Ponzano : Note Storiche

L'ALTO MEDIOEVO NELL'AREA DI TREVISO

L’organizzazione economica dell’Alto Medioevo

Il territorio veneto di terraferma rimase possesso dei popoli invasori, mentre la zona costiera restò sotto il dominio bizantinoROMANO G. - SOLMI A. - Le dominazioni barbariche in Italia (395-888) - Milano, 1940.. Il Trevigiano divenne un ducato, sede di piccole signorie feudali, che acquistarono anche una singolare funzione economica. Infatti, data la crisi dei centri cittadini e la riduzione degli scambi commerciali, le antiche “villae” romane di cui si è parlato nel capitolo precedente, ora denominate “curtes” (da cui il termine di “Corte”, cioè la sede di un signore feudale) costituirono le basi quasi esclusive della nuova organizzazione economica. In esse si insediarono i nuovi signori barbarici (e, in parte, permasero i discendenti degli antichi proprietari romani), che gestivano direttamente le proprie terre e le facevano coltivare da servi dipendentiMELCHIORIR. - Gli antichi comuni rurali del Pedemonte fra Piave e Brenta in ‘Atti e memorie dell’Ac- cademia di scienze, lettere ed arti” 74 (1961-62) pp. 57 - 108.”.

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  Azienda agricola medioevale. Miniatura da un’opera di Nicola d’Oresme del XIV secolo, conservata a Bruxelles nella Biblioteca Reale. Rappresenta i contadini che arano ed erpicano i campi con strumenti trainati da cavalli. Sullo sfondo, capanne di legno con tetti in paglia. In complesso, un’economia assai arretrata, che consentiva a stento la sopravvivenza del popolo.

text  Veduta fantastica della città di Treviso, rappresentata nella cerchia di mura medioevali, che venne sostituita nel corso del XVI secolo da quella attuale. Illustra efficacemente l’aspetto di un’antica città, difesa da torri e fossati ed isolata dai borghi e dalle campagne circostanti. Xilografia tratta dall’opera di Jacopo Philippe) Bergamense “Novissimse historiarum omnium repercussiones…” stampata a Venezia nel 1506. Copia conservata nella Biblioteca Civica di Treviso.

Le campagne vennero, in gran parte, suddivise in “mansus” (appezzamenti di terra con casa), affittati o dati a livello a famiglie di coltivatori, che pagavano un censo, cioè una somma annua per l’uso di queste terre. Tuttavia, i contadini erano tenuti anche a prestare la propria opera gratuitamente nei confronti del signore feudale, che dispone di loro, in parte, come schiavi.

Si introducono, cioè, le “corvées” (turni di lavoro obbligatorio) e molti degli abitanti delle nostre terre diventarono “servi della gleba”: condizione, questa, destinata a durare per tutto il MedioevoLUZZATTO G. - Storia economica d’Italia - Il Medioevo - FIRENZE, 1962..

Le “curtes” divengono così un’unità economica, che produce tutto ciò che serve alla comunità (oltre ai prodotti agricoli, anche manufatti artigianali, tessuti, strumenti di lavoro ecc.). In molti casi, il loro nucleo centrale, residenza del signore, è fortificato.

Intorno alle scarse aree coltivate, si trovavano vaste zone spopolate, in cui si praticavano la caccia, la pesca e l’allevamento brado del bestiame. Le foreste, che probabilmente si estendevano in quest’epoca in tutta la pianura trevigiana, fornivano agli abitanti dei villaggi il legname per il riscaldamento e le costruzioniWEBER M. La città medioevale - MILANO, 1940..

Infatti, in quest’epoca non c’era quasi nessuna costruzione in pietra, e tutte le case avevano pareti in legno o argilla, e tetti in paglia. Solo le dimore signorili avevano un carattere di maggiore durata nel tempo, ed erano edificate in mattoni, con tetto di tegole e laterizi. Le colture dominanti erano quelle dei cereali, a causa dell’urgente necessità di cibo per le popolazioni. Di solito, era d’uso che anche le terre coltivate, nell’intervallo tra il raccolto e la nuova semina, o nei periodi di riposo, fossero abbandonate al pascolo. Questo e il cosiddetto “regime dei campi aperti”, che sopravviverà in gran parte delle campagne italiane fino al secolo XVIII.

In realtà, in questo periodo, chiamato “Alto Medioevo” le cittadine differiscono poco dai villaggi rurali, ambedue scarsamente popolati e privi di collegamenti commerciali, se non con le immediate vicinanze. L’insicurezza e la precarietà della vita dominanti in questo periodo, crearono la necessità di fortificazioni intorno a borghi e nuclei abitatiVOLPE G. - Il Medioevo - FIRENZE, 1947..

Le “curtes” longobarde, sono quindi, centri difensivi, economici ed amministrativi autonomi, e tali permangono durante tutto il Medioevo.

La successiva invasione dei Franchi, avvenuta nel 776 dopo Cristo, non modifica sostanzialmente questa struttura. I Franchi, comandati da Carlo Magno, giungono nell’Italia Settentrionale chiamati dal Papa, e sottomettono i Longobardi, divenendo i nuovi feudatari delle nostre regioni. Essi dominano tutto il territorio veneto, ad esclusione di Venezia, che è già divenuta una repubblica autonomaTABACCO G. - La struttura sociale nelle città italiane dal V al XII secolo in “Studien der Anfangen des europaischen stadtwesen” - LINDAU-KOSTANZ, 1958..

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  Casoni con tetto in paglia e barche con cacciatori. Particolare del quadro di Vittore Carpaccio: “La caccia in valle” tratto dal libro “Giorgione a Venezia” edito a Milano nel 1978. Notate, in quest’opera quattrocentesca la forma delle case e l’abbigliamento delle persone, che corrisponde al costume dell’epoca.

Ai ducati longobardi si sostituisce la tipica organizzazione feudale, con la creazione di “contee” e “marche”, queste ultime regioni di confine. Nasce in questo periodo la “Marca Trevigiana”, con centro a Treviso e controllo su di un territorio assai più vasto dell’odierna provincia: essa comprendeva, infatti, parte delle province di Vicenza, Padova e Belluno.

Nell’anno 800 Carlo Magno è nominato dal Papa “Imperatore del Sacro Romano Impero”; l’autorità regia è, tuttavia, destinata a frantumarsi già nei decenni successivi. Nelle città venete si affermano potenti giurisdizioni locali, appoggiate da forti “castelli” nel contado, con funzioni militari, appartenenti ai vari signori feudali. Essi sono, spesso, in lotta fra di loro per l’allargamento del territorio dominato e per il controllo sulle cittàFASOLI G. - Le autonomie cittadine nel Medioevo in “Nuove questioni di Storia Medioevale” - MILANO, 1964..

Il Veneto venne invaso nuovamente, e per l’ultima volta, dagli Ungari, nel corso del X secolo. Essi, scesi attraverso le Alpi, misero a ferro e fuoco tutte le città della pianura, occupando Treviso e tentando poi di conquistare Venezia. Furono, tuttavia, sconfitti ed allontanati dalle milizie feudali.

Nel frattempo, nelle città venete, accanto all’autorità del conte, o del marchese, si andava affermando quella del vescovo, in contrapposizione a quella dei signori laici, predominanti nelle campagne.

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  Treviso in un’incisione settecentesca. Osservate la rappresentazione delle campagne circostanti la città, percorse da mercanti a cavallo, carri e contadini che recano in città i prodotti della terra. Dall’opera del Mortier intitolata “Tarvisi - Ville de l’Etat de Venise”. Copia conservata nella Biblioteca Civica di Treviso.

Con l’età degli Ottoni (II metà del secolo X) si accentuò, oltre al frantu- marsi dell’autorità imperiale nelle potestà locali sia laiche che ecclesiastiche, il moltiplicarsi di nuove giurisdizioni immunitarie nelle campagne, e il formarsi, specialmente nelle città, di raggruppamenti di liberi proprietari ed artigiani.

L’età delle invasioni barbariche era terminata: Treviso andava preparando, come molte altre cittadine dell’Italia Centro-Settentrionale, la propria struttura di libero comune, dominato dalla borghesia locale, che esercitava il proprio controllo anche sulle campagne circostanti.

 


Note: