Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famiglia: Rovere
Rovere
ORIGINE DEL COGNOME
Dalla voce toponimica rovere, quercia.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Angelo Rovere di Liberale, nato nel 1867, di professione fittaiuolo, è iscritta al foglio numero 7518 dei registri anagrafici di Ponzano per gli anni 1874-1876.
Angelo nasce a Polcenigo (UD) nel 1867 e si trasferisce a Ponzano il 21-04-1887.
CAPOSTIPITE | Liberale
NOMIGNOLO |
Castaldo (in quanto in passato fattori-gastaldi dei conti Caotorta).
Tullio di Umberto era soprannominato Angin Castaldo, Antonio di Liberale Giovanni Maria Toni Castaldo, Giovanni Battista di Giovanni Maria Titti Castaldo. Inoltre Alberto (d°Franco) di Umberto era chiamato El Bianco e Giannino di Liberale Giovanni Maria El Rosso.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Dal 1923 al 2002 sono emigrati 5 membri di questa famiglia con destinazione Argentina, Canada, Belgio, Angola e Venezuela.
Prima Guerra Mondiale
Rovere Antonio (classe 1895)- soldato 2° Artiglieria Campale 70a Sez. Sanità Napoli deceduto in combattimento sul Montello il 25-7-1918.
Hanno ricevuto l’onorificenza della Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto Rovere Liberale Giovanni (classe 1898) e Rovere Umberto (classe 1896).
Rovere Antonio (classe 1926) ha ricoperto la carica di Consigliere dal 1975 al 1985.
Tullio Rovere (Angin Castaldo) nel 1952 emigra in Venezuela dove lavorerà come carrozziere.
Lì incontrerà Ettore Piovesan (Piton), un altro emigrato di Ponzano che nei primi tempi lavorerà anche lui come carrozziere per poi dedicarsi definitivamente all’attività di fotografo. Dopo un periodo a Caracas, Tullio si trasferirà a 1000 chilometri di distanza, nello stato di Trujillo a Valera, altra importante città del Venezuela, dove lavorerà sempre come carrozziere presso la Ford.
Lì conoscerà Mariella Celadon di Gambellara (VI) che, nei primi anni ’50, anche lei era emigrata in Venezuela con tutta la sua famiglia.
Il padre di Mariella, macellaio, con il tempo era diventato proprietario di un’azienda agricola che contava numerosi capi di bestiame.
Nel 1959 Tullio e Mariella si sposano e nel 1960 nasce Paula, la loro prima figlia. Rientrano in Italia nel 1963. Nel 1966 nascerà Miriam e nel 1971 Fausto.
Mariella ricorda con nostalgia il periodo trascorso in Venezuela, perché non può dimenticare la bellissima natura lussureggiante nella quale lei e la sua famiglia vivevano, inoltre è ancora vivo in lei il ricordo della grande ospitalità e solidarietà tra Italiani che rendevano la vita all’estero, lontano dalla terra di origine, più facile da accettare.
Fausto Rovere (1971-2006 -figlio di Tullio) già da ragazzo, quando era scout, manifestò una particolare sensibilità per i più deboli e meno fortunati e forse cominciò proprio lì la sua storia singolare.
A vent’anni diventò obiettore di coscienza, lavorò presso la Caritas come operatore di strada dedicandosi all’integrazione degli immigrati.
Dal 1994 al 1996 lavorò presso il Centro di Transito per Immigrati di Treviso e dal 1996 al 1997 presso il Centro Profughi ex Jugoslavia di Udine.
Dopo aver partecipato a corsi formativi, operò, come educatore-animatore, presso il Progetto Giovani di Volpago, di Montebelluna e dal 2000 al 2001 presso quello di Ponzano del quale fu anche fondatore.
Come istruttore di mountain-bike, dal 1992 al 1997, accompagnò gruppi in bicicletta sia in Italia che all’estero.
Nel 1999 la voglia di conoscere culture diverse lo portò ad intraprendere un lungo viaggio da Venezia a Mosca, un percorso all’insegna della solidarietà tra popoli e culture diversi.
Nelle intenzioni di Fausto questa esperienza, assieme a quella fatta in Australia, doveva essere di stimolo per i giovani, affinché potessero conoscere e confrontarsi con realtà diverse.
Da questa esperienza nascerà, in collaborazione con Luca De Giglio, il libro Pedalando verso Est, edito da Ediciclo e pubblicato postumo nel 2008.
Fu proprio nel periodo di questo viaggio in bicicletta che la sua vocazione di vivere accanto ai poveri del mondo, sostenendo il loro cammino di liberazione e impostando la sua esistenza in una dimensione scoprì globale.
Decise così di partire con il CUAMM (Medici con l’Africa-Associazione umanitaria di medici con sede a Padova che attua interventi in Africa) per Luanda (Angola) dove lavorò come logista per un anno, poi nel 2003 con APS (Ass. per la Partecipazione allo Sviluppo) si recò a Kuito-Bié (Angola) e con Movimondo a Menongue (Angola) seguendo un progetto per la gestione dei rifugiati con UNHCR (United Nations Human Rights Council).
Negli anni successivi si recò con “Medici senza frontiere” nel Darfur (Sudan), a Sigli (Indonesia) presso le popolazioni colpite dallo Tzunami, a Gulu (Uganda), soccorrendo i poveri, le vittime delle guerre o di catastrofi naturali e compiendo così il suo progetto di vita.
Colpito da un male incurabile, morirà prematuramente nel giro di pochi mesi nell’aprile del 2006.
L’Amministrazione Comunale di Ponzano Veneto, in collaborazione con “Medici senza frontiere”, a un anno dalla morte, lo commemorò con una mostra di sue fotografie intitolata “Ritratti d’Africa”.
Francesco Rovere (d°Doriano classe 1951) di Antonio (classe 1926) racconta che la famiglia Rovere proviene dalla vecchia casa che possiamo vedere ancora oggi in fondo alla via Caotorta, ora via Pola.
Il bisnonno Angelo (classe 1867) aveva i baffi talmente lunghi che se li legava dietro la testa perché non fossero di intralcio durante il lavoro.
Del nonno Giovanni (classe 1898) conserva un bellissimo ricordo, infatti tra nonno e nipote si era creato un rapporto davvero speciale. Il nonno Giovanni, forse perché voleva capire se il piccolo Doriano sarebbe diventato un suo valido successore, faceva domande al nipote e conversava con lui riguardo ai lavori agricoli e all’andamento della campagna di loro proprietà. Infatti alla fine degli anni ’60 i Rovere di questo ceppo erano proprietari di 7 ettari di terra, della casa in via Fabbri e di 2 ettari della vecchia proprietà di via Caotorta.
Il nonno Giovanni, a detta del nipote Doriano, era un vero artista perché costruiva in casa con le sue mani gli attrezzi da lavoro e i mezzi agricoli, infatti nel giardino della vecchia casa di via Fabbri si trova ancora un suo carro perfettamente conservato. Quando doveva lavorare il ferro si rivolgeva al fabbro Dal Col che aveva una nota fucina nel centro di Paderno.
Le donne di casa invece, compresa la nonna Angela, lavoravano a ferri e all’uncinetto e facevano maglie, calze e calzini. Nella loro terra si coltivavano frumento, mais, erba medica e uva.
Il frumento veniva portato al mulino di villa Serena, dove 1q. di farina di frumento veniva scambiato con 110 Kg. di pane. Un tempo il pane si faceva in casa, poi in tempi più recenti lo si comprava già fatto da Luigi Pavan (Ijo Forner) che lavorava al mulino dei Serena.
I Rovere possedevano un cavallo, 2 buoi e quattro vacche, tutti animali utili per i lavori nei campi soprattutto per l’aratura, ma anche vacche da latte e da carne, con il latte si facevano in casa il burro e la formaggella.
Non mancavano naturalmente gli animali da cortile come galline, polli, conigli, anatre, oche, tacchini e faraone. Le uova venivano portate da Marina Betteti (Miotta), che aveva un casoin, e scambiate con riso, zucchero ed altre cose. La mamma di Doriano Paolina (dᵃPaola) De Conto si recava in bicicletta al mercato di Treviso, in borgo Mazzini, per vendere le uova, mentre il papà, d’inverno con il cavallo, portava a Follina e Valmareno le canne del mais in cambio di foraggio.
La mamma era una gran lavoratrice, tanto che il figlio dice che nella sua vita ha lavorato come due uomini: lavorava nei campi, mungeva a mano le vacche e andava a servizio in alcune famiglie.
Nella proprietà dei Rovere facevano sosta ogni anno greggi di pecore di passaggio che provenivano dalla Valsugana, Doriano ricorda infatti che Bepi, il pastore, dormiva nella loro stalla.
Vi erano poi dei viandanti, come Vittorio Marangoni o Ernesto Marchettin, che chiedevano qualcosa da mangiare e dormivano anche loro nella stalla.
Dalla voce toponimica rovere, quercia.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Ponzano
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
AC: La famiglia di Angelo Rovere di Liberale, nato nel 1867, di professione fittaiuolo, è iscritta al foglio numero 7518 dei registri anagrafici di Ponzano per gli anni 1874-1876.
Angelo nasce a Polcenigo (UD) nel 1867 e si trasferisce a Ponzano il 21-04-1887.
CAPOSTIPITE | Liberale
NOMIGNOLO |
Castaldo (in quanto in passato fattori-gastaldi dei conti Caotorta).
Tullio di Umberto era soprannominato Angin Castaldo, Antonio di Liberale Giovanni Maria Toni Castaldo, Giovanni Battista di Giovanni Maria Titti Castaldo. Inoltre Alberto (d°Franco) di Umberto era chiamato El Bianco e Giannino di Liberale Giovanni Maria El Rosso.
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Dal 1923 al 2002 sono emigrati 5 membri di questa famiglia con destinazione Argentina, Canada, Belgio, Angola e Venezuela.
Prima Guerra Mondiale
Rovere Antonio (classe 1895)- soldato 2° Artiglieria Campale 70a Sez. Sanità Napoli deceduto in combattimento sul Montello il 25-7-1918.
Hanno ricevuto l’onorificenza della Croce di Cavaliere di Vittorio Veneto Rovere Liberale Giovanni (classe 1898) e Rovere Umberto (classe 1896).
Rovere Antonio (classe 1926) ha ricoperto la carica di Consigliere dal 1975 al 1985.
Tullio Rovere (Angin Castaldo) nel 1952 emigra in Venezuela dove lavorerà come carrozziere.
Lì incontrerà Ettore Piovesan (Piton), un altro emigrato di Ponzano che nei primi tempi lavorerà anche lui come carrozziere per poi dedicarsi definitivamente all’attività di fotografo. Dopo un periodo a Caracas, Tullio si trasferirà a 1000 chilometri di distanza, nello stato di Trujillo a Valera, altra importante città del Venezuela, dove lavorerà sempre come carrozziere presso la Ford.
Lì conoscerà Mariella Celadon di Gambellara (VI) che, nei primi anni ’50, anche lei era emigrata in Venezuela con tutta la sua famiglia.
Il padre di Mariella, macellaio, con il tempo era diventato proprietario di un’azienda agricola che contava numerosi capi di bestiame.
Nel 1959 Tullio e Mariella si sposano e nel 1960 nasce Paula, la loro prima figlia. Rientrano in Italia nel 1963. Nel 1966 nascerà Miriam e nel 1971 Fausto.
Mariella ricorda con nostalgia il periodo trascorso in Venezuela, perché non può dimenticare la bellissima natura lussureggiante nella quale lei e la sua famiglia vivevano, inoltre è ancora vivo in lei il ricordo della grande ospitalità e solidarietà tra Italiani che rendevano la vita all’estero, lontano dalla terra di origine, più facile da accettare.
Fausto Rovere (1971-2006 -figlio di Tullio) già da ragazzo, quando era scout, manifestò una particolare sensibilità per i più deboli e meno fortunati e forse cominciò proprio lì la sua storia singolare.
A vent’anni diventò obiettore di coscienza, lavorò presso la Caritas come operatore di strada dedicandosi all’integrazione degli immigrati.
Dal 1994 al 1996 lavorò presso il Centro di Transito per Immigrati di Treviso e dal 1996 al 1997 presso il Centro Profughi ex Jugoslavia di Udine.
Dopo aver partecipato a corsi formativi, operò, come educatore-animatore, presso il Progetto Giovani di Volpago, di Montebelluna e dal 2000 al 2001 presso quello di Ponzano del quale fu anche fondatore.
Come istruttore di mountain-bike, dal 1992 al 1997, accompagnò gruppi in bicicletta sia in Italia che all’estero.
Nel 1999 la voglia di conoscere culture diverse lo portò ad intraprendere un lungo viaggio da Venezia a Mosca, un percorso all’insegna della solidarietà tra popoli e culture diversi.
Nelle intenzioni di Fausto questa esperienza, assieme a quella fatta in Australia, doveva essere di stimolo per i giovani, affinché potessero conoscere e confrontarsi con realtà diverse.
Da questa esperienza nascerà, in collaborazione con Luca De Giglio, il libro Pedalando verso Est, edito da Ediciclo e pubblicato postumo nel 2008.
Fu proprio nel periodo di questo viaggio in bicicletta che la sua vocazione di vivere accanto ai poveri del mondo, sostenendo il loro cammino di liberazione e impostando la sua esistenza in una dimensione scoprì globale.
Decise così di partire con il CUAMM (Medici con l’Africa-Associazione umanitaria di medici con sede a Padova che attua interventi in Africa) per Luanda (Angola) dove lavorò come logista per un anno, poi nel 2003 con APS (Ass. per la Partecipazione allo Sviluppo) si recò a Kuito-Bié (Angola) e con Movimondo a Menongue (Angola) seguendo un progetto per la gestione dei rifugiati con UNHCR (United Nations Human Rights Council).
Negli anni successivi si recò con “Medici senza frontiere” nel Darfur (Sudan), a Sigli (Indonesia) presso le popolazioni colpite dallo Tzunami, a Gulu (Uganda), soccorrendo i poveri, le vittime delle guerre o di catastrofi naturali e compiendo così il suo progetto di vita.
Colpito da un male incurabile, morirà prematuramente nel giro di pochi mesi nell’aprile del 2006.
L’Amministrazione Comunale di Ponzano Veneto, in collaborazione con “Medici senza frontiere”, a un anno dalla morte, lo commemorò con una mostra di sue fotografie intitolata “Ritratti d’Africa”.
Francesco Rovere (d°Doriano classe 1951) di Antonio (classe 1926) racconta che la famiglia Rovere proviene dalla vecchia casa che possiamo vedere ancora oggi in fondo alla via Caotorta, ora via Pola.
Il bisnonno Angelo (classe 1867) aveva i baffi talmente lunghi che se li legava dietro la testa perché non fossero di intralcio durante il lavoro.
Del nonno Giovanni (classe 1898) conserva un bellissimo ricordo, infatti tra nonno e nipote si era creato un rapporto davvero speciale. Il nonno Giovanni, forse perché voleva capire se il piccolo Doriano sarebbe diventato un suo valido successore, faceva domande al nipote e conversava con lui riguardo ai lavori agricoli e all’andamento della campagna di loro proprietà. Infatti alla fine degli anni ’60 i Rovere di questo ceppo erano proprietari di 7 ettari di terra, della casa in via Fabbri e di 2 ettari della vecchia proprietà di via Caotorta.
Il nonno Giovanni, a detta del nipote Doriano, era un vero artista perché costruiva in casa con le sue mani gli attrezzi da lavoro e i mezzi agricoli, infatti nel giardino della vecchia casa di via Fabbri si trova ancora un suo carro perfettamente conservato. Quando doveva lavorare il ferro si rivolgeva al fabbro Dal Col che aveva una nota fucina nel centro di Paderno.
Le donne di casa invece, compresa la nonna Angela, lavoravano a ferri e all’uncinetto e facevano maglie, calze e calzini. Nella loro terra si coltivavano frumento, mais, erba medica e uva.
Il frumento veniva portato al mulino di villa Serena, dove 1q. di farina di frumento veniva scambiato con 110 Kg. di pane. Un tempo il pane si faceva in casa, poi in tempi più recenti lo si comprava già fatto da Luigi Pavan (Ijo Forner) che lavorava al mulino dei Serena.
I Rovere possedevano un cavallo, 2 buoi e quattro vacche, tutti animali utili per i lavori nei campi soprattutto per l’aratura, ma anche vacche da latte e da carne, con il latte si facevano in casa il burro e la formaggella.
Non mancavano naturalmente gli animali da cortile come galline, polli, conigli, anatre, oche, tacchini e faraone. Le uova venivano portate da Marina Betteti (Miotta), che aveva un casoin, e scambiate con riso, zucchero ed altre cose. La mamma di Doriano Paolina (dᵃPaola) De Conto si recava in bicicletta al mercato di Treviso, in borgo Mazzini, per vendere le uova, mentre il papà, d’inverno con il cavallo, portava a Follina e Valmareno le canne del mais in cambio di foraggio.
La mamma era una gran lavoratrice, tanto che il figlio dice che nella sua vita ha lavorato come due uomini: lavorava nei campi, mungeva a mano le vacche e andava a servizio in alcune famiglie.
Nella proprietà dei Rovere facevano sosta ogni anno greggi di pecore di passaggio che provenivano dalla Valsugana, Doriano ricorda infatti che Bepi, il pastore, dormiva nella loro stalla.
Vi erano poi dei viandanti, come Vittorio Marangoni o Ernesto Marchettin, che chiedevano qualcosa da mangiare e dormivano anche loro nella stalla.
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