Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famigli: Schieven
Schieven
ORIGINE DEL COGNOME
Dal nome di persona Stefano.
Con l’aggiunta del suffisso -ino apocopato: Schievenìn toponimo veneto - frazione di Quero nel Bellunese.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APPO: 1785 Santina q. Michiel Schieven. Nel Registro dei defunti viene registrata il 6 novembre 1795 la morte di Balanzina, di anni 66, moglie di Michiel Schieven.
AC: La famiglia di Giacomo Schieven di Sante, nato nel 1768, di professione agricoltore è iscritta al foglio numero 6489 dei registri anagrafici di Ponzano per gli anni 1835-1838.
CAPOSTIPITE | Michiel
Nel 1886 è emigrata in America Schieven Maria.
Nel 1968 è emigrata in Australia Schieven Gabriella.
Dai ricordi di Paola, Leonardo Schieven e Sante Rossetto
Per tutto il XX secolo la famiglia Schieven è stata una delle più importanti famiglie agricole di Ponzano, infatti possedeva una decina di ettari di terra dislocati tra Ponzano e Villorba, venti bovini, numerosi animali da cortile e una cavallina, che trainava il calesse con il quale il nonno Giacomo (classe 1851) si recava al mercato e che, solerte, lo riportava a casa se si addormentava durante il viaggio.
La famiglia Schieven abitava in un grande casolare al numero 11 di via Lo Stradone agli estremi confini Est del Comune di Ponzano che era stato costruito dagli antenati degli attuali proprietari.
Fu ristrutturato prima della Prima Guerra Mondiale e dotato, unico in paese, di una grande stufa con le piastrelle bianche.
Questa casa è ancora esistente ed è abitata da Augusto, un pronipote di Giacomo.
Attorno al casolare vi era, oltre alle viti, anche una grande varietà di alberi da frutto: dalle pere, alle susine, dalle prugne alle ciliegie, dalle pesche alle noci e alle nocciole.
Non mancavano naturalmente i gelsi che, grazie ai bachi da seta, fino alla fine degli anni ’60 costituirono una buona entrata per l’attività agricola degli Schieven.
Davanti alla casa c’erano due grandi pioppi (talponi) sui quali nascevano abbondanti i piopparelli, lì vicino, il grande pozzo, al quale attingevano un po’ tutti, dagli Schieven alle famiglie villorbesi vicine.
A fianco alla via Lo Stradone correva un canale che all’epoca era ricco di anguille.
Gli Schieven erano conosciuti per la loro generosità, tanto che i servitori di Villorba che aiutavano nei campi venivano accolti alla stessa tavola dei padroni e trattati come persone di famiglia.
Tutti i giovedì si presentava un povero mendicante, al quale non veniva mai negato qualcosa da mangiare, spesso passava anche la “Ana Cassian” che, da grande bevitrice qual era, chiedeva il vino.
Anche durante la Seconda Guerra Mondiale la famiglia Schieven ebbe modo di dimostrare la sua generosità, infatti ospitò, nel fienile della casa, per alcuni giorni, dei partigiani che furono abbondantemente rifocillati.
Poi, a causa di una “soffiata” che segnalò la loro presenza, arrivarono i fascisti e furono costretti a scappare.
Paola ricorda che, a cadenza fissa, si fermava nei pressi della casa, “L’uomo dei risi” che altri non era che un ambulante di generi alimentari proveniente da Padova: per quell’epoca un vero e proprio avvenimento, anche perché vendeva il rinomato baccalà RAGNO e la primissima Nutella, una delizia per i bambini….
Dagli Schieven arrivava in bicicletta da Treviso anche il pescivendolo trasportando in mezzo a grossi cubi di ghiaccio: masanete, siegoi, sardee e bisate.
C’era poi la “Scassioera” che, a cadenza fissa, arrivava da Erto, al seguito degli zattieri, portando con un carretto articoli di merceria, calzettoni di lana grossa e pantofole fatti a mano durante l’inverno. In primavera passavano sempre i frati del convento di S.Francesco a Treviso che, in cambio di intercessioni presso Dio con preghiere e messe, ricevevano formaggio e “sopresse”.
A fine corsa e provato dalla stanchezza, approdava a casa Schieven anche il postino Duronio che, oltre alla posta, portava in omaggio alla famiglia “La Domenica del Corriere”.
In famiglia, come ricorda Paola, sono nati prevalentemente maschi, ma, nonostante questo, le femmine sono sempre state trattate alla pari e molto considerate, sia per le proprietà a loro destinate, sia riguardo alla continuazione degli studi, cose non scontate negli anni passati.
Tra le persone della famiglia sicuramente è da ricordare Pietro (classe 1890) di Giacomo che sposò Maria Fantin dalla quale ebbe due figli: Irmo (classe 1916) e Desi detta Resy (classe 1917) che non conobbe mai il padre. Infatti Pietro partecipò alla Prima Guerra Mondiale e morì di spagnola in Grecia nel 1919. Riposa nel cimitero di Salonicco.
La famiglia ha sempre conservato i suoi effetti personali, tra i quali anche un paio di forbicine, tutti oggetti adoperati durante la guerra e riportati a casa da amici commilitoni di Pietro.
Suo figlio Irmo fu Consigliere Comunale dal 1951 al 1960. Per un certo periodo lavorò nell’azienda agricola di famiglia e poi prese in gestione l’osteria davanti alla chiesa di S. Maria Maggiore a Treviso.
Sposò Gina Crema e da lei ebbe due figlie: Gianna e Graziana.
Morì nel 1980 a 63 anni.
L’altra figlia di Pietro, Desi (Resy), in realtà fu battezzata con il nome di Eusebia, perché tra i Santi non era contemplato il nome Desi.
Portava il nome della cavallina di un militare inglese ospitato, assieme ad un gruppo di soldati, durante la Prima Guerra Mondiale nella grande casa natale di via lo Stradone.
Nel 1944 sposò Attilio Rossetto e dal matrimonio nacquero 3 figli: Sante, Severino e Mariella.
Sante è il noto scrittore, saggista e giornalista già direttore del Gazzettino di Treviso.
(tratto da Il dottor Gastaldo medico, p. 189).
Desi (Resy) è morta nel 2010 a 92 anni.
Augusto (classe 1885) di Giacomo, fratello di Pietro, anche lui partecipò alla Prima Guerra Mondiale, fu gravemente ferito e convivrà per tutta la vita con una pallottola nei polmoni.
Tornato a casa, sposò la vedova di Pietro, Maria Fantin e da lei ebbe due figli: Sante (classe 1923) e Giacomo (classe
1924).
Sante combattè nella Seconda Guerra Mondiale e subì la prigionia in Germania a Berlino.
Fortemente scosso da questa esperienza, non volle mai parlare della prigionia se non in vecchiaia quando, riemersi i ricordi, raccontava di aver dormito nel fango e di aver mangiato bucce di patate.
Fece sempre il contadino e rimase celibe.
Giacomo sposò Nori Calcagnotto (classe 1924).
Una poesia augurale di don Domenico Apolloni, datata 23 febbraio 1952 il giorno del loro matrimonio, fa riferimento alla casa patriarcale degli Schieven, ad alcuni ospiti come il dottor Ernesto Gastaldo e don Giovanni Sernagiotto, si nomina anche Irmo e la “sua Metà” (Gina Crema), la non- na Maria Fantin e il defunto Augusto, suo secondo marito. Naturalmente si parla con affetto dei due sposini Giacomo e Nori Calcagnotto, della quale si dice che “lasciò Selva, per la campagna, auguro a lei tanta cuccagna”.
Giacomo e Nori ebbero tre figli: Paola, Augusto che gestisce un distributore di benzina sulla Postumia e Leonardo, laureato in Agraria, che si è occupato dell’azienda di famiglia ed ora gestisce L’Azienda Vitivinicola di Leonardo Schieven in via lo Stradone 13.
Giacomo, particolarmente amante di motori e auto che, a detta della figlia Paola, guidava in modo spericolato, aveva dipinto su una delle facciate della casa una giardinetta.
Dal nome di persona Stefano.
Con l’aggiunta del suffisso -ino apocopato: Schievenìn toponimo veneto - frazione di Quero nel Bellunese.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APPO: 1785 Santina q. Michiel Schieven. Nel Registro dei defunti viene registrata il 6 novembre 1795 la morte di Balanzina, di anni 66, moglie di Michiel Schieven.
AC: La famiglia di Giacomo Schieven di Sante, nato nel 1768, di professione agricoltore è iscritta al foglio numero 6489 dei registri anagrafici di Ponzano per gli anni 1835-1838.
CAPOSTIPITE | Michiel
Nel 1886 è emigrata in America Schieven Maria.
Nel 1968 è emigrata in Australia Schieven Gabriella.
Dai ricordi di Paola, Leonardo Schieven e Sante Rossetto
Per tutto il XX secolo la famiglia Schieven è stata una delle più importanti famiglie agricole di Ponzano, infatti possedeva una decina di ettari di terra dislocati tra Ponzano e Villorba, venti bovini, numerosi animali da cortile e una cavallina, che trainava il calesse con il quale il nonno Giacomo (classe 1851) si recava al mercato e che, solerte, lo riportava a casa se si addormentava durante il viaggio.
La famiglia Schieven abitava in un grande casolare al numero 11 di via Lo Stradone agli estremi confini Est del Comune di Ponzano che era stato costruito dagli antenati degli attuali proprietari.
Fu ristrutturato prima della Prima Guerra Mondiale e dotato, unico in paese, di una grande stufa con le piastrelle bianche.
Questa casa è ancora esistente ed è abitata da Augusto, un pronipote di Giacomo.
Attorno al casolare vi era, oltre alle viti, anche una grande varietà di alberi da frutto: dalle pere, alle susine, dalle prugne alle ciliegie, dalle pesche alle noci e alle nocciole.
Non mancavano naturalmente i gelsi che, grazie ai bachi da seta, fino alla fine degli anni ’60 costituirono una buona entrata per l’attività agricola degli Schieven.
Davanti alla casa c’erano due grandi pioppi (talponi) sui quali nascevano abbondanti i piopparelli, lì vicino, il grande pozzo, al quale attingevano un po’ tutti, dagli Schieven alle famiglie villorbesi vicine.
A fianco alla via Lo Stradone correva un canale che all’epoca era ricco di anguille.
Gli Schieven erano conosciuti per la loro generosità, tanto che i servitori di Villorba che aiutavano nei campi venivano accolti alla stessa tavola dei padroni e trattati come persone di famiglia.
Tutti i giovedì si presentava un povero mendicante, al quale non veniva mai negato qualcosa da mangiare, spesso passava anche la “Ana Cassian” che, da grande bevitrice qual era, chiedeva il vino.
Anche durante la Seconda Guerra Mondiale la famiglia Schieven ebbe modo di dimostrare la sua generosità, infatti ospitò, nel fienile della casa, per alcuni giorni, dei partigiani che furono abbondantemente rifocillati.
Poi, a causa di una “soffiata” che segnalò la loro presenza, arrivarono i fascisti e furono costretti a scappare.
Paola ricorda che, a cadenza fissa, si fermava nei pressi della casa, “L’uomo dei risi” che altri non era che un ambulante di generi alimentari proveniente da Padova: per quell’epoca un vero e proprio avvenimento, anche perché vendeva il rinomato baccalà RAGNO e la primissima Nutella, una delizia per i bambini….
Dagli Schieven arrivava in bicicletta da Treviso anche il pescivendolo trasportando in mezzo a grossi cubi di ghiaccio: masanete, siegoi, sardee e bisate.
C’era poi la “Scassioera” che, a cadenza fissa, arrivava da Erto, al seguito degli zattieri, portando con un carretto articoli di merceria, calzettoni di lana grossa e pantofole fatti a mano durante l’inverno. In primavera passavano sempre i frati del convento di S.Francesco a Treviso che, in cambio di intercessioni presso Dio con preghiere e messe, ricevevano formaggio e “sopresse”.
A fine corsa e provato dalla stanchezza, approdava a casa Schieven anche il postino Duronio che, oltre alla posta, portava in omaggio alla famiglia “La Domenica del Corriere”.
In famiglia, come ricorda Paola, sono nati prevalentemente maschi, ma, nonostante questo, le femmine sono sempre state trattate alla pari e molto considerate, sia per le proprietà a loro destinate, sia riguardo alla continuazione degli studi, cose non scontate negli anni passati.
Tra le persone della famiglia sicuramente è da ricordare Pietro (classe 1890) di Giacomo che sposò Maria Fantin dalla quale ebbe due figli: Irmo (classe 1916) e Desi detta Resy (classe 1917) che non conobbe mai il padre. Infatti Pietro partecipò alla Prima Guerra Mondiale e morì di spagnola in Grecia nel 1919. Riposa nel cimitero di Salonicco.
La famiglia ha sempre conservato i suoi effetti personali, tra i quali anche un paio di forbicine, tutti oggetti adoperati durante la guerra e riportati a casa da amici commilitoni di Pietro.
Suo figlio Irmo fu Consigliere Comunale dal 1951 al 1960. Per un certo periodo lavorò nell’azienda agricola di famiglia e poi prese in gestione l’osteria davanti alla chiesa di S. Maria Maggiore a Treviso.
Sposò Gina Crema e da lei ebbe due figlie: Gianna e Graziana.
Morì nel 1980 a 63 anni.
L’altra figlia di Pietro, Desi (Resy), in realtà fu battezzata con il nome di Eusebia, perché tra i Santi non era contemplato il nome Desi.
Portava il nome della cavallina di un militare inglese ospitato, assieme ad un gruppo di soldati, durante la Prima Guerra Mondiale nella grande casa natale di via lo Stradone.
Nel 1944 sposò Attilio Rossetto e dal matrimonio nacquero 3 figli: Sante, Severino e Mariella.
Sante è il noto scrittore, saggista e giornalista già direttore del Gazzettino di Treviso.
(tratto da Il dottor Gastaldo medico, p. 189).
Desi (Resy) è morta nel 2010 a 92 anni.
Augusto (classe 1885) di Giacomo, fratello di Pietro, anche lui partecipò alla Prima Guerra Mondiale, fu gravemente ferito e convivrà per tutta la vita con una pallottola nei polmoni.
Tornato a casa, sposò la vedova di Pietro, Maria Fantin e da lei ebbe due figli: Sante (classe 1923) e Giacomo (classe
1924).
Sante combattè nella Seconda Guerra Mondiale e subì la prigionia in Germania a Berlino.
Fortemente scosso da questa esperienza, non volle mai parlare della prigionia se non in vecchiaia quando, riemersi i ricordi, raccontava di aver dormito nel fango e di aver mangiato bucce di patate.
Fece sempre il contadino e rimase celibe.
Giacomo sposò Nori Calcagnotto (classe 1924).
Una poesia augurale di don Domenico Apolloni, datata 23 febbraio 1952 il giorno del loro matrimonio, fa riferimento alla casa patriarcale degli Schieven, ad alcuni ospiti come il dottor Ernesto Gastaldo e don Giovanni Sernagiotto, si nomina anche Irmo e la “sua Metà” (Gina Crema), la non- na Maria Fantin e il defunto Augusto, suo secondo marito. Naturalmente si parla con affetto dei due sposini Giacomo e Nori Calcagnotto, della quale si dice che “lasciò Selva, per la campagna, auguro a lei tanta cuccagna”.
Giacomo e Nori ebbero tre figli: Paola, Augusto che gestisce un distributore di benzina sulla Postumia e Leonardo, laureato in Agraria, che si è occupato dell’azienda di famiglia ed ora gestisce L’Azienda Vitivinicola di Leonardo Schieven in via lo Stradone 13.
Giacomo, particolarmente amante di motori e auto che, a detta della figlia Paola, guidava in modo spericolato, aveva dipinto su una delle facciate della casa una giardinetta.
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