Le Rondini di Ponzano Veneto
Con il mio sito internet faccio conoscere Ponzano
Piovesan Walter è nato a Ponzano Veneto nel 1946.E' emigrato bambino in Belgio e successivamente al seguito dei genitori a Vancouver in Canada dove tuttora vive e lavora.
Intervistato l' 8 settembre 2011 via Skype da Luigino Righetto.
Sono figlio di Aldo Piovesan emigrato assieme a tanti altri di Ponzano a Tubize in Belgio nel 1947, seguito dai fratelli Luigi e Olivo.
Mio padre abitava con la nonna Luigia Piovesan in Via Volpago in una casa ora demolita.
In Italia vive ancora sua sorella Piovesan Maria del 1925, vedova di Bordignon Luigi e Gemma Piovesan, vedova di Tiveron Gaetano.
Poco dopo con mia madre Benetton Amalia che abitava nel paeasson vicino alla villa Benetton, sono arrivato in Belgio anch'io.
Mia sorella Emma è nata in Belgio nel 1949, Nella Anna Rosa nel 1952 in Italia.
In Belgio siamo rimasti solo quattro anni ma io ero bocia (piccolo) e non ricordo niente.
Il lavoro di mio padre in miniera era molto duro.
Nel 1952, con suo fratello Olivo che era molto intraprendente, chiamati dallo zio Adamo emigrato su- bito dopo la prima guerra mondiale, decidono di trasferirsi in Canada.
Sembrava che là ci fosse lavoro per tutti.
Mio zio Luigi nel frattempo si era sposato ed ha preferito fermarsi a Tubize. Si è trasferito in Canada più tardi.
In Belgio c'era anche l'altro mio zio Felice Benetton che è tornato in Italia solo nel 1974 dopo essere andato in pensione.
Al loro arrivo in Vancouver Aldo e Olivo si sono sistemati in una casa in affitto. Mentre Olivo ha cominciato a lavorare con lo zio Adamo che gestiva una latteria ora abbattuta, mio padre è andato a lavorare in un albergo come tuttofare. Non conosceva la lingua ma c'erano tanti italiani con i quali parlare. Consigliato da amici che abitavano da tempo in Canada, ha deciso di avviare una impresa edile con suo fratello.
L'impresa era specializzata nella costruzione di giardini con piscine, recinzioni, camminamenti e giochi. Il lavoro andava bene e i numerosi operai, dopo aver appreso il mestiere, si mettevano per conto loro.
Nel 1953, quando il lavoro era bene avviato, mio padre ha trovato una casa più grande. Noi che eravamo in Belgio lo abbiamo raggiunto.
Finalmente la famiglia si è ricomposta.
Due anni dopo di noi sono arrivati i fratelli di mio padre. Dal Belgio Luigi e dall'Italia Gino, Adriano, Milena ed Eleonora.
Questi ultimi tre erano molto giovani, sono ancora vivi e abitano qui a Vancouver.
Mia mamma ha richiamato in Canada anche i suoi parenti: Benetton Carlo, Giuseppe, Bruno e Germana.
Mio zio Carlo Benetton (di Trail) era arrivato qui dopo la prima guerra mondiale. I suoi figli Mary, Lino, Velma e Dino, venivano a trovare spesso mia mamma. Ora alcuni sono morti. L'ultimo contatto l'ho avuto con mio cugino Lino che non so se sia ancora vivo perché l'ho visto cinque anni fa e dopo la morte di mia madre, avvenuta tre anni fa, non ho avuto più sue notizie.
Mia mamma era la più giovane dei 18 figli di Sante Benetton.
Qui a Vancouver ci sono molti italiani di tutte le regioni. I primi veneti lavoravano prevalentemente nell'edilizia e facevano anche tre lavori contemporaneamente.
Ho sempre l'Italia nel cuore e ho tanta nostalgia di Ponzano.
Con il mio sito internet, https://www.ponzanoveneto.com/ cerco di farlo ricordare anche ai tanti amici sparsi per il mondo. Raccolgo e pubblico notizie che mi arrivano direttamente o tramite amici. Attraverso Internet, consulto il sito del Comune e leggo spesso le pagine del Gazzettino e della Tribuna.
Negli anni sessanta papà voleva tornare in Italia e assieme a mia mamma è stato a Ponzano.
Guidava una grande e bella macchina che tutti ammiravano.
Considerata la situazione italiana dove non c'era stato ancora lo sviluppo economico, ha preferito tornare in Canada. Di quel periodo ho tanti bei ricordi, sia del paese che delle storie che mi raccontavano.
Ho anche dormito nella stalla dei Benetton, con le vacche.
Mia nonna Luigia Piovesan non aveva la stalla, ma molte galline.
Un giorno ho preso tante botte perché sul fosso accanto alla sua casa volevo insegnare a nuotare alle galline. Purtroppo ne ho annegate alcune.
Erano quasi tutti poveri ma uniti e contenti.
Nessuno aveva esigenze particolari e si accontentavano del poco che c'era. Mi raccontava la nonna che a causa della povertà in alcune famiglie mangiavano un uovo in nove.
Gli anziani erano molto severi e non volevano che le ragazze frequentassero le sale da ballo, considerate luogo di perdizione.
Le più scaltre andavano nelle case delle amiche, si facevano prestare le scarpe da festa e andavano lo stesso a ballare.
Stavano attente di tornare a casa presto per evitare rimproveri e severi castighi.
Ricordavo poco di Ponzano ma quando nel 1971 sono tornato per il viaggio di nozze, non mi sono mai perso e mi è sembrato di essere a casa mia. Ho riconosciuto le strade principali, le chiese e le case vecchie, molte delle quali purtroppo sono state demolite.
Per me tornare in Italia è stato come tornare bambino.
Ho scoperto che da poco Google Street View ha messo in rete tutte le mappe del Comune di Ponzano Veneto.
Quando mi prende un po' di nostalgia, attraverso questo programma, percorro le vie del paese per rivedere i miei vecchi posti.
Due anni fa sono stato a casa di mio zio Felice e ho incontrato mia cugina Maria Luisa Benetton e tanti altri cugini e le zie Gemma, Maria e Gina.
In Canada ho altri miei parenti e tutti soffrono di nostalgia.
In particolare una mia seconda cugina Nancy Benetton, figlia di mio cugino Bruno ed Elsa Benetton che si è sposata e abita a Toronto, vorrebbe conoscere meglio la sua famiglia e tutti i parenti sparsi per il Canada.
Ha in progetto di realizzare un libro sugli italo-canadesi.
Oltre ai miei parenti qui a Vancouver e nei paesi vicini, ci sono tante altre persone originarie di Ponzano.
Ci incontriamo almeno una volta all'anno in occasione delle feste dei Trevisani nel Mondo.
Ho parlato con alcuni di loro del progetto del Comune di Ponzano Veneto di raccogliere le memorie degli emigranti ma sono persone ormai anziane che, disposte a raccontare a voce la loro storia, hanno poca voglia di scrivere.
Mio zio Adriano Piovesan mi ha detto: “Cosa votu che scrivo no go mai scrito gnanca un assegno”. (Cosa vuoi che scriva, non ho mai scritto nemmeno un assegno).
Tante volte i loro racconti tramandati a voce e ripetuti spesso sono un po' romanzati e non sempre veritieri. I loro figli li prendono per buoni e così si tramandano anche cose inventate o sbagliate.
Come ho detto prima, sono arrivato a Vancouver in Canada dal Belgio, nel giugno del 1953 a sette anni. Da allora ho sempre abitato qui.
Quando ho cominciato la scuola sapevo solo un po' di francese imparato in Belgio, perché a casa si parlava solo il dialetto.
Ho avuto qualche difficoltà con l'inglese, ma l'ho imparato presto.
Ho frequentato le scuole inferiori e superiori e in quattro anni ho conseguito la laurea in storia inglese. Ho frequentato anche Architettura ma non mi piaceva e ho preferito laurearmi una seconda volta in Informatica. Ho finito di studiare a 27 anni.
Mio padre mi diceva “se te continui a studiar te risci de 'ndar in pension sensa mai lavorar”. (se continui a studiare rischi di andare in pensione senza mai lavorare).
Anche mio zio Olivo mi diceva “chi va troppo a scuola diventa stupido”.
Erano persone pratiche e abituate a lavorare e per loro la scuola e lo studio erano solo tempo perso.
Forse avevano anche ragione perché i miei cugini, che sono tutti muratori, hanno fatto fortuna e stanno tutti bene economicamente, anche senza aver frequentato tante scuole.
Hanno cominciato a guadagnare da giovani.
Anch'io a partire dai quattordici anni, nel periodo delle vacanze, ho cominciato a fare il manovale con mio padre e mio zio.
Spaccavo sassi, portavo sacchi di cemento, facevo la malta.
Più tardi ho cominciato ad andare al nord a lavorare nei mesi estivi.
Sono stato operaio nelle dighe, ho asfaltato strade e fatto il tassista.
Anche all' università c'erano piccoli lavori da fare.
Dalla scrittura di tesi alle ricerche su incarico dei professori. Abitando con i genitori mi sono sempre mantenuto agli studi.
Mio padre avrebbe voluto che io lavorassi con lui. Viste però le mie inclinazioni mi ripeteva che se volevo studiare dovevo arrangiarmi.
Era comunque contento del mio comportamento perché mi sono sempre mantenuto senza pesare sulla famiglia. Finiti gli studi ho cominciato a lavorare come informatico nella biblioteca Bennet della Simon Fraser University. Dal 1980 svolgo un lavoro molto specifico.
Sono manager dei dati. Raccolgo notizie e sondaggi da tutto il mondo. Tutto il materiale che trovo è inserito in un computer all'interno dell'Università.
Con particolari motori di ricerca chi ha bisogno consulta liberamente gli archivi.
Nei primi tempi eravamo solo due a Vancouver e uno a Toronto che esercitavano questo lavoro.
La ricerca è finanziata dallo Stato.
A Vancouver c'è anche una immensa biblioteca pubblica di cinque piani, famosa perché assomiglia al Colosseo.
Vancouver ora conta più di un milione di abitanti e forma una grande metropoli con le vicine città di Burnaby, New Westmister e altre.
Subito dopo la guerra gli italiani che arrivavano qui, si sistemavano vicino alla ferrovia.
Appena scesi dal treno trovavano alloggio e lavoro.
Ora le vicinanze della ferrovia sono occupate dai Cinesi.
A partire dagli anni '60, per migliorare la loro situazione, gli italiani hanno cominciato a trasferirsi verso est fino a Burnaby, dove c'erano grandi spazi vuoti che consentivano la costruzione di belle e ampie case.
Nella vecchia Vancouver sono rimasti pochi italiani.
Ricordo fra gli altri il vecchio trevisano A. Osellame.
Faceva il barbiere in casa. Gli piaceva tanto chiacchierare e per trattenere i clienti offriva loro il caffè con la grappa.
Ho sposato Linda Fraser, di origine Scozzese. Ho due figli Michael Giacomo del 1975 e David Ferruccio del 1979. Abitano per conto loro a Coquitlam, vicino a mio cugino Bruno e alle mie sorelle Emma e Nella.
Ho sessantacinque anni, mi piace il lavoro che faccio e intendo lavorare fino a sessantasette. Potrei lavorare anche di più ma penso ai giovani che non sanno cosa fare e allora è meglio lasciare loro il posto.
Qui la maggior parte degli anziani come penso farò anch'io, lavora a part-time, così hanno un minimo di impegno e avviano pian piano al lavoro i giovani che li sostituiscono.
A Vancouver mi trovo bene. Ho la mia famiglia, tanti amici e parenti.
Non penso di muovermi più, anche se ho intenzione di tornare presto in Italia per una bella vacanza.
Mi piace tanto correre in bicicletta.
Mio cugino Adriano Benetton mi ha fornito tutti i distintivi e le magliette del gruppo ciclistico di Ponzano, che indosso sempre quando vado a fare qualche corsa con la mia bici Pinarello.
Mi ha molto colpito l'improvvisa morte di Andrea Pinarello, figlio del mitico Nane. Ho seguito la vicenda consultando quotidianamente i giornali locali attraverso i siti Internet.
Attraverso gli stessi siti, mi tengo sempre aggiornato sugli avvenimenti del mio paese.