Ponzano : Note Storiche

L'EVOLUZIONE DEL PAESE DURANTE IL XVIII SECOLO

Proprietà fondiaria a Ponzano alla fine del Settecento

Abbiamo già seguito nei capitoli precedenti l’evoluzione della proprietà del suolo di Ponzano: essa era, nelle epoche pre-industriali, il fattore determinante dello sviluppo agricolo e, più in generale, condizionava il livello economico e le condizioni di vita delle popolazioni rurali.

Si è parlato fin qui delle famiglie nobili, veneziane e non, che possedevano terre in Ponzano e vi edificarono ville di campagna. In realtà, alla fine del secolo esse possedevano il 41,50% della superficie totale delle terre di Ponzano, cioè oltre 563 ettari. Altri importanti proprietari fondiari erano gli enti religiosi e civili, che detenevano rispettivamente il 5,73% e il 9,05% del suolo del paese. Minima era la percentuale di terre demaniali, ed ormai inensistenti le terre comunali, di uso della comunità dei paesani, di cui si è già fatto cenno. La superficie restante, cioè il 43,24%, corrispondente a 586 ettari, apparteneva a cittadini non nobili, che risiedevano in città: raramente i Ponzanesi possedevano terre. Le poche famiglie di proprietari terrieri si distinguevano dalla grande massa dei contadini del posto, ed appartenevano alla borghesia commerciante o esercente professioni liberaliTraggo i dati da quelli riportati dall’importante opera di GIORGIO SCARPA: “Proprietà e impresa nella campagna trevigiana all’inizio dell’Ottocento” edita a Venezia nel 1979. Ponzano è inclusa nella zona III e compare nelle tavole intitolate: • Distribuzione delle forme di conduzione • Distribuzione del possesso terriero per categoria di intestatari • Affitti per comune e zone agrarie. Le rielaborazioni percentuali, approssimate alla seconda cifra decimale, sono opera mia. Lo Scarpa ha tratto i dati qui citati dalle NOTIFICHE dei proprietari, presentate al “Dipartimento del Tagliamento” tra il 1805 e i l 1808, che rappresentano la situazione della proprietà fondiaria venutasi a creare dopo la caduta della Repubblica Veneta. .

Infatti, in quegli stessi anni, sulla superficie totale, del suolo di Ponzano, l’assoluta maggioranza (90,50%) era affittata agli agricoltori che la coltivavano, mentre solo il 6,45% della terra era condotta direttamente dai proprietari ed il 3,03% veniva concesso a mezzadria. All’interno dei terreni affittati, solo una piccola parte veniva pagata con canoni in denaro (18,90% del totale), mentre per la maggior parte degli affitti i contadini corrispondevano al proprietario una parte dei prodotti agricoli ottenuti dal suolo (73,23% dei terreni affittati). Restava, infine, una minoranza di terre, corrispondenti al 7,86% del totale, i cui affitti erano regolati da canoni misti, parte di prodotti in natura e parte in denaroSeguono le mie rielaborazioni sui dati tratti dall’opera già citata nella nota precedente. È necessario tener presente che essi si riferiscono al Comune di Ponzano, che già allora includeva le frazioni di Merlengo, Paderno e Ponzano. .

Si dimostra così come i contadini dell’epoca utilizzassero assai poco il denaro come mezzo di scambio e di acquisto di generi necessari: nella maggioranza dei casi, essi traevano dal podere affittato i prodotti agricoli necessari alla propria alimentazione e cedevano le eccedenze della produzione per ottenere altri beni di consumo. In realtà essendo le “eccedenze” assai limitate, ciascuno di essi poteva concedersi assai poco, oltre all’indispensabile per la sussistenza della famiglia.

text  Atto di morte del gastaldo (=fattore) Luca de Mattia, rilasciato a Ponzano il 17.9.1808. La professione di gastaldo portava ad una condizione sociale migliore rispetto a quella media dei contadini, che vivevano in uno stato vicino alla povertà. Archivio Parrocchiale, Ponzano.


La proprietà fondiaria degli enti religiosi era, nel corso del Settecento, frazionata tra innumerevoli di essi, che avevano ottenuto la terra nei secoli precedenti, in seguito a testamenti o donazioni benefiche: ne abbiamo seguito le vicende, a Ponzano, negli scorsi capitoli. In realtà, questi terreni venivano concessi a livello od in affitto a vecchie famiglie del posto, che li coltivavano nel corso di successive generazioni. Questa situazione sarebbe mutata nel corso dell’Ottocento, dopo la soppressione di numerosi monasteri e la conseguente messa in commercio delle terre possedute dagli enti religiosi. Tra quelli presenti a Ponzano, ricordiamo: l’Abbazia di Nervesa; i Benefici parrocchiali di Paderno e Ponzano; il Capitolo del Duomo di Treviso; i monasteri di s. Caterina, s. Maria Maddalena, s. Maria Maggiore, s. Francesco, ss. Quaranta, s. Maria Nova e s. Nicolò, tutti di TrevisoTraggo questi nominativi dal fascicolo intitolato “Beni nel corpo del Reverendo Clero nella Campagna di Sotto -1719” conservato nell’Archivio di Stato di Treviso, Fondo Archivio Comunale, Busta 1221. .

A titolo di esempio, nell’anno 1719 la famiglia di Vendramin Marchetto pagava all’Abbazia di Nervesa, per un livello sussistente su alcuni campi, “stara 6 di formento, stara 1 di avena, pollami para 1; contadi (= contanti) lire 12:8”.

Anche i fratelli Minelli, proprietari della villa ora Benetton, dovevano versare una somma annuale alla stessa Abbazia per terreni di loro proprietà su cui gravava, per antica consuetudine, un livello perpetuoNotizie contenute nel volume intitolato “Reverendo Clero - Campagna di sotto -1719” - Carte da 132 a 139 incluso, conservato nell’Archivio di Stato di Treviso - Fondo Archivio Comunale - Busta 1221. . Il termine “livello” indicava, infatti, sia un canone che i coltivatori di un fondo versavano al proprietario della terra, in cambio dell’usufrutto della stessa (in questo caso, probabilmente da secoli, la famiglia Marchetto), sia una sorta di tassazione perpetua cui un terreno era legato, indipendentemente dai passaggi di proprietà cui esso fosse soggetto (e ciò nel caso dei Minelli, che pur avendo piena proprietà sulla terra, dovevano versare all’Abbazia di Nervesa una somma annuale). I livelli, ancora sussistenti nel corso del XVIII secolo, sono una testimonianza dei vincoli a cui l’agricoltura veneta fu soggetta fino all’Ottocento: solo in epoche recenti essi furono aboliti e la conduzione delle terre fu riorganizzata secondo criteri capitalistici.

Nel corso del Settecento, pochi erano gli abitanti di Ponzano che, possedendo della terra, potevano essere considerati benestanti: i Picciol, i Fabris, i Camolato ed i Barbisan, cui si aggiunsero alla fine del secolo i Gobbato ed i SartoriQuesti nomi sono contenuti nelle pagine dedicate a Ponzano dell’Estimo del 1714, conservato nell’Archivio di Stato di Treviso - Fondo Archivio Comunale - Busta 1221. .

A riprova della stabilità sociale che contraddistinse questi secoli, possiamo affermare che queste famiglie costituirono la borghesia di Ponzano anche nel corso dell’Ottocento e mantennero la condizione di benestanti del paese fino ad epoca recente.

La formazione del patrimonio fondiario di queste famiglie, comunque assai limitato in rapporto a quello dei nobili che possedevano terre a Ponzano, trasse origine dalle attività commerciali che esse esercitarono, o dalla funzione di gastaldi ed agenti svolta per conto dei grandi proprietari terrieri residenti in città. In altri termini, nel corso del Settecento e dell’Ottocento, la maggioranza dei contadini che abitavano Ponzano non fu in grado di modificare la propria condizione sociale, e rimane legata ad un’esistenza assai modesta. L’emigrazione verso l’estero, sviluppatasi in misura rilevante tra il 1870 ed il 1960, fu poi per molti abitanti di Ponzano e, più in generale, del Veneto, l’unico mezzo per emergere da una condizione di antica povertà.

Tornando al periodo esaminato in questo capitolo, il secolo XVIII, la suddivisione della proprietà fondiaria ci dà la misura del frazionamento della terra e del ruolo esercitato, nell’economia del paese, dai grandi proprietari nobili, residenti altrove. Questa situazione non mutò neppure nel secolo successivo: verso la metà dell’Ottocento, infatti, meno del 5% degli abitanti di Ponzano possedeva la casa in cui viveva ed i campi che coltivava Non mi è stato ancora possibile compiere un’elaborazione più dettagliata dei dati contenuti nel Catasto Austriaco, conservato nell’Archivio di Stato di Venezia, in cui la frazione di Ponzano compare al numero catastale 1116. Le mappe ed i disegni di questo catasto sono conservati all’Archivio di Stato di Treviso, ed un particolare di esse, relativo al centro di Ponzano, è riprodotto in questo volume. .

Non bisogna neppure dimenticare che, probabilmente, gli affitti di terre avevano lunga durata e vincolavano una stessa famiglia a risiedere sul posto nel corso di diversi secoli. In un’epoca in cui, nelle zone rurali, l’agricoltura era l’attività economica prevalente, i cambiamenti sociali assai lenti e scarsa la diffusione delle notizie ed idee, la situazione presente era considerata immutabile ed il rispetto della proprietà, della religione e dell’ordine sociale costituiscono i fondamenti della vita comune.

image Incisione di Gian Francesco Costa da “Le Delizie del fiume Brenta”: veduta del palazzo del Nobil Uomo Marcello. Sono raffigurati, sulla riva del canale: un pastore con le sue pecore; un contadino con il carro tramato da buoi, seguito da un bracciante con la zappa in spalla. Elementi tipici del paesaggio sono anche la villa di campagna, con l’oratorio posto di fronte alla strada: essi si ritrovano anche nell’abitato di Ponzano, a partire dal XVI secolo. Incisione di proprietà privata.

 


Note: