Ponzano : Note Storiche
L'EVOLUZIONE DEL PAESE DURANTE IL XVIII SECOLO
Le ville venete di Merlengo e Paderno
La villa di campagna era divenuta, nel corso del Cinquecento e del Seicento, un’ambita espressione di ricchezza per le famiglie nobili venete e, soprattutto, per i patrizi veneziani. Vi si trascorrevano le vacanze estive (nei mesi di giugno e luglio) e le villeggiature autunnali, durante il mese di ottobre e la prima metà di novembre.
La campagna restava, per i veneziani, un luogo in cui trascorrere alcuni periodi, e rari furono coloro che vi si trasferirono stabilmente per sovrintendere di persona ai propri possedimenti fondiariConferma l’introduzione alla fondamentale opera: MAZZOTTI G. - “Le ville venete”- (catalogo generale) - Treviso, 1952, ed edizioni successive. Le immense ricchezze accumulate nella capitale dello Stato Veneto attraverso i traffici mercantili si trasferirono, in parte, nelle aree di campagna, e permisero l’edificazione di splendide ville, accanto alle quali sorsero le “barchesse” (edifici destinati a granai, a depositi di attrezzi agricoli ed a scuderie, ideale proseguimento della “pars rustica” delle ville di epoca romana), i giardini o parchi, le pescherie, le statue e le fontane e, quasi ovunque, piccole chiesette o oratori posti di fianco alla villa ZOPPEL. - “Ville venete” - Bologna, 1975..
Sull’esempio dei nobili, molti edifici minori furono eretti nella campagna veneta anche da chi possedeva ricchezze inferiori — anche queste costruzioni senza essere progettate da architetti celebri, seguirono lo schema classico della villa veneta (=un salone centrale e quattro stanze laterali per ogni piano) e si armonizzano perfettamente col paesaggio circostante. Descriverò ora, sia pure brevemente, le ville venete tuttora visibili nel comune di PonzanoCICALA V. - ” Ville venete” - Como, 1914. .
Nella frazione di Merlengo la villa più antica è quella denominata Chiozzi, già Folco Zambelli ed ora appartenente ai Sorgato. Venne edificata alla fine del Cinquecento dalla famiglia Ferro, veneziana, che aveva costruito le proprie fortune con l’esercizio dell’avvocatura e fu ammessa nel patriziato veneto nel 1662Vedi in proposito il testo “Libro dei nobili veneti ora per la prima volta messo in luce”, edito a Firenze nel 1866, alla pag.38. Questo volume pubblica un manoscritto presente nel Museo Correr di Venezia. . Lazzaro Ferro, il più celebre esponente di questa famiglia, restaurò completamente la villa alla fine del Seicento; la sua famiglia possedeva, nel corso del XVII e del XVIII, un immenso patrimonio fondiario, concentrato soprattutto nell’area di Merlengo. La villa si è mantenuta in buone condizioni e presenta esternamente un aspetto settecentesco. A Merlengo è situata anche la villa Corner, ora De Blasi. Essa fu fatta edificare nel corso del Settecento dall’importante famiglia patrizia dei Corner BETTINELLI G. - “Famigli e patrizi e venete divise in tre classi” - Venezia, 1774., e fu affrescata da Giovan Battista Tiepolo, probabilmente nel 1736.1 suoi dipinti si conservavano ancora nella prima metà dell’Ottocento, ma successivamente scomparvero perché una parte venne staccata e venduta, mentre il resto venne ricoperto con l’intonaco, dai successivi proprietari che lo ritenevano immorale. Secondo alcuni ciò avvenne nel corso dell’Ottocento, nel periodo in cui la villa fu posseduta dal marchese Bandini, secondo altri gli affreschi erano già stati rimossi dai precedenti proprietari. I signori De Blasi in questo ultimo periodo hanno salvato alcuni affreschi, assai belli, tra cui “Ifigenia in Tauride”.
Un’altra villa presente a Merlengo è quella detta Gosetti, poi appartenente al collegio Ciliota di Venezia, ed ora della famiglia Zanetti, costruita nel XVIII secolo con caratteri seicententeschi ed a cui sono annesse barchessa e foresteria. Nel periodo in cui essa fu proprietà del collegio Ciliota, servì per alcuni decenni come sede dell’Asilo infantile di Merlengo, e parzialmente di Paderno e di Ponzano.
A Paderno, oltre ad alcuni edifici minori, ricordiamo la villa Barbaro, edificata dall’omonima famiglia patrizia veneziana CORONELLI V. - ” Armio blasoni veneti” - Venezia, 1694., poi divenuta proprietà dei Bourbon del Monte ed ora dei Comunelle Costruita nel Settecento dai discendenti di coloro che avevano commissionato al Palladio la villa di Maser, rievoca interamente lo stile dei palazzi veneziani. L’attuale Municipio di Ponzano ha sede nella villa Cicogna, che fu edificata dai nobili di questo nome nel corso del XVIII secoloFRESCHOT C. - “La nobiltà veneta, o sia tutte le famiglie patrizi e con le figure dei suoi scudi” - Venezia, 1707. e restò sempre di proprietà della stessa famiglia patrizia veneziana fino a che l’ultimo discendente, Giovanni Cicogna, la donò al Comune nel 1948, insieme a tutte le sue proprietà terriere.
Un’altro interessante edificio di Paderno è la villa dei Serena, già Paravia, che fu edificata dalla nobile famiglia veneziana dei Rubbi nei primi decenni del Settecento, con annesso un elegante oratorio costruito nel 1731. Una discendente di questa famiglia, Paolina Rubbi, andò sposa al conte Gian Rinaldo Carli, istriano, celebre letterato ed economista dell’epocaL’episodio è citato anche a l l a pag. LVI dell’opera di F. S. FAPANNI - “Memorie storiche della congregazione di Cusignana nella diocesi di Treviso ” - edita a Treviso nel 1860.. Ella morì di tisi (tubercolosi) nel 1749, e fu sepolta a Paderno, nell’oratorio annesso alla villaPresente nell’opera di AGNOLETTI - ” Treviso e le sue pievi “opera citata, voi. II, pag. 617. Per quanto riguarda la storia del la famiglia Carli / Rubbi, confronta SCHRODERF. - “Repertorio genealogico delle famiglie confermate nobili e dei titolari nobili esistenti nelle province venete” - Venezia, 1830 - Volume I, pagine 208-209. . E interessante rilevare che il Carli pubblicò un libro, in onore della moglie, intitolato “Private disavventure d’una donna di vero spirito, o sia vita della signora Paolina Rubbi contessa Carli-Rubbi”, in cui si descrivono le vacanze trascorse a Paderno, nella villa di famiglia, “solite a farsi dalla famiglia nella estate e nell’autunno, in un delizioso luogo posto nella villa di Paderno, tre miglia al di là di TrevigiANONIMO (in realtà, Gian Rinaldo Carli) - “Private disavventure d’una donna di vero spirito o sia vita della signora Paolina Rubbi contessa Carli-Rubbi” - Lucca, 1750..
A Paderno, nell’anno 1625, possedeva una villa il trevigiano Paolo Aproini, nella località denominata “le Cannove”La notizia è riportata nell’opera di D.M, FEDERICI “Memorie trevigiane sulle opere di disegno” - Venezia, 1803 - volume II, pagine 108 e 109: “Il Burchiellati, che con lui visse a lungo… lo nomina sapientissimo filosofo, il di cui fratello Giacomo Antonio era marito della prima figlia dello stesso Burchiellati. L’Aproini erasi fabbricato un palazzino con molto gusto, e genio architettonico in Paderno di campagna non molto distante dalla città nel luogo detto le cannove, del qual luogo di delizia all’anno 1625, ne parla lo stesso Burchiellati…”. . Bartolomeo Burchiellati, celebre letterato trevigiano vissuto tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, parente dello stesso Aproini, così scriveva nello anno 1597, a proposito della villa ora nominata in Paderno “... io mi attrovo nel mio cortile paterniano una di queste pioppe, ch’è il più alto albero, che m’habbia in quante possessioni m’attrovo… nè so ancor s’ella sia più alta, o meno, sopra terra, di quello ch’è profondo sotto nell’istesso cortile il pozzo, ch’ho fatto io di settanta piedi, con forse cento scudi di spesa…Così scriveva il Burchiellati alla pag. 52 della sua opera “Ragionamento sopra una fronda di bianca pioppa” edita a Treviso nel 1597..
Note:
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