Ponzano : Note Storiche

PONZANO DURANTE L'ETA' MODERNA

(secoli XVI a XVII)

Lineamenti di storia dell’agricoltura a Ponzano

Altri documenti indicano le proprietà di terre che i frati di S. Maria Maggiore avevano a Ponzano nel Cinquecento. Ne abbiamo riprodotto uno che compare in queste pagine Il documento riprodotto qui a fianco è conservato nell’Archivio di Stato di Treviso - Fondo Archivio di S. Maria Maggiore di Treviso - Busta 19 - Carta 18. Non datato, ma ascrivibile al Cinquecento per la grafica utilizzata. . Esso è di lettura relativamente facile, e, anche se danneggiato nella parte superiore, presenta alcune località di Ponzano mai nominate in precedenza: “luogo deto spelata”, “pezo di terra dito trevesagno”, “luogo dito pego(ril)”, “luogo dito la cai di Vascon”. Tra i proprietari di terre confinanti che vengono riportati nel testo vi sono: “... li frati di Sancto Hieronymo (= altro convento situato in Treviso); la congregazione del Duomo (=i canonici del Duomo di Treviso che possedevano terre a Ponzano fin dal secolo XI); Donna Giuliana da Pongano (=qui nominata per la prima volta); Messer Augustino da Orcanigo (= la cui famiglia deteneva importanti proprietà in Ponzano già nel Quattrocento); Ser Piero Ghidolini; Ser Bernardino caligaro (= calzolaio); Sancto Lionardo (= probabilmente, la parrocchia con questo nome); l i frati de Sancti Quaranta (= convento posto nella parrocchia così chiamata a Treviso); Ser Piero Giorgi…”.

Tutti i campi sono detti “con piantate”, segno che essi erano contornati da viti ed alberi. La prevalenza dei seminativi arborati, nell’ambito delle colture cui erano destinate le terre dell’Alto Trevigiano, è tuttora evidente ed è strettamente legata alla struttura dell’agricoltura veneta Vedi in proposito i testi: SCARPA G. - “L’agricoltura del Veneto nella prima metà del XIX secolo” - Torino, 1963 BELTRAMI D. - “Saggio di Storia dell’agricoltura nella Repubblica di Venezia durante l’età moderna” - Fondazione Cini - Venezia/Roma, 1955. .

La “piantata” di origine romana, e poi medioevale, rispondeva alle necessità dei contadini. Attraverso la coltura della vite e dei cereali si ottenevano dal campo il vino ed il frumento con cui pagare l’affitto, che era la forma di conduzione in quel tempo prevalente nelle campagne venete. I cereali minori che entravano nella rotazione, cioè miglio, avena, sorgo, orzo ed altri (e, a partire dal Seicento, soprattutto il granoturco), servivano per l’alimentazione degli agricoltori e delle loro famiglie. Lungo i confini gli alberi fornivano la legna per il camino e le viti l’uva da vino. Inoltre, lungo i filari veniva coltivata la cosiddetta “lista erbosa”, che forniva parte del foraggio necessario per il mantenimento del bestiame.

L’agricoltura tradizionalmente praticata nelle nostre terre era, quindi, condizionata dalla necessità di produrre, su limitate porzioni di terreno, i diversi generi di consumo di cui si è detto sopra; questo fatto ne limitò le rese ed impedì, fino ad epoche molto recenti, che le coltivazioni fossero condotte secondo criteri di razionalità produttiva.

image Documento cinquecentesco che elenca i terreni posseduti in Ponzano dal monastero di S. Mari Maggiore. Esso è particolarmente interessante perchè indica le antiche denominazioni utilizzate per le località del Comune. - Conservato nell’Archivio di Stato di Treviso, Fondo S. Maria Maggiore - Busta 19, Carta 18.

Un altro interessante documento appartenente alle carte dello stesso monastero è intitolato “Miglioramenti… sopra le terre di Paderno et Ponzan (che) si danno ad affitto dalli Reverendi Padri di Santa Maria Maggior di Treviso” Esso è conservato nell’Archivio di Stato di Treviso - Fondo Archivio di S. Maria Maggiore di Treviso - Busta 18 - Carta 24. Non datato, ma probabilmente cinquecentesco, in quanto conservato fra altre carte di quest’epoca. . I miglioramenti consistono nella piantagione, sopra gli apppezzamenti di terreno descritti, di diverse specie di alberi, per ciascuno dei quali è indicato l’esatto numero. Ad esempio, “In Ponzan, loco dietro Al Prà Grando: Frassini n. 20; Nogare n. 18; Olmo n. 1; Talponi n. 9; Cerisero n. 1; Opio n. 1; Vidi n. 60”

Una località destinata, invece, alla coltivazione di alberi da frutto era il “Cortivo di Paderno”. Vi si piantarono: Figoni n. 16; Codogni n. 8; Persegoni n. 16; Maraschini n. 20; Susinari n. 16. Altre piante nominate sono i “ceriseri” (=ciliegi) e gli “schiesoni”. Fra le località citate in Paderno e Ponzano, è interessante ricordare: “...alla Palada; al Calisil; al Pra Longo; alla Croseta; al Pra Commun; alle Curtole; alla Sorbolara; alla Girada; al Piero Cucho; alla Volperia…”.

Il Pra Commun, che ora ho nominato, faceva parte delle terre comunali che Ponzano, come ogni altro borgo del Veneto, possedeva. Si trattava di una porzione di terre che oggi potremmo definire demaniali e che apparteneva, allora, all’intera comunità del paese. In genere si trattava di prati, su cui tutti potevano condurre le proprie bestie al pascolo, gratuitamente. Talvolta, invece, erano luoghi boschivi, su cui gli abitanti originari della zona esercitavano il diritto comune di “legnatico”, cioè raccolta della legna minuta per i propri usi domestici: quest’uso si è mantenuto inalterato fino ai nostri giorni in molte località di montagna, in cui è la comunità di villaggio a decidere l’utilizzo dei “terreni comunali”. Nelle zone di pianura, invece, le terre comunali furono poi avocate a sè dal governo della Repubblica Veneta che, fra il Seicento e Settecento, le vendette a privati, che in maggioranza furono gli stessi aristocratici veneziani. Solo in minima parte questi terreni furono riacquistati dai Comuni che li avevano originariamente possedutiDaniele Beltrami, nell’opera già citata “Saggio di storia dell’agricoltura nella Repubblica di Venezia…” riporta, alle pagine 45/48, i seguenti dati, ottenuti attraverso l’analisi dei registri del Magistrato sopra Beni Comunali, per le vendite effettuate tra il 1646 e il 1727 • Le terre comunali rappresentavano l’8% circa della superficie totale delle province venete, con un’incidenza molto maggiore nel trevigiano e nella Patria del Friuli che, insieme, comprendevano l’85% dei beni comunali • Sul totale delle terre vendute nella terraferma Veneta, il 38,91% andò in mano ad aristocratici veneziani e solo il 3,41% a nobili delle città dello Stato Veneto. Del rimanente, il 51,02% passò ad elementi appartenenti alle altre classi sociali (cittadini, popolani, villici) • solo il 6,66% del totale delle terre comunali toccò per via di acquisto agli stessi Comuni..

Il diritto d’uso praticato da tempo immemorabile dalle popolazioni locali fu perciò sacrificato alle necessità finanziarie della Serenissima, impegnata in quei secoli in lunghe e dispendiose guerre per la difesa dei propri territori d’Oriente contro l’avanzata dei Turchi.

Un successivo documento, datato 1555, riassume le spese sostenute per conto del monastero dal fattore Ser Domenego De Cedri di Ponzano L’inventario delle spese fu presentato da “Donna Mariola, relitta (—vedova) de Ser Domenego De Cedri” ed è conservato nell’Archivio di Stato di Treviso - Fondo Archivio di S. Maria Maggiore - Busta 18 - Carta 16.. Esse furono rappresentate dallo scavo di fossi per la delimitazione dei campi (“contadi a me prò Bortolo da Paderno per tali spesi in cavamento de fossi”), dalla costruzione di strade, dall’acquisto di nuove terre (“contadi a Girolamo de Fabris notaro in Treviso per l’instrumento de comprada de ditte terre”, “per salario de’stimadori) e dalla messa a dimora di n. 2270 “arborj” e di n. 2120 “vidi”, di cui si è già accennato nei paragrafi precedenti. In complesso, dovette trattarsi di una vasta opera di riorganizzazione delle colture e miglioramenti fondiari, compiuta dai frati di S. Maria Maggiore di Treviso sulle proprie terre.

imageDocumento cinquecentesco intitolato “Regola de Ponzan della Pieve de Postuoma”, conservato nell’Archivio di Stato di Treviso Fondo Monastero di S. Maria Maggiore di Treviso, Busta 19, Carta 15. In esso sono descritte le strade che attraversano il paese di Ponzano, e alla cui manutenzione sono tenuti gli abitanti. Tra esse, la via che va a Treviso e quelle per Fontane, per Villorba, per Paderno: “le dette vie in conzo deven esser tenute” dai Ponzanesi.
image Particolare di mappa seicentesca raffigurante il territorio di Paderno: chiesa, ville Barbaro, Serena, municipio, Via Roma, Ruga Munara, Morganella ecc.
image Particolare di mappa seicentesca raffigurante il territorio di Merlengo: chiesa e canonica, Villa Ferro, Corner, via Talponera,..

Occorre far presente, tuttavia, che la documentazione rimastaci è prevalentemente quella riferita ai possessi dei monasteri e conventi, e questo perchè i privati, possessori di terre, difficilmente lasciarono, dopo la propria morte, un archivio completo delle proprie attività, mentre gli enti religiosi erano tenuti a conservare per secoli la documentazione relativa ai beni posseduti. Nel nostro caso, essendo stato S. Maria Maggiore soppresso durante il periodo napoleonico, le carte del monastero confluirono nel secolo scorso nell’Archivio di Stato di Venezia, che in epoca recente le trasferì alla sede di Treviso.

 


Note: