Famiglie Storiche di Ponzano Veneto
La famiglia: Mufato
Mufato
ORIGINE DEL COGNOME
Secondo alcune fonti da muffa con suffisso -at(t)o attraverso un soprannome e poi nome, il termine ha anche il senso di “atteggiamento di disprezzo” e “persona superba ed altezzosa”.
Secondo altre fonti Mufato avrebbe il significato di “malinconico o mesto”.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APM: Nel 1796 tra i capifamiglia compaiono Domenico Mufatto (masieri) e Zuane Mufatto (pisnenti); nel 1798 Giovanni Muffato, Giacomo Muffato e Domenico Muffato compaiono tra i capifamiglia.
AC: La famiglia di Giacinto Mufato di Sebastiano, nato nel 1794, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6113 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni 1835-1838.
CAPOSTIPITE |
Domenico da quanto risulta nei documenti parrocchiali. Sebastiano, forse fratello di Domenico, da quanto risulta nella genealogia conservata dalla famiglia e che si fa risalire ai registri comunali redatti dopo il passaggio del Veneto al Regno d’Italia(1866)
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Caduto nella Grande Guerra: Mufato Vito (classe 1891). soldato 113° Fant.deceduto a Monte Melego il 26-12-1917.
Di questa famiglia sono emigrati in Francia: Mufato Giuseppe fu Luigi (classe 1936),
Mufato Luigi fu Antonio (classe 1936) e Mufato Maria di Amedeo (classe 1962).
Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 sono emigrati in Argentina anche i fratelli Lodovico (classe 1889), Virginio (classe 1891) e Amedeo (classe 1896) di Giacinto (classe 1855).
Domenico di Giacinto (classe 1881) è emigrato in Lombardia e precisamente a Guanzate (CO).
Ha avuto otto figli, tra i quali sei femmine.
La figlia Carlotta, staffetta partigiana, ha ricevuto la Medaglia d’oro per la Resistenza.
Altre due sue figlie, furono meno fortunate, perché catturate e torturate dai fascisti.
Dai ricordi di Graziella Mufato di Virginio
Graziella conserva gelosamente la genealogia dei Mufato dalla quale si deduce fosse una famiglia particolarmente numerosa e ramificata, in essa si nota anche la presenza ricorrente di parti gemellari. Risalendo all’antenato Sebastiano, si nota che egli diede vita ai due rami principali della famiglia: quello di Giacinto (classe 1794) e quello di Angelo (classe 1799).
Per quanto riguarda Giacinto, dal quale discende Graziella, sappiamo che ebbe da Catterina Mianotto 3 figli: Teresa (classe 1813), Valentina (classe 1817) e Domenico (classe 1825).
Domenico a sua volta ebbe da Mattea Pulin 6 figli: Giacinto (classe 1855-nonno di Graziella), Maria Teresa (classe 1859), Caterina (classe 1862), Antonia (classe 1864), Luigi (classe 1865) e Giovanni (classe 1866).
Giacinto da Teresa Guerra ebbe ben 10 figli: Caterina (classe 1878), Domenico (classe 1881), i gemelli Virginio Giuseppe 1° (classe 1883-morto in tenera età) e Maria Giovanna (classe 1883), Lodovico 1° (classe 1886-morto in tenera età), Lodovico 2° (classe 1889), Virginio 2° (classe 1891, papà di Graziella), Anna (classe 1894), Amedeo (classe 1896) e Antonia (classe 1900).
Di Virginio sappiamo che durante la Prima Guerra Mondiale faceva il carabiniere.
Fiero della sua appartenenza all’Arma, raccontava di essere stato in servizio a Roma durante le parate militari e le cerimonie di rappresentanza e a Milano per la sorveglianza durante gli spettacoli andati in scena alla Scala. Dopo la rotta di Caporetto aveva l’ingrato compito di riportare al fronte i soldati italiani in fuga e quindi di salvarli dalla fucilazione, perché considerati disertori.
Dopo la guerra si congedò dall’Arma e ritornò a Merlengo nella casa di via Talponera, di fronte a villa Chiozzi, dove abitava allora la famiglia Mufato.
Tra gli anni ’25 e ’30, come detto prima, Virginio, assieme ai fratelli Lodovico e Amedeo, decise di emigrare in Argentina a cercar fortuna, infatti erano gli anni in cui in Sud America c’era bisogno di parecchia manodopera per la costruzione delle ferrovie.
In America Virginio si occupò anche di una grande azienda agricola (fazenda) e sappiamo che per questo lavoro doveva percorrere un vasto territorio con relativi rischi e pericoli.
Dopo questa vita avventurosa in Argentina, rientrò a Merlengo e si dedicò a lavori di vario genere.
Alla fine del 1938, a 48 anni, Virginio sposa Maria Martini (Maria Paueadei Pauli di Camalò), anche lei non più giovanissima, aveva infatti 35 anni.
Ebbero 4 figli Giovanni(classe 1940), i gemelli Graziella e Albino(classe 1942) e Giancarlo(classe 1945).
Graziella descrive la mamma Maria come una donna molto attiva, laboriosa e intraprendente, mai con le mani in mano: faceva il burro, il formaggio, lavorava a maglia e confezionava i vestiti per i figli, curava l’orto, teneva oche, anatre, galline, conigli e vendeva le uova al vicino casoin di Migot in cambio di olio, zucchero e pasta.
Virginio e Maria furono molto attenti all’educazione dei figli, abituandoli al rispetto per il prossimo e al senso di responsabilità, dando anche molta importanza allo studio e al lavoro e nonostante studiassero, in estate li portavano ad aiutare la famiglia nei lavori dei campi.
Graziella, dopo il diploma commerciale, ricoprirà un importante incarico all’interno di un’Organizzazione provinciale di produttori zootecnici e agricoli.
Giovanni, tecnico metalmeccanico, lavorerà molto all’estero, soprattutto in Perù, Algeria, Venezuela e nella Guyana francese e si occuperà infine della manutenzione degli impianti delle mungitrici presso gli allevamenti zootecnici della Provincia.
Sposato con Rosa, ha avuto due figli: Patrizio e Cristina. Albino, il gemello di Graziella, verrà assunto prima come laboratorista all’interno della stessa Associazione dove lavorava la sorella, poi come esterno per effettuare i controlli negli allevamenti.
Molto attivo e lavoratore instancabile, per un certo periodo, gestirà anche assieme alla moglie Anna il bar Jolly in via Roma a Ponzano.
Purtroppo, a causa di gravi problemi cardiaci, morirà a soli 35 anni nel 1977 lasciando la moglie e tre figli: Michele, Catia e Mirko.
Giancarlo invece seguirà tutt’altra strada rispetto ai fratelli, infatti, dopo una prima esperienza come muratore presso l’impresa di Antonio Crema (Toni Fino), diventerà vigile del fuoco.
Egli operò inizialmente a Roma e a Ronchi dei Legionari, poi nel Bellunese, a Treviso e infine nel distaccamento di Montebelluna, con le funzioni di Capo Squadra.
Partecipò ad eventi particolarmente delicati quali l’attentato all’oleodotto della SIOT a Trieste, nonché ai terremoti del Belice, del Friuli e dell’Irpinia.
Sposato con Marina, ha avuto due figli: Giuliano e Denis. È deceduto nel 2011.
Secondo alcune fonti da muffa con suffisso -at(t)o attraverso un soprannome e poi nome, il termine ha anche il senso di “atteggiamento di disprezzo” e “persona superba ed altezzosa”.
Secondo altre fonti Mufato avrebbe il significato di “malinconico o mesto”.
FRAZIONE DI PROVENIENZA | Merlengo
PRESENZA DOCUMENTATA NEL TERRITORIO
APM: Nel 1796 tra i capifamiglia compaiono Domenico Mufatto (masieri) e Zuane Mufatto (pisnenti); nel 1798 Giovanni Muffato, Giacomo Muffato e Domenico Muffato compaiono tra i capifamiglia.
AC: La famiglia di Giacinto Mufato di Sebastiano, nato nel 1794, di professione agricoltore, è iscritta al foglio numero 6113 dei registri anagrafici di Merlengo per gli anni 1835-1838.
CAPOSTIPITE |
Domenico da quanto risulta nei documenti parrocchiali. Sebastiano, forse fratello di Domenico, da quanto risulta nella genealogia conservata dalla famiglia e che si fa risalire ai registri comunali redatti dopo il passaggio del Veneto al Regno d’Italia(1866)
NOTIZIE E CURIOSITÀ
Caduto nella Grande Guerra: Mufato Vito (classe 1891). soldato 113° Fant.deceduto a Monte Melego il 26-12-1917.
Di questa famiglia sono emigrati in Francia: Mufato Giuseppe fu Luigi (classe 1936),
Mufato Luigi fu Antonio (classe 1936) e Mufato Maria di Amedeo (classe 1962).
Tra gli anni ’20 e gli anni ’30 sono emigrati in Argentina anche i fratelli Lodovico (classe 1889), Virginio (classe 1891) e Amedeo (classe 1896) di Giacinto (classe 1855).
Domenico di Giacinto (classe 1881) è emigrato in Lombardia e precisamente a Guanzate (CO).
Ha avuto otto figli, tra i quali sei femmine.
La figlia Carlotta, staffetta partigiana, ha ricevuto la Medaglia d’oro per la Resistenza.
Altre due sue figlie, furono meno fortunate, perché catturate e torturate dai fascisti.
Dai ricordi di Graziella Mufato di Virginio
Graziella conserva gelosamente la genealogia dei Mufato dalla quale si deduce fosse una famiglia particolarmente numerosa e ramificata, in essa si nota anche la presenza ricorrente di parti gemellari. Risalendo all’antenato Sebastiano, si nota che egli diede vita ai due rami principali della famiglia: quello di Giacinto (classe 1794) e quello di Angelo (classe 1799).
Per quanto riguarda Giacinto, dal quale discende Graziella, sappiamo che ebbe da Catterina Mianotto 3 figli: Teresa (classe 1813), Valentina (classe 1817) e Domenico (classe 1825).
Domenico a sua volta ebbe da Mattea Pulin 6 figli: Giacinto (classe 1855-nonno di Graziella), Maria Teresa (classe 1859), Caterina (classe 1862), Antonia (classe 1864), Luigi (classe 1865) e Giovanni (classe 1866).
Giacinto da Teresa Guerra ebbe ben 10 figli: Caterina (classe 1878), Domenico (classe 1881), i gemelli Virginio Giuseppe 1° (classe 1883-morto in tenera età) e Maria Giovanna (classe 1883), Lodovico 1° (classe 1886-morto in tenera età), Lodovico 2° (classe 1889), Virginio 2° (classe 1891, papà di Graziella), Anna (classe 1894), Amedeo (classe 1896) e Antonia (classe 1900).
Di Virginio sappiamo che durante la Prima Guerra Mondiale faceva il carabiniere.
Fiero della sua appartenenza all’Arma, raccontava di essere stato in servizio a Roma durante le parate militari e le cerimonie di rappresentanza e a Milano per la sorveglianza durante gli spettacoli andati in scena alla Scala. Dopo la rotta di Caporetto aveva l’ingrato compito di riportare al fronte i soldati italiani in fuga e quindi di salvarli dalla fucilazione, perché considerati disertori.
Dopo la guerra si congedò dall’Arma e ritornò a Merlengo nella casa di via Talponera, di fronte a villa Chiozzi, dove abitava allora la famiglia Mufato.
Tra gli anni ’25 e ’30, come detto prima, Virginio, assieme ai fratelli Lodovico e Amedeo, decise di emigrare in Argentina a cercar fortuna, infatti erano gli anni in cui in Sud America c’era bisogno di parecchia manodopera per la costruzione delle ferrovie.
In America Virginio si occupò anche di una grande azienda agricola (fazenda) e sappiamo che per questo lavoro doveva percorrere un vasto territorio con relativi rischi e pericoli.
Dopo questa vita avventurosa in Argentina, rientrò a Merlengo e si dedicò a lavori di vario genere.
Alla fine del 1938, a 48 anni, Virginio sposa Maria Martini (Maria Paueadei Pauli di Camalò), anche lei non più giovanissima, aveva infatti 35 anni.
Ebbero 4 figli Giovanni(classe 1940), i gemelli Graziella e Albino(classe 1942) e Giancarlo(classe 1945).
Graziella descrive la mamma Maria come una donna molto attiva, laboriosa e intraprendente, mai con le mani in mano: faceva il burro, il formaggio, lavorava a maglia e confezionava i vestiti per i figli, curava l’orto, teneva oche, anatre, galline, conigli e vendeva le uova al vicino casoin di Migot in cambio di olio, zucchero e pasta.
Virginio e Maria furono molto attenti all’educazione dei figli, abituandoli al rispetto per il prossimo e al senso di responsabilità, dando anche molta importanza allo studio e al lavoro e nonostante studiassero, in estate li portavano ad aiutare la famiglia nei lavori dei campi.
Graziella, dopo il diploma commerciale, ricoprirà un importante incarico all’interno di un’Organizzazione provinciale di produttori zootecnici e agricoli.
Giovanni, tecnico metalmeccanico, lavorerà molto all’estero, soprattutto in Perù, Algeria, Venezuela e nella Guyana francese e si occuperà infine della manutenzione degli impianti delle mungitrici presso gli allevamenti zootecnici della Provincia.
Sposato con Rosa, ha avuto due figli: Patrizio e Cristina. Albino, il gemello di Graziella, verrà assunto prima come laboratorista all’interno della stessa Associazione dove lavorava la sorella, poi come esterno per effettuare i controlli negli allevamenti.
Molto attivo e lavoratore instancabile, per un certo periodo, gestirà anche assieme alla moglie Anna il bar Jolly in via Roma a Ponzano.
Purtroppo, a causa di gravi problemi cardiaci, morirà a soli 35 anni nel 1977 lasciando la moglie e tre figli: Michele, Catia e Mirko.
Giancarlo invece seguirà tutt’altra strada rispetto ai fratelli, infatti, dopo una prima esperienza come muratore presso l’impresa di Antonio Crema (Toni Fino), diventerà vigile del fuoco.
Egli operò inizialmente a Roma e a Ronchi dei Legionari, poi nel Bellunese, a Treviso e infine nel distaccamento di Montebelluna, con le funzioni di Capo Squadra.
Partecipò ad eventi particolarmente delicati quali l’attentato all’oleodotto della SIOT a Trieste, nonché ai terremoti del Belice, del Friuli e dell’Irpinia.
Sposato con Marina, ha avuto due figli: Giuliano e Denis. È deceduto nel 2011.
Copyright © 2001, 2018 - All Rights Reserved / Tutti i Diritti Riservati - Ponzano Veneto Com
Template by OS Templates