Ponzano : Note Storiche

IL BENEFICIO PARROCCHIALE

Formazione e destinazione del beneficio

Con il nome “beneficio parrocchiale” si intende l’asse patrimoniale il cui reddito serve al mantenimento del sacerdote che ha la cura pastorale di una parrocchia. Esso si è formato nel corso dei secoli. Quando le comunità rurali si consolidavano, il vescovo assegnava loro dei sacerdoti per la cura d’anime; in seguito, istituita la parrocchia “veri nominis”, il sacerdote, nominato parroco, riceveva un certo fondo terriero, staccato dalla “mensa vescovile”, che con le donazioni dei fedeli costituiva il “benefi- cium propter officium”, il vero beneficio ecclesiastico.

Rendite beneficiarie dal 1470 al 1907

Nel 1470, essendo la chiesa di Ponzano già parrocchiale, il beneficio veniva computato di 30 ducati o zecchini d’oro. Nel 1523 al beneficio era annesso il “chiericato detto dei quartesi”: per cui nella visita pastorale del vescovo Giorgio Cornaro (1564-1577), il parroco poteva scrivere che il suo beneficio era di campi 16, dei quali 10 dati in affitto e 6 lavorati a mezzadria, e il quartese gli fruttava staia 16 di frumento, 20 di sorgoturco, 10 di miglio, 20 di segala, 4 di spelta, di altre biade e legumi e 3 mastelli di vino.

Nel 1610 il reddito beneficiario era di ducati 200 che si ricavavano dalla fittanza di 15 campi, dai vari generi di quartese e dagli incerti di stola. Dalla relazione del parroco al vescovo Marini nel 1793 si conosce che il beneficio consisteva in staia 30 di frumento, 50 di granoturco, 10 di sorgorosso, 6 di miglio e 8 mastelli di vino. Le passività sono calcolate in lire 132.

Da un incarto dello stato attivo e passivo del beneficio parrocchiale, tra gli anni 1805-1864, si riscontra una fitta corrispondenza, per la questione del beneficio, tra l’amministrazione ecclesiastica e la delegazione provinciale. Dopo avvertenze, ordini, richiami emergenti dalle due commissioni nei riguardi delle posizioni beneficiarie, si fermò il dibattito con lo stato del 1815, come esemplare di concorde accettazione: rendite L. 896,81 • spese L. 325,71 • avanzo di lire austriache 571,10. Il reddito beneficiario nel 1835 era di du- cati veneti 400; nel 1868 il patrimonio era di campi trevigiani 24 e del diritto di quartese, con rendita netta di fiorini 343,25; nel 1907 il ricavato netto era di L. 760,30, più 5 ettolitri di vino.

Il beneficio fino al 1961

Don Giuseppe Santinon, arciprete di Carbonera, con delega vescovile, effettuò nel 1917 una visita amministrativa straordinaria a Ponzano: sono registrate diligentemente tutte le operazioni di attivo e passivo. Uno specchietto del 1921, poi, mette in rilievo, con relativi fogli mappali, l’entità del tereno del beneficio parrocchiale: a seminativo, a pascolo, a prato arborato, con l’elenco dei 14 fittavoli, con le rispettive porzioni lavorate. Nel 1929 i fondi del beneficio erano dati tutti in affitto, ma a causa di terreni soggetti a siccità e a grandine, il raccolto era giudicato sempre incerto. Dal quartese, la media annuale corrispondeva a: quintali 25 di frumento, 40 di pannocchie, 20 ettolitri di vino e lire 250 da incerti di stola.

Nel 1941 si scrive che i 24 campi del beneficio sono in parte in affitto, con entrata di L. 6.000 e in parte lavorati a mezzadria, più il campo detto “brolo”, attorno alla canonica lavorato a conduzione diretta. Oltre il quartese ci sono tre cartelle di rendita pubblica che danno L. 164. Quindi il beneficio, tutto sommato, venne calcolato su media annua di entrate L. 20.000.

Nella busta di Ponzano, conservata nell’archivio della curia, esiste un voluminoso incarto circa l’entità del beneficio, le vendite di qualche appezzamento di terreno, le affrancazioni di livelli, le modifiche di territorio parrocchiale, le rettifiche di confini tra Ponzano e Paderno… A proposito non manca- rono questioni e vertenze, in diversi casi, riguardanti il diritto di quartese, co- me emerge anche da pratiche legali dal 1926 al 1941, per la delimitazione ecclesiastica tra le parrocchie limitrofe, particolarmente tra Ponzano e Paderno, nella zona della “Baruchella”. Il patrimonio beneficiario, tranne la cessione di qualche modesta parcella di terreno Il 19.9.56 fu venduto un terreno di 1026 mq. in Paderno. rimase inalterato, con redditi che bastavano al sostentamento del sacerdote, anche se in misura modesta, fino al 1963Il reddito beneficiario nel 1959-60-61 fu di L. 689.460; 808.660; 770.220..

text  Casa dove visse Milo Burlini. Apparteneva ai Maggion, suoi zii. Nel 1680 la proprietà era dei nobili Gandini; casa colonica e terreni erano affittati a Vendramin Marchetto. La proprietà era soggetta al Legato Maggion.

Primi terreni venduti

Nel 1963, oltre la casa canonica, gli immobili beneficiari erano sempre di ventiquattro campi. In quell’anno per comporre benevolmente una vertenza sorta tra due famiglie, l’Ufficio amministrativo diocesano, e la Prefettura di Treviso autorizzarono la vendita di due mappaliMappali 46 e 48-f. I° - sez. C di Ponzano ceduti a Mazzero Rinaldo e Gagno Duilio. a due famiglie contermini per mq. 7399.

Nel 1964, per rettificare il confine a est del brolo della canonica, il beneficio acquistava dal sig. Picciol Gervasio mq. 205. Nel 1965 il beneficio, sempre autorizzato, cedeva due aree per complessivi mq.11.862Mappale 11 f. IV° - sez. C di Ponzano mq. 6737 e mappale 120 f. VII mq. 5125. ai sigg. Merlotto Gino, Bortoletto Albino e Raimondo, Bortoletto Bruno, Casagrande Giuseppe, Mattiuzzo Antonio, Durante Florindo, Curtolo Bruno, Piccolo Leandro, Spironello Ferruccio e Bettello Giuseppe.

Nello stesso anno, per un utilizzo delle somme ricavate, il beneficio acquistò dal comune di Ponzano mq. 590 per costruirvi un doppio appartamento, in via Livello. Non essendo sufficiente la somma fino allora realizzata, venne ceduto un terreno al comune, in via Roma, di mq. 5.812, in zona dove poi sono sorte le case dei sigg. Saran Angelo, Brentegani Vittorino e famiglie vicine. Un ultimo terreno fu acquistato dalla ditta O.M. di Carlesso e Zago, (mq. 8.106), per la costruzione di un’impresa artigianale, che successivamente ingranditasi dà attualmente lavoro a circa 80 persone: la finalità sociale giustificava la vendita. Il costo dei due appartamenti, sopra citati fu di L. 11.053.060. Il ricavato di tutte le operazioni effettuate non coprì la spesa della costruzione, affidata all’impresa del sig. Cocchetto Remo; fu necessario fare il saldo con le fittanze dei primi quattro anni.

Ristrutturazione definitiva del beneficio (1973)

Per le mutate condizioni sociali ed economiche dei tempi, e per agevolare la proprietà privata sia dei terreni, sia delle abitazioni, confortato dall’appoggio incondizionato dei superiori diocesani, il parroco sul bollettino “Le solite cose” dell’agosto 1973 pubblicava il seguente trafiletto: “In questo mese di agosto viene studiato dal Consiglio Amministrativo Diocesano un programma che prevede la regolazione di alcuni terreni del nostro Beneficio parrocchiale da permutare con altri beni immobili sia in Ponzano, sia fuori parrocchia. Ogni operazione viene vagliata a livello sia diocesano sia civile. La permuta, se è ritenuta vantaggiosa per il Beneficio, dopo il giudizio dell’Ufficio tecnico erariale, riceve l’autorizzazione dall’Autorità Tutoria mediante decreto prefettizio o decreto ministeriale (Ministero degli Interni, Fondo culto, Roma). I beni beneficiali infatti sono sotto la tutela dello Stato Italiano e soggetti al suo diretto controllo. Il parroco è semplice usufruttuario. Invece i beni della chiesa parrocchiale, che da noi si riducono a chiesa, campanile, cimitero vecchio, asilo infantile e suo terreno (mq. 5000) sono proprietà della parrocchia. Chi desidera ulteriori informazioni può rivolgersi al parroco o al direttore dell’Uff. Amm. della Diocesi di Treviso”.

Non un solo parrocchiano si presentò al direttore dell’Uff. Amm. della curia o al parroco per spiegazioni, per cui si procedette tranquillamente ad alienare con i decreti prefettizi di autorizzazione e con il parere favorevole della commissione amministrativa diocesana, undici numeri mappali, tutti situati nel territorio della parrocchia e lavorati in affitto da coltivatori diretti, per complessivi mq. 68.662.

Al termine delle operazioni, finite in tempi brevi, il parroco faceva apparire un secondo trafiletto su “Le solite cose” del febbraio 1974: “Come positiva conseguenza della annunciata ristrutturazione dei beni immobili del Beneficio Parrocchiale dei ss. Leonardo e Rocco di Ponzano, riguardante undici numeri mappali, tutti situati sul territorio della parrocchia, è stato possibile, con la cooperazione delle Autorità Tutorie (Prefettura e Curia Vescovile), riunire e maggiorare detta proprietà in due blocchi così censiti in Catasto:

  • COM. PONZANO - Sez. A - (Merlengo)
        Foglio V° - N.M. 73 - mq. 25.000
        Foglio V° - N.M. 84 - mq. 19.483

  • COM. VOLPAGO-MONTELLO (ss. Angeli - presa 9)
        Foglio III° - N.M. 150 - mq. 31.613
        Foglio III° - N.M.   29 - mq. 62.999

Contemporaneamente, ottenuti i necessari permessi, al fine di impiega- re la somma eccedente l’acquisto dei terreni di Merlengo e di Volpago del Montello, si procedeva alla costruzione di un magazzino in via Postumia, oggi occupato dalla cooperativa Gaivi. Nel breve periodo di sei mesi si poteva constatare come il beneficio risultasse migliorato per quantità di terreno e per qualità di reddito. Contro un’area venduta di complessivi mq. 68.662, sta un’area acquistata di mq. 139.095, con una differenza in attivo di mq. 70.433.

I fittavoli agricoltori ricevettero la liquidazione, convenuta in transazione amichevole; tre di essi esercitarono il diritto di prelazione.

Del vecchio asse patrimoniale sono rimasti invenduti, compreso il brolo della casa canonica, altri tre numeri mappali per mq. 32.384 che aggiunti ai recenti acquisti, assommano complessivamente a mq. 171,479Corrispondono a campi trevigiani 33, meno 253 mq..

Questi beni immobili, sia terreni, sia fabbricati sono censiti in catasto sotto la voce “Beneficio parrocchiale dei ss. Leonardo e Rocco di Ponzano Veneto” oppure sotto la voce “Chiesa parrocchiale dei ss. Leonardo e Rocco di Ponzano Veneto”. Il “Fondo Culto” presso il Ministero degli Interni tiene sempre distinte le due voci, riferendosi la prima al mantenimento del curato, la seconda alla chiesa parrocchiale.

text  a sx.: La Certosa del Montello. Disegno esistente presso la Grande Chartreuse de St. Pierre de Chartreuse, lsère.
a dx.: La Certosa del Montello. (Incisione di A Bosio su disegno di G. Cortesi). La Certosa, costruita nel sec. XIV in località “ai frati” di Bavaria di Nervesa, venne distrutta nel 1812; i Certosini erano stati espulsi nel 1810, in seguito alla soppressione napoleonica.

La canonica

L’antico uso dell’abitazione degli ecclesiastici presso la chiesa ci lasciò il nome di “casa canonica”, “casa parrocchiale”, “rettoria” e anche “presbiterio”. È detta anche “la casa della regola”, destinata ai sacerdoti in cura d’anime e specialmente ai parroci e, perchè questi hanno l’obbligo della residenza, essa dev’essere conveniente e decorosa. La canonica è parte integrante del “beneficio parrocchiale” e perciò dove essa non esiste o è cadente, dev’essere costruita a spese in parte del beneficiario e in parte dello Stato (cfr. legge del 29 gennaio 1931). Le riparazioni ordinarie dell’edificio sono a carico del parroco, il quale compirà un’opera meritoria col migliorarlo e conservarlo bene anche per il successore.

I primi rettori della cappella di s. Leonardo abitavano in una stamberga che serviva anche da sagrestia.N el 1474 si ha notizia che “la primitiva costruzione della canonica era rovinosa, pur ignorando il suo luogo”... Nel 1501 la ca- nonica era cadente, ma rimase in quello stato ancora circa cinquant’anni. Ecco che, il primo parroco, per ordine del vescovo, riuscì a fabbricarla “ex fundamentis” ed ultimarla nel 1597: è la parte più vecchia della canonica che, più volte restaurata lungo i secoli, si conserva tuttora in discrete condizioni.

Dal 1850, una pratica burocratica si trascinava con insistenti domande del parroco per ottenere un contributo governativo, “a favore di un miglioramento della povera canonica”... ma si ebbero solo promesseIn data 9.10.1846 (N. 330/73) la Deputazione provinciale notifica al Commissariato distrettuale di Treviso… che la chiesa di Ponzano “ma particolarmente il campanile e la canonica sono in stato di estremo deperimento. Il primo minaccia di rovinare dal lato di tramontana; è quasi spoglio degli interni solai e in massimo disordine nella cella delle campane e nel tetto”. “La seconda (la canonica) per vetustà abbisogna di radicale restauro nel coperto, nei solai e nei muri maestri”. (In risposta a una petizione del 2.8.1846).. Finalmente il parroco Agnoletti, preso il coraggio a due mani, invitò tutti i capi-famiglia (i quali corrisposero generosamente all’appello), riprese in mano la vecchia pra- tica e potè iniziare i lavori di costruzione della nuova canonica che “col concor- so dei parrocchiani e del Governo che assegnò fiorini 2072”, fu ultimata nel 1866, anno della annessione del Veneto e quindi anche di Ponzano al Regno d’ItaliaL’ing. civile Carlo Manzioli in data 30.3.1885 presenta il progetto con la descrizione tecnica, in 17 paragrafi, della costruenda nuova casa canonica. L’imperial regio luogotenente del regno Lombardo Veneto lo approva il 30.5.65, dopo che era stato respinto un primo progetto per il restauro della vecchia canonica, cinquecentesca. Viene concesso il contributo di fiorini 2.072,30, in data 12.9.1865 per l’opera approvata che verrà affidata all’impresa del sig. Giovanni Fiorentini da Volpago..

Come si constata, della fabbrica fu lasciata in piedi la parte ad est dell’ingresso principale per uso adiacenze. La canonica attuale è formata del piano terra, con sala nel mezzo, sei stanze che servono per studio, tinello, cucina e camere disobbligate, terrazzo alla veneziana ben fatto e ben tenuto; solo i serramenti sono piuttosto fatiscenti.

Sono state eseguite alcune migliorie nel periodo 1959 e 1960. Sono stati rimessi in ordine cinque locali per i ragazzi (di cui uno soltanto un pò spazioso, la saletta delle proiezioni), che misura 48 mq.

Nel complesso la casa del parroco è rimasta agevole, anche se non giovane di anniSi noti che in tutte le visite pastorali - dal 1868 al 1974 - la canonica fu giudicata “in lodevole stato, in buonissime condizioni statiche, di buona fattura e bene mantenuta”... Nella guerra 1915-18 fu occupata dalle truppe italiane e subì dei danni nella tinteggiatura dei muri, alle porte e alle finestre. Nel 1929 si notava che c’era bisogno di ripassare e colorire i buoni pavimenti alla veneziana..

text  Casa canonica di Ponzano. A sinistra: la nuova canonica, costruita da don Agnoletti nel 1866. A destra: la vecchia canonica, edificata probabilmente, dal 1555 al 1590.

Quartese, diritto di credito e incerti di stola

Ancora nel 1922 il Dal Colle poteva scrivere: “Il parroco di Ponzano ha diritto di quartese - decima domenicale - dai proprietari di terreni lavorati esistenti nella periferia della parrocchia, essendo onere di imposizione antica, fatto risultare nei pubblici atti e calcolato, in virtù delle concessioni primitive, previsto e protetto dagli statuti del libero Comune di Treviso (1183-1388), poi da Venezia (1388-1757), quindi dai cessati governi che ne hanno prescritta le denunzia in Censo e le altre formalità ancora in vigore mediante le quali figura come ente patrimonialeDal Colle “Ponzano ecc.” pag. 35. . Tale diritto è sempre stato rispettato dai pro- prietari di terreni in Ponzano, anche se abitano fuori parrocchia (Villorba, Santandrà, Fontane, S. Pelagio, Santa Bona e Baruchella di Paderno).

Con la legge “7 gennaio 1974 N. 3” il diritto di quartese Il quartese è il diritto sui prodotti agricoli, escluso il terzo del terreno per la rotazione, nella misura di una parte ogni quaranta, perciò il 2,5%. veniva convertito in diritto di credito in tutte le province venete. I proprietari che non avessero accettato il debito avrebbero dovuto prestarsi all’atto di ricognizione legale (art. 4). Per quanto riguarda la nostra parrocchia ci si è affidati al senso di equità dei coltivatori in causa, che generalmente, senza sottigliezze o senza essere costretti a ingiunzioni giudiziarie hanno sempre riconosciuto con nobiltà d’animo un servizio loro reso dal sacerdote in cura d’anime. Tale servizio viene anche riconosciuto con un gesto di riconoscenza gratuita, dalle persone e famiglie che accolgono il sacerdote nella visita annuale delle famiglie, attraverso un contributo lasciato alla discrezione di ciascuno. Questo introito è detto anche “incerto di stola”. Allo stesso livello sono da considerarsi tutte le libere offerte che vengono date alla persona del parroco nella circostanza di matrimoni, battesimi od altro. Invece le offerte date alla chiesa passano direttamente alla cassa ordinaria della fabbriceria, per le spese del culto. Ai sacerdoti che saltuariamente prestano un servizio alla comunità cristiana, il parroco dà un modico compenso per le necessità personali. Tale compenso viene misurato su quanto può guadagnare un operaio generico in un’ora di lavoro.

Per le assicurazioni sociali, di cassa malattia (ex INAM), di previdenza e vecchiaia, ogni sacerdote deve provvedere con i propri mezzi, per cui il reddito di cui dispone è al lordo di ogni spesa di tasse, assicurazioni, personale domestico, che gravano di conseguenza sulla sua persona.

Supplemento di congrua

Dopo una domanda ed una ispezione amministrativa dell’U.T.E. (ufficio tecnico erariale di Treviso), il Ministero degli Interni riconosceva al beneficio di Ponzano un supplemento di congrua che decorse dal 9.5.1960 al 30.6.1975. Esso corrispondeva a L. 20.968 mensili fino al 31.12.63 e a L. 119.346 mensili dal 1.1.1973 fino alla soppressione avvenuta due anni e mezzo dopo. Eccettuato quel breve periodo, il beneficio di Ponzano, non ha mai ricevuto alcun sussidio da parte del ministero degli Interni.

È diffusa nella gente la diceria che i sacerdoti “vengono pagati dal Governo”. È solo vero che alcuni benefici che non godono di beni immobili ricevono un compenso mensile modesto che si denomina “beneficio di congrua” o “supplemento di congrua”. In realtà varia molto da caso a caso. In tutta la nostra zona solo Fontane e S. Pelagio godono di questo contributo.

text  Le due statue lignee di s. Antonio e di s. Giovanni Bosco, furono scolpite da modello in creta, da Adelio Brugnera di Fontane, a Villa Margherita, dove ancora studente ventiduenne teneva bottega d’arte, ospite delle suore Dorotee a s. Artemio, nel 1935. L’autore poteva affermare: “Mentre ho creato le due opere pensavo a Dio e alla natura”. Ebbero il costo di L. 3.150, mentre la chiesa ebbe una spesa ulteriore per le mensole collocate nella parrocchiale, di L. 1609,40. Vennero inaugurate il 6 novembre 1936 da mons. dott. Costante Chimenton. La statua di don Bosco fu donata dalla popolazione, la statua di s. Antonio invece dalla fam. Tommaselli.


Note: