Piovesan Ciareta Miceona mamma dei Michielon) che emigrerà in America. Emilio (1914-1959), prigioniero degli Inglesi in Africa durante la Seconda Guerra Mondiale che sposerà Antonia Brisolin (1928-2006).
Le tre sorelle Maria Rosa, Angela, Patrizia di Emilio e Antonia rimarranno orfane di padre nel 1959, per questo motivo e per dare aiuto alla madre che dovette cercare lavoro, furono accolte nel collegio delle Suore Salesiane di Guarda di Montebelluna, dove frequentarono le Scuole Elementari. L’esperienza, come testimonia Patrizia, fu estremamente positiva sia per il calore che per la professionalità con le quali furono cresciute. Pietro (classe 1917), morto a Toronto, sposò Letizia Baseggio detta “Tuccia” zia della parrucchiera Lolly di Merlengo. La sorella di Letizia, Speranza sposerà Leone Baseggio. Ettore (classe 1919) sposerà Germana Bernardi (Manarini), emigreranno a Toronto in Canada, una volta rientrati in Italia nel 1963 acquisteranno da Amelia Santagà la trattoria “del Comaro” in via Talponera che in seguito si chiamerà “La Rondinella” e sarà gestita dal figlio Orlando (Landi) e dalla nuora Laura Zanatta. Amedeo (classe 1923) morto nel 1925, Angelo (1923-1923) e Amedeo (classe 1927) che sposerà Clelia Bianchin ed emigrerà prima in Svizzera, poi a Treviso nel 1952 in seguito a matrimonio, è il papà di Guido Bianchin meccanico con officina in via Feltrina a Castagnole vicino alla trattoria “da Oro”.
CAPOSTIPITI Zuane e Francesco | Bianchin
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APM: 1796 elenco capifamiglia “masieri” vengono citati Zuane Calivo e Francesco Bianchin detto Calivo.
1798 elenco capifamiglia citati Gio: Bianchin d° Calivo, uomo di Commun, Francesco Bianchin d° Calivo.
AC: La famiglia di Francesco Bianchin di Domenico, nato nel 1809, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6186 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni 1835-1838.
SOPRANNOME | Rospi, Mostacia, Calivo (Caivo)
Questa famiglia, originaria di Merlengo, abitava tra la via Postumia e la via Cal di Campagna.
I soprannomi prima Rospi, poi Mostacia e infine Calivo compaiono nei registri comunali sempre riferiti a questo ceppo che ha come capostipiti Domenico e il figlio Francesco (1809).
I rami di questo ceppo sono ben 11 e tutti hanno in comune, come detto prima, gli avi Domenico e Francesco. Oggi questi rami fanno capo a Antonio (1942), Ernesto (1935), Fabio (1968), Fausto (1962), Gianfranco (1946), Giorgio (1950), Lino (1941), Marco (1967), Mario (1946), Orlando (1949) e Sergio (1951).
Della famiglia di Sergio è da ricordare il papà Luigi, che era detto Ijo del piè, perché gli erano state amputate le dita del piede destro in seguito al congelamento di cui aveva sofferto nella campagna di Russia durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dello stesso ramo sono da ricordare i Bianchin che erano residenti nel Borgo Ruga, detti Forsa.
Tra questi rimane importante la figura di Mario Bianchin da tutti conosciuto come Caramel, figlio di Domenico (detto Emilio-Milio Caramel Forsa) e di Santina Pizzolon. Emilio aiutava il parroco di Paderno nella sepoltura dei defunti coadiuvato da Santina, famosa perché andava per il paese con un’Ape a “strasse, ossi e fero vecio” fumando il sigaro.
Mario, valente artigiano, instancabile lavoratore e speri- mentatore di materiali e tecniche, ha dedicato una buona parte della sua laboriosa esistenza alla tecnica del mosaico e del terrazzo alla veneziana.
Nel 2007 il Gruppo Milo Burlini gli ha assegnato il Premio “Mastro d’Oro” per la maestria dimostrata nel suo lavoro artigianale.
Queste le parole che ci ha lasciato parlando della sua grande passione:
“Da autodidatta, provai e riprovai, senza essere mai sod- disfatto, mi sbizzarrii con diverse tecniche: da vari tipi di impasti, al mosaico fino al terrazzo alla veneziana, usando i materiali più svariati: vetro, sassi di varie misure e colori, marmi, cotto, mattoni, piastrelle. Quando non trovavo i colori che mi piacevano, li creavo con un impasto di cemento, ossido colorato, varie graniglie ed acqua.
Cominciai a costruire così molti oggetti: orologi, tavoli da giardino,piani per cucine, meridiane, rosoni, scale interne ed esterne, caminetti, stufe ecc. Questo hobby quasi mi ossessionava e con vero accanimento, mi dedicavo ad esso nel dopolavoro, sacrificando, a volte, la famiglia”.
Monia Bianchin (classe 1973) ha ricoperto la carica di Consigliere di minoranza dal 2009 al 2014 e quella di Sindaco dal 2014 al 2019.
(v. foto Sergio Bianchin, Forsa-Caramel, Monia Bianchin e Lino Bianchin).
Alla fine dell’800 sono emigrati 22 membri di questa famiglia con destinazione: Austria e Brasile (Porto Alegre, Santos, Minas, Rio de Janeiro).
Tra il 1904 e il 1968 sono emigrati 47 membri di questa famiglia con destinazione: Belgio, U.S.A., Australia, Francia, Argentina, Brasile, Svizzera e Canada.
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