Ponzano : Note Storiche
L'ALTO MEDIOEVO NELL'AREA DI TREVISO
Le invasioni barbariche
Quasi tutte le invasioni barbariche dell’Italia, avvenute negli ultimi secoli di vita dell’Impero Romano, provennero dalle grandi pianure dell’Europa Orientale e trovarono nel Veneto un naturale punto di passaggio. Esse furono causate dalle migrazioni a lunga distanza di popoli tradizionalmente nomadi, che trovarono scarsa opposizione da parte dei Romani e poterono, quindi, invaderne i territori, determinando cosila caduta dell’Impero Romano, tradizionalmente collocata nell’anno 476 dopo Cristo VILLARI R. - Storia Medioevale - BARI 1974 .
Ebbe inizio l’«Alto Medioevo», periodo di decadenza economica e sociale degli antichi centri urbani e di isolamento e stagnazione nelle campagne dell’Italia Settentrionale.
Alla fine del secolo IV risalgono le invasioni dei Quadi, dei Marcomanni e dei primi Goti. Più gravi quelle del V e VI secolo, tra cui sono particolarmente importanti per il Veneto quelle dei Visigoti, guidati dal re Alarico, tra il 401 e il 410; degli Unni di Attila nel 451/452 (distruzione di Oderzo, Aitino, Aquileia, Feltre, ecc.); degli Alani (463); degli Eruli; degli Sciti e quindi degli Ostrogoti, guidati da Odoacre (tra il 475 e il 493, con battaglie tra l’Isonzo e l’Adige) e poi da Teodorico LOPEZ R.S. - La nascita dell’Europa. Secoli V - XIV. TORINO 1967 e ristampe successive .
Questi ultimi fondarono un regno che comprendeva parte dell’Italia, includendo nel proprio sistema di governo alcuni aspetti della tradizione romana. Tuttavia, in un’epoca caratterizzata da rapidi mutamenti politici e territoriali, ad essi subentrò l’Impero Bizantino, che acquisì il controllo del Veneto nel 553 d.C. Non mutarono le misere condizioni economiche della regione, soggetta ad annate di carestia, alluvioni ed epidemie di peste. Infine, l’ultima grande invasione barbarica fu quella dei Longobardi, guidati da Alboino, che nel 568 conquistarono l’Italia Settentrionale, con devastazioni e rovine nelle superstiti città e scorrerie ed incendi nelle campagne. Essi crearono un nuovo regno, suddiviso in ducati e gastaldati: a Treviso ebbe sede un gastaldato e la città divenne così il centro amministrativo della zona circostante.
I Longobardi, di religione ariana, giunsero dal Friuli attraverso la Via Postumia e, avvicinatisi a Treviso, risparmiarono la città, secondo la leggenda, per intervento del vescovo Felice, che li affrontò a Lovadina, sulle rive del fiume Piave MICHIELI A.A. - Storia di Treviso - FIRENZE 1938. Secondo lo storico, il Vescovo trevigiano Felice incontrò il re longobardo Alboino nel 569, intimandogli di allontanarsi dalla zona e minacciando su di lui la punizione divina. Si narra, infatti, che Treviso fu tra le poche città risparmiate dalla distruzione.. In assenza di documenti scritti, non è possibile affermare la veridicità dell’episodio, che resta comunque significativo della fede che le popolazioni nutrivano nei confronti della Chiesa Cattolica, pur allora così giovane e posta di fronte ad un periodo di tali turbolenze.
Anche lo storico Paolo Diacono, vissuto in epoca medioevale, narrò la vicenda dell’incontro del vescovo Felice con il re longobardo AlboinoPAULUS DIACONUS - Historia Longobardorum - II, 12 in “Monumenta Germania? Histonae - Scriptores Rerum Longobardarum et Italicarum- Saec. VI - IX: “Igitur Alboin(us) cum ad fluvium Plabem venisset, ibi ei Felix, episcopus Tarvisinae ecclesiae occurrit - Cui rex, ut erat largissimus, omnes suae ecclesiae facultates postulanti concessit et per suum pragmaticum postulata firmavit”..
Molte città venete, fra cui Padova e Oderzo, decaddero o furono distrutte nel corso del VII secolo: parte delle popolazioni indigene, oppresse dalla dominazione dei barbari, emigrò verso la laguna, fondando così i nuclei di Torcello e, più tardi, Venezia.
Note:
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