Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famiglia: Pian
Pian
ORIGINE DEL COGNOME
Dai toponimi Piano, Piana, Piane, Pian e Piani o dal sostantivo piano, da piana “pialla”, “piano” inteso come piatto di legno o tipo di trave, anche dall’aggettivo piano, liscio o, riferito a persona, quieto, dimesso, aperto, franco.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Biagio Pian di Domenico, nato nel 1764, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6200 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni
1835-1838.
Biagio del 1764, nasce a Postioma e si trasferisce a Camalò dove nasce il suo primo figlio Vittore nel 1790. Vittore a sua volta si trasferisce a Merlengo in data imprecisata ma prima del 18-02-1818, data di nascita a Merlengo del figlio Angelo, fratello di Antonio del 1822.
CAPOSTIPITE | Domenico
I rami della famiglia Pian discendono da un unico ceppo che inizia da Domenico (classe metà del ’700), suo figlio Biagio (classe 1764) e da suo nipote Vettore (classe 1790).
Vettore dà origine a tre rami della famiglia che fanno capo a Angelo (classe 1818), Antonio (classe 1822) e Arcangelo (classe 1831).
A noi sono pervenute notizie del ramo di Angelo da cui discendono Luigi (classe 1847), Giovanni (classe 1874), Antonio (classe 1919) e i suoi figli Angelo (classe 1945), Albino (classe 1951) e Giovanni (classe 1953) avuti da Angela Biondo di Camalò. La vecchia casa dei Pian, dove abitò l’avo Biagio (classe 1764) fino al pronipote Giovanni (classe 1874), si trovava in località S. Rocco*. L’ultima fetta di questa vetusta casa è abitata oggi da Florio Pian. Fu Giovanni che si trasferì, assieme alla moglie, prendendo in affitto, attorno al 1898, la casa Giacomelli situata nell’attuale via Sambugo.
Questa casa venne costruita per i suoi affittuari, verso il 1870, dal possidente Carlo Giacomelli che era proprietario anche del villino di fronte all’osteria “da Biscaro” a Paderno.
La casa esternamente presentava due grandi archi, era rossa con una fascia bianca che delimitava il 1° e il 2°piano, comprendeva una camera, la stalla, il granaio e il fienile.
La camera era dotata di una specie di spioncino che aveva la funzione di tenere sempre sotto controllo la stalla.
Un documento notarile, conservato dalla famiglia, testimonia che Giovanni Pian acquistò la casa negli anni ’20 dal proprietario Carlo Giacomelli fu Giuseppe, nato a Udine e domiciliato a Roma.
Giovanni (Nani) ebbe da Catterina Dalla Pola di Povegliano: Angelo, Luigi, Albino che morì a 30 anni di pleurite, Antonio morto anche lui di pleurite all’età di 25 anni, Antonio (classe 1919) che portava il nome del fratello morto, Stella, Italia, Santa, Carmela, Irma e Amabile.
Luigi emigrò dapprima in Francia nel 1936 e poi in Belgio a Seraing dove lavorò in miniera.
Rientrò attorno al 1947.
Era un tipo ingegnoso, tant’è che installò un dispositivo che trasformava l’energia cinetica in energia elettrica, riuscendo così a fornire energia pulita sia al suo locale che era una “balera”, sia all’abitazione storica dei suoi famigliari attraverso un collegamento aereo.
Antonio partecipò alla Seconda Guerra Mondiale e combattè in Croazia.
Dopo l’8 settembre 1943 si rifugiò per una settimana presso una famiglia del posto che gli diede degli abiti borghesi e così riuscì a ritornare a casa a piedi.
Appena rientrato, Antonio, assieme ad Angelo Biondo marito di Irma Pian, nascosero per un mese circa, due soldati inglesi che, colpiti da un aereo, erano atterrati con il paracadute nei terreni dei Pian.
Nel dopoguerra Antonio si occupò della campagna assieme al fratello Albino, quando questo morì, passò a lui la completa gestione della proprietà, anche perché la moglie e il figlio di Albino emigrarono in Belgio.
La casa Pian di via Sambugo si caratterizzava anche per il forno che servì, fino agli anni ’70, tutto il borgo e la gente dei paesi vicini. In esso, ogni 15 giorni, si cuoceva il pane che veniva conservato in grandi ceste appese nel granaio per evitare che i topi lo mangiassero. Nel forno venivano cotte anche le focacce.
Per questo tipico dolce pasquale erano previsti 2 turni di cottura: alle tre del mattino arrivavano, anche da Camalò, carri trainati da vacche o cavalli che trasportavano “le vanduje”, ovvero le madie all’interno delle quali si trovava l’impasto parzialmente lievitato, la lievitazione veniva infatti completata nella stalla.
Il resto della lavorazione avveniva, sempre nella stalla, su un grande tavolo: un uomo tarchiato e robusto, con l’aiuto di un arnese chiamato “gramoea”, rammolliva l’impasto fino a farlo diventare morbido, poi lo passava a due donne esperte che facevano delle palline di pasta da collocare so- pra a delle cartine.
A quel punto le palline di pasta venivano spennellate con albume d’uovo e cosparse con i caratteristici zuccherini. Alle 11 iniziava il 2° turno.
Albino Stefan, muratore di Camalò, era incaricato di sostituire, ogni qual volta si rendesse necessario, le mattonelle refrattarie del forno dei Pian.
In un locale adiacente al forno, dopo il bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944, venne ospitata una famiglia di sfollati composta da marito, moglie e due figlie.
Un altro evento nel Borgo Pian, che rappresentava una grande festa anche per i bambini, era la trebbiatura, che veniva effettuata da 3-4 operai di S. Bona che erano i proprietari della trebbiatrice “Landini-Testa Calda”. Si lavo- rava giorno e notte per 3-4 giorni e si dormiva su dei sacchi soltanto poche ore.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale 5 figli della famiglia di Virginio Pian di Giuseppe: Candido, Elia, Luigi internato in Germania, Giovanni internato in Germania, Virginio prigioniero in Inghilterra.
Pian Lucia Erminia Pierina deceduta per cause di guerra il 7 aprile 1944.
Albino Pian e Giovanni Pivato, in collaborazione con il Comitato Zona Nord, idearono nel 1991, in concomitanza con la “Festa della Ciliegia”, la biciclettata tra i “colmei” storici del Comune di Ponzano, denominata poi “In bici par Capitei”.
*Per quanto riguarda l’Oratorio della Sacra Famiglia e San Rocco situato all’incrocio tra via Antiga Nord e via Casette, Località “Campagna Alta”- Borgo Pian, Merlengo si veda Tracce di Dio nel paesaggio dell’uomo, Grafiche Anti- ga 2015, p. 129.
Alla fine dell’ ’800 sono emigrati 8 membri di questa famiglia con destinazione Austria, Brasile (Porto Alegre, Rio de Janeiro e Santa Caterina).
Dal 1922 al 1962 ne sono emigrati 21 con destinazione Francia, Argentina, Brasile e Belgio.
Dai toponimi Piano, Piana, Piane, Pian e Piani o dal sostantivo piano, da piana “pialla”, “piano” inteso come piatto di legno o tipo di trave, anche dall’aggettivo piano, liscio o, riferito a persona, quieto, dimesso, aperto, franco.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Biagio Pian di Domenico, nato nel 1764, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6200 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni
1835-1838.
Biagio del 1764, nasce a Postioma e si trasferisce a Camalò dove nasce il suo primo figlio Vittore nel 1790. Vittore a sua volta si trasferisce a Merlengo in data imprecisata ma prima del 18-02-1818, data di nascita a Merlengo del figlio Angelo, fratello di Antonio del 1822.
CAPOSTIPITE | Domenico
I rami della famiglia Pian discendono da un unico ceppo che inizia da Domenico (classe metà del ’700), suo figlio Biagio (classe 1764) e da suo nipote Vettore (classe 1790).
Vettore dà origine a tre rami della famiglia che fanno capo a Angelo (classe 1818), Antonio (classe 1822) e Arcangelo (classe 1831).
A noi sono pervenute notizie del ramo di Angelo da cui discendono Luigi (classe 1847), Giovanni (classe 1874), Antonio (classe 1919) e i suoi figli Angelo (classe 1945), Albino (classe 1951) e Giovanni (classe 1953) avuti da Angela Biondo di Camalò. La vecchia casa dei Pian, dove abitò l’avo Biagio (classe 1764) fino al pronipote Giovanni (classe 1874), si trovava in località S. Rocco*. L’ultima fetta di questa vetusta casa è abitata oggi da Florio Pian. Fu Giovanni che si trasferì, assieme alla moglie, prendendo in affitto, attorno al 1898, la casa Giacomelli situata nell’attuale via Sambugo.
Questa casa venne costruita per i suoi affittuari, verso il 1870, dal possidente Carlo Giacomelli che era proprietario anche del villino di fronte all’osteria “da Biscaro” a Paderno.
La casa esternamente presentava due grandi archi, era rossa con una fascia bianca che delimitava il 1° e il 2°piano, comprendeva una camera, la stalla, il granaio e il fienile.
La camera era dotata di una specie di spioncino che aveva la funzione di tenere sempre sotto controllo la stalla.
Un documento notarile, conservato dalla famiglia, testimonia che Giovanni Pian acquistò la casa negli anni ’20 dal proprietario Carlo Giacomelli fu Giuseppe, nato a Udine e domiciliato a Roma.
Giovanni (Nani) ebbe da Catterina Dalla Pola di Povegliano: Angelo, Luigi, Albino che morì a 30 anni di pleurite, Antonio morto anche lui di pleurite all’età di 25 anni, Antonio (classe 1919) che portava il nome del fratello morto, Stella, Italia, Santa, Carmela, Irma e Amabile.
Luigi emigrò dapprima in Francia nel 1936 e poi in Belgio a Seraing dove lavorò in miniera.
Rientrò attorno al 1947.
Era un tipo ingegnoso, tant’è che installò un dispositivo che trasformava l’energia cinetica in energia elettrica, riuscendo così a fornire energia pulita sia al suo locale che era una “balera”, sia all’abitazione storica dei suoi famigliari attraverso un collegamento aereo.
Antonio partecipò alla Seconda Guerra Mondiale e combattè in Croazia.
Dopo l’8 settembre 1943 si rifugiò per una settimana presso una famiglia del posto che gli diede degli abiti borghesi e così riuscì a ritornare a casa a piedi.
Appena rientrato, Antonio, assieme ad Angelo Biondo marito di Irma Pian, nascosero per un mese circa, due soldati inglesi che, colpiti da un aereo, erano atterrati con il paracadute nei terreni dei Pian.
Nel dopoguerra Antonio si occupò della campagna assieme al fratello Albino, quando questo morì, passò a lui la completa gestione della proprietà, anche perché la moglie e il figlio di Albino emigrarono in Belgio.
La casa Pian di via Sambugo si caratterizzava anche per il forno che servì, fino agli anni ’70, tutto il borgo e la gente dei paesi vicini. In esso, ogni 15 giorni, si cuoceva il pane che veniva conservato in grandi ceste appese nel granaio per evitare che i topi lo mangiassero. Nel forno venivano cotte anche le focacce.
Per questo tipico dolce pasquale erano previsti 2 turni di cottura: alle tre del mattino arrivavano, anche da Camalò, carri trainati da vacche o cavalli che trasportavano “le vanduje”, ovvero le madie all’interno delle quali si trovava l’impasto parzialmente lievitato, la lievitazione veniva infatti completata nella stalla.
Il resto della lavorazione avveniva, sempre nella stalla, su un grande tavolo: un uomo tarchiato e robusto, con l’aiuto di un arnese chiamato “gramoea”, rammolliva l’impasto fino a farlo diventare morbido, poi lo passava a due donne esperte che facevano delle palline di pasta da collocare so- pra a delle cartine.
A quel punto le palline di pasta venivano spennellate con albume d’uovo e cosparse con i caratteristici zuccherini. Alle 11 iniziava il 2° turno.
Albino Stefan, muratore di Camalò, era incaricato di sostituire, ogni qual volta si rendesse necessario, le mattonelle refrattarie del forno dei Pian.
In un locale adiacente al forno, dopo il bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944, venne ospitata una famiglia di sfollati composta da marito, moglie e due figlie.
Un altro evento nel Borgo Pian, che rappresentava una grande festa anche per i bambini, era la trebbiatura, che veniva effettuata da 3-4 operai di S. Bona che erano i proprietari della trebbiatrice “Landini-Testa Calda”. Si lavo- rava giorno e notte per 3-4 giorni e si dormiva su dei sacchi soltanto poche ore.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale 5 figli della famiglia di Virginio Pian di Giuseppe: Candido, Elia, Luigi internato in Germania, Giovanni internato in Germania, Virginio prigioniero in Inghilterra.
Pian Lucia Erminia Pierina deceduta per cause di guerra il 7 aprile 1944.
Albino Pian e Giovanni Pivato, in collaborazione con il Comitato Zona Nord, idearono nel 1991, in concomitanza con la “Festa della Ciliegia”, la biciclettata tra i “colmei” storici del Comune di Ponzano, denominata poi “In bici par Capitei”.
*Per quanto riguarda l’Oratorio della Sacra Famiglia e San Rocco situato all’incrocio tra via Antiga Nord e via Casette, Località “Campagna Alta”- Borgo Pian, Merlengo si veda Tracce di Dio nel paesaggio dell’uomo, Grafiche Anti- ga 2015, p. 129.
Alla fine dell’ ’800 sono emigrati 8 membri di questa famiglia con destinazione Austria, Brasile (Porto Alegre, Rio de Janeiro e Santa Caterina).
Dal 1922 al 1962 ne sono emigrati 21 con destinazione Francia, Argentina, Brasile e Belgio.
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