Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famiglia: Rossi
Rossi
ORIGINE DEL COGNOME
Dall’aggettivo rosso (dal lat. tardo russus o rubius per il classico rubens).
Derivato dal nome personale Rosso di epoca medievale. La forma soprannominale indicava il colore dei capelli, della barba, colorito acceso del volto e più raramente abiti di colore rosso indicanti appartenenza a gruppo, rione, fazione politica caratterizzata da divise o stemmi di colore rosso.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Felice Rossi di Giuseppe nato nel 1808, di professione fittaiuolo è iscritta al foglio 7381 dei registri anagrafici di Ponzano per gli anni 1863-1867. Nella stessa famiglia di Felice del 1808, c’è pure il ramo di Francesco che è già morto quando la famiglia si trasferisce a Ponzano per cui non si conosce la sua data di nascita.
Un terzo ramo fa riferimento a Stefano nato l’8-10-1872, fu Giovanni e Bianchin Regina nata il 25-10-1850.
La famiglia di Rossi Felice del 1808 e i suoi numerosi componenti, si trasferiscono da Pezzan di Istrana a Ponzano il 9-12-1854.
In seguito alla morte del capostipite Felice del 1808, assume il ruolo di capo famiglia il figlio maggiore Fermo del 1831. Da questo deriva il soprannome “Fermi”.
Nei primi decenni del ’900, secondo quanto riferito da Lino Rossi, la famiglia si divise in due grossi rami: i Rossi di Ponzano e i Rossi di via Postumia (i Fermi dea Postioma), ovvero al di là della via Postumia nella zona delle ex Grafiche Vianello.
APPO: Liber baptizatorum- 2 XII 1855 viene citato Rossi d° Fermo, Eugenio di Fermo come padrino di Annamaria Callegari di Giobatta.
CAPOSTIPITE | Giuseppe
SOPRANNOME | Fermi
Nel 1887 sono emigrati in America Rossi Francesco di Felice, Giuditta, Luigi, Paola e Leonardo.
Dal 1923 al 1976 sono emigrati 21 membri di questa famiglia con destinazione Canada, Brasile, Germania e Svizzera.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
PSSE: Eugenio (classe 1885 nipote dell’Eugenio citato nel 1855) era soprannominato “mostacion”, lo si può vedere ritratto assieme alla sua famiglia nella foto a p. 140 del libro Ponzano notizie storiche - Grafiche Vianello 1981.
La casa di questa famiglia Rossi, demolita nel 1971, si trovava in via Santandrà a Ponzano.
Nel 1860 apparteneva al monastero di S. Maria Maggiore di Treviso.
L’edificio, descritto come “casa da coloni” era assai antico e conteneva due affreschi della Scuola di Tommaso da Modena raffiguranti uno S. Leonardo e Rocco e l’altro la Madonna con il Bambino e i committenti.
Questi furono staccati prima della demolizione e oggi sono conservati, il primo probabilmente nella Curia di Treviso e l’altro nel Refettorio della casa del Clero sempre a Treviso.
Prima Guerra Mondiale
È stato onorato della medaglia Ricordo Rossi Luigi (classe 1892).
Seconda Guerra Mondiale
Hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale 5 figli della famiglia di Eugenio Rossi di Lorenzo: Angelo (classe 1907-
12° Regg. Cavalleria Saluzzo, rientrato l’8-9-1943), Giuseppe (classe 1909 - Guardia di Finanza, prigioniero in Africa), Ermenegildo (classe 1910 - 73° Regg. Fanteria, rientrato l’8-9-1943), Valentino Luigi (classe 1912) e Antonio (classe 1916 - servizi sedentari).
Valentino Luigi (Gigeto), partigiano con Pietro Gobbato della Brigata Giustizia e Libertà, fu ucciso nel 1944 a Chiesa Vecchia di Fontane (Villorba) dove è stato collocato un cippo in sua memoria.
A Ponzano gli è stata dedicata una via, inoltre in piazza Aldo Moro a Paderno di Ponzano una lapide affissa all’ex Centro Sociale lo ricorda assieme a Pietro Gobbato.
Rossi Riccardo (classe 1904) ha ricoperto la carica di Consigliere e di Assessore dal 1956 al 1960.
Dai ricordi di Lino Rossi (classe 1934)
La famiglia che oggi fa capo a Lino di Riccardo, Consigliere Comunale dal 1960 al 1980, Assessore dal 1977 al 1980 con la Democrazia Cristiana e Presidente storico del Gruppo artistico-culturale Milo Burlini, era composta in passato da 15 persone e abitava in un’adiacenza della villa Caotorta, di fronte all’attuale Consorzio Agrario. I Rossi erano agricoltori e lavoravano le terre di Milo Burlini, entomologo e tassidermista, che si trovavano nella parte Nord del paese, a sinistra del torrente Giavera verso Villorba. Questo ramo della famiglia non è stata toccata dalla guerra se non marginalmente e in paese, infatti né Riccardo, né Giuseppe, rispettivamente padre e zio di Lino hanno partecipato alle due guerre mondiali e questo perché all’epoca della 1a erano troppo piccoli, nella 2a furono esonerati perché figli di madre vedova (Domenica Benetton in Rossi vedova di guerra molto giovane).
La sorella maggiore di Giuseppe e Riccardo, Giovanna, da tutti nota come Nea, era molto conosciuta a Ponzano soprattutto da bambini e genitori perché era la catechista.*
Riccardo a sua volta, essendo sagrestano e campaner negli anni ’40, fu testimone del tragico episodio accaduto dopo l’8 settembre 1944 in cui il partigiano Ignazio (Enrico) Gobbato rimase ferito da una bomba a mano e di conseguenza gli fu amputata una gamba dal dottor Ernesto Gastaldo.*
* vedi Sante Rossetto: Quaranta racconti trevisani (ed. Canova -2015) - “La messa del fanciullo” (p. 40) - La Prima Comunione (p. 75).
* vedi Andrea Dapporto: Ponzano Veneto 1935-1945 - Forza della Memoria- Fascismo Resistenza Liberazione (ed. Auser-Istresco - 2005) - Cap. IX pp. 102, 103, 104.
Dai ricordi di Angela Rossi (Angelina classe 1940)
Questo ramo della famiglia Rossi aveva come capofamiglia nonno Stefano e abitava inizialmente in via Santandrà subito dopo le Scuole Elementari, attuale sede delle Associazioni.
I genitori di Angela Giovanni e Elisa erano commercianti ambulanti di biancheria intima.
Fino alla fine degli anni ’50, con qualsiasi tempo, si recavano al lavoro in bicicletta trasportando entrambi fino a quattro valigie cariche di merce, in seguito ebbero come mezzo di trasporto un sidecar, molto più comodo e soprattutto capiente, perché anche il posto del passeggero veniva occupato dalla merce. Vi erano dei giorni fissi per la vendita nei mercati: il lunedì a Roncade, il martedì a Treviso, il mercoledì a Montebelluna, il giovedì a Visnadello, il venerdì a S. Biagio e il sabato a Treviso.
In tempo di guerra i genitori di Angela corsero un grosso rischio quando furono fermati dalle milizie fasciste e furono scambiati per venditori di merce destinata al mercato nero, sarebbero stati fucilati sul posto, se non fossero stati riconosciuti da un amico che garantì per loro e così si salvarono. Angela ricorda che il padre, a causa di questo drammatico episodio, incanutì anzitempo!
Giovanni e Elisa abitavano in quel periodo in una camera con cucina nelle adiacenze di villa Minelli, così durante la loro assenza potevano affidare la piccola Angela a Carolina Stefani che abitava anche lei a villa Minelli. Diverse infatti erano le famiglie che occupavano la barchessa della villa abitata dai Dalla Toffola: i Crosato, i Bianchin, i Cocchetto, gli Zanatta, i Fontebasso, i Mestriner.
Nel 1952 la famiglia Rossi si trasferì in una casa nuova in via Chiesa a Ponzano, sul lato sinistro dove vi erano anche le case di Piero Benetton (Paeason), dei De Rossi (Fermeti), dei Faccin che erano confinanti con la villa del dottor Gastaldo. Dopo la morte della mamma, a soli 43 anni, Angelina dovrà occuparsi della famiglia.
Nel 1961, a 21 anni, emigrerà a Zug in Svizzera per lavorare in una filatura, vi rimarrà soltanto un anno, perché nel 1962 si trasferirà in Canada per sposarsi con Gianni Pretotto.
Lì lavorerà prima in un laboratorio di abbigliamento e poi in una fabbrica di borse professionali, mentre Gianni farà il muratore e poi si occuperà dell’impresa edile in società con il fratello.
Angela e Gianni ritorneranno in Italia nel 1966, dove cambieranno completamente lavoro, infatti Gianni entrerà nelle Ferrovie dello Stato e Angela farà la sarta in casa.
Questo fino a quando non deciderà di avviare nel settembre del 1979 un laboratorio di cornici che rimarrà attivo fino a giugno 2017: Cornici Rossi s.a.s. di Rossi Angela & C.
Questa attività darà molte soddisfazioni, infatti Angela, presentata dalla famosa fabbrica di cornici Lazzari di Spresiano, parteciperà a vari eventi del settore e vincerà tre premi alla Fiera internazionale di Bologna per la miglior confezione e un premio importante alla Fiera internazionale Saca di Madrid.
Le sue cornici costruite con legni vari, montati e accostati con grande maestria e fantasia, arricchite da passepartout particolari o sostituiti da specchietti, riscuoteranno sempre un notevole successo e accontenteranno negli anni anche la clientela più esigente.
Dai ricordi di Giuseppina Piovesan Rossi e Emilia Rossi
Questo ramo della famiglia Rossi, sempre con soprannome Fermi, discende da Agostino (classe 1872) di Felice (classe 1847). La loro casa si trovava e si trova tuttora, anche se ristrutturata, poco prima della villa Caotorta e nelle vicinanze si trovavano anche i terreni di loro proprietà.
Agostino era maresciallo dei carabinieri a Salerno.
In famiglia si conservano alcune fotografie di importanti parate a Venezia, alle quali partecipò il nonno, in cui sfilano i carabinieri in divisa da cerimonia.
Agostino sposò Emilia Filippetto in età attempata e da lei ebbe 3 figli: Isabella, Ilaria e Ivo. La nipote Emilia ricorda che il nonno era considerato in paese una vera e propria autorità, come il parroco, il medico condotto e l’ostetrica, ai quali i contadini portavano il pane, un bene prezioso in un’epoca in cui si consumava prevalentemente polenta! Purtroppo Agostino morirà nei primi anni ’40 e così Ivo, a soli 13 anni, diventerà capofamiglia.
Nel 1953 sposerà Giuseppina Piovesan (Pitoni) e da lei avrà 7 figli: Agostino, Emilia, Claudio, Mario, Sante, Maria Teresa e Paola.
Ivo fece il contadino fino a quando, cresciuta la sua nume- rosa famiglia, ci fu bisogno di un’entrata maggiore e così diventò carpentiere e gruista.
Allora della campagna si occupò la moglie Giuseppina che, per rendersi ancora più utile, prese la patente per guidare il trattore dando così un valido contributo al mantenimento della famiglia.
Oggi Giuseppina, nonna di 18 nipoti e bisnonna di 14 pronipoti, ricorda con orgoglio quel periodo!
Dei figli di Ivo e Giuseppina ricordiamo Agostino, di recente scomparso, che faceva il pastore e che da vero spirito libero, amò sempre vivere a contatto con la natura e gli animali.
La famiglia di Giosuè Rossi (classe 1949), discendente dal padre Felice (classe 1916) e dal nonno Giosuè (classe 1878), un tempo mezzadri, gestisce oggi l’azienda agricola “Giavaretto” di Rossi Giosuè e Rossi Sara. Si sviluppa lungo le sponde del torrente Giavera e si trova all’interno del territorio della doc Prosecco e della doc Pinot Grigio delle Venezie, nonché in quella del Radicchio di Treviso tardivo igp.
Nel corso della sua storia l’azienda si è occupata dell’allevamento dei bachi da seta e dell’apicoltura, la prima attività è stata abbandonata da tempo, mentre la seconda è tuttora praticata. Sempre in passato è stato intensificato l’allevamento di bovini da latte e di suini parallelamente alla coltivazione dei vigneti. Oggi l’azienda punta prevalentemente al settore orticolo anche attraverso la rete Campagna Amica.
(tratto dal sito www.giavaretto.it)
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