Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famiglia : Zanchetta
Zanchetta

ORIGINE DEL COGNOME
Cognome tipico del Veneto e del basso Friuli: probabilmente da un soprannome dialettale per zoppo, sciancato, o dal termine dialettale zanco(sanco): mancino con suffisso -etta.
Potrebbe derivare anche da zanca: barra metallica ripiegata ad angolo retto ai capi per fissare un elemento ad una struttura muraria, sempre con suffisso -etta.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Paderno
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Zanchetta Francesco di Pietro nato nel 1895, di professione commerciante, è iscritta al foglio numero 1322 dei registri anagrafici di Paderno per gli anni 1901-1931 ed è iscritta come proveniente da Treviso l’8 febbraio 1925.
CAPOSTIPITE | Pietro



Premessa
La famiglia Zanchetta non si può considerare una famiglia storica di Ponzano Veneto, essendo documentata la sua presenza soltanto a partire dal 1925, ciò non di meno è stata inserita per ricordare alcuni suoi membri che hanno fatto parte della comunità ponzanese distinguendosi in at- tività di tipo artigianale, sociale ed economico.
Gli Zanchetta hanno fatto parte di quella “cittadella artigianale” che nel giro di pochi metri ospitava sarti, barbieri, meccanici, macellai, “casoini”, osterie… che costituivano il cuore pulsante della comunità di un tempo, tanto che la curva in via Pioppe che costeggiava casa Zanchetta era detta “curva alla Romagnola” (dalla madre romana di Teresa Cocchetto moglie di Chechi Zanchetta) e l’ubicazione davanti all’attuale osteria “alla Frasca” è tuttora indicata come “ex casa Zanchetta”, anche oggi che è stata demolita.
Francesco Zanchetta (Chechi - 1895-1968)
Nasce a Treviso da Pietro Zanchetta e da Marianna

Giovanissimo si appassiona alla bicicletta partecipando a numerose gare e seguendo assiduamente Il ciclismo. Nel 1913 fonda l’U.C.T. (Unione Ciclisti Trevigiani) che tanto farà parlare di sé distinguendosi fino ad oggi in numerose competizioni nazionali ed internazionali.
Tutto ebbe inizio quando Chechi Zanchetta si presentò, assieme a Lazzaro Bortoletto e a Giovanni Garatti, senza tessera, ad una ciclocampestre a Castelfranco Veneto.
“Quale società rappresentate?” - fu chiesto loro - Chechi rispose per tutti: “L’Unione Ciclisti Trevigiani”.
Fu così che gareggiarono con una maglia color nero con la scritta U.C.T.
In tempi più recenti stringerà amicizia con Giovanni Pinarello (Nane) e sarà proprio Chechi a consigliarlo ad aprire una bottega per la vendita e la riparazione di biciclette in Borgo Mazzini.

Nel 1915, chiamato alle armi, parteciperà alla Prima Guerra Mondiale arruolato nel 29° Artiglieria da Campagna. Racconterà la sua esperienza dal 24 maggio 1915 al 26 marzo 1917 in un diario di guerra.
Dopo i tristi eventi bellici Treviso vive un momento di spensieratezza, una sorta di Belle Epoque, chiamata dallo stesso Chechi la “Boea d’oro” ed è proprio in questo periodo, probabilmente tra il 1918 e il 1925 che diventa instancabile organizzatore di feste e di

Alcuni di questi oggetti sono oggi conservati al Museo Etnografico “Case Piavone” e costituiscono il lascito Zanchetta a favore del Gruppo Folckloristico Trevigiano.
“Chechi” arriva a Paderno nel 1925 quando contrae matrimonio con Teresa Cocchetto (1895-1971) dalla quale avrà i figli Gianpietro (Gianni) e Giorgina (Gina).
Teresa era figlia di Giobatta Cocchetto e di Carolina Giusti. Giobatta Cocchetto, che era rientrato nel paese di origine nel 1899 dopo essere stato carabiniere a Roma, era proprietario terriero e possedeva anche l’edificio in via Pioppe, oggi demolito, dove si trovavano la famosa osteria “dalla

Gerente e poi direttrice dell’Ufficio Postale diventerà la figlia Teresa che manterrà questo incarico fino ai primi anni ’60.
Quando Chechi si stabilisce a Paderno abiterà in questa casa, ma continuerà fino al 1946 ad esercitare l’attività di famiglia, cioè a commerciare in legname, come viene documentato dall’Annuario Generale d’Italia-Guida Generale del Regno degli anni ’40.

Questo laboratorio si trovava nel retro dell’ abitazione di via Pioppe e Claudio, il nipote di Chechi che ha vissuto tanta della sua infanzia accanto al nonno, ricorda perfettamente la disposizione di questo ambiente: dove c’era la stufa, dove erano affisse le foto delle gite sociali, come erano disposte le macchine da cucire, dove si trovavano il deposito delle matasse di paglia, il rotore, la pressa a caldo e gli stampi, tutto era perfettamente organizzato in una sorta di catena di montaggio.
Di fronte, in una casetta con mattoni a vista, oggi demolita, c’era invece il magazzino e il ricovero per il camion. Talvolta questa piccola costruzione fungeva anche da punto vendita.
Chechi Zanchetta possedeva la licenza per la vendita di cappelli e ombrelli in diversi mercati tra i quali Treviso, Montebelluna e Castelfranco.
Era segnalato nella Guida economica della Provincia di Treviso del 1957 come artigiano e commerciante ambulante.
A Chechi Zanchetta si attribuisce l’ideazione della corsa dei sacchi che, partendo dalla trattoria “da Remo” a Paderno, percorreva un giro attorno alla villa Ricci per ritornare al punto di partenza: il famoso “Giro della Marchesa” che sarà ripreso in tempi recenti in occasione del Palio dei Mezzadri.
XXX


Sinistra: Metà anni ‘20. Chechi e Teresa in dolce attesa.

.. luogo che presentava due costruzioni massicce in stile umbertino, molto simili a quella che si intravede sulla sinistra della foto. Una di queste si può ancora vedere oggi all’imbocco di viale Cesare Battisti. Sullo sfondo si intravedono una delle cupole del Duomo, il cupolino ottagonale poi sostituito da una struttura in piombo di forma ovale e l’edificio dell’Istituto Zanotti. Lo sfondo di questa foto è piuttosto povero di vegetazione e di edifici, infatti bisogna tenere conto che non erano stati ancora costruiti i palazzoni degli anni ’50-’60 e che Treviso fu gravemente danneggiata dai bombardamenti durante la Prima Guerra Mondiale tanto che il 50% degli edifici fu distrutto o lesionato.
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