Ponzano : Note Storiche

LE CONDIZIONI DI VITA DELLA POPOLAZIONE NEI SECOLI SCORSI

Malattie e mortalità

La pellagra fu la malattia che incise in particolar modo nelle campagne venete. Essa era legata al consumo del mais, che rappresentava il cibo principale dei contadini: poiché il granoturco non contiene la vitamina PP, presente in altri cereali, se esso non è integrato da altri cibi può dar luogo alla pellagra, oggi riconosciuta come sintomo di avitaminosiUn utile riassunto sull’argomento è contenuto nell’articolo di LUIGI FACCINI: “Storia sociale e storia della medicina” pubblicato in Studi Storici, n. 2 - 1976..

Questa malattia si manifestava inizialmente con arrossamenti della pelle delle mani, a cui seguivano difficoltà nella digestione e diarree. Veniva poi coinvolto i l cervello, e l’ammalato di pellagra giungeva a l delirio ed alla pazzia, ultimo stadio precedente la morteLe fasi della malattia sono descritte nell’opuscolo di LUIGI ALPAGO NOVELLO: “Il granoturco e la pellagra. Manuale pel contadino” pubblicato a TREVISO nel 1883..

Si riteneva erroneamente che questo male fosse dovuto al consumo di granoturco guasto: questa convinzione si mantenne fino ai primi decenni del Novecento.

I primi scrittori che si occuparono di pellagra pubblicarono le proprie opere prima del 1780Tra i primi scrittori ad occuparsi di pellagra, furono il Frapolli nel 1771, l’Odoardi nel 1776 e lo Zanetti nel 1778. Inoltre, M. GHERARDINI pubblicò a MILANO nel 1779 l’opera “Della pellagra”.: segno, questo, che all’epoca la malattia si era già diffusa, parallelamente al peso rivestito dal mais nell’alimentazione contadina. Furono creati appositi “pellagrosari”, come quello di Mogliano Veneto, in cui si tentava di curare la malattia, soprattutto con un’alimentazione adeguata: il male, tuttavia, poteva essere arrestato solo se curato nelle sue fasi inizialiL. ALPAGO NOVELLO - “Sulla prima introduzione del granoturco e la prima comparsa della pellagra nel Veneto…” - UDINE, 1916..

Già i primi studiosi che si occuparono della materia rilevarono che la pellagra colpiva le famiglie più povere, che non erano in grado di nutrirsi in maniera equilibrataIl primo scrittore trevigiano ad occuparsi di pellagra fu GASPARE GHIRLANDA di cui fu pubblicata a TREVISO nel 1807 una “Lettera inedita del signor Gaspare Ghirlanda medico in Treviso intorno alla pellagra ivi dominante”. :in effetti, le ricerche da me compiute a Ponzano dimostrano che ne furono afflitti i contadini di condizioni economiche più disagiate.

image Fede di sepoltura emessa dal medico Baldasso su richiesta del Comitato di Sanità di Treviso il 4.4.1803. Riguarda la morte di Antonio Sartori di Ponzano. A partire dalla fine del XVIII secolo si introdusse la presenza dei medici anche nei paesi del Trevigiano: tuttavia, solo nelle famiglie benestanti i malati erano curati regolarmente. Archivio Parrocchiale, Ponzano.

Così scriveva nel 1808 il prefetto di Treviso al sindaco di Merlengo (in realtà, Ponzano): “Informato che in codesta Comune, ed in quelle di Postuoma, Porcellengo,Musan, Signoressa rendesi urgente l’assistenza di un medico, massime per curare radicalmente la malattia della pelagra conosciuta sotto il nome di scorbuto a cui vanno soggetti li contadini più poveri…Documento manoscritto emesso a Treviso il 30 gennaio 1808 dal prefetto Casati (N. 2129), conservato nell’Archivio di Stato di Treviso, Fondo Archivio Comunale, Busta 825, Fascicolo Sanità.”. Nel Registro dei Morti della parrocchia di Ponzano, a partire dal 1782 sono registrati numerosi casi di morte per pellagra, che viene definita come tale solo dopo il 1830. Fino ad allora, i parroci scrivono, tra le cause di morte: “male nel cerebro”(= cervello), “pazzia e demenza”, “scorbuto”, “effetti scorbutici”, “deliquo”, “vanegio” ed altre.

Talvolta, la malattia mentale collegata alla pellagra spingeva gli individui al suicidio: è il caso, ad esempio di Graciosa Biffis, che fu sepolta a Ponza- no l’8 novembre 1793. Così scrisse il parroco: “oppressa da scorbuto, dopo anni due circa di male finalmente mansueta morì coll’appicarsi (= impiccarsi), non ricevette alcun sacramento per essere (=perchè era) fuori di sè...”Nota manoscritta del parroco Don Pietro Cella sul Registro antico dei Morti della parrocchia di S. Leonardo e Rocco di Ponzano.. Un altro caso drammatico, a Ponzano, si ebbe nel 1878, allorché una donna, malata di pellagra, si gettò nel pozzo dopo avere strangolato il proprio figlio di tre anniNotizia pubblicata sul giornale “La provincia di Treviso” del 18.9.1878..

Secondo stime dei delegati del governo austriaco, nell’anno 1816 i pellagrosi erano, nella sola provincia di Treviso, circa 40.000: la cifra è palesemente esagerata, mentre appare più attendibile la successiva indicazione che, nel 1881, i pellagrosi erano, nel Veneto, il 7,39% della popolazione totaleQuesti dati sono pubblicati dal BERENGO nell’opera già citata: “L’agricoltura veneta dalla caduta della Repubblica all’Unità” a pag. 92..

Un’altra malattia che, nel corso dell’Ottocento, si manifestò informa rilevante fu il colera. Ad esempio, durante l’epidemia del 1886, a Ponzano furono colpite dal colera 65 persone: si ebbero 41 guarigioni e 24 morti, con un tasso di mortalità vicino al 40%Questi dati sono pubblicati nell’opera di D. MONTERUMICI - “L’invasione colerica del 1886 nella provincia di Treviso” edita a TREVISO nel 1888..

II vaiolo, invece, era presente endemicamente nelle grandi città e solo periodicamente nei borghi e nelle campagne, dove infieriva con particolare durezza sui bambini di età inferiore ai dieci anni. La vaccinazione antivaiolosa, scoperta nelle ultime decadi del Settecento, si diffuse nelle nostre campagne solo agli inizi dell’Ottocento, durante il dominio napoleonico. Fino a quell’epoca, si erano susseguite nel Trevigiano diverse epidemie di vaiolo.

Ho trovato traccia di quella del 1720, in cui a Ponzano morirono 10 bambini, di cui 5 maschi e 5 femmine, di età compresa tra i 4 mesi ed i 12 anni.

image Ricevuta dell’avvenuta vaccinazione anti-vaiolosa. Ponzano, novembre 1807. Si tratta della pri- ma volta in cui questa vaccinazione fu applicata a Ponzano; negli anni precedenti, ilvaiolo ave- va colpito soprattutto i bambini, con epidemie periodiche, in ciascuna delle quali ne morivame- diamente unadecina. Conservata in Archivio di Stato di Treviso, Fondo Archivio Comunale, busta 825.

Poiché sui registri veniva indicata la durata della malattia, se ne deduce che il decorso della stessa poteva variare dai 5 ai 20 giorni. Spesso venivano colpiti i bambini di una stessa famiglia, anche se la contagiosità non era necessariamente immediata: l’epidemia del 1720 si era iniziata a Ponzano nel mese di marzo, e si concluse dopo 5 mesi, in agosto.

L’interruzione dei registri mortuari tra il 1721 e il 1770 non ci consente di seguire le epidemie verificatesi a Ponzano in quell’epoca: comunque, nel 1790 vi fu, nei mesi di luglio ed agosto, un’altra epidemia di vaiolo che uccise 4 bambini. È necessario ricordare che solo una parte degli ammalati di vaiolo morivano, in genere quelli in età infantile: gli adulti sopravvivevano più facilmente. Colui che scampava alla morte acquisiva un’immunità permanente di fronte alla malattia.

Ancora nel 1796, fra gennaio e marzo, vi furono 4 casi di bambini morti per vaiolo, definito in quell’epoca “vajuolo” o “varolle”. Nell’anno 1803 si ebbe a Ponzano l’ultima, grave epidemia di vaiolo, in cui morirono, nello spazio di 3 mesi, da marzo a giugno, 9 bambini e ragazzi di età compresa tra i 2 mesi ed i 19 anni.

Fu solo alla fine del 1807 che si prese il provvedimento di vaccinare tutti i bambini di età compresa fra i 2 mesi ed i 13 anni, ritenendoli i più esposti alle epidemie di vaiolo. Nella frazione di Ponzano fu inoculata la vaccinazione anti-vaiolosa a 77 bambini, a Merlengo risultarono vaccinati 76 bambini ed a Paderno 96, escludendo solo coloro che in quel momento erano ammalatiQuesti dati sono contenuti nei documenti conservati nel fascicolo “Sanità” - Busta 825 - Fondo Archivio Comunale - Archivio di Stato di Treviso.. Questi dati si riferiscono alle vaccinazioni compiute nel novembre del 1807: gli elenchi dei bambini furono compilati dai rispettivi parroci, che probabilmente si adoperarono per convincere le famiglie a sottoporre i figli al vaccino anti-vaioloso.

Infatti, così scriveva un funzionario alla Municipalità di Paderno, Ponza- no e Merlengo: “Rendesi necessario per il buon effetto, che invitiate sollecitamente li Parrochia parlarne dall’Altare, affinché il popolo tutto istruito concorra coi propri figli a godere della salutare beneficenza”Ibidem, Busta 825 - Il documento da cui ho tratto la citazione è datato 30 ottobre 1807 e fu emesso dalla Commissione dipartimentale di sanità del Tagliamento.. Le popolazioni rurali diffidavano dell’innovazione, avendo nei confronti della medicina un rapporto assai saltuario, e si rese necessaria l’opera dell’autorità civile e religiosa perché le vaccinazioni avessero seguito. Difficile è l’identificazione del- le altre malattie che colpivano gli abitanti di Ponzano, sulla base delle registrazioni mortuarie, in genere compilate da persone prive di conoscenze mediche.

Ricordo, tra le altre, le febbri di vario genere, molto diffuse, e che rappresentavano spesso il sintomo di una malattia, più che una particolare infezione. Tra esse, vi erano le febbri “caterali”, “putride”, “terzane”, “quartasse”, “infiammatorie”, “maligne”, oltre a denominazioni meno frequenti.

Spesso veniva indicata, tra le cause di morte, l’“idropia”, o “idropisia”: il termine, ancora una volta, non indica una specifica malattia, ma un generico gonfiore, dovuto a ritenzione di liquidi. Molti anziani morivano per “male di petto” o “male di punta”: probabilmente ci si riferiva a polmoniti, bronchiti, tubercolosi o altre malattie dell’apparato respiratorio.

Altre misteriose denominazioni che compaiono tra le cause di morte so- no “male interno” e “male di flusso”: suppongo che questi termini venissero utilizzati allorché la malattia in questione sfuggiva, per il parroco o cappellano che compilavano i registri, a classificazioni più precise.

Nel caso di “mal di gola” probabilmente la causa di morte era la difterite, diffusa allora in forma epidemica, soprattutto tra i bambini. A volte si indicava esplicitamente il termine “dissenteria”: in questo caso, la morte poteva essere dovuta ad una gastroenterite acuta o al colera, già nominato.

Vi erano anche altre cause di morte, che comparivano di rado. Ricordo, tra le diverse denominazioni: “mal di sangue”, “colpo apoplettico”, “male cronico”, “tosse pagana”, “asma”, “resipilia”, “mal del simioto”, “itterizia”, “male di viscere”, “mal slavico”, “pisentezza”. I decessi per aborto o parto erano indicati esplicitamente solo in pochi casi, e sono deducibili solo quando si nomini anche la morte del figlio appena nato: spesso c i si riferiva più genericamente a febbri o al “male interno”.

Per quanto riguarda la mortalità infantile, il “mal di vermi” era una delle cause di morte. Si riteneva, cioè, che la presenza di parassiti nell’apparato intestinale dei bambini, allora piuttosto frequente, potesse essere la ragione per cui essi morivano.

Tuttavia, la denominazione che compariva più di frequente tra le cause di morte era lo “spasimo”, che veniva indicata come la ragione del decesso nel 40% dei casi. Questo termine veniva utilizzato per tutti i casi di morte dei bambini d i età inferiore a i 5 anni e, talvolta, anche per la morte dei minori d i 12 anni. Evidentemente, in un’epoca in cui la mortalità infantile era molto elevata, non c’era la preoccupazione di indagare oltre sulle cause di morte dei bambini. Si scriveva “spasimo” per indicare solamente i sintomi della malattia, e cioè le contrazioni che precedevano il decesso: si potevano intendere, perciò, cause diverse, come insufficienza cardiaca o respiratoria, infezioni virali o microbiche, ecceteraTutte le denominazioni di malattie finora indicate sono tratte da ricerche personali compiute da me nell’Archivio Parrocchiale di Ponzano - Registri delle morti ed in altri Archivi Parrocchiali del Trevigiano..

Durante tutto il Settecento e la prima metà dell’Ottocento, la mortalità infantile, a Ponzano, si mantenne molto elevata: entro i primi 10 anni di vita moriva circa la metà dei bambini nati. In particolare, circa un terzo dei nati moriva alla nascita, o comunque entro il primo mese di vita, con delle punte di mortalità nei mesi invernali, Coloro che sopravvivevano giungevano, nella media dei casi, all’età di 60 anni: questo faceva sì che la “speranza di vita media alla nascita” fosse vicina ai 30 anni. Per fare un raffronto, l’attuale “speranza di vita media” si aggira intorno ai 70 anniSpero che questi termini siano stati chiari - La “speranza di vita media alla nascita” viene calcolata dai demografi come il rapporto tra il tasso di natalità medio ed il tasso di mortalità medio. Nel caso degli abitanti di Ponzano dei secoli scorsi, la loro speranza di vita era di 30 anni poiché essi raggiungevano i 60 anni, ma la metà di essi moriva in culla: quindi, ciascuno di essi poteva sperare di vivere mediamente 30 anni..

Le ragioni principali di questa alta mortalità infantile (ai nostri giorni, essa non supera il 2-3% delle nascite) erano nelle scarse conoscenze scientifiche della medicina e nell’assenza di medici nelle zone rurali. Nello studio su Ponzano, ed esempio, ho rilevato che la mortalità infantile colpiva in misura piuttosto simile le famiglie borghesi e quelle contadineConfronta in proposito: ADALBERTO PAZZINI - “Bibliografia di Storia della medicina italiana. MILANO, 1939. A. MORANDI - “Trattato universale teorico e pratico dei parti. VENEZIA, 1788..

Fino alla seconda decade dell’Ottocento non vi furono medici o chirurghi residenti stabilmente a Ponzano: in genere, solo coloro che potevano permetterselo venivano visitati dal medico in caso di malattia.

La prima indicazione di visita medica compiuta a Ponzano risale al 7 febbraio 1808, nel caso di una giovane signora morta per “male di parto”. Molto spesso, a partire da quella data, il parroco indicò sul Registro dei Morti: morto dopo mesi-giorni ... di malattia senza medico”.

La presenza di una “pubblica ostetrica” a Ponzano è indicata fin dal 1771: mancando la documentazione relativa agli anni immediatamente precedenti, è probabile che ve ne fosse una subito dopo la metà del Settecento, parallelamente a quanto accadeva nelle altre zone del Trevigiano Utile è il raffronto con l’opera di N. BERNATI - “Brevi istruzioni dell’arte ostetricia” edita a TREVISO nel 1778.(289) Nota manoscritta datata 25 agosto 1807 e rivolta alla municipalità di Ponzano. Conservata nell’Archivio di Stato di Treviso. Fondo Archivio Comunale. Busta 825. Fascicolo Sanità.. Le ostetriche assistevano i parti e provvedevano a battezzare immediatamente i bambini in pericolo di vita: per questo motivo esse sono spesso nominate nei Registri dei Morti. In definitiva, fu solo nelle prime decadi dell’Ottocento che la medicina ed i nuovi principi sanitari si diffusero nei paesi di campagnaNota manoscritta datata 25 agosto 1807 e rivolta alla municipalità di Ponzano. Conservata nell’Archivio di Stato di Treviso. Fondo Archivio Comunale. Busta 825. Fascicolo Sanità.. Ad esempio, nel 1807 si propose, senza esito, di abbandonare l’uso del cimitero posto di fianco alla chiesa per trasferirlo fuori dall’abitato: ciò avvenne per Merlengo nel 1857 e per Paderno e Ponzano solo nel 1961.


Note: