Ponzano : Note Storiche

GLI ORATORI

Cosa sono gli oratori

text  Basilica della Madonna Grande di Treviso, le cui origini risalgono al 780. S.Maria Maggiore possedeva proprietà in Ponzano e la nostra frazione ebbe stretti legami storici con questo Santuario e con i pp.Nonantolani che lo reggevano. (Acquaforte di Antonio Nani, ✝ 1870 Alano di P.).


La parola “oratorio” deriva dal verbo “orare: pregare”, perchè è un luogo destinato al culto sacro. Gli oratori si chiamano anche “cappelle”, “cappellette”, “capitelli”, “edicole”, “tabernacoli”... dove ci sono statue, pitture, iscrizioni, immagini del Signore, della Madonna, di qualche mistero e di qualche santo a cui sono dedicati.

Sono detti “pubblici” quegli oratori eretti al bene spirituale di una comunità o di una contrada che, durante gli uffici divini, restano aperti a tutti i fedeli: “semi-pubblici”, quando sono per la comodità di seminari, collegi, istituti, ospedali, case di cura, carceri..; “privati” o “domestici”, quelli di case o ville di città o di campagna costruiti nei secoli scorsi ad uso privato di una famiglia.

S. Giovanni Battista

image Oratorio s. Giovanni Battista. Da una decina d’anni l’oratorio è passato in proprietà della società Benetton, che ha acquistato l’intero complesso della villa Minelli. L’oratorio pubblico si trova ora in ottime condizioni: l’altare è in marmo, con alzata sostenuta da colonne con capitelli. Il soffitto, dipinto dal veneziano Nicolò Bambini nel 1710, raffigura l’Assunzione, e la cornice interna, in legno dorato, è originale dell’epoca. Il pavimento dell’oratorio è in marmo ed i banchi in legno risalgono al ‘700; nella loggia vi sono due ringhiere in ferro battuto. Il campanile dell’oratorio è di stile veneziano ed è dotato di due campane in bronzo.

Dallo studio della vita ecclesiastica di Ponzano è stato riscontrato che l’oratorio più antico e più importante è quello dedicato a S. Giovanni Battista. Infatti esso venne eretto nel sec. XIV dai frati Nonantolani, e quindi appartenente all’abbazia di S. Maria Maggiore di Treviso, fino al 1668, quando la casa dei frati fu acquistata con l’oratorio pubblico dalla nob. famiglia Minelli Nella visita pastorale del 23 agosto 1609 il parroco rispondeva alla voce “oratorio”: “non esservene alcuno”. Ma Agnoletti afferma: “Il più importante è quello dedicato al Battista. Anticamente appartenne all’abbazia della Madonna Grande di Treviso (possessione dei Nonantolani). Ed il p. Clavio essendo quivi stato offeso da una calciata di cavallo ed essendo guarito votò di celebrare tutte le messe mariali. Nel 1467 avvenne lite tra detti frati, la congregazione dei preti di città e borghi; e nel 1584 un tal Meneghel battè i frati che gli davano molestia nell’aia. Detto oratorio venne eretto da frati che lo dedicarono al Battista. È di buone forme e lo Zanchi vi dipinse il Precursore con buoni colori, ma oggi la tela è in deperimento per incuria riprovevole del luogo sacro”. .

L’arcivescovo Antonio Zacco, nella sua visita pastorale del 4 novembre 1724, approvava canonicamente l’oratorio ed ammirava la buona tela dello Zanchi che vi dipinse il Precursore, tela che in passato fu trovata in deperimento e che oggi, nel passaggio di proprietà della villa e dell’oratorio, è stata trafugata. Notizie desunte da un incarto affermano che i patrizi Minelli nel 1856 lasciarono in eredità la villa, e quindi l’oratorio, all’istituto degli Esposti di santa Maria della Pietà di Venezia.

Dopo seguì una vivace corrispondenza tra l’istituto, la curia di Treviso e la fabbriceria di Ponzano riguardante una lunga questione di tre statue di marmo, “asportate dall’oratorio pubblico di cà Minelli alla chiesa parrocchiale”... Furono tre anni di reclami insistenti da parte della direzione degli Esposti, perchè “si ritornino le tre statue di marmo rappresentanti la B.V. della Immacolata Concezione, s. Domenico e s. Rosa da Lima, di appartenenza a questa amministrazione di diritto e che abusivamente furono levate dal luogo e portate nella chiesa di Ponzano dal decesso parroco Andrea Paccò”... Finalmente, col consiglio del vescovo Federico Zinelli, la fabbriceria si determinava per l’acquisto delle note statue… ed offriva in pagamento la somma di fiorini 48, di valore austriaco, che il parroco Pietro Agnoletti stabili di versare in quattro rate “tenuto conto delle debolissime forze della fabbriceria”. (Dalla canonica di Ponzano, 31 maggio 1865).

Nel 1868 l’oratorio era in disordine, mancante di arredi sacri e di paramenti: si continuava però a celebrarvi il 24 giugno, festa di s. Giovanni Battista, e la terza mattina delle rogazioni. Il vescovo Giuseppe Apollonio lo visitava personalmente nel 1885 e ordinava le cose necessarie per la celebrazione della messa. Per la verità, nel 1907, il vescovo Andrea G. Longhin, nella sua prima visita pastorale, lo trovò in buone condizioni. Nel 1921 invece era abbandonato alla rovina, come il palazzo Minelli.

Fu necessario ed efficace il richiamo del canonico convisitatore, e così nel 1929 l’oratorio meritava l’attestato seguente: “Visitato secondo le canoniche prescrizioni, nel giorno 9 maggio 1929, l’oratorio pubblico di s. Giovanni Battista, appartenente alla casa degli Esposti di Venezia, nella località denominata “Minelli”, tributiamo le debite lodi alle persone che si prestano a mantenere il decoro del luogo sacro. ✝ fr. Andrea arcivescovo-vescovo Longhin”.

Anche nel 1941 si trovava in condizioni soddisfacenti. In data 31 marzo 1963, l’oratorio pubblico, appartenente agli istituti pii di Venezia, fu visitato secondo le prescrizioni canoniche e trovato in regola, per cui vennero attribuite le debite lodi alla famiglia Dalla Toffola Angelo e Anita che si interessava del decoro del luogo sacro. Attualmente la villa Minelli è di proprietà della “Maglieria Benetton”.

Naturalmente agli stessi proprietari appartiene l’oratorio pubblico, che si trova in buonissime condizioni statiche, con altare di marmo, alzata sostenuta da colonne belle e capitelli fioriti; al soffitto spicca la gloria di Maria santissima assunta del Bambini; la cornice originale interna è di buona fattura in legno dorato; due ringhiere in ferro battuto nella loggia; pavimento in marmo, banchi del ‘700, originali per qualità e lavorazione; torricella culminante apera, con due campane di bronzo.

Un’ultima notizia riguardante villa Minelli: in data 12 luglio 1791, l’arciprete di Quinto e vicario foraneo, incaricato dal vescovo, visitava l’oratorio privato, eretto nel palazzo del nob. Giovanni abate Minelli, a Ponzano, sotto il titolo della B.V. del Rosario Questo mini-oratorio si trovava all’interno della villa, sul lato ovest. Poi fu trasformato in forno. Ancor oggi si nota la piccola abside dove era collocato l’altarino. , e avendolo trovato secondo le leggi liturgiche, lo benediva con le forme stabilite. Poi, per interessamento del vescovo Bernardino Marini (1788-1817), essendo la villa lontana dalla parrocchiale, il suddetto abate otteneva dal papa Pio VI (1775-1799) l’indulto di celebrarvi la messa quotidiana nel tempo autunnale e il privilegio ai componenti la famiglia, agli ospiti, ai comensali, alla servitù e ai coloni di ascoltare la messa di precetto in questo oratorio privato.

L’oratorio pubblico, completamente ricostruito e restaurato, sia nella parte architettonica sia nella suppellettile interna, compreso il piccolo e snello campaniletto, è agibile. Al posto della sottratta tela dello Zanchi, sta un bel crocifisso, su tavola dipinta. Non vi si celebra da alcuni anni. L’unico inconveniente è dato dai rumori della strada provinciale che rasenta il caro edificio.

S. Antonio di Padova

image Oratorio della fam. Salamon dedicato al b. Giacomo Salamon, condiscepolo del b. Benedetto Xl, papa trevigiano. Questo oratorio, in seguito alla donazione della sig.ra Letizia Franz, dal 1965 è proprietà della Chiesa; nel passato è stato dedicato sia alla Madonna del Carmine sia a sant’Antonio.

La famiglia Salamon costruì questo oratorio e nel 1793 già esisteva Proprietari della villa e della chiesetta in origine furono i Salamon, cui più tardi per parentela si aggiunsero i Longo (Salamon Longo). Furono successivamente proprietari i Gobbato, Toffoletto, Cavallin. Franz Letizia ed attualmente la Chiesa di Ponzano per donazione. Il beato Giacomo Salamon di Adamo e Marchesia, patrizi veneziani, nacque nel 1231; la mamma vedova si fa monaca cistercense e affida il bambino alla nonna paterna Giovanna. A 17 anni Giacomo distribuisce i propri beni ai poveri, veste l’abito domenicano e ha come compagno Nicolò Boccasino (il futuro Benedetto XI, di Treviso). Trascorre la sua vita soprattutto a Forlì di cui è considerato apostolo e padre. La sua carità rifulse nella battaglia del 1 maggio 1282, cui seguì il crudele massacro di otto mila francesi. . Fu dedicato alla B.V. del Rosario con pala in memoria ed onore del beato Giacomo Salamon, antenato della stessa famiglia.

Cinquant’anni dopo era dedicato alla maternità di Maria vergine, come lo prova l’attestato sottoscritto dal vescovo G. Antonio Farina, dopo la sua visita all’oratorio: “Visitato secondo le canoniche prescrizioni, nel giorno 24 settembre 1856, l’oratorio pubblico di ragione del sig. Luigi Gabbato, sotto il titolo della maternità di Maria vergine nella parrocchia di Ponzano di questa diocesi, e ritrovato il tutto a dovere, resta da noi pienamente approvato. In fede di che… ✝ Gio.Antonio - vescovo”.

Anche nel 1868 fu trovato in piena regola e vi si celebrava con frequenza. Nella prima visita pastorale del vescovo Longhin, nel 1907, è scritto: “In questo oratorio si venera anche la B.V. del Carmine e si festeggia pure s. Antonio di Padova, perciò volgarmente si chiama di s. Antonio… e si celebrano le Rogazioni”.

Nel 1921 l’oratorio era già passato dalla famiglia Gobbato in proprietà della famiglia Toffoletto ed era ben ordinato, tanto che il vescovo Longhin “tributava le debite lodi a quelle persone che si prestavano a mantenere il decoro del luogo destinato al culto del Signore e di s. Antonio”. Anche nelle seguenti visite fu trovato in condizioni discrete. Il vescovo Antonio Mantiero nel 1941 lo approvava e ringraziava la famiglia Cavallin proprietaria dell’oratorio annesso alla villa.

Attualmente l’oratorio, nelle sue forme modeste, ha l’altare di marmo, pavimento discreto, una pala che rappresenta la Madonna, il Divin Bambino, s. Giuseppe, tra s. Antonio di Padova e il beato Giacomo Salamon. Significativi sono anche i due quadri che ricordano le consacrazioni della diocesi: nel 1871 al s. Cuore di Gesù e nel 1874 al s. Cuore di Maria.

Il 31 marzo 1963, questo oratorio pubblico, sotto il titolo di “Madonna del Carmine e di s. Antonio”, appartenente alla famiglia Franz Letizia, ebbe l’approvazione del canonico convisitatore, perchè trovato in ordine per celebrare la s. messa. Dal 1965 è proprietà della chiesa parrocchialeLa sig.ra Franz Letizia ved. Franzin fece l’atto di donazione il 17.3.64 che venne accolta il 17.2.65. .

Beata Vergine del Rosario dei conti Caotorta

Nel 1732 la nob. famiglia Caotorta ultimava la costruzione dell’oratorio pubblicoNel 1913 l’oratorio Caotorta, non antico, essendo stato costruito nel 1782, è in completo abbandono; i proprietari lo lasciano al suo destino; la chiesetta oratoriale ha perduto il tetto; viene acquistato il materiale dalla borgata della Baruchella di Paderno per lire 400. Con detto materiale viene costruito nel 1914 l’oratorio della Madonna del Rosario, molto più piccolo del demolito oratorio Caotorta. La pietra dedicatoria sull’architrave della porta d’ingresso dice: DEI PARAE VIRGINI TITULO SANCTISSIMI ROSARII DICATUM ANNO SALUTIS MDCCLXXX MENS. JUNII Fu motivo di dicerie il fatto che don Callegarin cedesse la statua di s. Antonio alla parrocchia di s. Maria del Rovere e con senso superstizioso i paesani si dicevano: “Te vedarà ch’el Santo non ghe la per- dona!”. Don Callegarin, mentre benediceva i bovini nella festa di s. Antonio, il 13 giugno 1924, colpito da malore, mancava ai vivi; chi potrà togliere dalla testa della gente che il fatto fu semplicemente casuale? e lo dedicava alla B.V. del Rosario, con una statua di s. Antonio. Fin dall’inizio i proprietari fondarono una “mansioneria” con tre messe settimanali che venivano celebrate dal cappellano della parrocchia, ma diminuirono tanto che nel 1907 erano ridotte a 12 annuali. L’obbligo di far celebrare dette messe non era ancora cessato nel 1921, ma i proprietari affermavano di farle celebrare a Spercenigo, dove avevano una villa di abitazione. La loro villa di Ponzano era stata lasciata decadere miseramente fino a diventare proprietà dei contadini De Marchi nel 1902.

Parlando dell’oratorio il Dal Colle lo dice “elegante per disegno ed esecu- zione”. Essendo familiare con don Callegarin, questo giudizio merita di essere preso in considerazione. Anche la fabbriceria era stata interessata al restauro, ma data la povertà dei mezzi non se ne fece più nulla e si giunse alla decisione della demolizione. Il Dal Colle poteva giustamente affermare: “Così mutano le fortune quaggiù, e con esse i nomi e le cose”. Dispiace non poter avere nemmeno una vecchia illustrazione dell’oratorio Caotorta.

Il vescovo Sebastiano Soldati, nella sua visita pastorale del 1836, dichia- rava: “Oratorio pubblico dedicato alla B.V. Maria del Rosario, di proprietà del nob. Alessandro Caotorta, veneto, in ottimo stato materiale, ma sprovvisto affatto degli occorrenti arredi sacri per la celebrazione delle sante messe di fondazione”.... Perciò il presule incaricava il parroco Paccò di indurre il proprietario a provvedere alle cose necessarie. E dopo vent’anni, il vescovo Farina lasciava questo attestato: “Visitato secondo le canoniche prescrizioni, nel giorno 24 settembre 1856, l’oratorio pubblico di ragione della nob. contessa Marietta Caotorta, sotto il titolo di Maria vergine del ss.mo Rosario, nella parrocchia di Ponzano, e ritrovato tutto a dovere, resta da noi pienamente approvato. In fede di che… ✝ Gio.Antonio - vescovo”.

Nel 1885 però il vescovo Giuseppe Apollonio nella sua visita pastorale all’oratorio, ordinò al proprietario l’acquisto delle cose necessarie… : e nel 1907 l’oratorio, perchè reso indecoroso, fu sospeso dal vescovo Longhin. Poi, causa il posteriore deperimento, il bellissimo oratorio settecentesco, già profanato e abbandonato, venne demolito nel 1913. La famiglia Caotorta regalò l’altarino di marmo all’oratorio del beato Enrico di Biancade: e il materiale fu ceduto, per l’erezione del nuovo oratorio di s. Gerolamo Emiliani e del beato Enrico, alla Baruchella di Paderno.

La tradizione suffragata da documenti tramanda che nella festa di sant’Antonio di Padova, dall’oratorio Gobbato partiva la processione con la statua del santo e si fermava in questo oratorio del Rosario, dove seguiva la messa solenne: e dopo le funzioni vespertine la processione ritornava, riportando la statua al suo posto. Con un sopralluogo abbiamo notato le misere condizioni dell’antica villa, divenuta proprietà di contadini che alle vicende artistiche e storiche passano sopra. Dell’oratorio dopo la demolizione del 1913, solo un giardinetto ricorda il pio luogo.

Altri tre recenti oratori

MADONNA DEL CARMINE

Recentemente sono sorti nel territorio della parrocchia altri tre oratori pubblici: uno, in cimitero comunale, dedicato alla Madonna del Carmine, per la devozione che lega questo titolo della Madonna alle anime dei defunti. È molto semplice, si trova al centro del camposanto e sotto il pavimento sta la tomba dei sacerdoti. E stato benedetto il 1 novembre 1962.

S. MARIA DEGLI ANGELI

Nella scuola materna poi l’oratorio eretto nel 1970 e benedetto nel 1972, è dedicato a s. Maria degli Angeli, che è il titolo della scuola stessa Anche se il monastero di Murano portava il nome di s. Maria degli Angeli, il parroco di Ponzano preferì questo titolo per u.na sua devozione alla Vergine, a san Francesco, alla chiesetta della Porziuncola e l’ispirazione gli venne nel 1969 in un viaggio ad Assisi. . Vi si conserva il SS.mo ed è stato abbellito e rinnovato nel 1979.

S. PIERLUIGI CHANEL

Un ultimo oratorio, non ancora benedetto, si trova nella casa dei padri maristi dedicato a s. Pierluigi Chanel, marista, protomartire dell’Oceania.


image Giacomo Salamon, a 17 anni, distribuisce il suo patrimonio ai poveri e si fa frate domenicano nel Convento dei santi Giovanni e Paolo, a Venezia.

(Dis. A Novello - Inc. Molmenti - Lit. Kirchmayer 1846)

 

 


Note: