Le Rondini di Ponzano Veneto

Ho fatto fortuna con il tabacco

Zago Vittorio è nato a Ponzano Veneto nel 1933. E’ stato in Australia dal 1955 al 1964. Ora abita a Paderno con la moglie Zanatta Angela nata a Ponzano Veneto nel 1937.
Anche lei è emigrata prima in Svizzera e poi in Australia.

L’intervista è stata fatta l’8 marzo 2011 da Pietro Pizzolon e Luigino Righetto.

La famiglia e l’infanzia
Faccio parte della numerosa famiglia della Barrucchella, conosciuta con il soprannome di Pinsa. Nel 1946 eravamo 24 persone e abitavamo nella casa ora occupata da Iseo e Savino Zago.
Capo famiglia era mio nonno Rinaldo sposato con Bioti Rosa, originaria di Selva del Montello. Vivevano assieme ai tre figli maschi, Cesare, Augusto e mio padre Emilio, oltre a Luigia l’unica femmina rimasta.
Tre maschi erano morti piccoli e cinque femmine erano emigrate o morte prima del 1946.
Cesare ha avuto sette figli, Augusto sei, e mio padre altri sette.
I miei fratelli sono: Giovanni del 1923, Iolanda 1925, Luigi 1926, io Vittorio 1933, Massimo 1936, Assunta 1941 e Antonio Riccardo 1943.
Prima della seconda guerra mondiale ho frequentato le prime tre classi elementari presso la scuola di Campagna che era stata appena costruita.
I miei maestri sono stati Dalla Toffola Costantino, poi partito per la guerra, Bassignana Antonietta e Tidei Vittorio.
Alla fine della guerra con il maestro Antonio Zanatta detto gaeossa ho concluso le elementari.
Gli esami finali li ho sostenuti con la maestra Carretta Bice.
Era molto amica di mia madre, perché l’aveva aiutata ad allevare il figlio Marcello Moro. Quando la maestra ha saputo che ero figlio di Emilio Zago, mi ha subito promosso.

Il periodo bellico e il primo lavoro
Durante la guerra, a Ponzano Veneto c’erano molti sfollati di Treviso.
Le scuole erano piene e alcuni furono ospitati anche in case private.
Da noi c’era la famiglia partigiana di Giulio Benvenuti.
Un suo nipote è stato ucciso a Villorba. Un monumento lo ricorda.
Prima del 7 aprile 1944, quando è stata bombardata Treviso, era stato bombardato anche l’aeroporto.
Dalla scuola di Campagna si vedevano i funghi di fumo del bombardamento in corso.
Alla fine della guerra avevo 13 anni e terminate le scuole, aiutavo i genitori nei campi. Il mio compito principale era quello di portare le pecore al pascolo.
Mio padre è morto nel 1947 e mia nonna nel 1956.
Il 2 marzo 1949 la famiglia si è divisa.
Mio zio Augusto con moglie e figli è partito per l’Argentina.
Iseo è rimasto nella casa vecchia e noi ci siamo trasferiti nella casa dove ora abita Savino. Cesare è morto nel 1962.
Mio fratello Giovanni era già a Venezia nella Guardia di Finanza, mentre Luigi decise di partire per il Belgio. Il 23 aprile 1947 ha preso il treno con altri 21 paesani, che anche grazie all’interessamento di mia zia Antonia Visentin, avevano trovato lavoro in una fonderia a Clabecq.
Ricordo che fra gli altri c’erano Visentin Assunto e Pivato Abele.

Negli anni 1952 e 1953 ho frequentato le scuole professionali a Paderno con Mario Martini, Vito Graziotto e altri amici di Merlengo. Sempre nel 1953, ho cominciato a costruire la casa dove ora abita Riccardo.
In quegli anni una grande crisi economica mondiale aveva interrotto momentaneamente la prima grande migrazione del dopo guerra.
Io era capo famiglia assieme a mio fratello Giovanni.
C’era molta miseria e lavoro solo in campagna.
Facevo il contadino. Allevavo 10/12 capi di bestiame. Lavoravo circa dieci campi di terra in parte di nostra proprietà e in parte in affitto.
Allora si andava a bottega con il libretto.

I preparativi e la partenza
Una mattina ai primi di aprile del 1955, mio fratello Massimo, dopo aver sentito dal parroco in chiesa che il patronato INCA cercava lavoratori da avviare all’estero, con un amico di Povegliano si era recato a Treviso ed aveva saputo con certezza che c’era richiesta di lavoratori per l’Australia.
Lui non poteva partire perché non aveva ancora compiuto i 18 anni.
Allora insisteva perché andassi io.
Mia madre era disperata, non lo voleva. Aveva chiesto anche ai parenti di convincermi a non andarmene, tanto che quando sono partito non mi ha neanche salutato.
A seguito degli accordi Italo Australiani sottoscritti dal Governo Pella, c’erano delle condizioni favorevoli per l’emigrazione: viaggio pagato e lavoro sicuro.
Anche gli amici Giovanni De Longhi, Gino ed Egidio Graziotto insistevano perché partissi con loro.
Mia madre era preoccupata per me, anche perché ero molto magro.
Pesavo appena 56 Kg. Ero anche l’unico in famiglia che poteva coltivare la campagna.
Una notte mi ha messo sul petto un sacchetto di stoffa con delle reliquie che conservo tuttora.
Il sacchetto l’ho aperto solo un anno fa. Vi ho trovato le immagini di Sant’Antonio e di Padre Leopoldo ai quali ero molto devoto.
In Australia ho sempre ricevuto il “Messaggero di Sant’Antonio”, anche quando lavoravo in mezzo ai boschi.

Sempre contro la volontà di mia madre, dopo le visite mediche sostenute a Treviso, mi sono sottoposto per quattro giorni ad altre visite a Milano, presso la caserma della polizia di Sant’Ambrogio.
C’era una equipe di medici italiani e australiani.
Gli abili venivano autorizzati alla partenza. Anch’io, nonostante la magrezza, sono stato dichiarato abile.
Dopo la visita a Milano, sono subito partiti quelli che dovevano essere impiegati nel taglio della canna da zucchero.
Io mi ero iscritto come muratore perché avevo appreso il mestiere da mio zio Antonio Visentin di Merlengo che aiutavo spesso come manovale.
Sono partito da Treviso per il porto di Genova con due valigie di cartone che sono andate distrutte.
Dopo diverse peripezie essendo la nave arrivata a Trieste invece che a Genova, finalmente il 19 giugno 1955, con tutti i documenti in ordine, in compagnia di Gino Graziotto, mi sono imbarcato nella nave Aurelia.
L’amico Giovanni De Longhi ha fatto il viaggio poco dopo con la nave Saturnia.
Nel frattempo Egidio Graziotto era stato chiamato per il servizio militare. Mario Martini è arrivato dopo due anni.
In quel viaggio, la nave Aurelia che trasportava 1600 passeggeri ha portato in Australia novanta Trevigiani.
Abbiamo fatto tappa a Port Said, attraversato il Canale di Suez, quindi al porto di Aden. Preso il largo nell’Oceano Indiano, prima di arrivare a Colombo, il mare era molto grosso e Gino Graziotto era talmente spaventato che voleva tornare a casa.
Finalmente dopo 32 giorni di navigazione, passati solo a mangiare e a non far niente, sono ingrassato di 8 Kg, siamo giunti in Australia.

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2011 Paderno - Il sacchettino di iuta di mia madre con le immagini sacre

Il primo porto dove sono sbarcati alcuni passeggeri è stato Fremantle, una città alla foce del fiume Swantini.
Da lì abbiamo proseguito per la tappa finale fino a Melbourne.
Viaggio, vitto e alloggio era tutto pagato dal governo australiano che ci ha dato anche 40 sterline per le prime spese personali.

Lo sbarco in Australia e i primi lavori
Ho ancora vivo il ricordo dello sbarco in Australia, dove siamo stati accolti dalle autorità e dai medici.

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1955 - Foto ricordo di Zago Vittorio davanti alle baracche di Bonegilla al suo arrivo nello stato di Victoria Australia

Dopo varie peripezie, ci siamo trasferiti in treno su vagoni con i sedili di legno in un ex campo di concentramento a Bonegilla, nello stato di Vitória con capitale Melbourne.
Ci hanno assegnato una stanza e siamo stati ospitati per undici giorni in attesa di ulteriori visite mediche e della destinazione al lavoro.
Mi sembrava di essere in paradiso sia per l’ambiente che per tutte le novità che incontravo ogni giorno.
Mi avevano anche assegnato un frigo a nafta che non avevo mai visto.
Dopo il mio rimpatrio, ho avuto modo di parlare della mia esperienza con tanti amici. Il caso ha voluto che incontrassi anche Rossi Felice, padre di Giosuè. Era stato prigioniero di guerra proprio a Bonegilla, nel primo campo che ci ha ospitato.
Mi aveva raccontato le sue vicissitudini e anche la disposizione delle baracche all’interno del campo che fino al mio arrivo non erano state toccate.

Nei primi giorni di permanenza, non avevo soldi ma alcuni amici del campo ci hanno sempre fatto bere gratis con la promessa che li avremo ripagati appena trovato un lavoro.
La sera frequentavamo la scuola per imparare l’inglese. Ma vuoi per la lingua sconosciuta, vuoi per i fumi dell’alcool bevuto durante il giorno, capivamo ben poco.
Qualche giorno fa ho ritrovato un amico di Cusignana con il quale frequentavo le scuole serali in Australia per imparare la lingua.
Ci siamo tanto divertiti nel ricordare quei giorni spensierati e felici.
Finite le visite mediche e completati i colloqui, assieme al mio amico Angelo Bettello di Santandrà e altri 32 Trevigiani, siamo stati trasferiti per lavorare in un macello privato, dove venivano abbattuti 3.500 capi di pecore o cavalli al giorno.
Alcuni incaricati della ditta sono venuti a prenderci alla stazione e ci hanno portati a Portland a 5 Km dal lavoro.
Il paese era nuovo, con belle casette, scuole, palestra e tutti i servizi.
Ci è stato assegnato un alloggio e a mezzogiorno mangiavamo in mensa.
Dopo 42 giorni di duro lavoro, sempre accompagnato dall’amico Angelo Bettello mi sono trasferito a Melbourne, chiamato dal mio padrino Durante Giovanni classe 1909.
Lui aveva partecipato alla guerra di Libia e prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale era emigrato in Australia con i figli Luigi, Isa e Maria. Nel 1939 erano emigrati in Australia anche gli altri suoi due fratelli Massimo ed Ernesto.
Qui ho cominciato a lavorare in una acconciatura di pelli bovine.
All’estero ho sempre cercato il lavoro migliore e più remunerativo, come fanno adesso gli extracomunitari più volonterosi che lavorano da noi.
Anch’io ho fatto come loro. In Australia se avevi un lavoro e un alloggio ti potevi trasferire ovunque.
Avevo uno stipendio molto buono. Guadagnavo sedici sterline la settimana.
Chi lavorava in ferrovia ne guadagnava tredici.
I lavori più faticosi erano pagati meglio. Un impiegato di banca guadagnava meno di me.
Dopo quattordici mesi di duro lavoro, senza fare mai un giorno di ferie, con i soldi risparmiati e il licenziamento, con Giovanni De Longhi ho comperato una vecchia casa, pagata parte in contanti e parte a rate.
Era l’ultima casa alla periferia di Melbourne, già proprietà di pecorai.
Nessuno sapeva fare il muratore e mentre sistemavo la mia casa li ho aiutati a costruirsi la loro.
La casa era di legno. All’ingresso c’erano sempre delle iguane attirate dall’odore del latte.
Ora è stata abbattuta come tante altre nei dintorni.
Al loro posto hanno costruito una università.
Almeno così mi raccontava mio fratello Luigi, ora deceduto che dal Belgio era stato a Melbourne, in visita a dei parenti di sua moglie.
Il primo periodo passato in Australia è stato un periodo di frequenti cambiamenti.
Lusingato dai maggiori guadagni promessi, ho cambiato diversi lavori. Per sei mesi mi sono trasferito in una rock quarry (cava di roccia) con Mario Martini e ho fatto lo spaccapietre.
Non è stata una bella esperienza. Purtroppo mi si gonfiavano le mani e mi sono trasferito a lavorare in una pellicceria.
Ho lavorato anche in una azienda agricola dove coltivavano asparagi.
Per sei mesi ho fatto le pulizie nella fabbrica di trattori Massey Ferguson.
Sono passato all’Imperial Chemical Industries dove ogni operaio aveva la sua casetta vicino alla fabbrica. Qui, oltre alle lavorazioni chimiche si producevano altri manufatti e la fabbrica era custodita da gendarmi.
Per due anni a Deer Parck sono stato impiegato nella manutenzione dei campi da gioco e dei giardini dei dirigenti.
Ho pensato che per me era giunta l’ora di fermarmi e mettere su famiglia.

L’arrivo della morosa e il matrimonio
Interviene la moglie Angela Zanatta che racconta di essere arrivata in Australia nel 1958 quando Vittorio lavorava all’ ICI.

Mio marito mi ha conosciuta prima di partire per l’Australia, mentre andava per le case con il torchio. Io avevo solo quattordici anni e non pensavo ai ragazzi.
Quando è emigrato mi ha manifestato i suoi sentimenti e, giunto in Australia, ha cominciato a scrivermi invitandomi a raggiungerlo perché c’erano tante opportunità di lavoro.
Io, nel frattempo dal 1956, ero stata in Svizzera a Linthal, nel cantone Tedesco per due anni con altre ragazze di Paderno e dei paesi vicini.
Lavoravamo in una filatura ed eravamo ospiti con altre 150 ragazze in un convento dove vigeva la massima disciplina. Ci muovevamo sempre in fila a due a due e ci era proibito incontrare dei ragazzi.
Fra le tante compagne di lavoro di Paderno ricordo ancora Amadio Giovannina, Angelina, Birello Regina, le sorelle Graziotto Ernesta, Libera e Livia con la cugina Vittoria, le sorelle Marcuzzo Luigia e Giorgina, Povegliano Giuseppina, Tasca Franca e Zanatta Concetta.Nessuna delle persone nominate é riportata nell’elenco degli emigrati all’estro.

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1958 – Foto ricordo alla partenza della nave Flaminia. Trentin Maria è la terza a sinistra in piedi

Sono andata in Australia con la nave Flaminia assieme alla paesana Maria Pizzolon, che era stata con me in Svizzera e abita tuttora in Australia. C’era anche Maria Trentin che si trasferiva per sposarsi con De Longhi Giovanni.
Giunta in Australia, dopo solo quindici giorni, giusto il tempo delle pubblicazioni, ci siamo spostati il 14 giugno 1958 a Dear Park.
Era un paesino di pianura alla periferia di Melbourne, sorto ai margini del bosco dove regnava la pace assoluta.
Si sentiva sferragliare il treno molto prima che passasse.

Mentre le amiche mi vestivano da sposa ho rivisto la mia cara amica Silvana Donazzon, con la quale ci incontriamo ancora.
Era stata con me in Svizzera e poi in Australia presso un fratello.
Durante la cerimonia davanti a un prete cattolico, tutti parlavano inglese e io non capivo niente.
Abbiamo festeggiato in casa con un pranzo preparato dall’amica Silvana.
Il testimone di nozze è stato Tino Alessandrini di Oderzo.
Era stato per sette anni guardia del Papa in Vaticano ed era emigrato in Australia nel 1955.
Dopo le nozze ho cominciato subito a lavorare come badante dei bambini del titolare e del direttore della fabbrica chimica.
Loro erano tedeschi. Venivano a prendermi al mattino e andavano al lavoro mentre io rimanevo a casa da sola con i bambini.
A mezzogiorno mangiavamo assieme e intanto mi insegnavano l’ inglese.
Nel 1959 a Sunshine è nato Emilio il mio primogenito. Linda è nata a Echuca nel 1961 e Denis nel 1964 a Myltrefort.
Quando è nato Emilio, la moglie del titolare dell’azienda, mi ha regalato il corredo completo. Attraverso il Comitato di Donazione raccoglieva gli abitini dismessi da altri bambini e li donava alle neo mamme.
C’era il convincimento che scambiarsi i doni fosse bene augurante sia per chi donava i vestiti sia per chi li usava.
Ogni anno c’era la distribuzione dei doni e io sono entrata a far parte del Comitato perché avevo imparato subito l’inglese e facevo da interprete.

La coltivazione del tabacco
Riprende il racconto Vittorio.
Finita questa esperienza, poiché a me piaceva molto lavorare in agricoltura, ci siamo trasferiti a circa 80 Km da Echuca e 400 da Melbourne, presso una famiglia di Calabresi che coltivava il tabacco.
Gente molto ospitale e gentile, come i Siciliani che vivevano con loro.
Ci hanno assegnato una casa, piccola ma bella. C’era la corrente elettrica che alimentava il frigo e il ferro da stiro.
Allora in molte delle nostre case in Italia non c’era ancora la corrente elettrica e si stirava con il ferro a bronse.
La casa sopraelevata era di legno con le finiture interne in cartongesso.
Il clima era buono ma quando arrivava il caldo north wind, (vento del nord), la sabbia ti penetrava negli occhi.
Tutto rimaneva bloccato, anche le fabbriche.
Se potevo andavo a lavorare portandomi una bottiglia di ghiaccio per rinfrescarmi il viso, a causa del gran caldo.
Il tutto durava un giorno o due al massimo e poi tornava la calma.
Nel tempo libero, ho cominciato a costruirmi un’ altra casa.
Quella di Melbourne l’avevo data in affitto e puntualmente ogni mese mi arrivavano i soldi. Agli amici dicevo che avevo una rendita in Italia da un nonno che mi mandava degli aiuti.
Qui sono stato due anni con Giovanni De Longhi e sua moglie.
Il paesetto si chiamava Torrumbarry.

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1963 Meriang (AUS) - Mario Rinoldi alla guida della macchina per il diserbo

Era una macchina grande, forte e pesante, perché là le strade erano dissestate e non c’era assistenza. Dopo due anni i proprietari dell’azienda agricola sono falliti e noi ci siamo trasferiti a Myltrefort, chiamati da Mario Martini con il quale eravamo sempre stati in contatto.
Vista l’esperienza acquisita, qui ho continuato a lavorare a mezzadria.
Per altri tre anni ho coltivato il tabacco, presso la ditta di Mario Rinoldi originario di Strigno (TN) classe 1921. E’ ancora vivo e di recente ha festeggiato i suoi sessant’anni di matrimonio. Eravamo nella valle del Merriang organizzati in gruppi di tre persone ciascuno.
Ognuno utilizzava una baracca per la lavorazione del tabacco.
La casa non era nostra ma non si pagava affitto e la nuova ditta ci forniva anche le macchine agricole in comodato gratuito.
Il lavoro consisteva nel trapiantare e coltivare il tabacco. Mi sono fatto socio con Mario Martini, mentre Giovanni De Longhi era socio con altri due Trevigiani.
Nella baracca veniva selezionato il tabacco. Lo si legava a mazzi per essiccarlo e imballarlo.
Alla vendita il buon guadagno, al netto delle spese, veniva diviso a metà con il proprietario della terra.
In questo periodo avevo acquistato anche una mucca che viveva libera nella prateria e tornava in stalla la sera per farsi mungere.
Il tabacco non era monopolio di Stato come in Italia.
Ditte private producevano sigarette, sigari e tabacco da naso.

Con i buoni guadagni sono riuscito a diventare un piccolo imprenditore e nel 1964 mi sono recato a Bonegille, da dove era iniziata la mia avventura in Australia, per assoldare al mio servizio, una famiglia di Spagnoli appena arrivata.
Ho arredato per loro una casetta fornita di tutti i servizi e sottoscritto un contratto stagionale. Hanno lavorato per noi per alcuni mesi e poi si sono trasferiti in un’ altra farm (azienda agricola, campagna).
Dopo di loro ho assunto un’altra famiglia. Erano due fratelli adulti. C’erano raccolti abbondanti e avevo bisogno di molte persone.

Ho sempre ampliato l’attività arrivando a dare lavoro anche a 12 operai, compresa mia moglie.
Gli uomini lavoravano nei campi e le donne nel magazzino, dove i bambini di 10 anni quando non erano impegnati a scuola davano il loro contributo.
Per fortuna il raccolto è sempre andato bene, ad eccezione di un anno.
L’ultimo anno ho venduto ventidue tonnellate di tabacco lavorando circa quarantacinque acri di terrenoUn acro corrisponde a 4.046,85642 mq., mentre il campo trevigiano corrisponde a 5.204,69 mq.  che corrispondono a circa trentacinque campi trevigiani.

Il ritorno
Finito il raccolto dell’annata 1964, avevamo abbastanza soldi.
Prima che i bambini diventassero grandi, abbiamo deciso di tornare in Italia per capire come andava. Ci eravamo anche ripromessi di tornare in Australia se le cose fossero andate male.

Io sono stato in Australia per nove anni e mia moglie per cinque, di cui tre lavorando con il tabacco.
Appena tornato in Italia ho rimesso radici nella mia terra, ho acquistato sette campi e iniziato a costruirmi la casa con l’aiuto dell’impresario Antonio Crema. Arrivato al grezzo avevo finito i soldi e ho dovuto sospendere i lavori in attesa di accumulare ancora qualche lira.
Coltivavo la terra che avevo acquistato e altri tre campi in affitto.
Nel frattempo, lavorando in economia, ho completato la casa.
Con il tempo e tanto lavoro, ho costruito anche una stalla dove ho avviato un bell’allevamento bovino e un porcile dove allevavo dei maiali per uso di casa.
Mia moglie voleva tornare ancora in Australia e per questo ha pianto per un anno. In seguito si è rassegnata e ha trovato lavoro a servizio presso diverse famiglie del posto.
Io invece ero contento di essere tornato ed ho preferito restare perché, anche in Italia la situazione era cambiata.
Avevo trovato lavoro presso la ditta Stolfo Traslochi e nel tempo libero lavoravo anche la terra.
Nel frattempo la famiglia è cresciuta. Sono nati altri due figli e i più grandi hanno cominciato a frequentare la scuola e questo è stato il motivo principale per il quale non ci siamo più mossi da casa.

Dal 1965 e per dieci anni ho ottenuto il permesso di coltivare il tabacco in società con Giovanni De Longhi.
Un campo di tabacco rendeva circa come sei di mais.
Anche l’allevamento del bestiame mi ha dato molta soddisfazione.
Ho cominciato con l’acquisto di due mucche e nel 1980 sono arrivato ad allevarne anche quaranta.
Ho smesso di fare il contadino a tempo pieno nel 1993 poco prima che scoppiasse il caso della mucca pazza.
Sono riuscito a vendere tutto il bestiame e ho anche incassato tutte le quote latte.
Fra il 1976 e il 1980 ho piantato un vigneto che ho coltivato fino al 1997, quando nello stesso posto mio figlio ha piantato i ciliegi.
Con il mio lavoro ho sempre guadagnato bene e sono riuscito a crearmi le premesse per una vecchiaia serena.

Mi è piaciuto molto il periodo passato all’estero per le tante cose che ho imparato, le esperienze a volte anche dure che la vita mi ha riservato e i tanti amici che ho incontrato, con i quali ho passato giorni felici.
Sono sempre stato appassionato di storia e geografia e anche se per lavoro ho vissuto nello stato del Vitória sono riuscito a girare molto l’Australia.
Nei periodi di ferie o di festa approfittavo per viaggiare da un paese all’altro dove ci sono distese immense abitate solo da animali selvaggi.
Penso di aver conosciuto l’Australia meglio di tanti Australiani.

L’anno scorso, l’insegnante elementare di mia nipote Giorgia Zanardo che frequenta le scuole di Spresiano, mi ha invitato a tenere una lezione sulla mia esperienza in Australia.
Il racconto delle mie avventure ha catturato l’attenzione dei bambini che si sono molto interessati alle mie vicende.
Mi hanno fatto tante domande.
Alla fine dell’incontro mi hanno ringraziato e consegnato un foglio con tutte le loro firme.

E’ stato un atto che mi ha molto commosso.


Note: