Crisi nelle campagne trevigiane
IL CREDITO ALL’AGRICOLTURA Tratto da Frediano Bof, Le casse rurali cattoliche nella marca trevigiana. in Trasformazioni economiche e sociali nel Veneto fra XIX e XX secolo, Convegno di studio: Vicenza 15-17 gennaio 1982, a cura di A. Lazzarini, Vicenza 1984.
“Il problema agrario veramente unico e nazionale è quello del credito”
Camillo Benso di Cavour
Nel corrente giudizio storiografico il compito delle casse rurali sarebbe stato quello di drenare i risparmi dalle campagne per finanziare lo sviluppo capitalistico industriale. Avrebbero quindi contribuito a mantenere le condizioni di arretratezza economica nelle campagne, garantendo un immobilismo sociale ben visto dal clero. Ma cosa spinse a creare le casse rurali? Quale fu il loro effetto reale?
Per capirlo si può cercare di quantificare il fenomeno. Quale fu la distribuzione territoriale, l’azione creditizia, le dimensioni e la portata del loro intervento, la loro capacità di aggregazione e l’estrazione sociale degli aderenti. Da questi dati si possono trarre conclusioni che portano a definirne l’importanza reale.
Purtroppo, per quanto riguarda la cassa rurale di Paderno, Merlengo e Ponzano, è impossibile risalire alle fonti. L’archivio era custodito presso la canonica della parrocchia di Paderno, ed è stato distrutto verso la fine degli anni ottanta (presumibilmente in quanto ritenuto privo di valore) “per fare spazio”. Se n’è così andata la documentazione sulla prima cassa rurale del trevigiano, fondata l’undici marzo 1892.Come risulta sia da G.Polo, Ponzano Paderno Merlengo… cit sia da F. Bof, le casse rurali… cit.
Le casse rurali rappresentarono il primo esempio di associazionismo contadino. Associazioni nate attorno alla figura centrale della società, la Chiesa, come c’era da aspettarsi. Caratteristica comune delle casse rurali trevigiane era la confessionalità. Il ruolo preminente del parroco nella loro gestione era generale. Il parroco era di solito il promotore, assecondato da un comitato parrocchiale, spesso ricopriva la carica di presidente, accentrando su di sé l’amministrazione e la gestione della cassa.
Il clero trevigiano era di estrazione contadina, e intimamente legato anche ai bisogni materiali delle popolazioni rurali. I parroci erano leader riconosciuti della società, e in qualche luogo proprio loro denunciavano i soprusi patiti dai contadini da parte dei grandi proprietari e borghesi. Erano spesso loro ad istruire i contadini nelle tecniche colturali più aggiornate.
La nascita delle casse rurali sembra attribuibile proprio all’azione intraprendente dei curati di campagna, attorno a cui si potevano legare e aggregare i massarioti e a seguire tutti gli altri.
Dall’analisi degli statuti nella letteratura Si veda a tal riguardo Frediano Bof, Le casse rurali cattoliche nella marca trevigiana. In Trasformazioni economiche e sociali nel Veneto fra XIX e XX secolo (convegno di studi: Vicenza, 15-17 gennaio 1982). Pagine 651-677. risulta che per potervi accedere era richiesto un elevato grado di confessionalità. Non bastava un generico senso morale basato sull’onestà personale e sulla solvibilità, era richiesta una chiara professione di fede e di vita cristiana.
Il tessuto creditizio preesistente era costituito da istituti di credito concentrati nei capoluoghi che praticavano una politica di investimento di tutto riposo. Non erano certo accessibili ai piccoli proprietari, in quanto l’accesso al credito era subordinato alla presentazione di pesanti garanzie reali.
Al contadino non restava che il ricorso agli usurai, ai monti di pietà o ai proprietari verso cui era costantemente indebitato. E’ quindi pensabile che la nascita delle casse rurali sia proprio una risposta a questo bisogno urgente, lacuna nel sistema del credito; la risposta ad una domanda che ancora non aveva avuto modo di essere soddisfatta. Garantiva la possibilità di prestiti ad interessi accettabili, rinnovabili e a lunga scadenza. Permetteva di evitare gli usurai e di evitare di dover vendere a prezzi irrisori i propri prodotti; permetteva di fronteggiare i problemi della vita come malattie o disgrazie senza compromettere le risorse necessarie a lungo termine, come ad esempio gli animali della stalla.
L’usura, stando al testo citato di Frediano Bof, era una piaga inarrestabile nelle campagne. Costringeva a vendere le proprietà ipotecate dai piccoli proprietari, che andavano ad ingrossare le fila dei braccianti. I beni ricevuti come prestito andavano restituiti dopo pochi mesi al doppio o al triplo al momento del raccolto. Nella migliore delle ipotesi il contadino rimaneva senza scorte per la stagione successiva.
La causa della nascita delle casse rurali può quindi essere ascritta sia all’assenteismo dello Stato, incapace di rispondere in maniera concreta alle minime esigenze della popolazione, sia ai fattori strutturali del sistema economico. Tra questi si possono ricordare lo spezzettamento della proprietà, il tipo di conduzione arretrata e la scarsità di capitali.
Comunque sia, indipendentemente dalla portata reale della cassa rurale in una comunità locale, nel comune di Ponzano arrivò a fare il suo effetto solo a partire dalla metà degli anni novanta. Relativamente al periodo a cui fa riferimento questo lavoro rimangono valide le considerazioni sulla mancanza di valide fonti e al bisogno di credito agrario.
In questo contesto le casse rurali avevano un forte significato antiborghese: “La vita del popolo” del 1° ottobre 1892, nell’articolo “I nemici delle casse rurali” si leggeva che le casse rurali miravano a combattere gli usurai e i “feudatari, cioè quella specie di principotti che, dandosi l’aria di gran liberaloni, ancora non cessano di esercitare il predominio per le nostre campagne”. Facendo un confronto con “La vita del popolo” del 6 febbraio e del 20 febbraio 1892, sulle funzioni delle casse rurali si leggeva che tra queste c’era quella di avvicinare i vari ceti sociali all’interno del paese: possidenti, i massariotti ed i contadini. Veniva evidenziato che la cassa rurale poteva giovare anche ai proprietari dato che il contadino era messo nelle condizioni di pagare puntualmente i suoi debiti verso il padrone. I conseguenti scopi della cassa rurale dovevano essere salvare il contadino (e l’operaio o il bracciante in genere), migliorare l’agricoltura, favorire e proteggere la piccola proprietà e la piccola industria. Veniva posta la massima attenzione sul fatto che la cassa rurale facesse prestiti solo a gente onesta e laboriosa.“La vita del popolo”, 19 marzo 1892.
Note:
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