Ponzano : Note Storiche

VICENDE MEDIOEVALI A PONZANO

Il primo periodo della dominazione veneziana (secolo XV)

Come già accennato, il territorio trevigiano entrò definitivamente a far parte della Repubblica Veneziana nel 1388. Nei decenni successivi al mutamento politico — prima metà del Quattrocento — non si ebbero cambiamenti sostanziali nella struttura economica ed amministrativa del Trevigiano. Venezia istituì delle “podesterie” in tutte le cittadine della terraferma veneta: per il Trevigiano, ad Asolo, Castelfranco, Conegliano, Oderzo ed altri. A capo di ognuna di esse era un podestà, in genere un patrizio veneziano, che doveva giudicare in maniera imparziale e reggere per un periodo di 18 mesi il territorio affidatogli Utile, in proposito, è la lettura del volume: • SANDI V. “Principi di storia civile della Repubblica di Venezia” volume I, parte II (anni 1300-1450), Venezia 1755.
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Ponzano restò soggetta alla vicina città di Treviso ed i suoi rapporti con la città non ebbero a mutare tra la fine del Medio Evo e gli inizi dell’Età Moderna. Continuarono, sostanzialmente uguali, le attività economiche, soprattutto agricole, e non vi furono cambiamenti di rilievo, per quanto è possibile accertare, nel tenore di vita degli abitanti della zona Notizie generali sulla dominazione veneziana nel trevigiano sono contenute in: • TENTORI C. “Saggio sulla storia civile, politica, ecclesiastica e sulla corografia e topografia degli stati della Repubblica di Venezia” (vari volumi), Venezia 1790.
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Ho rinvenuto alcuni documenti del XV secolo, che contengono riferimenti all’area di Ponzano e sono uno strumento utile per ricostruire la storia, in quel secolo.

Tra essi, il primo in ordine cronologico è una dichiarazione d’estimo compilata nel 1434, a Ponzano, da parte del Monastero di S. Maria Maggiore di Treviso, che vi possedeva dei beni Documento manoscritto conservato nell’archivio di stato di Treviso, fondo s. Maria Maggiore di Treviso (monasteri soppressi), busta 18, carta 13, recto + verso.. Essa è composta in volgare: l’uso del latino è stato abbandonato a favore della lingua parlata, che è più vicina al dialetto veneto, che non all’italiano.

Trascrivo di seguito alcuni passaggi del documento, fotografato nell’illustrazione seguente: “1434 Adì primo Zener… Compare Ser Nitolo da Lanzenigo per notar tute le peze de terra pradive… he boschive. Item… per notar tute le peze di terra piantade he videgade cum quante piantade aveva cadauna peza. Item dar per notar le piantade zovene…

...E che saveva tuto (el) terre de Santa Maria Maor dela villa de Ponzan. Eh comenza el per dirne
IN PONZAN…”

image Documento datato “primo zener 1434”, che descrive i possedimenti del monastero di S. Maria Maggiore in Ponzano. Sono indicati i nomi dei proprietari delle terre confinanti e delle località in cui i campi sono situati. La grafia utilizzata è quella tipicamente in uso nel Quattrocento. Conservato nell’Archivio di Stato di Treviso, Fondo S. Maria Maggiore - Busta 18 - Carta 13. 

Segue una lunga descrizione di queste terre, che vengono descritte nelle colture praticate su di esse e delineate nei propri limiti, indicando a chi appartengano gli appezzamenti di terra confinanti. I proprietari di terre a Ponzano qui descritti sono: Piero Da Paran, di Ponzano; gli eredi di Sier Dona da Sileto; gli eredi di Messer Domenego da Borso; la congregazione di Treviso; Ser Zuthonato da Sant’Andra; Ser Bortolo da Paderno; la “guiza” (= chiesa) di Ponzano; Ser Pollo (= Paolo) Cariolato notaio; messer Zani da Monigo; Messer Piero dal Domo (= Duomo) di Treviso; Messer Jacomo e messer Zampiero da Borso; (l’ospedale di) Santa Maria dei Battuti (di Treviso); Girardo de Zuane da Ponzan; gli eredi di Ser Bartolamio del Paxe di Merlengo. Le località citate nel documento sono i luoghi detti: “Cai Poveiana”, “appresso la Postuoma”, “a le Bolpeze”, “Almegri”, “Cai da Merlengo”, “Contrada della Fossa”. Emerge il fatto che, in quell’epoca, le terre prative erano assai diffuse, più di quanto non fu nel Settecento ed Ottocento quando la maggior densità di popolazione costrinse a coltivare a seminativi anche i terreni precedentemente adibiti al pascolo. Nella prima pagina di questo documento, sotto la scritta a stampatello “in Ponzan”, il compilatore annotò: “Prima uno sedime de terra pradiva, he pradiva cum caxa he teza suxo cum piantade…”. La “caxa (=casa) e la “teza” (= fienile) di cui si parla qui sono gli elementi tipici dell’ambiente rurale, di cui tratteremo più a lungo nei prossimi capitoli.

L’Archivio dello stesso monastero di S. Maria Maggiore di Treviso, soppresso in età napoleonica, possiede altri documenti quattrocenteschi riferiti a Ponzano, simili a quello ora descritto, e datati 1467-1468-1469-1471 e 1473.

Nell’Archivio Notarile di Treviso sono presenti diversi atti che furono compilati, tra il 1434 e il 1456, dal notaio Giacomo de Ruga, fu Lazzaro, di Paderno. Egli ci ha lasciato un registro manoscritto, rilegato in pergamena e, purtroppo, molto deteriorato1 Archivio di stato di Treviso, fondo archivio notarile, notaio GIACOMO quondam Lazzaro DE RUGA di Paderno, busta 231.. Esso contiene dei conteggi e delle quietanze per somme ricevute da abitanti di Paderno e Merlengo, oltre a copie di atti stesi a Paderno dal notaio e relativi a beni situati nel paese di Ponzano ed a Musano, Fontane, oltre a località più lontane come Portogruaro e Mussolente. Il notaio tenne, inoltre, una registrazione delle proprie spese, sostenute in quegli anni.

Interessante, fra i documenti compilati da Giacomo de Ruga, è la registrazione di un contratto dotale, conseguente ad un matrimonio verificatosi nell’aprile 1441, “per verba de presenti”, tra Pietro, figlio di Giovanni di Albaredo e Donna Malanzeta, probabilmente di Vedelago. L’atto fu redatto a Paderno, nell’abitazione del notaio ed è parzialmente riprodotto nell’illustrazione della pagina precedente1 Vedi nota precedente, carta sciolta, non numerata, datata 30 Aprile 1441 e conservata nel registro del notaio Giacomo de Ruga di Paderno. trascrivo ora la descrizione del corredo della sposa, ad ogni oggetto del quale viene attribuito un valore monetario.

“Un gonela con botoni… una gonela di boreton; una paliga nuova; uno bancho nuovo; uno lito dipignolato (?) nuovo; uno paro di nenzuoli…; uno paro di nenzuoli…; tre camise nuove; do camisoti; sete facuoli nuovi; oto saisie (?) nuove; quatro forete; do schufie; quattro schufie; sie facuoli de bambaso. (Seguono i conteggi sul valore della dote)”.

image Elenco di un corredo compilato nell’anno 1441 a Paderno di Ponzano dal notaio De Ruga. Sono indicati i diversi capi di abbigliamento e la biancheria per la casa che la sposa portava in dote con sè; ad ogni oggetto viene attribuito un valore economico. Conservato nell’Archivio di Stato di Treviso, Fondo Archivio Notarile - Busta 231.

Gli elementi più significativi, presenti in questo contratto dotale, oltre alla descrizione degli oggetti ed abiti dell’epoca, sono l’uso del dialetto, che era già allora la lingua parlata dalle popolazioni, e la relativa ricchezza del corredo qui descritto: in genere, presso la famiglie dei contadini, la povertà faceva sì che gli oggetti usati nelle case fossero molto pochi e gli arredi ridotti al minimo. Un documento precedente dello stesso notaio, datato 1438 e compilato “in villa de Ponzano” ci riferisce di un passaggio di proprietà di terre tra “Ser Johannes (Giovanni) Floris de Ponzano” e “Ser Laurentio de Merlengo”, presenti “Cristoforo figlio de Polini”, sempre di Ponzano, e “Donna Jacoba”, figlia di Stefano da Feltre Vedi nota precedente, carta non numerata, datata dicembre 1438.. Esso descrive, in parte, la realtà sociale, già allora piuttosto complessa, di un’area come quella di Ponzano, in cui il possesso fondiario era frazionato fra diversi piccoli proprietari ed iniziava allora a delinearsi una borghesia locale.

Sempre del 1438, è una “nota spese” del notaio stesso Vedi nota precedente, carta non numerata, datata dicembre 1438., in cui egli descrive quanto ha acquisito, ad uso della propria famiglia, nell’anno in corso. Tra i generi di consumo, compaiono: “...agnelli; anguille salade; boti de vin da porta; pezze de panni; sai; panj da magnar; drapo da…; carni; zucharo, miei; candele; un paro de scarpe azure; un paro de scarpe a l’Agnese; tinozze». Inoltre, vengono annotati i pagamenti per acquisti di beni o per opere svolte da artigiani del luogo: “contadi ducati… a Messer Bortholamio fornasier”; “Dadi a Jacomazzo per pagarsi il formento”; “per far portar la bote de la casa de Missier Capodista a l’altra casa”; “per la fatura de la gonella de Tomaso”; “per la fatura de uno per de calze”; “per far la gonella de Zani” e molti altri. Si delinea, attraverso questi documenti, la vita dell’intera famiglia del notaio: egli conduceva, sicuramente, un’esistenza molto più agiata della media dei suoi compaesani, e consumava prodotti che, all’epoca, venivano considerati esotici, come 10 zucchero, o che venivano prodotti altrove ed acquistati in città, come le anguille salate.

L’alimentazione contadina, invece, almeno fino all’Ottocento, si limitò ai cereali, integrati da verdure e formaggio. La frutta e le carni bovine comparivano raramente sulla tavola, perchè non venivano prodotte dagli stessi agricoltori, ma dovevano essere comperate nei mercati della vicina città. L’economia rurale, fu caratterizzata perciò durante tutti i secoli passati dalla stretta autosufficienza produttiva.

Un’altra dichiarazione fiscale pervenutaci, che fu composta nel 1434 ed è relativa a beni posseduti nell’area di Ponzano, è quella di “Piero Bozeto laner”, residente in Treviso nella Parrocchia di Santi Quaranta “Condicion de Piero Bozeto laner”, composta di quattro fogli sciolti e conservata nell’archivio comunale di Treviso, alla busta 1073. Archivio di stato di Treviso.. Tra i possessi indicati, vi sono “ancora un manso messo in la villa de Merlengo el qual… è senza vide e arbori la mazor parte”, ed altri situati sempre a Merlengo. Di essi si descrive in questo documento, riportato nell’illustrazione precedente, la composizione delle colture e la collocazione rispetto agli altri proprietari del paese. Il testo prosegue indicando i canoni d’affitto percepiti in ragione del manso di Merlengo: “Et sora dito manso, paga el fito e de tegnudo afito Ser Iacomo Baxerio e Nicholao so fiuollo da Merlengo. Stara tre de formento; stara uno de meyo; stara uno de sorgo et le onoranze». La prevalenza delle colture cerealicole era perciò evidente fin d’allora, e si sarebbe ulteriormente sviluppata nel corso del Seicento con l’introduzione del mais, detto granoturco.

image Dichiarazione fiscale di Piero Bozeto laner, con descrizione dei beni posseduti in Merlengo e Villorba. Datata 29 marzo 1434, dimostra l’esistenza di un villaggio collegato alla città e dotato di una sua struttura già in quell’epoca. Alla metà, circa, del documento (ove sottolineato) si legge: “...anchora una peza de terra prativa del dito manso messa in villa de Merlengo… da una parte la via da Bolpago da laltra Ser Lazaro da Paderno” (trascrizione letterale del testo). Archivio di Stato di Treviso Archivio Comunale Busta 1073.

Tra le varie dichiarazioni d’estimo compilate nell’anno 1434, ed ora conservate su fogli sciolti, in una scatola relativa a “Treviso e campagna”, vi è anche quella di “Sier Anthoni Fiol de Ser Zulian da Merlengo” Condicion di Sier Anthoni da Merlengo contenuta nella busta 1073 Archivio comunale, archivio di stato di Treviso.. Egli possedeva diverse case “murade, salezzade, coverte de copi”, in Treviso oltre a “uno manso de terra arada, arborà, pianta et videgà et pradivo cum casa de copi, et teza de paia, tegnudo (in) affitto per Domenego et Borthol… in la villa de Merlengo, del qual pagan de fito formento stara… sorgo stara… e meio stara… e la mità del vin”. Segue la descrizione dei diversi appezzamenti di terra che compongono il manso.

È probabile che, nel XV secolo, il termine manso indicasse nel Trevigiano un podere di grandi dimensioni, composto di un nucleo abitato con una solida e grande casa con pareti di muratura, e tetto di “copi” (= tegole), accanto ai quali era la teza (= fienile) di paglia e di molti campi ad esso circostanti, coltivati in gran parte a cereali (“terra arada”) e delimitati da filari di viti o di alberi (“arborà, pianta et videgà”). Questa organizzazione del paesaggio agrario caratterizza tuttora l’alta pianura veneta, frazionata in campi di piccole dimensioni che forniscono al contadino i cereali, l’uva da vino e la legna da ardere Vedi in proposito: . SETTE A. “L’Agricoltura Veneta” Padova 1843 . BERENGO M. “L’Agricoltura Veneta dalla Caduta della Repubblica all’Unità” Milano 1962..

Durante il secolo XV la Repubblica di Venezia consolidò progressivamente i propri domini in terraferma ed iniziarono periodiche catastazioni dei possessi fondiari, cioè censimenti dei proprietari terrieri che riportavano il valore fiscale delle terre possedute. Le dichiarazioni d’estimo conservate per l’anno 1434 ne sono un esempio.

Nell’anno 1499 si compilò un “catasto” del Trevigiano di cui ci è rimasta una documentazione quasi completa per le frazioni distinte di Merlengo, Paderno e Ponzanov Nell’archivio di stato di Treviso, nel fondo “archivio comunale di Treviso” Busta 1078 si conservano i fascicoli cartacei, rilegati in cartoncino e composti di 30/40 fogli ciascuno, intitolati: • LIBRO DELLA VILLA DI PONZAN 1499, 19 ottobre . TERRE DEL COMUNE DI PADERNO 1499, 28 ottobre . MARLENGO 1499, 3 dicembre.. Nell’illustrazione a fianco è riprodotto il frontespizio del “LIBRO DELLA VILLA Di PONZAN”, che fu compilato il 19 ottobre del 1499. In esso sono contenuti tutti i nominativi di coloro che, in quell’epoca, possedevano dei beni immobili nel nostro paese. Ne riporto alcuni, trascritti nella grafia del tempo: “... La giexia (= chiesa) de Paderno; Piero de Pennacchi pitor; Li frati del Monastero di Santa Maria Mazor; Ser Liberal da Cornuda; Messer Agustin da Orsenigo (n.d.r.: il maggior proprietario di terre in Ponzano in quell’epoca); Messer Lazaro da Orsenigo; Il monastero di San Francesco di Treviso; Ser Zuanne Camolato notaro; Eredi del Magnifico Messer Andrea Trivixan da Venetia; Eredi di Salustio Marloto da S. Andrà; Eredi di Franceschino Zoto da Villorba…”.

Occorre rilevare che il “Piero de Pennacchi” qui nominato appartenne sicuramente alla stessa famiglia del pittore trevigiano Girolamo Pennacchis, operante alla fine del Cinquecento. Nell’Archivio Parrocchiale di Ponzano si conserva il carteggio del legato (= fondazione) istituito da Camilla de Pennacchis nel 1516 Il materiale qui descritto è stato trasferito nell’Archivio della Curia Vescovile di Treviso e si conserva, insieme ad altri antichi documenti della parrocchia di Ponzano, in una busta denominata “Ponzano, documenti antichi”, situata nella I sala., con cui la donatrice intese contribuire alla decorazione della Chiesa di S. Leonardo e Rocco, deliberando “di far fare una pala d’Aitar a sue spese alla Santina Madre del Signor Gesù Cristo con il suo Figliolo in brazzo…” Il testo di questa lettera, composta “il 1576, primo ottobre, sulla villa e chiesa di Ponzan” da Camilla de Pennacchis, è edito alla pag. 17 dell’opera citata di DAL COLLE: “La villa di Ponzano Veneto e la sua chiesa”. Secondo alcuni, il quadro citato in questo documento sarebbe la pala cinquecentesca tutt’ora conservata sull’altare maggiore della chiesa parrocchiale dei ss. Leonardo e Rocco di Ponzano..

image Frontespizio della rilevazione d’estimo tenuta a Ponzano nell’anno 1499. Fascicolo manoscritto rilegato ed intitolato “Libro della Villa de Ponzan”, conservato nell’Archivio di Stato di Treviso, Fondo Archivio Comunale, Busta 1078.

Un’altra osservazione da fare sul documento del 1499 precedentemente descritto, è che tra i proprietari citati compare anche il notaio “Ser Zuanne Camolato”. La famiglia Camolato visse a Ponzano sicuramente a partire dal Quattrocento: nei registri parrocchiali settecenteschi ne sono nominati diversi membri e ci risulta che i discendenti di tale famiglia continuino ad abitare tuttora nel Trevigiano.

Alla fine del XV secolo, il Medio Evo era ormai terminato. I secoli XVI, XVII e XVIII sono definiti dagli storici “Età Moderna”, perchè in quest’epoca si crearono le premesse della società a noi contemporanea. Nel prossimo capitolo, seguiremo l’evoluzione storica di Ponzano durante il Cinquecento e Seicento.


Note: