Crisi nelle campagne trevigiane

UNA SOCIETA’ “TRANQUILLA”

L’ambiente agricolo patriarcale dell’alta pianura e della fascia pedemontana si estende dal Livenza ai colli Euganei e Berici, delimitato a nord dalla Carnia fino al Pasubio.

Nelle annotazioni dei parroci dell’alta pianura, vasta, tutta eguale, solcata da nord a sud da fiumi e torrenti, e da ovest a est da fasce collinari, con la prevalenza delle piccole e medie proprietà a conduzione diretta sulle grandi proprietà lavorate in massima parte a mezzadria, non emergono fattori perturbanti la tradizione.

Questo nonostante il periodo di difficoltà.

In particolare la diocesi di Treviso ha la più bassa percentuale di inconfessi di tutto il Veneto.A Gambasin, Parroci e contadini… cit. Vedi pagina 190: anno 1885: parrocchia di Paderno di Campagna: abitanti 800, inconfessi 30; parrocchia di Merlengo: abitanti 980, inconfessi 15; parrocchia di Ponzano: abitanti 660, inconfessi 10.

Dovunque i parroci attestano che la popolazione è buonissima. A Paese “l’indole del popolo è ottima”Annotazione del parroco, 1886 (pagina 191) Angelo Gambasin, Biblioteca di storia sociale 1. Roma 1973, edizioni di storia e letteratura. Segue una lista di annotazioni dei parroci di località molto vicine o confinanti con Ponzano. . A Sampalè i “molti artisti” e a Postioma i framassoni non sono aggressivi.Idem. Note dei parroci (1885)

A S. Antonino “indole fredda, taciturna, vengono pochissimi in chiesa, perché vanno per lo più a Treviso”, “predominano i contadini, molti braccianti”Idem. Annotazione del parroco, 1886, pagina 195.

“La parrocchia di MoniegoIdem. Monigo, parrocchia a nord di Treviso, molto vicina a Ponzano. (Monigo), quantunque vicinissima alla città, è buonissima”Idem. Annotazione del parroco di Moniego, 1886, pag 195  .Il ballo a S. Antonio e qualche separazione a S. Lazzaro non modificano il cliché devozionale della religiosità della Marca. A Fontane “la popolazione è piena di fede(…) una sola famiglia irreligiosa”Idem. Annotazione del parroco di Fontane 1885, pag 195. A Quinto di Treviso la crisi religiosa è appena avvertita, mentre a S. Giuseppe “vi sono gran cattivi”Idem. Annotazione del parroco 1886 pag 195.

Nella Marca la verifica della pratica religiosa è tutta sul metro delle devozioni più che su quello delle “osservanze” e sulla fedeltà alle tradizioni. Nella pianura alta e nella collina della Marca l’86% della popolazione è impiegata nell’agricoltura, la proprietà è assai frazionata, con scarsi raccolti, soprattutto per mancanza di capitali.Idem. Treviso all’esposizione nazionale di Torino cit. Dove esiste la grande impresa agricola spadroneggiavano i grandi proprietari dell’antica aristocrazia veneziana, assenti nei latifondi. Nel distretto di Treviso prevaleva l’affittanza.Così come in quello Castelfranco; ad Oderzo, Conegliano, Vittorio Veneto, Montebelluna ed Asolo invece era predominante la mezzadria; la piccola proprietà contadina era prevalente nella pedemontana e nelle colline.  In tutta la provincia a prescindere dal tipo di conduzione le tecniche agricole erano arcaiche, così come antiquate erano le consuetudini ed i contratti, sia di mezzadria che di affitto. La piccola proprietà era fra tutte le forme di conduzione quella più retriva al cambiamento.

I ceti rurali erano perciò poco diversificati e poco inclini al cambiamento. “Nella Marca i contadini poveri, schiavi, pitocchi, non si rivoltano né aderiscono al socialismo”A.P.P.C. Diario di Don Giovanni Pastega, vedi nota a pagina 198 di A. Gambasin, Parroci e contadini… Cit..

Una delle ragioni di tale comportamento sta nel tipo di gestione dell’azienda agricola, in gran parte in mano all’aristocrazia veneziana. I padroni sprovvisti di spirito di iniziativa, di mentalità imprenditoriale, vivono arroccati nei loro privilegi: nostalgici di un passato glorioso sono emblemi della metropoli lagunare già fiorente nei commerci. Influiva anche il peso frenante della massa dei piccoli proprietari e dei mezzadri che, per il timore dell’ipoteca e del pignoramento, si opponevano a qualsiasi rovesciamento sociale. I piccoli contadini che vivevano di stenti, testardamente attaccati ai campicelli preferivano la cassa rurale, la latteria sociale, la mutua e la cooperativa alla lega.

Alla fine del secolo le nobiltà “clericali” s’infiltrarono in questi istituti di origine parrocchiale e strumentalizzarono le curie e le parrocchie a fini di conservazione politica ed economica.


Note: