Ponzano : Note Storiche

L'ALTO MEDIOEVO NELL'AREA DI TREVISO

L’età comunale nel Trevigiano

Il Comune si trasformò gradualmente in un autonomo e sovrano organismo amministrativo, e, attraverso i propri cittadini, acquistò le campagne circostanti la città, sottraendo il potere politico ed economico al Vescovo ed ai nobili. A dirigerlo furono, in parte, i feudatari che avevano trasferito la propria residenza in città, accanto ai mercanti e a coloro che esercitavano le “arti liberali”: notai, giudici, dottori. La città di Treviso si sviluppò, in questi secoli, secondo le direttrici qui accennate, influenzando profondamente i borghi che, come Ponzano, erano posti nelle sue immediate vicinanze Vedi in proposito: • BAILO L. ” Il Comune di Treviso fino alla perdita della sua indipendenza in ‘Nuovo Archivio Veneto’” XX 1900 • BISCARO G. “Il Comune di Treviso ed i suoi più antichi statuti fino al 1218”, in “Nuovo Archivio Veneto”, nuova serie II (1901) III (1902) IV (1903)...

Nel corso del XII secolo, Treviso partecipò, insieme agli altri Comuni dell’Italia Settentrionale, alle lotte contro l’imperatore Federico di Svevia, detto il Barbarossa, partecipando alla Lega Lombarda. Le milizie trevigiane combatterono in quegli anni contro le truppe imperiali e riportarono diverse vittorie. Nel 1183 si giunse alla pace di Costanza, con la quale i Comuni ottennero il riconoscimento dei loro diritti. Treviso ebbe la piena giurisdizione “nella città e nel distretto, i diritti su… boschi, pascoli, ponti, acque, molini… LIZIER A. “Storia del Comune di Treviso” opera citata, pag. 59..

Contro l’espansione del Comune si opponeva in particolar modo il potere ecclesiastico, leso nella propria giurisdizione; Treviso iniziò a considerare il contado come un’appendice della città, estendendolo fino ai confini con i territori di Padova e Vicenza, ad ovest; Venezia, a sud; Asolo, Conegliano e Serravalle (l’odierna Vittorio Veneto) a nord; Oderzo e Motta di Livenza, ad est.

Nel corso dei secoli XI-XIV, i più agiati possidenti del territorio stabilirono la propria dimora in città, mentre i cittadini di antica data ed esponenti della borghesia urbana acquistavano beni fondiari nelle campagne, come vedremo nei documenti esaminati nelle pagine seguenti Fra i testi più importanti sull’argomento sono: • CAMMAROSANO P. “Le campagne nell’età comunale (sec. XI sec. XIV) Torino 1974 • BERENGO M. “La città di antico regime” in “Quaderni storici” n. 27, anno IX, 1974 • CHITTOLINI G. “La formazione dello Stato regionale e le istituzioni del contado” Torino 1979 • CHERUBINI G. “Qualche considerazione sulle campagne dell’Italia centrosettentrionale tra l’XI e il XV secolo” in “Rivista Storica Italiana” numero LXXIX, 1967 • DUBY G. “L’economia rurale nell’Europa medioevale” Bari 1970 • LEICHT P.S. “Operai, artigiani e contadini in italia dal secolo VI al XVI” Milano 1946 . KOTELNIKOVA L.A. “Mondo contadino e città in Italia dall’XI al XIV secolo” Bologna 1975.. La popolazione rurale fu quindi dominata, sia sul piano economico che su quello politico, dalla città, mentre la base produttiva della società medioevale restava soprattutto agricola RACINE P. “Ville et contado dans l’Italie Comunale: l’exemple de plaisance” in “Nuova Rivista Storica”, anno LXI, 1977, Fascicolo III-IV, pagine 273-290..

Durante il secolo XIII a Treviso, si compilarono varie edizioni degli statuti cittadini, che furono la legislazione valida per tutto il territorio trevigiano, nei secoli successivi Essi sono stati pubblicati a cura di: • LIBERALI G. “Gli statuti del comune di Treviso” volume I — Statuti degli anni 1207-1218; volume II Statuti degli anni 1231-1233/1260-1263, Venezia 1951 presso la Deputazione di storia patria per le Venezie • BETTO B. “Lo statuto caminese-trevigiano del 12831284” Venezia 1977 presso la Deputazione di storia patria per le Venezie.
. Essi contengono varie norme utili per ricostruire la storia sociale del Trevigiano in epoca medioevale.

Vi si accenna, infatti, alla presenza di “merighi”, figure equivalenti agli odierni sindaci, che rappresentano il proprio paese di fronte alla città e vengono eletti da tutti gli uomini capi-famiglia del paese, durante assemblee periodiche. Fino al secolo XIX, allorché si costituì amministrativamente il comune di Ponzano, ogni frazione continuò ad avere un proprio “meriga”, in genere l’uomo più anziano del paese.

Sempre negli statuti di Treviso vi sono norme sul controllo cittadino degli abitanti del contado e sull’obbligo per essi di mantenere in buone condizioni i ponti e le strade. Essi, infatti, avevano il dovere di “acconciare tutte le strade ciottolate della città, soddisfacendo mureri e materiali… acconciare li sottoportici e luoghi pubblici della città, come le piazze… tenerle nette dalle nevi, tagliare li fieni del Prato della Fiera, conducendoli dopo la debita diligenza del governo nel Palazzo Pretorio… Questo testo è tratto dall’opera manoscritta (in più volumi) di NICCOLÒ CIMA “Le tre faccie di Trivigi” conservata nella Biblioteca Capitolare di Treviso, codice n. 643, sala I, Scaffale manoscritti 1, Lettera B/2..

Gli abitanti delle ventidue “regole” (= paesi) circostanti Treviso avevano, fra gli altri obblighi, quello di pagare alla città tributi e tasse, ogni volta che ne fossero stati richiesti: ne era responsabile il “meriga”, che doveva rispondere personalmente di tale riscossione Vedi in proposito la prima edizione a stampa degli statuti, che riprende, con qualche modifica, il testo duecentesco: • “Statuta provisionesque ducales civitatis Tarvisii cum additione tertii voluminis constitutionum et literarium ducalium” Stampata a Venezia nel 1574. A pag. 50 vi si legge: “Maricus, et commune regulae, sive villae, qui paratus fuerit solvere, et praestare Marico capitis plebis suam partem, et ratam collectae sibi impositae occasione alicujus rei, vel facti plebis, et regularum… Et quod quilibet habitator… debet solvere collectam prò podere, bonis, et redditu terrarum, quae, et quas habet, seu laborat, tam in villa, in qua habitat, quam alibi”..

La necessità di un ordinamento fiscale del territorio trevigiano fece sì che esso fosse suddiviso in “pievi” e “regole”: infatti, esiste un documento del 1314 intitolato “QUARTERIUM DE ULTRA CAGNANUM” in cui, nel paragrafo intitolato “De plebe de Postoyma” compaiono le “regole de Porcelengo, de Musano, de Merlengo, de Paderno, de Pongano, de Roncollis, de Sancto Pelagio”: segno che i paesi con questo nome esistevano già, in quell’epoca, come villaggi autonomi e definiti “QUARTERIUM DE ULTRA CAGNANUM 1314, infrascripte sunt plebes er regole quarterii de Ultra Cagnanum” (prosegue la traduzione) “del distretto della città di Treviso e degli abitanti in esse, che secondo il tenore della riforma del Consiglio dei trecento devono… versare per ciascun fuoco 25 pilotte” Codice cartaceo conservato nella biblioteca capitolare di Treviso e pubblicato da Marchesan nell’opera “Treviso medioevale” già citata, a pag. 457..

image Contadini che mietono il grano. Particolare tratto dall’opera di Peter Bruegel “La mietitura”. Illustrazione riprodotta dal volume “L’opera completa di Peter Bruegel” edita a Milano nel 1967. Il pittore fiammingo dipinse il quadro nel 1565, raffigurando il costume dei contadini dell’epoca.

 

Il termine di “pieve” è di origine ecclesiastica: in ogni borgata era presente una chiesa, cui facevano riferimento gli abitanti del paese. Le altre chiese, edificate successivamente alla “pieve”, o comunque in dipendenza da essa, erano chiamate “cappelle” ed il villaggio ad esse legato fu detto “regola”. Più tardi, durante la dominazione veneziana, la denominazione fu mutata in “villa”. All’interno di ogni parrocchia, si mantenne per secoli anche la suddivisione in “colmelli”, piccoli raggruppamenti di case, spesso isolati dal centro del paese, ove in genere era la chiesa Traggo queste notizie dal volume di GIOVANNI NETTO “Il territorio di Mestre nel 1339” Venezia 1969.. Inoltre, un altro termine utilizzato fu la suddivisione in “fuochi” (vedi nota 65). Si è creduto erroneamente che ad ogni fuoco corrispondesse un focolare, cioè un nucleo familiare, in realtà la parola indicava un’unità amministrativa equivalente a 160 campi affittati o a 40 campi propri MARCHESAN A. “Treviso Medioevale” opera citata, volume I, pagg. 372 e seguenti.. Infatti, nel XV secolo 20 campi affittati costituivano un “manso” (vedi pagine precedenti) e per ogni 8 mansi si doveva calcolare un fuoco.

Un documento del 1335 riporta per la frazione di Ponzano l’esistenza di 5 fuochi e mezzo, per Paderno 6 fuochi e un quarto, per Merlengo 7 fuochi e tre quarti Questi dati sono riportati nella tavola 28 dell’opera di GIOVANNI NETTO “Treviso e il suo territorio” ricerca storico-statistica del comune di Treviso edita a Treviso nel 1960 e nel volume di monsignor AGNOLETTI “Treviso e le sue pievi” opera citata, volume II, pagg. 614, 617 e 622. L’Agnoletti attribuendo ad ogni “fuoco” il numero di 80 abitanti indica erroneamente per la frazione di ponzano, in quell’epoca, 440 abitanti = questo non è possibile, perchè il termine “fuoco” non indicava, come si è creduto nel passato, una quantità di persone, bensì un’entità territoriale. Tale livello di popolazione è documento solo per il XVII secolo. A Paderno l’Agnoletti attribuì pertanto, sempre per il 1335, 500 abitanti, e a Merlengo 620 anime.; questo farebbe sì che, data un’assoluta prevalenza di terreni affittati, l’estensione fondiaria complessiva di Ponzano sarebbe stata di 3120 campi.

Sempre per il quarto decennio del XIV secolo, gli atti curiali indicavano la chiesa parrocchiale di Ponzano come cappella della Pieve di Postioma, col titolo di S. Leonardo; secondo il Dal Colle la chiesa sarebbe esistita già in atti del 1162, e sarebbe appartenuta fin d’allora al monastero benedettino del Tal-pon, cioè all”‘Ospedale del Piave”, sito nei pressi dell’omonimo fiume all’incrocio con la via Claudia Augusta Altinate Così è scritto alla pag. 12 dell’opuscolo di DAL COLLE “La villa di Ponzano Veneto e la sua chiesa” opera citata, che fa riferimento a non meglio identificati “manoscritti curiali delle collette, 1330”..

I primi decenni del 1300 furono un’epoca di lotte fra i signori del Veneto per il controllo della città di Treviso, nell’ambito dei conflitti fra le forze guelfe, favorevoli al papato, e ghibelline, partigiane del potere imperiale. Nel 1317 Cangrande della Scala, signore di Verona, ghibellino, tentò la conquista del territorio di Treviso e della città stessa. Treviso si appellò al duca Federico d’Austria, che nel 1319 inviò a reggere la città il conte Enrico di Gorizia, guelfo. Cangrande rinnovò gli attacchi, sostenuto in Treviso da suoi fautori SIMONSFELD H. “Compendio della storia di Treviso” Treviso 1894 . BAILO L. “Di alcune fonti per la storia di Treviso” Venezia, 1879 • VERCI G.B. “Storia della marca trevigiana e veronese” volumi 20, Venezia 1791 • MICHIELI A.A. “Storia di Treviso” opera citata.. Nel corso di queste lotte, secondo lo storico cinquecentesco Bonifacio, i fuorusciti della città “corsero nel Trivigiano, mandando a ferro e a fuoco alcune ville, tra le quali furono Ponzano e Roncade BONIFACIO G. “Istoria di Trivigi” -1 edizione, Treviso 1591; II edizione, Venezia 1744; ristampa anastatica, Bologna 1969, pag. 318.. Probabilmente, in queste circostanze rimaste epiche, il paese fu distrutto, e con esso, devastate le colture.

Le scorrerie e devastazioni continuarono nei decenni successivi fino a che, nell’anno 1338, Treviso ed il suo territorio divennero dominio della Repubblica di Venezia. Vi fu un’interruzione nel dominio veneziano fra il 1384 e il 1388, allorché la città passò sotto il governo della famiglia dei Da Carrara, e nel 1388 il controllo della Serenissima sul Trevigiano divenne definitivo. Esso si sarebbe protratto ininterrottamente fino al 1797, anno in cui ebbe termine la Repubblica di Venezia.

Dobbiamo ricordare un altro episodio avvenuto a Ponzano alla fine del XIV secolo: nel 1378 sorse, tra i comuni di Paderno e Merlengo ed i chierici della chiesa di S. Giorgio di Postioma, una questione giudiziaria sul pagamento dei “quartesi” per terreni posti al confine delle parrocchie suddette. I “quartesi” sono un’antica forma di decima (= contribuzione fiscale consuetudinaria), consistente nella quarantesima parte del raccolto, che in genere si pagava, nelle nostre campagne, al parroco del proprio paese, a ricompensa della sua attività. Essi venivano versati in natura, cioè tramite i prodotti della terra: quest’uso continuò fino a pochi anni fa, ed ora, con la Legge del 7 gennaio 1974, N. 3, è stato commutato nel diritto di credito PERINOTTO E. “Le decime nella Marca Trevigiana” Treviso 1958..

Probabilmente, la lite sviluppatasi nel 1378 riguardava il diritto a ricevere i “quartesi” su terre di cui non era chiaro a quale parrocchia appartenessero: se Paderno, Merlengo o Postioma. Fu eletto a giudice della questione l’abate del monastero di S. Giorgio Maggiore di Venezia Nell’archivio di s. Giorgio Maggiore, a Venezia, si trova copia del documento, che contiene un “consilium D. Abbati s. Georgii et doct. Philippi de Regio super quaestionem quartesiorum vertentem inter clericos ecclesiae s. Georgii de Posthoima et commune Paderni, Merlenghi ed Musoni”. Un estratto di esso fu pubblicato da CICOGNA E.A. in “Delle inscrizioni veneziane” volumi 6, Venezia 1824/1853 a pag. 525 del IV volume. Lo stesso Cicogna scrive che, nel documento, fu alterata la grafia di Merlengo (scritto Melengo) e di Postioma (erroneamente definito Postema)., che doveva essere considerato arbitro imparziale, in quanto abitante lontano dai luoghi nominati. Il problema, probabilmente, non dovette risolversi tanto presto se ancora nel 1478 “fu bastonato il prete (di Ponzano) per questioni di terre alla Postioma, verso la Barucchella, ed i rei furono scomunicati” DAL COLLE “La villa di Ponzano Veneto e la sua chiesa” opera citata, pag. 15. L’autore cita questo episodio senza indicare il documento da cui lo ha tratto..


Note: