Le Rondini di Ponzano Veneto
Da terra di emigranti a meta di nuovi arrivi
Le mutate condizioni socio economiche del nostro territorio e l’avvento di un nuovo fenomeno immigratorio prima sconosciuto ci consente di fare alcune considerazioni generali sulla presenza di stranieri a Ponzano Veneto, dare voce ad alcuni di loro presenti da tempo in Italia e fornire qualche dato statistico su questa nuova realtà.
Un nuovo fenomeno per il nostro paese
Il fenomeno migratorio dall’estero verso l’Italia da parte di stranieri, prima sconosciuto e quasi inesistente, si manifestò chiaramente verso gli anni Settanta, quando cominciarono a bussare alle nostre porte i primi nord africani.
Le nuove condizioni di benessere diffuso fra la nostra popolazione ha ridotto e modificato la tendenza all’emigrazione degli Italiani all’estero.
Molti di essi rimpatriano anche per mettere a frutto guadagni ed esperienze fatte in terra straniera.
Comincia contemporaneamente la lenta e pacifica invasione di nord africani, in maggioranza marocchini, che tutti chiamano “vu cumprà”, per il loro modo di presentarsi di casa in casa, spesso esercitando il commercio abusivo e proponendo l’acquisto di tappeti o minuta biancheria per la casa. Ora il fenomeno è quasi del tutto scomparso.
I cittadini stranieri, inizialmente chiamati anche extra comunitari per non appartenere agli stati della Comunità Europea, nel tempo sono considerevolmente aumentati nel numero e nelle diverse nazionalità.
Non sono più solo marocchini ma appartengono a numerosi stati comunitari ed extra comunitari dell’Europa, dell’Africa e, più di recente, molti provenienti dagli stati orientali.
Stati di provenienza e preferenze lavorative
Come era successo per i nostri migranti al loro primo arrivo all’estero, anche le nuove presenze in Italia, sono dapprima impiegate nei lavori più umili e pesanti che i nostri cittadini non vogliono più esercitare.
Alcune realtà industriali come le fonderie Montini di Padernello di Paese o la laccatura delle vasche da bagno della stessa ditta a Paese, le Industrie Galvaniche Dalla Torre di Fontane di Villorba o, come in altre parti d’Italia, le concerie della Valle del Chiampo nel Vicentino, in breve tempo sostituiscono interamente la manodopera locale con quella straniera.
Le vicende politiche dell’Albania e la guerra civile nella ex Jugoslavia causano l’arrivo nella vicina Italia di una moltitudine di stranieri spesso irregolari ma meno visibili degli Africani, perché portano lo stesso colore della nostra pelle.
La maggior parte di essi trova occupazione nell’edilizia.
Dopo la caduta del muro di Berlino, la conseguente apertura delle frontiere Russe e l’ampliamento della Comunità Europea, il fenomeno migratorio dall’est Europa diventa ancora più massiccio.
Giungono in Italia non solo lavoratori maschi ma anche tante donne che si prendono cura dei nostri anziani. Questi rimangono a casa loro ed evitano il ricovero in case di riposo anonime e costose.
E’ il nuovo fenomeno delle così dette “badanti”, rumene, polacche e moldave che sono disponibili ad accudire i nostri anziani sia di giorno che di notte, in cambio un compenso oltre a di vitto e alloggio.
Un discorso a parte, fra gli Orientali, meritano i cinesi, quasi sempre avulsi dalla vita sociale, culturale e religiosa locale.
Lentamente e silenziosamente hanno invaso i mercati con i loro banchi soprattutto di frutta, verdura e vestiario a basso prezzo. Un po’ ovunque sono nati ristoranti cinesi spesso molto frequentati anche dalla popolazione locale.
Nuovi orientamenti
Di recente si è assistito ad un massiccio inserimento di stranieri nel tessuto sociale italiano. Nuovi imprenditori stranieri, piccoli artigiani, commercianti e trasportatori, dipendenti o in proprio, segnano il riscatto dalla impellente necessità di sopravvivenza dei primi arrivati.
Anche le pubbliche amministrazioni cominciano ad assumere stranieri.
Spariti gli accampamenti provvisori e cessato quasi del tutto il fenomeno della occupazione abusiva di alloggi abbandonati e fatiscenti, la maggior parte degli immigrati occupa, in affitto, abitazioni vecchie non più utilizzate dai locali.
Altri, e non senza polemiche, hanno ottenuto l’assegnazione di alloggi di edilizia economica e popolare, altri ancora già hanno investito nella casa di proprietà con l’intento di mettere radici nel Veneto.
Molti degli stranieri con i quali anche a motivo del mio lavoro ho potuto fare specifiche considerazioni, ritengono che il Veneto sia una terra ricca e ospitale.
La maggior parte di loro sa che l’attuale benessere delle nostre terre non è arrivato da solo ma è merito anche delle esperienze migratorie, dei sacrifici e delle sofferenze dei nostri avi.
I rapporti fra stranieri e italiani
Pur nella quasi totale stima da parte degli stranieri qui residenti nei confronti della popolazione locale, molti sono i nostri cittadini che non vedono di buon occhio queste presenze.
Eppure gli stranieri tanto hanno dato e stanno dando allo sviluppo del nostro territorio dove vivono vecchi non più in età produttiva e giovani che non accettano lavori umili anche se ben remunerati.
E’ significativo quanto emerso nel capitoletto “Stranieri per fascie di età” riportato in altra parte di questo lavoro, dove attraverso i dati statistici si scopre che gli stranieri in Italia non sono un peso ma una risorsa.
Nel corso delle interviste realizzate per questo volume, ho potuto constatare che tanti nostri concittadini che hanno avuto esperienze di migranti ritengono la presenza straniera una invasione opportunistica da parte di delinquenti e sfaccendati.
Un furto della nostra ricchezza e un pericolo per la nostra identità.
Fortunatamente questi non sono molti, ma dimenticano che a fronte di qualche mela marcia, ci sono migliaia di lavoratori silenziosi, che sfuggiti alla fame, alla miseria o alla oppressione dei loro paesi, cercano il riscatto che molti nostri emigrati hanno ottenuto in altri tempi e luoghi.
Ho avuto una breve esperienza in Africa fra il 2005 e il 2006, ma mi è bastato per toccare con mano lo stato di indigenza e assoluta povertà in cui vive la maggior parte della popolazione africana.
Se si escludono i centri urbani più moderni e non le loro periferie, le condizioni socio sanitarie della maggioranza della popolazione africana, sono paragonabili a quelle delle nostre campagne di fine ottocento.
Non c’è acqua potabile né corrente elettrica, non ci sono servizi igienici e la sanità è inesistente.
Ho raccolto direttamente desideri, speranze e illusioni alimentate spesso dalle rappresentazioni che la televisione visibile in alcuni locali moderni, dà del nostro mondo.
Loro sognano una vita felice, piena di luci e ricchezze, dove tutto è facile, e i soldi si trovano facilmente, come le banane.
Purtroppo, per chi riesce ad arrivare in Italia, la realtà è ben diversa da come se la immaginavano.
Un amico senegalese residente a Ponzano Veneto, mi raccontava la sua esperienza in Italia.
“Prima di lasciare il mio paese, sognavo un mondo di ricchezza e divertimento. Giunto in Italia ho capito che per fare un mese di ferie bisognava sgobbare per gli altri 335 giorni dell’anno.
A casa mia, soddisfatti i bisogni essenziali, c’era molto più tempo per il riposo e soprattutto per i rapporti sociali.”
Paese multietnico e ricchezza culturale
Il sociologo Ulderico BernardiUlderico Bernardi – A catàr fortuna – Storie venete d’Australia e Brasile – Neri Pozza Editore – Vicenza 1994., ricorda che in alcuni paesi toccati dalla immigrazione si comincia a valorizzare la così detta “insalatiera etnica” e le diverse culture. L’integrazione non è più intesa come la cancellazione della propria specificità culturale, ma l’accettazione delle tradizioni, lingua, usi e costumi del paese che ti ospita, mantenendo però le proprie radici culturali e religiose in una mescolanza armoniosa dove “ingredienti diversi e distinti danno fragranza di sapori e saperi”.
“Il riconoscimento del pluralismo culturale consente agli immigrati di conservare alcuni aspetti essenziali della loro identità, pur nella libera e piena partecipazione alle attività economiche, politiche e sociali della nuova patria”.
In questo senso tanto merito bisogna riconoscere alle associazioni quali la “Trevisani nel mondo” che, in Italia e all’estero, raduna i migranti nel ricordo dei loro sacrifici e di una patria che per molti è stata una seconda madre.
All’estero cerca di sensibilizzare la popolazione e le autorità locali a consentire di conservare le tradizioni che con la morte dei migranti della prima generazione, vanno lentamente scemando fra i loro figli, nipoti e pronipoti.
Su questi esempi bisogna basare anche il nostro rapporto con la nuova realtà che ci circonda. Sostiene sempre il Sociologo Ulderico Bernardi che “quanto si chiede per gli italiani all’estero, non può essere negato agli immigrati nella penisola”
Il diritto di voto agli stranieri
Come ho ricordato in altra parte di questo lavoro, negli ultimi anni dopo non poche discussioni e compromessi, l’Italia ha finalmente concesso il diritto di voto anche agli Italiani residenti all’estero.
Spiace di contro leggere nella stampa locale 33 che gli amministratori di Treviso neghino gli spazi per un seggio elettorale richiesto dai cittadini marocchini per consentire loro di esprimersi sul referendum indetto dal loro re Mohammed Sesto sulla proposta della nuova costituzione che tra l’altro prevede anche la possibilità del voto amministrativo agli stranieri residenti in Marocco.
Credo che abbiamo ancora molto da imparare da chi chiede solo di poter esercitare un diritto che è stato da poco riconosciuto anche ai nostri emigrati all’estero e propone delle modifiche costituzionali all’ordinamento del proprio stato per consentire a tutti i cittadini di esprimersi nella scelta dei propri amministratori.
Non è la concessione del diritto di voto agli stranieri in Italia che sta suscitando accesi dibattiti in questo periodo, ma è solo la concessione di un diritto già riconosciuto dal loro paese che non influisce minimamente nella nostra vita sociale e politica.
Il diritto di voto agli stranieri
Come ho ricordato in altra parte di questo lavoro, negli ultimi anni dopo non poche discussioni e compromessi, l’Italia ha finalmente concesso il diritto di voto anche agli Italiani residenti all’estero.
Spiace di contro leggere nella stampa localeLa Tribuna di Treviso –30 giugno 2011 – pag. 21 –Niente seggi per i marocchini. Il no del Comune al Consolato. che gli amministratori di Treviso neghino gli spazi per un seggio elettorale richiesto dai cittadini marocchini per consentire loro di esprimersi sul referendum indetto dal loro re Mohammed Sesto sulla proposta della nuova costituzione che tra l’altro prevede anche la possibilità del voto amministrativo agli stranieri residenti in Marocco.
Credo che abbiamo ancora molto da imparare da chi chiede solo di poter esercitare un diritto che è stato da poco riconosciuto anche ai nostri emigrati all’estero e propone delle modifiche costituzionali all’ordinamento del proprio stato per consentire a tutti i cittadini di esprimersi nella scelta dei propri amministratori.
Non è la concessione del diritto di voto agli stranieri in Italia che sta suscitando accesi dibattiti in questo periodo, ma è solo la concessione di un diritto già riconosciuto dal loro paese che non influisce minimamente nella nostra vita sociale e politica.
Note: