Ponzano : Note Storiche

RETTORI CURATI E PARROCI

Ricerche sui preti in cura a Ponzano

Non è facile ricostruire la serie dei parroci di Ponzano Veneto. Purtroppo mancano i documenti per coordinare cronologicamente i sacerdoti che hanno avuto la cura pastorale della chiesa e della parrocchia di san Leonardo in Ponzano.

Prima del 1500 nessun scritto si conserva in archivio che accenni al nome dei "parrochirettori" antecedenti quell'epoca. Forse andarono perdute molte carte alla venuta dei Francesi, ma è anche vero che non si costumava scrivere troppo e non si capisce il perchè di tanta pigrizia. È merito del Concilio di Trento la tenuta dei registri, ove però a volte si legge al posto del nome "firmato da me parroco", ma il nome ... (vattelappesca)DAL COLLE "Ponzano e la sua chiesa", pag. 40.. Il parroco don Agnoletti ha lasciato un promemoria, con alcune annotazioni, sui parroci dal 1632Arch. Parr.: busta parroci.. Dalla morte di d. Agnoletti è stato completato con dati alla mano. Per il periodo dal 1300 in poi è possibile dare un elenco quasi completo con ricerche nell'archivio vescovile e curiale.

Vi furono parroci che diedero chiari segni di pietà, studio e operosità; alcuni dati sono emersi dalle visite pastorali, altri si ricavano dalle note dell'archivio parrocchiale e dai lavori compiuti, oltre che dal ricordo che ne hanno tramandato gli anziani.

Don Domenico Roberti è ricordato in una nota di archivio (1667); don Domenico Gioberti ha lasciato traccia nel I registro dei matrimoni (1677)Ivi. ; don Rizzardo Rossi ha un necrologio che si trova in archivio parrocchiale.

text Incensiere e navicella d'argento dell'orefice Luigi Merlo da Venezia (1830) e il calice d'argento dorato acquistato nel 1866 da don Agnoletti dal soppresso convento dei Carmelitani di Treviso.


Don Pietro Brunetta

Il vicario foraneo di Quinto, in data 4 gennaio 1824, viene incaricato dal vescovo di visitare il parroco di Ponzano infermo e di interessarsi perchè il cappellano-curato don Paolo Ravesi compia con prudenza l'ufficio religioso affidatogli "in edificazione delle anime e che la medicina dev'essere appropriata ai bisogni dell'ammalato". Don Brunetta rinunziò alla parrocchia "per essere apoplettico il 3 febbraio 1826 e morì in Ponzano nel 1828 all'età di 69 anni"Arch. Parr.: registro dei morti..

Un ricordo particolare meritano don Andrea Paccò, don Pietro Agnoletti, don Angelo Callegarin e don Giovanni Sernagiotto. Tra l'altro ressero la parrocchia abbastanza a lungo, rispettivamente per 36, 39, 19, 34 anni e in tempi difficili.

Don Andrea Paccò

Paccò don Andrea, venuto dalla diocesi di Venezia, nel 1823 era cappellano-curato di Merlengo, con impegno e zelo. Dopo dieci mesi veniva ammesso agli esami per le parrocchie di Piombino e Musano, ma non venne approvato. Quindi fu inviato cappellano a S. Vito d'Asolo che, resosi vacante, tentò di possedere, ma, causa contrasti e fazioni, non fu ammesso (come da carteggio). Allora, in seguito ad esame canonico, fu nominato parroco di Ponzano che allora aveva 640 anime. Con l'ordine della delegazione provinciale del 29 settembre 1854, il parroco Paccò veniva richiamato riguardo alla noncuranza degli oggetti sacri e quindi all'adempimento fedele.

Benemerito per alcuni lavori eseguiti nella casa canonica e nella chiesa, opere di cui si conserva una copiosa documentazione, particolarmente ci è caro perchè dotò la parrocchiale dell'artistico turibolo e della navicella, lavori commissionati nel 1830 all'orefice Luigi Merlo da Vicenza. Provvide il campanile di tre nuove campane nel 1857.

Nell'atto di morte, al 14 agosto 1862 è segnato: "Don Andrea Paccò dei fu Giuseppe e Regina Meris, d'anni 71, munito del ss. Viatico e della pontificia benedizione, dopo tre giorni di decubito, morì in Ponzano il dì 12 agosto 1862. Tutto il corpo della congregazioneTutti i 14 parroci della congregazione di San Cassiano di Quinto. venne a dargli sepoltura e fu celebrante don Matteo Brotto parroco di Postioma, il dì 14 agosto 1862, ore 11 antimeridiane".

Il libro poi dei verbali delle congreghe, in data 14 agosto 1862, riporta altre notizie sui parroci della congregazione di S. Cassiano di Quinto, tutti presenti, meno il parroco di S. Cristina indisposto. Don Andrea viene presentato come ..."cordialissimo amico non solo, ma benefico e generoso con tutti... per 36 anni teologo solvente e cancelliere, dall'anno 1834 fino alla morte"Arch. Parr.: registro dei morti, 14.8.1862. Il teologo solvente era il sacerdote incaricato di svolgere un tema di teologia durante la riunione dei parroci (congrega)e di risolverlo (di qui l'espressione teologo solvente). .

Doveva essere anche versatile... Adesempio quando il 6settembre 1847 la congregazione di S. Cassiano si trovò riunita a Merlengo per la sepoltura del parroco don Bartolomeo Dal Pozzo di anni 73 "mancarono i reverendissimi di Canizzano e Ponzano, il secondo dei quali trovavasi a Venezia pel nono congresso degli scienziati italiani"Arch. Parr.: verbali congreghe 6.9.1847..

I 14 parroci della congregazione furono molto colpiti per la morte di don Andrea e presero delle risoluzioni per il suffragio dei confratelli; "Tutti i molto reverendi parrochi della congregazione di Quinto si obbligano alla morte di un loro confratello parroco di celebrare gratuitamente una messa per l'anima sua o nella parrocchiale del defunto o nella propria in quel giorno della tumulazione od in altro non impedito". (Registro congreghe in archivio parrocchiale).

text Sinistra: Mons. Prof. Carlo Agnoletti, canonico e insegnante nel Seminario Vesc. di Treviso, grande amico di san Pio X, nipote di don Pietro Agnoletti e cugino secondo di don Giovanni Sernagiotto, entrambi parroci di Ponzano. E ricordato soprattutto come autore di "Treviso e le sue pievi". Destra: Don Pietro Agnoletti parroco di Ponzano da 1863 al 1902.


Don Pietro Agnoletti

Don Agnoletti nacque a Giavera il 9 febbraio 1826, fu ordinato sacerdote nel 1851 e prestò servizio in cura d'anime in varie parrocchie. Fu maestro in seminario della 3 classe elementare e direttore del collegio esterni; quindi in cura d'anime a Giavera ed a Volpago per oltre 5 anni; investito canonicamente del beneficio parrocchiale di Ponzano il 9 giugno 1863, vi rimase per 39 anni.

Fu cooperatore per più anni anche in parrocchie d'importanza ed osservanti. Lasciò di sè buona memoria. Nell'esame di concorso tutti gli esaminatori gli diedero il voto favorevole per la parrocchia di Ponzano. Pastore forbito, d'intelligenza e di certi doni che si richiedono in un sacerdote, diede subito prova delle sue ottime qualità.

Introdusse il culto al sacro Cuore di Gesù e poi al sacro Cuore di Maria, devozioni favorite dal vescovo Farina, e istituì le due congregazioni che più tardi vennero fuse in una. Costruì contigua alla vecchia, verso ovest, la nuova canonica, cioè l'attuale. Questa fabbrica era già ultimata nel 1866. Era parroco all'annessione del Regno Lombardo Veneto al Regno d'Italia. Nel 1870 e 1874 provvide al nuovo restauro della parrocchiale e nel 1896 alla costruzione dello zoccolo del campanile che aveva già munito di orologio nel 1873.

Era zio di mons. Carlo Agnoletti, autore di "Treviso e le sue Pievi" e prozio del parroco don Giovanni Sernagiotto che nel 1958 avrà sepoltura nella stessa tomba. Durante il suo parrocato il vescovo Zinelli eresse la nuova congregazione di Ponzano, staccandola da quella di Quinto troppo estesa. Don Pietro Agnoletti ne divenne primo e unico vicario foraneo fino alla morte, quando la congregazione perdette il nome e diventò la congregazione di Postioma. La congrega di Ponzano era formata dalle parrocchie di Ponzano, Postioma, Porcellengo, Castagnole, S. Bona, S. Pelajo e dal 1869 anche da Paderno.

Teneva una domestica piuttosto arcigna e taccagna, tanto che il cappellano don Vettore Reginato per sfamarsi doveva ricorrere alle suore Canossiane di Treviso. Si ebbe una piccola rivincita contro la Tonina e inveì contro di essa con una stramberia poetica intitolata "Tonineide", che solo ormai parroco di Trebaseleghe diede alla stampa, 50 anni più tardi. Qualche strofetta diceva...

Tale, o lettor, l'amabile
    Donna ch'ebbe in Ponzano
    Il compito di pascere
    Me, nuovo capellano.

Pensa se a me più tenero
    Fosse il di lei governo,
    Di quello che han le furie
    Pei cittadin d'Averno.

Vorrei ridir le angustie,
    L'ansia, il dolor, gli affanni,
    Che m'appressaro al feretro,
    Nel più bel fior degli anni.

Solo dirò che al termine
    dei primi quattro giorni,
    Mi ritenean cadavere
    Le genti dei dintorni.

Magro, sparuto, pallido,
    Secco, stecchito, adusto,
    Parea davver d'un arbore
    L'inaridito fusto.

Ma loderò le figlie
    Di caritade e dame,
    Le quali fur che ferono
    Ch'io non morii di fame

Ebber pietà del misero
    Le figlie di Canossa,
    Quando apparir mi videro
    Ridotto a pelle ed ossa.

Volava al lor ricovero
    (Pensa se ben io l'amo)
    Come il mendico Lazzaro
    In seno al padre Abramo.

Dolce fu a me l'ospizio
    Che diero a me meschino,
    Come fiorita oasi
    A stanco pellegrino.

Per te dovrò ripetere,
    Anche da te lontano:
    «Fonte, mia patria fecemi,
    Disfecemi Ponzano».


image Chiesa di s. Croce, nell'ospedale di Treviso, dove morì don Agnoletti. Nel 1922 vi morirà anche s. Bertilla Boscardin.

Don Reginato alla scomparsa del parroco, nel registro delle messe, seppure in pessima calligrafia, fa un breve resoconto della malattia e della morte di don Pietro Agnoletti. Dopo l'ultima messa registrata da don Agnoletti il 4 giugno 1902, scrive: "La seguente notte (dal 4 al 5) fu preso il M.R. d. Pietro Agnoletti da paralisi alla vessica, forse in seguito della paralisi alla lingua che da circa un anno progressivamente lo tormentava, e non potendosi aver nella canonica di Ponzano la cura dovuta, per consiglio del medico primario Calzavara, la domenica 8 giugno si trasportava l'infermo al Civile Ospedale di Treviso. La cura non portò il desiderato effetto. Il povero paziente dovè soffrir moltissimo, ma fu esaudita la sua intenzione e si munì il 13 giugno della santa Comunione per divozione. Il 29 giugno

imageSan Nicolò e l'ingresso del Seminario e Collegio Vescovile dove don Agnoletti fu direttore degli esterni: osservare alcuni particolari.(Due acqueforti di Antonio Nani del 1846)
poi, anniversario della festa giubilare del 1901, celebrante la messa novella e il suo ingresso parrocchiale, fu confortato dal santo Viatico e munito di tutti gli altri religiosi conforti, benedetto dal Vescovo, confortato dall'affetto del predetto don Vettore Reginato,... fra il compianto dei nipoti mons. Carlo, Pietro, Ernesto, Giuseppe, Luigi Agnoletti morì il 2 luglio 1902 ore 6 e un quarto pomeridiane .... Fu desiderio dei nipoti che la salma venisse portata nel cimitero in Ponzano dov'è stato circa 40 anni parroco beneamato per lavori della chiesa e canonica. Con la presenza del Rev.do Capo della Congregazione, il 4 luglio il cadavere coi suoi indumenti sacerdotali fu composto in degna cassa e portato per l'assoluzione nella Chiesa di Santa Croce dell'ospedale e di qua a Ponzano. Nella bara funebre si portò, con accompagnamento del clero e nipoti e moltissimi della parrocchia, con fiori e mestizia, la spoglia del desiderato pastore. La processione della parrocchia coi R.R. Parroci della Congregazione si formò a San Pelagio, con la rappresentanza municipale, nonchè molti amici e rappresentanti del Seminario vescovile, aggregandosi ancora altri al corteo che veniva da Treviso e nella chiesa si fece la messa solenne esequiale, celebrando il rev.do di San Pelaio. Il Vicario foraneo di Santa Bona lesse l'elogio; nella tomba lesse l'ultimo "vale" il sindaco di Ponzano. Il giorno 11 successivo il nipote prof. mons. Carlo celebrò l'ufficio di VII, ma il trigesimo venne disposto in Giavera dove il compianto fu battezzato il 9 febbraio 1826. Pie Jesu Dne dona ei requiem. Amen".

Fa commozione a distanza di quasi 80 anni vedere come i fedeli amavano e onoravano in vita e in morte i loro fedeli pastoriArch. Parr.: registro dei morti, pag. 97: " Li 4 luglio 1902. Il M.R. don Pietro Agnoletti dei defunti Tomaso Soja di Giavera, parroco benemerito di questa chiesa da oltre 39 anni, contandone di età 76, mesi 4, giorni 23,da vari mesi travagliato da paralisi alla lingua, progrediente il male, dovè essere trasportato al civile ospedale, ma risultata vana la cura con edificante rassegnazione, munito dei carismi della religione, benedetto dal proprio vescovo, spirò nel Signore alle ore 6 pom. del 2 luglio. La salma poi questa mattina venne con grande pompa trasferita dalla chiesa dell'ospedale di Treviso, dopo l'assoluzione fattavi da quei RR.PP. Camilliani, a questa di Ponzano, e coll'intervento della Congrega di cui il defunto fu Vicario foraneo, nel compianto della popolazione, assistendo anche rappresentanze del paese nativo di Giavera e del Seminario in cui era un tempo maestro e direttore, fu deposto in pace in questo parrocchiale cimitero. Pie Jesu Dne dona e i requiem"..

Don Camillo Mazzarollo

Dopo la morte di don Agnoletti viene fatto parroco don Camillo Mazzarollo. Nato il 31 marzo 1870 a San Zenone degli Ezzelini, era stato cappellano dal 14 febbraio 1895 a Trebaseleghe e poi vicario parrocchiale a Falzè dal 13 agosto 1897. Nominato parroco a Ponzano il 25 giugno 1903, a 33 anni, gli giunse il decreto reale solo il 7 gennaio 1904, perchè il beneficio era già di giurisdizione regia. Ma godeva poca salute e colpito da mal sottile moriva il 12 marzo 1905. Il luogo non è indicato e nemmeno la sepoltura. Il parroco attuale trovò dei paramenti molto consunti buttati nei due banconi che stavano a metà chiesa e li fece bruciare perchè si dicevano usati dal povero don Camillo malato di etisia. In quel periodo appare vicario nel 1902 don Giovanni Bacchion e nel 1904, provicario don Beniamino Brunetta. Il Mazzarollo evidentemente era già allora malato.

text Biglietto di auguri che don Angelo Callegarin inviava ai soldati nella prima guerra mondiale, con la sua fotografia.

Don Angelo Callegarin

Nato a Torreselle il 5 ottobre 1871, sacerdote il 25 luglio 1897, fu cappellano a Loria, a Cappella di Scorzè e a Mestre, dove svolse l'ufficio speciale di procuratore delle istituzioni cattoliche soggette all'opera dei congressi ed ordinate al bene della Chiesa e del popolo. In data 7 ottobre 1905, sosteneva gli esami sinodali per essere nominato parroco di Ponzano (se ne conservano gli elaborati degli argomenti assegnati dai comuni esaminatori). Il regio decreto prefettizio, per la nomina a parroco di Ponzano, giunse il 15 febbraio 1906.

Esercitò il suo ministero in Ponzano per 19 anni, sempre stimato dal servo di Dio mons. Andrea Giacinto Longhin. Si distinse per le sue doti di fermezza apostolica e di generosità nei difficili momenti prima e dopo la grande guerra del 1915-'18. Era pronto ad accorrere e ad offrirsi per le cause di Dio, fino all'audacia. Soffrì molto negli ultimi anni e morì ancora giovane (aveva 52 anni!) durante il rito della benedizione degli animali il 13 giugno 1924. Soccorso dai presenti, si spegneva nell'ufficio parrocchiale.

Se in Ponzano è presente negli anziani la memoria di don Agnoletti e, attraverso i racconti dei nonni, perfino di don Paccò, tanto più è vivo il ricordo di don Angelo Callegarin nelle persone di una certa età. Viene ricordato come un predicatore bravo e impetuoso, anche se talora gli scappava verso i presenti e verso le donne qualche epiteto un pò... pesante. Forse per questo diceva: "Alla mia morte mettete la mia salma davanti all'ingresso della chiesa, così anche le donne che vengono a "messa prima" passano sopra la mia tomba. Aveva modi lesti e un parlare veloce. Una volta, mentre stava per entrare nella canonica di Cappella di Scorzè, con la carrettina e il fabbricere sig. Emilio Piovesan (che tutti chiamavano "negus" per la carnagione scura del volto), sentendosi indolenzito, volle scendere dal veicolo, ma caduto a terra in modo maldestro, si spezzò il femore. Venne ricoverato a Mestre, e non fu curato bene; da allora dovette usare il bastone e l'infortunio gli rese molto dolorosi gli ultimi dieci anni di vita. Aveva un cuore buono e generoso, sotto maniere burbere. Al vescovo Longhin che gli suggeriva di fare un battistero decente, rispondeva: "Non posso, non posso, troppa spesa!". Dovendo annunciare delle disgrazie, si faceva accompagnare, forse per fare coraggio a sè stesso. Quando dovette avvertire la famiglia Schieven della morte in guerra di Sante, si fece accompagnare da Rovere Giovanni Maria: la famiglia scoppiò in lacrime non appena vide entrare il parroco e don Angelo non seppe dir altro che "rassegneve!" e scappò via... Era tanto agitato che la cavallina bianca correva come il vento lungo la Postioma, tanto che l'animale incespicò rovinandosi gli arti anteriori Il Padre dell'avv. Patrese era molto religioso e rimproverava continuamente il figlio, lo richiamava a Dio, al giudizio finale... L'avv. Roberto fu sindaco "democratico" di Treviso. e così perdette anche la cavalla.

Amava il divertimento della caccia. Celebrava la messa prestissimo e poi "via" con un chierichetto. Era amico dell'avv. Roberto Patrese, che aveva uccelli da richiamo e luoghi ricchi di selvaggina. Don Callegarin era ligio ai principi, e quando il Patrese, allora sindaco di Treviso, democratico di vecchio stampo{}', con idee piuttosto anticlericali, non impedì in piazza il suono della campana il venerdì santo, perdette l'amicizia di don Angelo. Più tardi si riconciliarono.

Era apprezzato come amministratore, tanto che aveva la contabilità di 10 Casse Rurali della zona. È vero che razza non mente .. . , proveniva infatti da una famiglia coraggiosa e piena di iniziative. Fece decorare due volte la chiesa con le oleografie del soffitto del presbiterio, nel 1907 e nel 1914; fece fare i banchi di noce, tra i più belli della diocesi (anche se rovinati dalla maleducazione di quanti in passato con le monete facevano segni e scritte...).

Già si è detto dei rimproveri fattigli per la cessione del "Sant'Antonio" alla chiesa di S. Maria del Rovere. Alla morte trovò tutti i suoi parrocchiani vicini. Morì povero e dovettero fare una sottoscrizione per il funerale e la tomba, dove ora riposa, sotto il lastricato di porfido. Questo lavoro venne a costare L. 1.326,40 e fa onore ai parrocchiani.

In vita don Callegarin tenne carissimo don Antonio Dal Colle, prima come chierico e poi come giovane prete. Dal Colle compose il volumetto, sempre prezioso "PONZANO VENETO E LA SUA CHIESA - Appunti storici", nel 1922. Questo libro è quasi irreperibile. Se ne conservano tre copie soltantoLe tre copie si trovano: in archivio curiale, in archivio parrocchiale e presso il sig. Tino Dalla Toffola..

DON PIETRO COLORIO

Nell'ultimo periodo della sua vita, don Angelo Callegarin, parroco di Ponzano, sempre sofferente, ebbe come cappellano don Pietro Colorio. Merita di essere ricordato per il lavoro svolto nella scuola di canto, di cui è stato quasi il fondatore. Egli ha educato il sig. Emilio Faccin e tutta una serie di cantori ormai anziani. Erano tempi di entusiasmo giovanile. Così insegnò i vesperi in falso bordone, il "Jesu Redemptor" e il "Veni Creator", una messa (del Vianello forse) in canto figurato. Invece il primo "gregoriano" aveva già fatto la sua comparsa con don Antonio Dal Colle. Non erano tempi facili e si ricorda ancora la "grande baruffa" scoppiata tra chi difendeva il vecchio canto e i giovani che parteggiavano per le nuove forme... lotte di generazioni... e di sempre! Veniva da Carpenedo. Lo troviamo a Ponzano prete novello; era stato ordinato a Treviso il 26 marzo 1921 da mon. Longhin. Amava i giovani. Le vecchie scuole di canto di Losson, Meolo, Asolo, Casale lo ricordano bene con il suo gusto per la musica sacra e per i canti polifonici. Morirà a 82 anni a Casale, dopo una vita zelante, attiva, generosa, premurosa, il caro don Pietro Colorio, già cappellano di Ponzano, cantore di Dio!Le solite cose: dicembre 1977. . Dopo don Colorio, che lascia Ponzano il primo ottobre 1922, nel periodo 1923 e 1924 si nota la presenza in Ponzano di don Luigi Ferro per un mese e di don Abramo Floriani per breve tempo.

text Il parroco Sernagiotto con sr. Gianna Biasetto, suora a Menzingen e Dino Bonesso, attuale sindaco di Ponzano (10 aprile 1955).

Don Giovanni Sernagiotto

Don Giovanni Sernagiotto ebbe la cura di Ponzano, come parroco, dal 1925 al 1958. Si riporta il suo curriculum dalla cronistoria parrocchiale Cronistoria in arch. parr.. : "La mattina del 19 novembre 1958 si spegneva improvvisamente, per collasso cardiaco, mentre stava per alzarsi per la celebrazione della s. messa, il sac. Giovanni Sernagiotto parroco di Ponzano dal 1925. Nato a Nervesa, da Giuseppe e da Maria Piccolo, il 22 giugno 1890, ex-allievo del collegio Astori di Mogliano Veneto, era stato ordinato sacerdote a Carpenedo di Mestre il 19 luglio 1914.

Cappellano di Fossalta di Piave durante la 1 guerra mondiale, aveva se- guito quella popolazione profuga a Prato. Successivamente era stato curato a Pradani d'Asolo e alla morte di don Angelo Callegarin era stato nominato vicario spirituale a Ponzano e poi parroco.

Di animo mite, quasi fanciullo, fu nostro pastore per 34 anni. Completò le due ali laterali della chiesa, fece la nuova facciata, dotò la parrocchiale di un ottimo organo "Mascioni" ed elettrificò le campane. Inoltre commissionò le due statue lignee di s. Antonio da Padova e di s. Giovanni Bosco.

Gli era costato molto il distacco da Pradazzi d'Asolo e fu accolto non da tutti con gioia il 27 settembre 1925. Qualcuno, con spirito settario, aveva scritto "non lo vogliamo", ma la popolazione non raccolse la provocazione e tributò il suo entusiasmo al nuovo parroco. Fu celebrata solennemente la cerimonia dell'ingresso, seguita da un pranzo sociale nella sala al piano superiore della casa canonica, cui parteciparono 40 persone che versarono la quota di L. 15 per alleviare le spese della festa. Dalla nota dei commensali risulta chi allora godeva di un certo benessere in paese.

Il nuovo parroco lavorò con amore ed intensità nell'azione cattolica, fece sorgere l'unione uomini, l'unione donne, la gioventù maschile e femminile. Volentieri entrava nelle famiglie e godeva della compagnia della gente. Non disdegnava l'invito ai pranzi di battesimo e di nozze e tutti ricordano questa sua giovialità e socievolezza.

I quaderni di avvisi che restano in archivio dicono la diligenza che usava nel ministero. Aveva una certa destrezza nel comporre versi e sonetti e rimangono esempi di questo estro poetico tra i suoi ricordi.

Con una certa solennità celebrò nel 1939 il 25° di sacerdozio. Offrì nell'occasione un pranzo in casa Brunetta a 30 poveriArch. parr.: articoli sul "Gazzettino" e "Avvenire d'Italia"..

Desiderò pure celebrare con i suoi amici, tra cui i monsignori Costante Chimenton, Silvio Zavan, Arnoldo Dal Secco, i 25 anni di parrocato. Anche in tale occasione volle ospiti, per un pranzo, 25 vecchietti. La schola cantò una messa molto difficile: la "s. Tiziano" del Ravanello, a 4 voci dispari, con i maestri Faccine Santon. Suoi collaboratori negli ultimi anni di vita furono il prof. don Mario Zanatta, don Domenico Apolloni e don Alberto Schiavetto, di cui si dirà più avanti. Qualche giorno prima della morte gli era stato dato l'annuncio della nomina a vicario adiutor di don Angelo Trevisan.

Don Giovanni ebbe tanto a soffrire in tempo di guerra; potrebbe scrivere un libro il suo sacrestano di allora, sig. Riccardo Rossi, che ebbe a partecipare ad eventi drammatici, a fughe, ad orrori di tempi bellici che speriamo morti per sempre.

Al funerale partecipò una folla di popolo e la salma riposa, in facciata alla chiesa, nella stessa tomba di don Pietro Agnoletti e della mamma Maria Piccolo.

DON MARIO ZANATTA (1944-1946)

Nel periodo della guerra, don Mario Zanatta, nativo di Villorba (16 agosto 1916), professore in seminario, buon suonatore d'organo, dal novembre '44 al giugno 1946 prestò un servizio quanto mai prezioso a don Sernagiotto. Nel frattempo poteva anche insegnare ad una classe del ginnasio nella saletta adiacente alla canonica, per i seminaristi della zona sfollati dal seminario. Partecipò a tutte le traversie del tempo di guerra, dalla occupazione dei tedeschi, alle rappresaglie dei repubblichini, alle minacce dei primi mesi del dopo- guerra. Mentre un giorno tornava per via Postioma per poco non rimase vittima dalla "mossa cattiva" di un automezzo guidato da chi non amava certo i preti... C'era ancora chi li avrebbe volentieri scannati per impiccarli con le budella (le budella dei preti!). Lasciò un ricordo tuttora molto gratificante; più tardi mons. Mistrorigo lo promuoverà arciprete della cattedrale.

DON MARIO ZANATTA (1944-1946)

Fedele collaboratore festivo di don Sernagiotto, per quasi sette anni, fu don Domenico Apolloni. Apparteneva alla congregazione dei pp. Giuseppini, presenti a Treviso nel collegio Turazza. Come temperamento e psicologia era molto vicino a don Giovanni. Le uniche lotte semmai erano in casa con Carlotta,la sorella anziana di don Giovanni, brava e intelligente, ma con un suo certo modo di far valere punti di vista e... capricci.

Anche don Domenico, preso da estro poetico, ebbe strali contro la povera perpetua, che ammuffiscono, in archivio. Parce .. . sepulto. Dopo la venuta di don Alberto, don Domenico ebbe dolori e malattie. È deceduto nel Signore da una decina di anni. Il ricordo del ticchio di don Domenico, del suo animo allegro e semplice resta vivo nella frazione.

DON ALBERTO SCHIAVETTO (1954-1958) Negli ultimi quattro anni di vita don Giovanni Sernagiotto ottenne dai superiori come cappellano fisso don Alberto Schiavetto, suo compaesano Nato a Nervesa il 27.7.1915 ordinato nel 1939, fu ospite a Ponzano nel luglio 1939, la settimana prece- dente la sua prima messa solenne. che svolse un apostolato umile e fecondo nel confessionale, nel catechismo e nell'azione cattolica, aiutato in questo da alcuni giovani entusiasti e ricchi di qualità Da ricordare i sigg. dr. Giovanni Gastaldo e Dino Bonesso.. Fu anche merito di don Alberto il sorgere della "Voce di Ponzano", che preparò da lontano il ciclostilato "Le solite cose".

Pochi giorni dopo la morte di don Sernagiotto, ormai destinato a Robegano come parroco, nella "Voce di Ponzano" n. 4 del 1958, don Alberto salutava così tutti i Ponzanesi: "I superiori mi hanno chiamato a svolgere il ministero altrove, assumendo in qualità di parroco una maggiore responsabilità. Mi ha chiamato il Vescovo e io devo e voglio ubbidire: io non ho mosso un passo per andare a Robegano, è la pura volontà di Dio: questo è tanto, anzi è tutto!... Se dicessi che parto contento direi una bugia. Mi dispiace lasciare Ponzano! Lascio un paese che in realtà mi vuol bene e ne sono convinto. Vi ringrazio del vostro affetto e se volete da me un ultimo consiglio da amico, guardatevi dall'indifferenza religiosa, che è il peggiore di tutti i mali, perchè rende l'anima insensibile: insensibile a tutti i problemi più importanti dell'uomo, di questa vita, della vita futura. Per quel poco di bene che vi ho fatto (lo so, dovevo fare di più), vi domando qualche preghiera per il mio nuovo campo di Apostolato... Io vi ricorderò tutti nel santo sacrificio della messa Arch. parr.: nella cronistoria, 1958, è scritto: "don Alberto lascia qui un gratissimo ricordo per la bontà d'animo e lo zelo pastorale". .

text Frontespizio del ciclostilato "La Voce di Ponzano" che ebbe vita negli anni 1958 e 1959.

Preti nativi di Ponzano

Si pensava fosse arida da secoli questa terra per vocazioni sacerdotali, invece risulta che vi furono due Bordignon, preti nati e battezzati a Ponzano, nel 1785 e nel 1798, due fratelli.

BORDIGNON DON MARCO

L'atto di nascita di don Marco dice: "Addì 28 agosto 1785 Marco figlio di Gaetano di Giuseppe Bordignon e di Elisabetta figlia di Francesco Artuso sua legittima consorte, nato il dì suddetto, all'ore 16. Oggi fu battezzato da me don Pietro Brunetta vicario. Padrino al sacro fonte fu il sign. Marco figlio dell'ill.mo Zuan Bellato da S. Marciliano di Venezia". Lo troviamo parroco a Maser già da nove anni quando mons. Grasser visita quella parrocchia il 30 aprile 1827. Ha il titolo di arciprete; si dice "che spiega il vangelo ogni festa e fa catechismo agli adulti"; in quella parrocchia "vi sono maestri e maestre capacissimi di istruire i fanciulli e mostrano zelo in tale istruzione"; il parroco "ha cura di dare un premio nelle dispute" e "promette al vescovo di stabilire un fondo per l'acquisto di regali"... Quanto poi ai nubendi il parroco "differisce le pubblicazioni se li trova ignoranti sui loro futuri doveri". A detta dei fabbricieri don Bordignon"è zelante nella cura dei malati e nel catechizzare"... ;più avanti fa una lamentela perchè sembra non ci sia riservatezza "nei discorsi che si fanno nei cosidetti filò"; e delle due osterie di Maser afferma: "Una osserva la legge della chiesa e del sovrano, l'altra mi serve di amarezza". Buon grano dunque e zizzania come dovunque. Il Pesce ci fa sapere che Maser contava allora "800 abitanti stabili e 100 forestieri "non stabili" (forse i villeggianti della famosa villa Barbaro del Palladio, affrescata dal Veronese)".

Don Marco Bordignon si fermerà a Maser ancora per 5 anni; qualche anno dopo passa in una parrocchia ben più importante, vale a dire a Castelfranco Duomo, che allora era chiamata "Castelfranco San Liberale", con 1830 anime; il parroco ha 48 anni è proveniente "da Ponzano", è arciprete e vicario foraneo; si trova là dal 1832, quando mons. Sebastiano Soldati il 23 settembre 1833 compie la visita in quella parrocchia. Hasotto di sè due cappellani, e residenti in parrocchia o occupati nel suo territorio altri sei sacerdoti. Don Marco dice di essere "contentissimo dei due cappellani" e dà un buon giudizio degli altri preti ed assicura al vescovo che "sono tutti di edificazione" e che "tutti, meno alcuni, concorrono alla dottrina". Sulla popolazione di Castelfranco don Bordignon mette avanti anche le ombre .. . "In buon numero sono quelli che non si presentarono a Pasqua; anche in buon numero sono gli scandalosi ... e durante le sacre funzioni le osterie restano veramente chiuse, tranne ciò che non è possibile vedere dal di fuori ('absque eo quod intrinsecus latet')". Un pre- te dunque capace, zelante, intelligente... ma rimasto quasi solo! Non proprio solo; infatti ha un fratello prete, don GiuseppeLUIGI PESCE. "La visita pastorale di Sebastiano Soldati nella diocesi di Treviso (1832-1838)". Roma 1975 -pag. 535. LUIGI PESCE. "La visita pastorale di Giuseppe Grasser nella diocesi di Treviso (1826-1827)". Roma 1969 -pag. 80..

BORDIGNON DON GIUSEPPE L'atto di battesimo di don Giuseppe riporta:"Addì 23 marzo 1798 Giusep-pe figlio di Gaetano Bordignon di Giuseppe e di Elisabetta Artuso sua legittima consorte, nato questa mattina alle ore 9, si battezzò da me don Pietro Cella. Padrino al sacro fonte fu Filippo Manzan della parrocchia di Cappeletta. Levatrice fu Margherita Fontebasso di questa parrocchia". Don Giuseppe entrò nel Seminario diocesano e arrivò al sacerdozio. Fu chiamato ad insegnare nel seminario stesso, in ginnasio, nel 1824, (pertanto giovane prete), e vi restò per dieci anni. Ad esempio nel 1827 (quando il fratello era parroco a Maser) lo troviamo insegnante di IV° grammaticale. Abitava in seminario e lo stipendio era di 248 lire annue. Gli avvenne nel 1827-'28 di essere primo maestro di Luigi Sartori, alunno esterno del seminario, da Spresiano, che divenne "insigne sonator di pianoforte e compositore; grande seguace di Thalberg e di Liszt", e 5-6 anni più giovane di loro, morì a Dresda a soli 27 anni nel 1844. Dopo i due Bordignon, non si hanno altre notizie di preti usciti dai sassi di PonzanoLUIGI PESCE."La visita pastorale di Giuseppe Grasser nella diocesi di Treviso (1826-1827).Roma 1969..

Due preti adottivi

In paese vengono considerati come adottivi due sacerdoti viventi, uno figlio spirituale del beato don Orione, p. Alvise Tiveron; l'altro figlio spirituale di don Bosco, don Fortunato Favaro; ambedue nati e battezzati fuori parrocchia, qui vengono e abitano nelle fugaci apparizioni dal Brasile.

PADRE ALVISE TIVERON

Nato a Villorba il 14.1.1924, fatte le elementari a Santandrà e Povegliano e la 5 a Paderno, entrò nel "Pime" a Treviso, per quattro anni, e poi a Pavia presso la Piccola Opera della Divina Provvidenza. Si spostò continuamente (un vero girovago): a Tortona, a Savona, alla Spezia, di nuovo a Tortona e poi ad Alessandria. Ordinato prete, fu inviato subito nel Goiaz (Brasile) come missionario e direttore di un collegio. Dal 1962 al '70 lo troviamo preside di unistituto a Rio de Janeiro, poi per otto anni a Sideropolis e finalmente, dal 1978, a San Paulo come economo provinciale di tutte le opere dei padri di don Orione in Brasile, (circa 35 opere tra parrocchie, collegi, orfanotrofi, scuole professionali, un ospedale e missioni). Nel suo ritorno del 1976, il 15 di agosto, Ponzano ha potuto festeggiare una bella ricorrenza di P. Alvise, i suoi 25 anni di sacerdozio.

DON FORTUNATO FAVARO Don Fortunato Favaro è nato a S. Anna Morosina, frazione di S. Giorgio in Bosco nel Padovano, l'l ottobre 1933, 3° di nove fratelli. Intraprese la strada della vocazione presso i padri Salesiani a Ivrea. Ancora giovane studente partì per il Brasile dove completò l'opera di formazione religiosa e sacerdotale. Venne ordinato prete a Lucèlia il 16 settembre 1967 e celebrò la 1 messa novella a Ponzano 1'8 dicembre dello stesso anno, con indicibile gioia di tutta la parrocchia... e con la banda di Villorba. Il suo primo campo di ministero è stato a Corumbà, in un bel Santuario della Madonna. Divenne presto parroco, costruì due chiese e più tardi fu inviato in un settore di lavoro, più vasto, ed impegnativo, a Lucèlia, nella diocesi di Marilia. Questa parrocchia conta circa 20.000 abitanti. Don Fortunato, aiutato da laici generosi, ha formato 180 comunità di base. Il lavoro è massacrante e vi devono provvedere due soli sacerdoti, ma a don Fortunato non mancano nè il coraggio, nè l'iniziativa. Viene da un buon ceppo di padovani. Qui gode grande amicizia e stima.

text I due Sacri Cuori, di Bepi Modulo, di Santa Lucia di Piave, grande amico del servo di Dio fr. Claudio Granzotto. Le due immagini furono benedette in occasione della "Missione al popolo" del marzo 1961.

Suore native di Ponzano

Nel paese del tutto limitate sono state anche le vocazioni femminili. Nel 1980 sono decedute due suore molto anziane, native di Ponzano: suor Erminia Domenica Giuriato, di anni 83, che svolse la sua opera religiosa a Roma in istituti di carità e suor Luigia Rossi, di 90 anni, che compì il suo apostolato a Venezia. Più vicina nel tempo è sr. Gianna Biasetto, delle suore di S. Croce di Menzingen (Svizzera). Da molti anni vive in Casa Madre, in Svizzera, dopo un periodo di lavoro a Paestum, nel Getsemani. Sr. Gianna, sempre discreta, è tanto affezionata al paese di origine.

Rettori - Curati - Parroci

  • I RETTORI
    1. Pre' Facino
    2. Pre' Lodovico
    3. Pre' Giovanni Novello

    I CURATI
    1. Pre' Andrea Bon
    2. Pre' Andrea Canal di Paderno
    3. Pre' Bartolomeo
    4. Pre' Nicola
    5. Pre' Giannantonio
    6. Fr. Giovanni dell'Ordine dei Crociferi
    7. Fr. Bartolomeo Viola di Treviso

    I PARROCI
    1. Lancillotto don Giovanni, primo parroco
    2. Vangelista don Pietro
    3. Folgore don Domenico da Murano
    4. Dalla Torre don Marco da Verona
    5. Bianchini don Bernardino da Merlengo
    6. Pezzati don Giuseppe
    7. Zini don Giovanni
    8. Roberti don Domenico
    9. Gisberti don Domenico
    10. Bonvise don Pietro Donnisi
    11. Rossi don Rizzardo
    12. Brunetta don Simeone
    13. Cella don Pietro
    14. Brunetta don Pietro da Ponzano
    15. Paccò don Andrea da Venezia
    16. Agnoletti don Pietro da Giavera
    17. Mazzarolo don Camilla da S. Zenone
    18. Callegarin don Angelo da Torreselle
    19. Sernagiotto don Giovanni da Nervesa
    20. Trevisan don Angelo da SambughèChi scrive riprende un appunto dalla cronistoria in archivio per ricordare il primo suo arrivo in parrocchia: "Verso le ore 20 del 9 dicembre 1958, in una sera piovigginosa, arriva da Salzano, dove, dal 15 ottobre 1954, si trovava come cappellano, il rev. don Angelo Trevisan. Sono ad attenderlo in casa canonica le due sorelle del parroco defunto, Carlotta e Virginia Sernagiotto con il fedele sacrestano sig. Albino Bortoletto... Il 18 gennaio 1959 il vicario generale Mons. Angelo Tommasini propone al delegato vescovile di Ponzano, per incarico di mons. Vescovo, di accogliere la nomina a parroco. L'interessato accetta. L'immissione in possesso, sotto una pioggia torrenziale, verrà compiuta il 19 marzo 1959 dal parroco di Fossalta don Angelo Gianni. Don Pellegrino Agnoletto aveva predicato il triduo di preparazione. Fu cantata per l'occasione la messa "Cerviana" del Perosi; all'organo sedeva il m° Giuseppe De Donà, 7 anni prima collaudatore dello strumento. L'accademia in chiesa, molto simpatica, fu rallegrata dai canti della "schola" di Salzano. La parrocchia regalò al parroco un anello d'oro, simbolo del suo compito pastorale, con ai lati la croce e il calice, le due forze di ogni prete. L'amministrazione comunale offrì il rinfresco".

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    1297
    1330
    1334

       
    1423
    1424
    1433
    1436
    1446
    1459-1460
    1460-1461

       
    1462
    1499
    1523
    1538
    1568
    1610
    1632-1667
    1667-1676
    1677-1689
    1689-1710
    1710-1740
    1740-1785
    1786-1799
    1799-1826
    1826-1862
    1863-1902
    1903-1905
    1905-1924
    1925-1958
    1959

Alcuni registri canonici e libri liturgici dell'archivio parrocchiale di Ponzano
Libro dei battesimi vol. 7 anni 1739-1980
Libro delle cresime vol. 3 anni 1834-1980
Libro dei matrimoni vol. 6 anni 1678-1980
Libro dei morti vol. 4 anni 1710-1980
Libro delle congreghe vol. 5 anni 1681-1896
Libro delle congreghe vol. 2 anni 1931-1953
MISSALE ROMANUM
Ed. Pezzana N. 1 Venezia 1774
Ed. Balleoni N. 1 Venezia 1840
Ed. Emiliani N. 1 Venezia 1862
Ed. Mander N. 1 Treviso 1884
PROSPETTO DELLE VISITE PASTORALI A PONZANO
anno visitatore parroco abitanti "da comunione"
1474 Domenico Candelino
vicario generale
Giovanni Lancillotto 60
1523 Annibale Grisoni
vicario generale
Domenico Folgore 80
1554 Francesco Virdura 

vescovo ausiliario
Marco Dalla Torre
1568 Giorgio Cornaro 

vescovo
Bernardino Bianchin 150
1575 Baldassare Piccioli
visitatore straordinario
Bernardino Bianchin 260 150
1584 Cesare De Nores 

vescovo di Parenzo
Bernardino Bianchin
1597 Luigi Molin 

vescovo
Bernardino Bianchin 280 160
1609 Francesco Giustiniani

vescovo
Bernardino Bianchin 250
1640 Marco Morosini
vescovo
Giovanni Zini 200
1649 Giovanni Antonio Lupi
vescovo
Giovanni Zini
1665 Giovanni Antonio Lupi
vescovo
Giovanni Zini 400
1678 Bartolomeo Gradenigo
vescovo
Domenico Gisberti 200
1686 Giovanni Battista Sanudo
vescovo
Domenico Gisberti 510
1712 Fortunato Morosini 

vescovo
Riccardo Rossi
1724 Antonio Zacco 

arcivescovo
Riccardo Rossi 400 270
1758 Paolo Francesco Giustiniani 

vescovo
Simeone Brunetta 400 270
1779 Paolo Francesco Giustiniani
vescovo
Simeone Brunetta 428 295
1793 Bernardino Marini 

vescovo
Pietro Cella 462 290
1836 Sebastiano Soldati 

vescovo
Andrea Paccò 510 328
1856 Giovanni Antonio Farina 

vescovo
Andrea Paccò 642
1868 Federico Maria Zinelli
vescovo
Pietro Agnoletti 600 250
1885 Giuseppe Apollonio 

vescovo
Pietro Agnoletti 670
1907 Andrea Giacinto Longhin
vescovo
Angelo Callegarin 800
1921 Andrea Giacinto Longhin
vescovo
Angelo Callegarin 952
1929 Andrea Giacinto Longhin 

vescovo
Giovanni Sernagiotto 988
1941 Antonio Mantiero 

vescovo
Giovanni Sernagiotto 1067
1963 Antonio Mistrorigo 

vescovo
Angelo Trevisan 1185
1971 Antonio Mistrorigo 

vescovo
Angelo Trevisan 1430
1980 Antonio Mistrorigo 

cresima 86 ragazzi
Angelo Trevisan 22120


Note: