Ponzano : Note Storiche
IL CAMPANILE
La prima bronzina a Ponzano
Anche a Ponzano nel sec. XIV era già diffuso il suono di una bronzina sollevata sopra un arco del muro della chiesuola. La notizia ci è assicurata da una bolla di Papa Giovanni XXII (1316-1334) del 1318, il quale ordinava il suono della “ave Maria” della sera, che Dante chiama “la squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more” (Purgatorio VIII, 6). La bolla accennata ha la conferma in un documento delle “Riformazioni del 1318, per la città di Treviso, le pievi e le cappelle della diocesi, nelle quali a quel tempo si suonava abitualmente una campana, non solo alla sera, ma anche per chiamare i pochi fedeli alle sacre funzioni di chiesa”.
Con la erezione della nuova parrocchia, nell’anno 1470, esisteva una semplice torricella addossata al muro della chiesa e si udiva lo squillo di due campanelle. Si sa poi che il vescovo Marco Barbo (1455-1464), ossequiente agli ordini di papa Callisto III (1455-1458), stabilì che in tutte le chiese della diocesi si suonasse l’ “ave Maria” del mezzogiorno e raccomandò che si pregasse per la vittoria dell’armata veneziana contro i Turchi.
Il vescovo Luigi Molin (1595-1604) diede origine al suono delle “veglie” in precedenza delle feste e dell’ “ave Maria” del mattino, quindi tre volte al giorno, con la recita dell ““angelus Domini”, che egli aveva imparato a Venezia da bambino (cfr. “Memorie ecclesiastiche di Treviso” - Fapanni - 1860). Piace inoltre aggiungere che questo suono, come vedremo, cominciò nel medioevo anche nella nostra diocesi, quando ancora non vi erano gli orologi per indicare le ore del giorno.
La pia preghiera poi si divulgò sempre più per esortazione dei Papi, che invitavano tutti i fedeli a pregare la Madonna, allorchè incombevano minacce di guerra contro la Chiesa. Preghiera che anche gli ultimi papi (Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II) hanno continuato a recitare dal balcone del palazzo apostolico alla presenza di fedeli, sempre numerosi, provenienti da tutte le parti del mondo. Il Manzoni, rivolgendosi alla Vergine, cantò: “Te, quando sorge e quando cade il die e quando il sole a mezzo corso il parte, saluta il bronzo che le turbe pie invita ad onorarTe”.
Il campanile attuale
Tutti sanno che il campanile è una costruzione elevata, annessa ad una chiesa, portante campane, affinchè il loro suono abbia maggiore diffusione. Esso è un accessorio della chiesa e ne segue le condizioni giuridiche. Qui non è il caso di trattare della questione circa l’origine, lo stile, lo sviluppo dei campanili antichi, artistici, classici… Basterà sapere che il primo campanile di Ponzano - costruito nel sec. XVI - fu inaugurato con qualche solennità dal vescovo Giorgio Cornaro nel 1568.
Nel sec. XVII, con le modifiche ed i restauri, esso ebbe lo stile di imitazione lombarda ed anche un pò veneziana: pianta quadrata, paramento murario, pilastri angolari, piani divisi da serie di archetti, apertura di grandi bifore per illuminazione della cella campanaria, tetto basso ecc.A Ponzano si volle riedificarlo a ridosso della chiesa e aderente al coro, con grave ostacolo per l’eventuale ampliamento del sacro edificio e per le incrinature. ...
Il 17 ottobre 1871, la parrocchia ottiene un sussidio di L. 146,40 sulla spesa di L. 292,80, da parte del subeconomo dei benefici vacanti, per un restauro al campanile. Sempre il campanile abbisogna di sovvenzioni: per un nuovo restauro riceve dal regio economo per i benefici soppressi la somma di L. 400, il 5.1.1880, sulla spesa complessiva di L.448,70. Per quei tempi erano cifre notevoli. Ma il campanile è colpito da un altro fulmine alle ore 22,30 del 22 luglio 1893. È la Riunione Adriatica di Sicurtà che paga il danno con L. 385. Le campane sono sempre causa di danni all’edificio: il sindaco Gobbato il giorno 8.5.1885 dà il divieto di suonare la campana grande e poco le altre campane. Così nel 1896 si addiviene alla decisione di rimettere in ordine tutta la parte inferiore del campanile. Un grosso carteggio, nell’archivio parrocchiale, conserva tutta la pratica svolta, con il progetto, il lavoro compiuto, le perizie e il saldo dei lavori.
Le campane del 1772
Risulta da un documento che Soletti Giovanni di Treviso, in seguito a progetto di lavoro e spesa, consegnò alla fabbriceria di Ponzano tre nuove campane; e il 26 maggio 1772, alla presenza del parroco Simeone Brunetta, dei massari e di molti parocchiani, le campane, già trasportate dalla fonderia Soletti all’atrio dell’episcopio, venivano benedette dal vescovo Paolo Francesco Giustiniani con la imposizione dei nomi di Maria alla maggiore, di Leonarda alla mezzana e di Rosa alla minore.
Le campane attuali (1857)
Per iniziativa del parroco Andrea Paccò, le tre suddette campane vennero rifuse dalla Ditta De Poli di Ceneda e inaugurate il 28 novembre 1857 . A tale proposito si conserva un grosso incarto che documenta il contratto bilaterale e le condizioni del pagamento, e cioè: detratto l’importo delle vecchie campane e versate le prime offerte generose, rimanevano di debito lire austriache 6363,80, da estinguersi a rate fino al 1863. Seguì una serie di lettere, intimidazioni e minacce di processi da parte della Ditta fornitrice contro il capo-fabbriciere Sartori per il saldo della pendenza. Inoltre si hanno anche domande dei fratelli Sartori inoltrate alla Prefettura di Treviso per ottenere dalla fabbriceria di Ponzano il resto del pagamento delle campane.
Una lunga domanda poi, in data 9 ottobre,è rivolta direttamente al vescovo nob. Zinelli (1861-1879), scritta e firmata dai figli del Sartori, presidente della commissione per le nuov e campane, per addossare alla fabbriceria il debito e per costringere i parrocchiani a contribuirvi. Ecco alcune frasi della risposta del vescovo: “Resta fermo che nè la fabbriceria, nè la popolazione possono pretendere di godere l’uso delle campane non pagate… Inoltre i signori De Poli e i Sartori avrebbero diritto che le campane fossero calate giù dalla torre e consegnate alla Ditta!... Che se la popolazione sarà dolente di questo, bisognerà che si animi a pagare”. Soltanto nel 1871 fu estinto il debito, essendo parroco Pietro Agnoletti.
Queste campane portano iscrizioni, immagini e fregi • prima campana: “hoc opus fratrum De Poli -Cenetae et Venetiis, 1857 -a fulgore et tempestate libera nos, Domine”. Ai quattro lati, in rilievo, le immagini del Crocifisso con le pie donne, di s. Pietro, della beata Vergine e di s. Leonardo. Inoltre ricchi ed artistici fregi. Diametro cm. 75, altezza interna cm. 75, peso ql. 5 circa • se- conda campana: “hoc opus fratrum De Poli -Cenetae et Venetiis, 1857”. Ai lati: le immagini del Crocifisso con le donne, s. Paolo apostolo, s. Antonio da Padova e s. Rocco: tutti adornati da fregi e belle ornamentazioni. Diametro cm. 85, altezza interna cm. 80, peso ql. 7 • terza campana: “hoc opus fratrum De Poli - Cenetae et Venetiis, 1857”. Ai lati: il Crocifisso con le pie donne, la Madonna del Rosario, s. Liberale, s. Leonardo. Nella parte superiore ha dei fregi artistici, intercalati da medaglioni con angeli. Diametro cm. 95, altezza cm. 90, peso ql. 9 circa. Porta la seguente iscrizione: “Zanchetta Dom. - Pontello Aug. -Bianchin Ad. - MDCCCLVII - aere Vicanorum et Nobilium - sub regimine Andreae Paccò - Ecclesiae Administratorum Dom Arch. parr. - carteggio campanile..
Le campane di Ponzano, che hanno 123 anni di vita, sono di purissima lega e presentano un timbro di suono assai dolce e pieno: sono ritenute tra le migliori della zona per il loro armonioso concerto. Con esse si ammira l’unità di fede e di amore nella vita ecclesiale. Spontaneo sgorgava, quindi, il canto dal cuore di A. Marchesan, quando scriveva: “Suonate…suonate!/ Suonate,campane!/ Spandete, portate / sul campo, sul clivo,/ sul prato, sul rivo / il mistico suon!”. Anche la campanella, sempre della premiata fonderia De Poli, ha un diametro di cm. 37 e l’altezza interna cm. 36, ha fregi ed ornamenti: essa suona per spingere i fedeli ad affrettarsi alla chiesa. Esiste inoltre un campanello, sospeso fuori della sagrestia e serve ad avvertire che la sacra funzione sta per iniziare. L’orologio, ora non più funzionante, porta la data dell’anno 1873. Ci fu pericolo nel 1941 che le campane venissero requisite dall’autorità civile, per usi di guerra, come appare dalla nota consegnata alla curia vescovile il 24 marzo 1941: per fortuna il pericolo passòDal Colle: La chiesa di Ponzano, 26-27..
Elettrificazione dell’impianto campane
Il 17 marzo 1957, dopo un secolo dalla loro fusione, le campane di Ponzano suonarono la prima volta mosse dalla energia elettrica. Il contratto venne fatto con la ditta Morellato Giovanni di Falzè di Trevignano, dal parroco don Giovanni Sernagiotto: fu il suo ultimo lavoro compiuto a favore della chiesa parrocchiale. Nel quaderno degli avvisi aveva scritto: “Domenica 17 marzo 1957: le campane suonano elettricamente! In settimana sarà posto il martello per l’orologio: è il dispositivo per suonare a morto”.
Il campanaro
E che dire del “campanaro”? Il 25 marzo 1612 - festa dell’Annunciazione - la popolazione di Ponzano, radunatasi sul sagrato della chiesa, deliberò la elezione del primo “campanaro”. Tra i diversi concorrenti, fu scelto ad unanmità un certo Lorenzo, il quale accettò l’incarico, con promessa formale di compiere diligentemente l’obbligo. Egli doveva suonare le campane per le messe, le sacre funzioni di chiesa, per l”‘ave Maria” del mattino, del mezzodì e della sera, per le “veglie” e per la processione del sabato sera, per le ricorrenze di matrimoni e di funerali e per i cattivi temporali… Gli fu assegnato anche il salario consistente in soldi 4 per campo, da riscuotersi di volta in volta per il paese, con una raccomandazione del “meriga” (sindaco), per trovare più accoglienza presso le famiglie (cfr. “La carta originale sottoscritta dal campanaro Lorenzo e dal parroco Giuseppe Pezzati”).
L’anno successivo, nel 1613, in una seconda adunanza generale di popolo, fu stabilito un regolamento per il suono delle campane, come segue: “Il 22 Junio si ridusse il popolo della suddetta Villa di Ponzan sul solito luogo (che per lo più era il sagrato della chiesa) per elegger un campanaro che non solo debba sonar le campane per il tempo (temporali) secondo il solito delli altri anni, ma anco in ogni altra occasione et bisogno della Chiesa, come l’Ave Maria di mattina e di sera, et il mattino et le veglie, et alla processione del sabato sera et il vespero, et li do segni per la messa, et anco per li cattivi tempi…. lasciando il terzo ad arbitrio di… scuotendo di stipendio soldi quattro per campo (i contadini avrebbero versato 4 soldi per ogni campo da essi lavorato nel territorio della parrocchia)... Lo Pre’ Iseppo Pezzati rettore” Verbali congreghe 21.11.1857 - Nella congrega del 21 Novembre 1857, ultima di quell’anno, dove si fecero le nuove cariche… “Fu chiuso il corso della congregazione con l’inno ambrogiano e sotto gli auspici di questa congregazione si inaugurò il nuovo concerto delle tre armoniche campane fuse in Ceneda dai fratelli De Poli di questa parrocchia di Ponzano”. .
Come si vede, la pratica di suonar le campane in occasione di cattivi temporali è antica, e ad essa il popolo cristiano ci teneva assai anche allora. Per ogni tipo di funzione ci doveva poi essere un modo particolare di dare i segni. Ad esempio è molto vecchia l’usanza di suonare il “campanò” in preparazione alla sagra del Rosario e alla festa del Corpus Domini (detta la festa del Signore) e in certi periodi il “campanò” si pensa dovesse essere suonato anche per le feste dei santi titolari. Nelle messe parrocchiali sempre veniva suonato il Gloria e il Sanctus. Per i funerali si davano (come pure adesso) 4 segni di ave Maria se il morto era un uomo, 3 segni se si trattava di una donna. Anche nella morte dunque prevaleva la concezione dell’uomo superiore alla donna, che ancora stenta a morire.
Si conserva tutt’ora la tradizione di suonare per alcuni minuti le campane a festa nella vigilia del matrimonio delle ragazze. In passato tuttavia era proibito questo suono festivo se il matrimonio veniva celebrato in stato di necessità.
Il sacrestano
Nel frattempo, a Ponzano il campanaro assume sempre più il ruolo di sacrestano. Per quanto riguarda queste due funzioni di sagrestano e campanaro - dodici anni dopo l’installazione delle nuove campane - si conserva in archivio un interessante documento del 12 dicembre 1869. Si tratta della “convenzione” stipulata tra la fabbriceria e il sig. Giovanni De Mattia fu Francesco, il quale, assumendo l’incarico di campanaro e sagrestano, promise e si obbligò alle seguenti condizioni: • tenere buona condotta • tenere ordine e pulizia di tutta la chiesa e del cimitero • preparare la chiesa e gli altari nelle feste e funzioni straordinarie • apparecchiare il necessario per le messe e le funzioni ed assistere il parroco e gli altri sacerdoti nella celebrazione dei sacri misteri • aver somma cura che sia sempre accesa la lampada del SS.mo e che siano ben conservati gli arredi sacri, i paramenti, la biancheria ecc… • stare agli ordini del parroco per il suono delle campane • essere severo nel campanile, impedire gli schiamazzi anche esterni durante il suono e badare ai fanciulli in chiesa, separando quelli irrequieti • qualora avesse gravi difetti, il campanaro sarà licenziato dal parroco e dai fabbricieri, senza bisogno di sentire il parere dei parrocchiani • presentarsi in chiesa per il suo servizio vestito decentemente e che “nessun odore ... trapeli dalla sua bocca”... • attenersi all’uso e alle disposizioni del parroco circa gli incerti in occasione di battesimi, matrimoni, funerali ecc…. • non assentarsi per lungo tempo dalla parrocchia, senza il permesso del parroco • accompagnare il parroco per la benedizione delle case, per le rogazioni e per altre occasioni di ministero sacro • regolare bene l’orologio • il campanaro verrà rimosso dal posto in seguito a gravi mancanze al suo ufficio e al rispetto verso il parroco e ai fabbricieri. Firmato: Giovanni De Mattia.
Si fa osservare che il campanaro è assimilato al sagrestano: ha nomina, disciplina e revoca dal parroco e rettore della chiesa. In certi casi avviene che il campanaro sia scelto di buon accordo tra il parroco e il sindaco, in vista dei servizi che egli deve compiere anche per il Comune: come il suono per le scuole, per le adunanze comunali, per il servizio dell’orologio pubblico ecc ... : quindi è considerato meritevole di stipendio e di assicurazione sociale.
Sempre a Ponzano si rileva che già ai primi dell’800 il campanaro non si prende cura, nemmeno parzialmente, del cimitero. Un avviso dell’ll ottobre 1834, diretto all’amm.ne ecclesiastica di Treviso, senza firma, ma evidentemente spedito dalla deputazione comunale di Ponzano dice: “I campanari di questa Comune non sono stipendiati dalle Fabbricerie, nè ricevono soldo dalla Cassa Comunale: essi sono pagati dai comunisti Sono chiamati “comunisti” gli abitanti del comune. con una sola corresponsione annua volontaria. Le funzioni poi di seppellitori vengono per turno gratuitamente esercitate dagli stessi comunisti che per effetti di pietà praticano spontanei simile opera meritoriaArch. parr. - doc. 390/87/1°. ”. Da un manoscritto del parroco don Giovanni Sernagiotto si legge: “Per il regolare servizio della chiesa viene assunta una persona con l’incarico di sagrestano e di campanaro”.
I doveri sono già stati descritti in precedenti accordi, come appare da un foglio dell’anno 1904. Dopo il 1957, con le campane motorizzate, gli obblighi erano: • sarà rigoroso impegno del campanaro di aver la massima cura dei motori e di ogni congegno • impedirà che nessun’altra persona, non autorizzata, tocchi gli apparecchi • sarà impegno del campanaro far funzionare esattamente l’orologio del campanile • l’opera del sagrestano e del campanaro sarà retribuita dalla popolazione (come in passato) nella misura seguente: • un kg. di frumento per campo, a carico del conduttore del terreno • un kg. di granoturco (granella) per campo, da pagarsi come sopra • i fedeli che non possiedono terreni verseranno annualmente L. 50 (cinquanta) per persona • il sagrestano può percepire altre offerte nell’occasione della consegna dell’ulivo benedetto e del fuoco sacro nella settimana santa • la quota per il sagrestano-campanaro nelle officiature è quella stabilita dalla curia vescovile diocesana • nei battesimi, nei matrimoni e nei funerali spetterà al parroco di riscuotere una somma conveniente per il sagrestano, al quale sarà vietato di mercanteggiare le sue prestazioni • la fabbriceria s’impegnerà di arrotondare annualmente i cespiti del sagrestano-campanaro, se questi non raggiungesse una somma proporzionata al lavoro prestatoAbbiamo fatto un tentativo per ricostruire l’elenco nominativo dei vari sacrestani ecampanari, ma è cosa che lascia incertezze: dopo i De Mattia, che vediamo anche più avanti: Benetton Pietro (periodo durante e dopo la 1 guerra mondiale e che abitava nella adiacenza della canonica) ~ Mestriner Luigi (si racconta che il figlio Romeo si calasse con la corda dalla cella campanaria, ma non bastando la stessa gridò aiuto per essere levato dal pericolo!) • Zanatta Giulio (1939-44) • Rossi Riccardo (1944-45) • Piovesan Romeo (1945-46) • De Mattia Antonio (1946-49) • Mengherle Romeo (1949-55) • Bortoletto Albino (1945-68) • Piccolo Orfeo (1968). .
Difficoltà economiche
Data la esiguità delle questue, i sacrestani negli ultimi decenni si sono alternati numerosi in tale ufficio. Si deve considerare che attualmente la maggioranza delle parrocchie è priva di sacrestano e di campanaro. Ponzano deve essere grata alle persone che prestarono questo servizio alla comunità, pur con retribuzione magra ed insufficiente. È giusto ricordare tra tutte la famiglia De Mattia che per quasi un secolo tenne questo incarico. Abitava in una casetta molto vicina all’attuale monumento ai Caduti. La casetta è stata demolita.
Un fatto di cronaca: una dolorosa disgrazia colpì la sera del 20 febbraio 1951 l’ultimo campanaro De Mattia Antonio, che già soffriva di malferma salute. Così si esprimeva il cronista del Gazzettino due giorni appresso: “Dopo aver suonato l’altra sera l’Ave Maria alla chiesa parrocchiale della vicina Ponzano Veneto, il campanaro Antonio De Mattia fu Leonardo, di 56 anni, si è avviato con la sua bicicletta a mano per via Fontane, verso casa, dove l’aspettavano per la cena la moglie e i figliuoli. Alle 19.30 circa, alcune persone transitando per quella località, deserta e semibuia, hanno scorto un corpo umano, che giaceva bocconi nel fosso fiancheggiante la strada, dove l’acqua è alta una trentina di centimetri, riconoscendolo subito per quello del campanaro De Mattia. Il poveretto era già morto. Della macabra scoperta sono stati subito avvertiti l’autorità comunale e i carabinieri di Paese, i quali, recatisi sul posto per le indagini, hanno chiamato il medico di Ponzano, dott. Gastaldo, per accertare la causa del decesso. Il sanitario ha constatato che il disgraziato era deceduto per asfissia d’annegamento. Il vecchio campanaro, da anni sofferente di cuore, durante il cammino verso casa, era stato certo colto da malessere ed era caduto nel fossato trovando misera fine”.
Presta ora lodevolmente servizio come sacrestano il sig. Piccolo Orfeo con la mansione della pulizia settimanale della chiesa e la presenza attiva nelle domeniche e nelle feste; la ricompensa viene dalla questua annuale che nella settimana santa si effettua nelle famiglie.
La dolce nota, che diffonde il suono Dei sacri bronzi, che da voi son fusi, Sia che chiami il fedele in umil tuono A dar lode al Signor. secondo gl’ usi;
Note:
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