Ponzano : Note Storiche

LA FABBRICERIA

I beni economici della chiesa

imageManifesto dell’appalto indetto nel 1839 (Arch. Parrocchiale). (clicca per ingrandire l’immagine)

Nel tardo medioevo, dopo il distacco dei beni destinati alle opere di beneficenza ai poveri e alle cause pie, le chiese cominciarono a formarsi il patrimonio proprio. Allora sorsero delle commissioni di ecclesiastici e laici, riconosciute dallo stato come “Consilium fabbricae”, la fabbriceria, che aveva lo scopo di raccogliere le offerte del popolo fedele, per provvedere alla costruzione e alla conservazione degli edifici sacri.

Il piccolo patrimonio delle chiese, specialmente rurali, aumentò sempre più con le donazioni “inter vivos” e con i testamenti “mortis causa” di benefattori generosi. In particolare: nel 1470 la fabbriceria di Ponzano possedeva 7 campi, dai quali ricavava annualmente 6 staiaLo staio o sacco conteneva 86 chilogrammi di grano e si divideva in quattro quarte: la quarta poi in quattro quartieri e il quartiere in quattro minelle. di frumento e un mastelloIl mastello o conzo corrispondeva a 78 litri di vino. di vino. Dalla “posta-pecore”I pastori del Cadore o del Trentino, previa convenzione con i massari di un canone d’affitto, solevano condurre le loro pecore a pascolare nei boschi e nei prati della chiesa, per il tempo che ordinariamente andava da s. Martino (11 novembre) all’Annunciazione (25 marzo): il ricavato, in lire venete, in ducati, in fiorini ecc…, conforme il corso monetario, era a favore della chiesa. invece ricavava lire venete 30. Nel 1523 la rendita annua della chiesa era di ducati 25.

Verso il 1560 i campi erano già 16, ma ne furono venduti 10 per restaurare la chiesa e per costruire il battistero. Nel 1575, il massaro della fabbrica, Leonardi Gerolamo, riferiva al visitatore delegato del vescovo Cornaro: “La chiesa in passato aveva tanti campi che rendevano frumento e vino: inoltre dal fitto di alcune strade comunali al “Pecoril” e alle “Verine” si ricavavano annualmente buone lire; ed un tempo c’era l’entrata della “posta-pecore” che, da oltre 40 anni, i capi della villa hanno trattenuta per conto loro, mentre prima i pastori della montagna versavano l’importo alla chiesa”...

Dalle annotazioni delle visite pastorali le rendite della chiesa provengono sia dall’affitto di alcune terre, prati e strade, sia dalle elemosine, questue ed incerti: rendite computate ora in lire ora in ducati. Una indicazione, con le date degli anni 1835-1856, evidenzia il ricavato da 5 campi arativi, elemosine e questue, corrispondente ad una media di lire 400 annue.

Nel 1868 il parroco scriveva: “La chiesa possiede 4 campi, ma il demanio, con le leggi eversive del 1867, è già per disporre altrimenti”... Infatti, nelle Visite pastorali seguenti, a proposito di rendite, si sottolineava che i campi furono convertiti in cartelle di rendita pubblica; le entrate sicure della fabbriceria provengono sempre più dalle elemosine in chiesa e dalle questue annuali effettuate in parrocchia.

Nel 1929 il vescovo Longhin notava “le entrate misere della chiesa, con due certificati intestati alla fabbriceria del valore complessivo di L. 185,50”. Però a queste si dovevano aggiungere L. 315, provenienti da questue di generi diversi e dalle offerte dei bozzoli.

Restauri nell’800 e primo ‘900

La fabbriceria di Ponzano, in seguito ad un avviso pubblico, appaltava il lavoro di restauro del coro della chiesa parrocchiale ed il 1° agosto 1839 apriva l’asta, al prezzo peritale di lire austriache 1425. Ogni concorrente doveva depositare lire 142 per le spese dell’asta e del contratto. La deliberazione seguiva a vantaggio del miglior offerente, salva sempre l’approvazione superiore. I lavori, vincolati alle vigenti discipline e ai regolamenti della perizia, venivano pagati dalla FabbriceriaLa fabbriceria, fin dai primi tempi, come abbiamo notato, provvedeva alla costruzione della chiesa, alla amministrazione e alla manutenzione dei beni mobili ed immobili di questa: era perciò considerata una personalità giuridica a sè stante, proprietaria della chiesa. Oggi invece, in base alle norme concordatarie, è riconosciuta soltanto come un organo amministrativo. in tre rate uguali: a metà lavoro, a lavoro compiuto e al collaudo dell’opera. Incaricati erano ifabbricieri Gabbato Luigi, Piovesan Angelo e Bianchini Giuseppe.

Un nuovo restauro si impone nel 1868. Per la chiesa esiste la descrizione dettagliata dei lavori di appalto (2.10.1868); la prefettura il 20.10.1868 accoglie il preventivo di Lit. 2.610 per lo stesso; il 9.11.1868 i fedeli si autotassano con offerte in generi e denaro. Nel 1871 c’è un fatto nuovo: chiesa e campanile vengono danneggiati da un fulmine, il giorno 11.6.1871. Una nuova perizia di restauro alla chiesa viene stimata in Lit. 1292,36 il 1.4.1879. Lavori successivi verranno eseguiti da don Callegarin nel 1907 e 1913, con decorazione, pavimento, banchi nuovi in noce tutt’ora molto belli.

Redditi ordinari

I beni dotali della fabbriceria andarono man mano diminuendo fino a ridursi esclusivamente e alla elemosina dei fedeli. Le quest ue a favor e della chiesa erano pertanto le ordinarie del frumento e del granoturco; i fabbricieri e buone persone si prendevano cura di fare la cerca nel paese e con questi mezzi la chiesa provvedeva ai bisogni di cera, luce, arredi, riparazioni e altro, aiutandosi con le offerte raccolte nelle funzioni.

Per i lavori straordinari di solito si ricorreva a sottoscrizioni e si ricorreva anche ad amici al di là dei confini della parrocchia, come nel caso della costruzione dell’organo. La chiesa era tanto povera che si vendette una parte dell’oro; come pure si vendettero tre sedie camerali dorate, per certi lavori straordinari, sempre con approvazione della curia diocesana.

Le entrate della chiesa in questi anni provengono esclusivamente dalle offerte delle buste parrocchiali e l’importo segue la svalutazione della lira. Si danno alcune cifre indicative: • 1949 L. 222.192 • 1954 L. 455.812 • 1959 L. 663.090 • 1964 L. 846.070 • 1969 L. 1.079.270 • 1974 L.1.202.970 • 1975 L. 1.641.150 • 1976 L. 1.785.000 • 1977 L. 1.938.340 • 1978 L. 2.681.540 • 1979 L. 3.172.700. • 1980 L. 4.652.590.

Patrimonio immobiliare

I beni immobili intestati alla “chiesa parrocchiale dei ss. Leonardo e Rocco di Ponzano Veneto” e a favore della medesima attualmente sono questi: • l’edificio chiesa parrocchiale dei ss. Leonardo e Rocco con sagrestia e campanile • l’oratorio s.Antonio con sagrestia e annesso scoperto (mq.710 e altri mq. 25 annessi all’oratorio) • l’ex-cimitero parrocchiale, ora sagrato (mq. 1701) • il terreno su cui sorgono la scuola materna e la sala delle feste (mq. 5000) • la scuola materna, di mc. 2.700, e il garage adiacente • la sala delle feste (metri coperti 196).

imageElenco delle due sottoscrizioni effettuate dai fedeli di Ponzano nel 1869, per il soffitto della chiesa. Si notino le famiglie allora esistenti in Ponzano e il loro grado di benessere. (clicca per ingrandire l’immagine)

LAVORI IN CHIESA (1959)

Nel 1959 sono stati eseguiti alcuni lavori di decorazione e restauro della chiesa. Con amore hanno prestato la loro opera diversi artigiani locali o dei dintorni. Mons. vescovo nella cresima del 6 novembre 1959 inaugurava e benediceva questi lavori finiti, compiacendosi con la popolazione. I costi, in sintesi, risultavano per prestazioni e materiali: panchine e grondaie ai fratelli Zanatta Carlo, Enrico L. 170.000. Decorazione della chiesa (prof. Bepi Gatto) L. 469.000. Marmista sig. Pietro Pasin L. 159.310. Falegname sig. Gianmario Piovesan L. 462.750.

DUE NUOVI QUADRI (1961)

La fattura dei due quadri del Cuor di Gesù e del Cuor di Maria, ultimati nel marzo 1961, di buona mano pittorica, vennero a costare la somma di L. 205.000, date al prof. Bepi Modolo da Olmo di Vicenza.

LA NUOVA VIA CRUCIS (1962)

Il prof. Giancarlo Zaramella, per i1 4 quadri della Via Crucis,venne saldato con L. 600.160, nel luglio 1962.

RESTAURO QUADRO S. FRANCESCO (1969)

Il restauro del quadro delle stigmate di san Francesco, eseguito nel 1969 dal sig. Mario Righetto da Salzano, costò L. 60.000.

LA SCUOLA MATERNA (1970)

La Scuola materna di mq. 5000, con il terreno e l’arredamento al completo ebbe il costo di L. 63.059.160

IL PIAZZALE DELLA CHIESA

La demolizione del vecchio cimitero costò L. 441.000, nel maggio 1975; il nuovo piazzale della chiesa in porfido, per cura dell’impresa del sig. Remo Cocchetto da Ponzano, nell’aprile 1976, fu pagato L. 3.156.550.

LA SALA DELLE FESTE

La sala delle feste edificata tra l’aprile e l’agosto 1976, costò L.7.259.630.

PROSSIMI LAVORI

La chiesa e la comunità hanno sempre necessità nuove; la mancanza di un locale ampio e agibile in tutte le stagioni sollecita molte persone a rivedere e completare la sala delle feste, oggi poco utilizzabile durante l’estate e l’inverno. Inoltre il campanile ha urgenza di restauro nella torre campanaria e nelle scale interne. Qualche persona ha avanzato la proposta di rendere più bello il campanile con un orologio da torre. Infine la parrocchia è completamente priva di attrezzature sportive. La buona volontà di tutti non impedirà la dotazione di queste strutture utili alla comunità cristiana e civile di Ponzano.

Il cimitero parrocchiale

Cimitero significa luogo di riposo; è un nome del tutto cristiano, ha il valore di dormitorio ed è propriamente assegnato ai luoghi di sepoltura, giacchè la morte per chi ha fede nella risurrezione non è che un lungo sonno, in attesa della risurrezione finale dei corpi, a somiglianza di Cristo il Risorto. I cristiani, seguendo l’uso giudaico della inumazione, hanno sempre praticato il sepellimento nella nuda terra, anche per il singolo più povero membro della comunità. Caratteristica dei primi tempi era di porre le salme nelle chiese e anche negli ultimi secoli molti venivano sepolti nell’interno dell’edificio sacro, così come è avvenuto per tanti curati e parroci a Ponzano. La chiesa ha avuto a cuore che i luoghi destinati alla sepoltura dei fedeli fossero riservati e benedetti con una formula speciale. Inoltre non era permesso che in questi luoghi sacri fossero sepolti gli acattolici o quanti erano privati della sepoltura ecclesiastica. Alcune note sul nostro cimitero sono emerse nelle visite patorali. È opportuno fare riferimento ad altre notizie più recenti.

PROPOSTE PER UN NUOVO CIMITERO PARROCCHIALE

Si era avanzata la proposta, il 17 marzo 1907, di costruire un nuovo cimitero nella frazione di Ponzano. Non venne accolta. Altro progetto di costruire unitamente a Paderno un cimitero nuovo, il 9.6.1907, venne respinto. Si ritorna all’argomento il 5 e i1 26 aprile 1908, con un nulla di fatto. Il sindaco Cicogna nell’aprile 1911, con circolare ai parroci, lamenta che non vengono osservate le norme sanitarie che dispongono la rotazione dei dieci anni per seppellire i defunti e minaccia sanzioni. Si dice, che passati i dieci anni, le pietre tombali diventano proprietà della chiesa. Non tutte le famiglie sono in regola nel versare le quote dovute per avere la tomba propria. Nel 1916 in Ponzano ben 30 famiglie risultano insolventi. Altre 27 famiglie risultano in regola e versano ciascuna L. 40 per rinnovare il proprio diritto decennale, come previsto dal regolamento. Nel 1931 il commissario prefettizio commissiona un progetto di cimitero intercomunale per Paderno e Ponzano all’ing. Achille Signori. Finalmente si delibera, nel 1952, la costruzione di un cimitero comunale, della spesa di due milioni, nella speranza di avere però il contributo dello Stato.

ULTIMA INCHIESTA PER UN NUOVO CIMITERO PARROCCHIALE

Il parroco propone nel 1960 di utilizzare un fondo beneficiario per costruire un cimitero parrocchiale a 400 metri dall’attuale, in via Livello (ora L. Galvani). I pro e i contro si equivalgono. Si ricorre ad un referendum il 2 giugno 1960: 167 famiglie per il si, 61 per il no e 2 incerte; totale 220 famiglie Arch. parr. - carteggio cimitero. . Vengono interpellate le autorità provinciali, ma le difficoltà sono tali da scoraggiare i migliori propositi.

Il vecchio cimitero aveva pertanto i mesi contati: nel 1936 era stato rialzato il muretto di cinta tra chiesa e canonica (lato est-ovest), come pure era stato rifatto il pilastro d’ingresso. Lentamente la manutenzione del cimitero era andata deteriorandosi. L’ultimo custode, il signor Fioravante Giuriato, aveva questo compito a volte faticoso per un misero compenso: due questue annuali di frumento e granoturco.

Nel vecchio cimitero l’ultima salma sepolta fu quella di Girotto Ilario, un angioletto di un anno, quasi a suggerirci di avere una vita limpida, chè al camposanto tutti si arriva: era il 1° marzo 1961.

IL CIMITERO COMUNALE

Il cimitero comunale venne benedetto da don Remigio Tessarollo nel 1961. La prima parrocchiana sepolta nel nuovo cimitero fu Visentin Clara in Piovesan, di anni 28 (12.6.1961). L’oratorio del nuovo cimitero fu dedicato alla Madonna del Carmine l’l.11.1962. Le fasi successive di ingrandimento di questo moderno camposanto sono note a tutti. Venne infatti deciso l’ampliamento il 14.12.1963: avrebbe occupato un’area di ma. 3620, con un costo di L. 31 milioni. Le misure sarebbero state di m. 70,80 con una lunghezza di m. 96,25. L’ultimo ampliamento, questa volta deciso verso sud, dà al cimitero un’area totale di mq. 7100. Dal 1° maggio 1961 ad oggi sono state sepolte n. 995 salme.



Note: