Ponzano : Note Storiche

INCREMENTO DELLA VITA RELIGIOSA: (1793 - 1885)

Mons. Marini a Ponzano (1793)

Nella lettera di indizione della visita pastorale “divina favente benignitate”, mons. Marini (1788 - 1817) fissa gli scopi principali di questa: “La salvezza delle anime, l’incremento del culto divino, il decoro delle chiese, la riforma dei costumi e la disciplina del clero”.

Il pastore fu accolto a Ponzano sulle ore 7 del 6 maggio 1793 Ibidem. b.53 - a.1793 - forania di Postioma, parrocchia di Ponzano. : osservò con piacere il suo stemma sopra la porta maggiore della chiesa e della canonica, compì tutte le cerimonie, ascoltò la messa, commentò la pagina evangelica del giorno e distribuì la comunione.

Quindi ammirò la bella chiesa consacrata, l’altar maggiore tutto di marmo, con le statue degli apostoli Pietro e Paolo e la pala “formosissima” -vetus pictura formosissima- addossata al muro del presbiterio

Si compiacque pure degli altari laterali della B.V. del Rosario Il “non pregevole simulacro ligneo -come ci dice la storia- della Vergine ss. incoronata, che si portava in processione nella solennità del Rosario”, esisteva fino al 1950. Poi fu riposto in granaio, trattandosi di una vecchia statua della Madonna vestita, secondo l’usanza del tempo. col suo stendardo e di san Francesco con pala dipinta: ambedue di marmo, semplici, di buona fattura e con colonnine di stile jonico. Anche i confessionali li trovò ben confezionati.

Passò poi in sagrestia per l’inventario degli oggetti:• 2 calici con patene • 2 pissidi • ostensorio, turibolo con navicella e croce parrocchiale • 5 amitti, 10 camici, 3 cotte, 11 corporali, 24 purificatoi, 7 cingoli • 15 pianete e un paramento semidorato con piviali (bianco, viola, fiorato) e stole • 2 veli omera- li • un bel sepolcro in legno per la settimana santa. Nel pomeriggio il vescovo Mons. Marini ebbe uno spirito patriottico. In una sua circolare - datata il 15 febbraio 1798 e diretta ai parroci -esortava “ogni capo-famiglia affinchè giurasse fedeltà eobbedienza all’Imperatore e Re Francesco II”: ed in un’altra invitava tutti “a pregareper l’inclito eroe”. Non solo, ma anche in altre circolari, carteggi personali e lettere tra lui e l’Autorità civili, traspare tale spirito benevolo nei confronti della patria. presiedette l’esercizio della dottrina cristiana.

Interrogatorio al parroco: il parroco Pietro Cella dichiara filiale di Lova- dina la chiesa che, con bolla pontificia del 30 aprile 1490, diveniva “pieno iure” soggetta al monastero degli Angeli di Murano: • anime 462 e di comunione 290 • oratori quattro • scuole o confraternite tre • tutte le feste si fa dottri- na “con sufficiente ordine e concorso” • la comunione ai malati viene portata “con numeroso accompagnamento”.

Il cappellano Domenico Trevisi, di anni 27 e che si trova qui da due mesi, risponde che “il parroco è molto esatto nel suo ministero”.

I massari Pietro Bordignon, della scuola del SS.mo, e Domenico Negri, della scuola del Rosario, espongono due desideri al vescovo: • “sarebbe desiderabile che nell’estate il parroco facesse la dottrina un po’ per tempo, acciò potessero accorrervi i fanciulli e gli adulti per insegnarla” • “che la porta del cimitero Durante questa visita sono ricordate le sepolture in cimitero :quelle dei parroci all’altar maggiore e quelle dei confratelli della scuola del Rosario all’altare della Madonna. , che guarda il campanile, fosse lasciata aperta per dar adito e comodo al popolo di concorrere alla chiesa”.

DECRETO DISPOSITIVO

“Noi Bernardino, portati dal dovere del nostro pastorale ministero alla prima visita di questa chiesa parrocchiale di Ponzano, sotto il titolo di S. Leonardo, ordiniamo e decretiamo: • che la cupola del battistero sia convenientemente restaurata e alla vasca sia adattata la tavola che copre quella parte contenente l’acqua; • che al bisogno di rinnovarsi il padiglione del battistero sia formato di drappo di cotone di color bianco nel modo da noi indicato; • che il sacrario sia munito di piccolo catenaccio con lucchetto; • che la custodia degli oli santi sia internamente foderata con drappo di seta di colore violetto e che dentro lo spazio di un anno sia fatta una più decente cassetta per i vasetti degli oli santi; • che l’altar maggiore e gli altri altari laterali restino sempre coperti da tre tovaglie di lino; • che il piccolo crocifisso situato nella nicchia superiore del tabernacolo sia da quel sito rimosso per sempre e collocato stabilmente sopra la tavoletta esistente in mezzo all’altare; • che siano provvedute nuove stampe per le tavolette dell’altar maggiore; • che siano rimosse per sempre le suppellettili che stanno indecentemente dietro l’altare • che sia avvicinata più che si può alla pala dell’altare di san Francesco di Paola la custodia della reliquia di santa Agata, così pure siano tolti i candelieri delle palme ingombranti la mensa dell’altare onde si renda più libero e comodo il divin Sacrificio; • che dall’altare di san Valentino siano levate le pietre e le tavole che sostengono la croce; • che dentro lo spazio di un anno sia indorata di nuovo la lunetta dell’ostensorio per il ss.mo Sacramento così pure la patena; • che le grate dei due confessionali siano ben assicurate all’intorno; • che la copertina della pisside sia rinnovata di drappo di seta di color bianco; • che gli amitti, corporali, animette ecc… ecc… siano formate le croci dove mancano”.

✝ Bernardino Marini - vescovo di Treviso.


Il vescovo Sebastiano Soldati (1836)

image Sebastiano Soldati vescovo di Treviso (1829 1846). Fu caro ai papi Gregorio XVI e Pio IX. Autore del Seminario di San Nicolò. Era stato professore a Castelfranco e pievano di Noale; era devotissimo dell’Immacolata. (Dis. G. Bellio. B.S.T., b. Personaggi storici).

Erano passati 43 anni dall’ultima visita pastorale, quando finalmente il 3 maggio 1836 ACT. b.61 - a.1836 - forania di Quinto, parrocchia di Ponzano. il vescovo Sebastiano Soldati (1829-1849) visitò la chiesa parrocchiale di Ponzano, già filiale di Postioma, poi di giurisdizione del monastero di Lovadina, quindi di quello di S. Maria degli Angeli di Murano. La popolazione era tutta presente per accogliere festosamente il pastore.

Clero: il parroco Andrea Paccò, da Venezia, di anni 43, regge la parrocchia dal 1826. Il cappellano Antonio Conti, da Carbonera, di anni 30. Anime 510, delle quali 328 da comunione.

Luoghi sacri: la chiesa parrocchiale (ora giuspatronato governativo) consacrata il 22 aprile 1779, restaurata nel 1827. Ha cinque altari e varie reliquie: del legno della s. Croce, dei ss. Leonardo, Rocco, Valentino, Agata ecc.

La sagrestia sufficientemente provveduta di suppellettili e di ornamenti necessari al culto: 12 camici, 7 cotte e 7 stole, 15 pianete di ogni colore con relativi amminicoli, un apparamento in terzo semisdoro, 2 messali, 2 rituali e 15 capi d’argento.

In modo particolare il vescovo ammirò due eleganti ed artistiche opere, di stile gotico, dell’orefice Merlo di Vicenza, ultimate nel 1830: il turibolo e la navicella Il calice dello stesso stile (stesso autore ?), verrà acquistato dai pp. Carmelitani nel 1866 dal parroco Agnoletti. .

Il cimitero unito alla chiesa è “ridotto ultimamente in istato di decenza”, benedetto dal vescovo Giustiniani in occasione della consacrazione della chiesa.

Tre oratori.

image Giuseppe III Apollonio vescovo di Treviso (1882 - 1903). Già canonico di Venezia e vesCo- vo di Adria. Fiorirono molte opere sociali nel tempo del suo episcopato. (Da F. Ferretton, op. c.).

Dote della chiesa: costituita dal frutto di circa cinque campi di terra lavorati gratuitamente dai popolani, dagli interessi di capitali investiti, da questue, per un ammontare complessivo di lire austriache 400.

Vita religiosa e morale dei fedeli, del parroco e del cappellano: il parroco spiega il Vangelo ogni festa, applica la messa “pro populo” e tiene il catechismo agli adulti nelle ore pomeridiane. Viene insegnata la dottrina cristiana ai piccoli “in tutte le domeniche e feste… e si osserva esattamente il metodo comandato”. Buona la frequenza dei fedeli alle messe, alle funzioni e ai sacramenti: nessuno infatti “ha mancato di presentarsi alla comunione pasquale”.

Non si lavora di festa e, nei casi urgenti, si chiede il permesso al parroco. L’unica osteria del paese resta chiusa durante le sacre funzioni. L’ostetrica del paese, di anni 70, “è cristiana e di onesti costumi”: i neonati si portano al fonte battesimale non oltre i tre giorni dalla nascita. Si accompagna il viatico agli infermi con l’illuminazione di fanali e torce e “con buon concorso di popolo devoto”. I futuri sposi “ante matrimonium” vengono esaminati circa i misteri e le verità della fede.

Le confraternite del ss.mo, di s. Leonardo e del s. Rosario sono canonicamente erette e fiorenti e “gli iscritti sono esatti nell’adempiere gli obblighi annessi nella pratica degli esercizi spirituali”. I pii legati vengono soddisfatti regolarmente. Il parroco giudica con piena soddisfazione il suo “cappellano, che vive con lui in canonica perchè s’impegna con merito e vantaggio nelle cose spirituali di questa parrocchia ed è zelante e gode la pubblica opinione”. Nella celebrazione della messa e dei sacramenti si porta la veste talare. Tutti i parroci della forania fanno annualmente la congrega, durante la quale “il trattamento è frugale e conforme alla legge sinodale”.

DECRETO DEL VESCOVO “Oggi 3 maggio 1836, visitata la chiesa parrocchiale di S. Leonardo di Ponzano di questa diocesi, si è trovata ogni cosa in perfetto buon ordine, me- diante lo zelo e la commendevole pietà dell’attuale parroco Andrea Paccò e dei signori fabbricerie quindi viene rilasciato questo decreto di lode e di piena approvazione”.

✝ Sebastiano Soldati - vescovo di Treviso Il 30 marzo 1848, il vescovo Soldati, pur sofferente, si affacciò al balcone della stanza,benedisse i “crociati trevigiani” in partenza per il fronte e rivolse loro parole atte al coraggio e al valore. Il 3maggio indirizzò una circolare ai parroci per pregarli di soccorrere le truppe pontificie stanziate lungo il Piave, le quali, poi, trovarono alloggio in Seminario dal 29 aprile al 26 maggio 1848. Di questo vescovo rimangono, inoltre alcune lettere di incoraggiamento ai suoi “amatissimi cittadini per la difesa della Patria comune” ed altre di invito alla preghiera per il pieno successo delle armi trevigiane. Ciò vale per dimostrare lo spirito italiano del vescovo Soldati.

Il vescovo Giovanni Antonio Farina (1856)

Con la lettera di indizione della visita pastorale raccomandava ai parroci e ai vicari della città e diocesi, tra le altre cose, la relazione esatta dei proventi dalla fabbriceria, dalle questue, dalle confraternite, dalla cassa anime, dai legati, dalle messe, ecc…, perchè “la condizione finanziaria della parrocchia è un ramo tanto importante per conoscerne la amministrazione…”.

Dal nuovo questionario in latino si tolgono le principali notizie sulla visita pastorale del vescovo Giovanni Antonio Farina (1850 - 1860), tenuta a Ponzano il 24 settembre 1856, dopo 20 anni dall’ultima181.

Clero: Il parroco è ancora Andrea Paccò, il cappellano -curato è Francesco Fontanotto, da Treviso, di anni 24, “che si porta ecclesiasticamente in tutto e soddisfa lodevolmente al suo dovere”: c’è anche un chierico in seminario che nel tempo autunnale abita presso il parroco e “vive religiosamente”.

I sacerdoti compiono i sacri misteri in veste talare, conforme agli ordini espressi dalla circolare vescovile del 25 aprile 1851, e non si applicano a giochi, non frequentano osterie, nè caffè, nè teatri nè si immischiano nelle cose civili, ma si dimostrano docili al governo e alle autorità civili e politiche.

Luoghi sacri: la chiesa dedicata a s. Leonardo, con cinque altari tutti in pietra. I quattro laterali sono dedicati a s. Francesco d’Assisi, alla B.V. del Rosario, a s. Francesco da Paola e a s. Valentino. Sono tutti in ordine. Il battistero, gli oli santi, i confessionali, il cimitero tutti in regola. La sagrestia abbastanza provveduta di argenteria e di biancheria.

Il vescovo poi ammirò il coro rinnovato nel 1839, di stile jonico, con pavimento di marmo, e la pittura dell’Eucarestia eseguita da Sebastiano Santi. Quindi esaminò i registri canonici ben tenuti e l’amministrazione della chiesa ben regolata con l’aiuto dei fabbriceri Domenico Zanchetta, Francesco Pontello e Agostino Bianchin.

Vita religiosa: • Nelle feste di precetto (eccettuato qualche caso) il parroco e il cooperatore spiegano il vangelo e il catechismo al popolo, “ma non è sempre possibile cantare i vesperi”. • L’esposizione del SS.mo si fa pubblicamente ogni terza domenica del mese, i venerdì di quaresima, in tutte le domeniche e feste di precetto ed, in seguito ad un voto della popolazione, anche nelle festività della Ascensione e del s. Cuore e quando urge qualche necessità. La dottrina cristiana è condotta abbastanza bene dal parroco, aiutato dal cappellano e in autunno da qualche chierico. • Questo popolo, di 642 abitanti, nei giorni festivi frequenta con edificazione e concorso la chiesa. Le taverne restano chiuse mentre si compiono i sacri misteri e le autorità civili in questo punto esercitano della vigilanza. Soltanto due persone non si accostano ai sacramenti pasquali, “nonostante gli inviti paterni del parroco”. Da qualche tempo fu istituita la congregazione di carità, per cui i veri poveri vengono sostenuti dal comune e da qualche ricco della parrocchia.

DECRETO DEL VESCOVO

“Noi Giovanni Antonio Farina, portati dal dovere del nostro ministero, secondo le canoniche prescrizioni, nel giorno 24 settembre 1856, alla visita pastorale della chiesa parrocchiale di s. Leonardo di Ponzano, nella veneranda congregazione di Quinto, dichiariamo che, avendo trovato, con tutta la soddisfazione del nostro animo, sì formale che materiale della chiesa suddetta in perfetto buon ordine, per le zelanti cure del sig. parroco don Andrea Paccò e dei signori fabbriceri, si rilascia il presente decreto di lode”. Dalla curia vescovile di Treviso il 29 settembre 1856.

✝ Giovanni Farina - vescovo di Treviso.


image Giuseppe Grasser vescovo di Treviso (1822 1828), austriaco, direttore del Regio Ginnasio di Innsbruck, presiede agli studi nel Tirolo e a Voralberg, eletto vescovo di Treviso nel 1822, rimase fino al 1828 e poi venne trasferito a Verona. Lasciò un ottimo ricordo di prudenza. (Lit. A.C.T. Governo diocesi, 25 - L. Pesce, tav. I).
image  Giuseppe Callegari (1880 - 1883), professore di I teologia in Seminario a Treviso, venne eletto vescovo di Treviso nel 1880; iniziò la visit a pa- storale senza portarla a termine perchè tra- sferito vescovo a Padova, nel 1883. Più tardi venne promosso patriarca di Venezia e cardi- nale. Morì nel 1906. (Da F. Ferretton, o.e.)

 


Il vescovo Zinelli (1868)

Tenendo presente il quadro della nuova congregazione di Ponzano, ordinata dal vescovo nob. Zinelli, con un suo decreto del 24 aprile 1868, si comprende che in essa vi sono dieci parrocchie: Ponzano, Paderno, Merlengo, Postioma, Porcellengo, Castagnole, S. Bona, S. Pelagio (già della congregazione di Quinto), S. Andrà (della congregazione di Cusignana) e Fontane (della congregazione di Lancenigo).

Seguì quindi l’itinerario della visita pastorale del 1868 a questa congregazione, con mese e giorno della parrocchia da visitare e anche il pernottamento del vescovo e del suo seguito sempre nella canonica di Ponzano. Pertanto alle ore 6 antimeridiane del 1° giugno 1868 ACT. b.65 - A1856 - forania di Quinto, parrocchia di Ponzano. il vescovo Zinelli partiva da Treviso e riceveva degna accoglienza dalla popolazione in gran festa e dallo squillo dei sacri bronzi. Sempre dal questionario, di cui sopra, composto cli 44 domande, si tolgono alcune notizie.

Circa la popolazione: gli abitanti sono 600 e da comunione 250.

Circa il clero: don Pietro Agnoletti da Giavera, di anni 41, è parroco dal 1863. Don Giuseppe Ronchi, da Venezia, di anni 80, è cappellano che “assiste al confessionale quando può e dà buon esempio, perchè altro non può fare, essendo troppo vecchio: abita in canonica, dove prestano servizio una donna pia ed un servo”.

image Lettera autografa di san Pio X, allora cancelliere vescovil, del 19.10.1883. Dà alcuni suggerimenti ai fratelli Benetton perchhè possano acquistare dei beni ecclesiastici con rescritto pontificio (Arch. Parr.)

A giudizio del sig. Ignazio Gabbato, “il parroco è sempre esatto per le funzioni di chiesa, fa regolarmente la spiegazione del vangelo e della dottrina cristiana, premuroso per l’assistenza degli infermi, è di temperamento pacifico e perciò nella popolazione regna l’armonia”.

Dalle interrogazioni ai fabbriceri, Giovanni Bianchini e Antonio Marchi, emerge che tutti sono contentissimi del parroco, perchè “ha molta premura per gli infermi, per le sacre funzioni, per la spiegazione del vangelo e della dottrina”. Attestano anche che “la fabbriceria ha qualche debito, ma che essi si impegnano di pagare quanto prima”.

Circa i luoghi sacri • la chiesa ultimata nel 1771, consacrata nel 1779 con facciata della fine del sec. XVII, restaurata nel 1827, è di giuspatronato regio al quale spettano la conservazione e il restauro.

Gli altari sono sei • il maggiore di marmo con un bel tabernacolo del sec. XVIII, opera del Marchiori che teneva bottega a “Porta S. Tommaso” in Treviso, e con ai lati due statue di marmo carrarese dei santi Domenico e Rosa, da Lima: si tratta di due sculture del Marinali, un tempo appartenenti a villa Minelli. Aderente al muro del coro c’è la pala in tela, di forma quadrilaterale, rappresentante la Vergine in trono, col Bambino, circondata da alberi e con a destra s. Leonardo e a sinistra s. Rocco che, con molta espressione, mostra la piaga della gamba alla B.V. È una pala assai bisognosa di restauro: dal Grigoletti e dal Santi viene attribuita al Giorgione e in passato, invece, è stata ritenuta del Polidoro o del Giambellino…

Gli altari laterali • della Madonna sotto il titolo della B.V. del Rosario con statua di legno e con vestito ricamato: l’alzata dell’altare è di legno dipinto; • della Madonna Immacolata, già dell’oratorio Minelli; • di s. Francesco d’Assisi con buona pala in tela; • di s. Valentino; • del s. Cuore di Gesù

Sulla parete della chiesa, presso il battistero, vi è un affresco antico, chiuso da vetri, che rappresenta la B.V. col Bambino. Non vi è organo. Il campanile a torretta, unito al coro “in cornu epistul ” dell’altar maggiore: ha tre campane fuse dalla ditta De Poli di Ceneda nel 1856 e benedette nel 1857. Il Cimitero è intorno alla chiesa La chiesa è stata costruita sul luogo dove -forse dopo il mille- esisteva un semplice oratorio, attorniato da prati, delle monache Agostiniane di Lovadina. In esso, alla domenica, veniva celebrata la s. messa per i pastori che colà pascolavano i loro greggi. Il terreno, poi, fu acquistato dai conti di Collalto per sole 20 once d’argento.

Culto: • ogni terza domenica del mese si fa l’esposizione del SS.mo • durante il mese di maggio si fa regolarmente il fioretto • ogni festa di precetto, meno le solennità, s’insegna la dottrina ai fanciulli e il catechismo agli adulti.

Soltanto quattro individui non si presentarono quest’anno alla Pasqua: due artisti per trascuratezza, un impiegato, non di cattivi principi, e un contadino che non si vede ormai da due anni, ma che presto lascerà il paese. C’è anche il medico, un certo Loschi, di principi piuttosto liberali, che a Pasqua non si presenta mai.

Il popolo frequenta sufficientemente la chiesa, ma “il parroco non ha motivo di confortarsi tanto”... Le osterie si tengono chiuse durante le sacre funzioni in chiesa, ma con poca vigilanza perchè il sindaco abita a Treviso.

Osservazioni • Le congreghe dei parroci si tengono regolarmente secondo i decreti sinodali. “Nell’anno in corsoscrive il parroco- si incominciò a far la congrega soltanto spirituale, perchè siamo in debito verso il Seminario della quota 1867 e del corrente 1868”. Nel 1867 il parroco Agnoletti ottenne il decreto della istituzione della “Via Crucis” allo scopo di promuovere la devozione dei fedeli verso il crocifisso.

ORDINIAMO: che sia fatta una borsa violacea per la cassettina degli oli santi • che sia esposta nella sacrestia anche la tabella delle reliquie.

DECRETO VESCOVILE

“Noi Federico Maria nob. Zinelli -vescovo di Treviso- per obbedìre alle prescrizionì dei sacri Canoni, ed in ispecìalità del sacro Concilio di Trento, nel giorno 1 giugno 1868 abbiamo, per la prima volta, visitato solennemente la chiesa parrocchiale di s. Leonardo di Ponzano allo scopo di riconoscere lo stato tanto materiale guanto spirituale della stessa e dare quei provvedimenti che conducono alla salute delle anime e alla gloria di Dio.

Pertanto, ìn seguìto agli esamì fatti, riserbandoci di dare quelle ulteriori disposizioni che giudicheremo opportune, in adempimento del nostro pastorale mìnistero, dichiariamo: • di aver rìconosciuto assai buono lo spirito religioso della popolazione, manifestatosi nel concorso numeroso (avuto riguardo alla stagione) alla chiesa e alla sacra mensa; • che inoltre la chiesa è tenuta in perfettissima regola in tutto ciò che spetta al culto divino, abbastanza provveduta di sacre suppellettili e tutte in buono stato; • di aver trovato i fanciulli bene istruiti nella dottrina cristiana.

Quindi, con soddisfazione dell’animo nostro, esprimiamo il nostro pieno aggradimento al molto reverendo sig. arciprete don Pietro Agnoletti, vicario foraneo della congregazione, e ai benemeriti signori fabbriceri, ed implorando dal Signore l’accrescimento sempre maggiore delle cristiane virtù, diamo a tutti con paterno affetto la nostra pastorale benedizione. Il presente decreto dovrà tenersi esposto nella sacrestia a pubblica intelligenza”. Ponzano, addì 9 giugno 1868.

✝ Federico Maria Zinelli - vescovo di Treviso


Mons. Zinelli non compie la visita (1873)

Il vescovo Zinelli, il 26 marzo 1873, decretava di fare la seconda visita pastorale alla congregazione di Ponzano, come risulta dallo specchietto dell’itinerario ed orario, quale si conserva in archivio.

La visita fu eseguita regolarmente, ma non a Ponzano in quel 5 giugno, perchè il parroco don Pietro Agnoletti era ammalato. Pertanto questi ringraziava S. Ecc. del riguardo alle sue sofferenze, del rinvio della visita ad altro tempo e della benedizione che gli aveva dato.

Tra le scarne notizie del questionario, si legge che mancava la casa del cappellano, il quale perciò veniva mantenuto gratuitamente in canonica, che dalle questue raccoglieva frumento, granoturco, vino e legna, varianti secondo le annate, che riceveva cent. 30 da ogni fedele di comunione e che aveva l’offerta ordinaria delle messe L’ultima visita alla forania di Ponzano era stata fatta nel 1873:ma fu omessa la parrocchiale di Ponzano perché il parroco era ammalato. Era stato stabilito di farla dopo la sua guarigione, ma invece non si fece più. L’ultima visita pastorale. quindi, era stata fatta nel 1868. .


Mons. Giuseppe Apollonio (1885)

Riprendendo lo studio delle sacre visite, mons. Apollonio (1883 -1903) indisse la prima visita pastorale con la sua lettera del 22 maggio 1884: in essa ne sottolinea gli scopi principali: • “conoscere i bisogni delle pecorelle • correggerle con la carità • incoraggiarle • riaccendere in esse lo spirito di religione • medicare le loro ferite • spargere i tesori di grazie in tutte • mantenere viva la fede, incorrotta la morale, vigorosa la disciplina, esatta l’amministrazione dei sacramenti • procurare che siano esemplari i ministri del Signore, decenti le chiese e le suppellettili, fermi i diritti della Chiesa e delle associazioni cattoliche.

La visita pastorale alla parrocchia di Ponzano, da parte di mons. Apollonio, fu fatta il 10 maggio 1885 ACT. b.80 - fasc. forania di Ponzano, parrocchia di Ponzano. : lui stesso, di suo pugno, ne scrisse la cronaca: • “Giovedì 10 maggio: partenza da Treviso alle 6 del mattino. • Incontro di vetture a S. Pelagio • Incominciò la funzione alle 7 con l’aiuto del convisitato- re, il can. Francesco Sacco! • Predicò il triduo p. Lorenzo Calzavara. Assistettero alle confessioni altri sacerdoti • circa 200 comunioni, 16 cresime.

La chiesa e il campanile furono trovati in buono stato, anche per merito dell’attuale parroco e vicario foraneo don Pietro Agnoletti. La canonica è costruita ex novo nel 1866 sempre da don Agnoletti. La chiesa è povera e quindi poco provvista di paramenti.

La popolazione è di 670 anime. È viva la fede ed è amata la religione. Vi sono pochi disordini e il parroco è amato e obbedito. Nulla da osservare sulle condizioni morali della canonica. I fanciulli sono abbastanza istruiti.

Nel dopo pranzo furono visitati quattro ammalati. Alla funzione del po- meriggio si aggiunsero il rosario e il fioretto della B.V. per il mese di maggio. Si ripartì alle 5 pomeridiane con accompagnamento”.

Alcune notizie tratte dalle 87 domande del questionario.

Chiesa: muri a cotto e a sassi, soffitto a intonaco, copertura in legno e tegole; pavimento a piastrelle in terracotta; banchi, porte e finestre (escluse due in ferro) pure esse in larice.

I patroni sono i santi Leonardo e Rocco, festeggiati l’uno il 6 novembre e l’al- tro il 16 agosto. La pittura di questi patroni è bella, ma non opera d’arte. La chiesa, consacrata nel 1779, è capace di circa 500 persone ed è di giuspatrona- to regio.

Gli altari sono cinque, quattro laterali e il maggiore - che è privilegiato dove si conserva il SS.mo. Il ciborio è di marmo. Vi sono parecchie indulgenze. 50 sono le messe che questa fabbriceria deve far celebrare, delle quali 34 garantite sulla rendita dello stato e 16 su fondi privati della parrocchia. Due confessionali con l’immagine del Crocifisso; per le confessioni degli uomini ci sono luoghi opportuni.

Il cimitero si trova in buone condizioni, ha una croce in mezzo, è benedetto ed è ben riparato da muro. Fabbriceri: Bianchin Valentino e Mestriner Andrea Massari: De Mattia Giovanni, Pontello Giuseppe, Marchetto Angelo e Girotto Luigi.

Predicazione: il parroco spiega tutte le feste il vangelo e fa l’istruzione ai fanciulli dopo l’ultima messa, tenendoli separati dalle fanciulle: in tutti sono circa 70 e 10 insegnanti.

Legati: in questa chiesa esistono i “legati” di Pennachis (22 messe), di Stras (12 messe annue), di Fontana (12 messe), di Manfredi (4 messe), di Maggion (24 messe) e di Brunetta (6 messe). Tutte assicurate sopra i fondi dei legatari.

Funzioni straordinarie: nella domenica quarta di novembre, solennità del s. Cuore, si suole ammettere i fanciulli alla Prima Comunione e in detta giornata essi rinnovano le “promesse battesimali”. Nella stagione invernale, dopo il vespero e il catechismo, vi è il rosario e nella settimana santa le Qua- rant’Ore e l’adorazione del s. Sepolcro. Si suole fare anche il triduo di predicazione per la festa dell’Immacolata, la coroncina per la festa del s. Cuore, la novena di Natale con esposizione del SS.mo e discorso sul mistero.

Processioni straordinarie: venerdì santo, Corpus Domini, B.V. del Rosa- rio, terza domenica del mese e nei giorni delle rogazioni.

Matrimoni: quando i nubendi si presentano a dare il loro assenso al sacramento del Matrimonio, vengono interrogati sulle principali verità della religione.

Risposte date verbalmente dal parroco al vescovo: • Sono circa 8 - 10 i parrocchiani che non si accostano ai Sacramenti. • Quanto ai costumi: all’inverno i “filò” danno causa a sconforti ...è vero che ordinariamente si comincia col Rosario, ma poi la troppa familiarità, l’oscurità dei locali ecc… aprono l’adito a disordini. • Causa una sola messa festiva, molti vanno alla seconda messa a Merlengo. • Pochi gli insegnanti della dottrina, ma i fanciulli vengono ed approfittano abbastanza • Si fa sempre la spiegazione del Vangelo e stanno attenti. • La levatrice sa battezzare. • Le osterie sono due e stanno aperte durante le funzioni, ma non danni…

DECRETO VESCOVILE

“Dichiariamo di aver trovato in assai buono stato la chiesa e la canonica per le quali e parroco e parrocchiani hanno, con zelo e generosità, sostenuto molte spese e tanti sacrifici. Regolari furono trovate le poche suppellettili, bene regolate le funzioni, abbastanza istruiti i fanciulli nel catechismo. Ci riuscì poi di grande consolazione il numeroso concorso del popolo alle funzioni, alla s. Comunione e alla dottrina e le festose accoglienze che ci furono fatte.

Preghiamo vivamente lddio a far che rifioriscano sempre meglio la religione e la pietà in mezzo al buon popolo di Ponzano, sopra del quale e sopra l’ottimo parroco -vicario foraneo -don Pietro Agnoletti, che lo regge da 27 anni, imploriamo le più copiose benedizioni dal Signore.” Treviso, li 12 maggio 1885.

Treviso, li 12 maggio 1885.       ✝ Giuseppe Apollonio - Vescovo.

text  Gruppo dei professori del Seminario del 1885 presentato a M.r. Sarto Vescovo di Mantova (leggere da sn. a dx. e dall’alto in basso): Ogniben, Soldati, M.r. Santelena, Ferretton, Agnoletti, Bolzon, Storto, Camillotto, Bortolato, M.r. Bellio, M.r. Zanotto, Marchesan, Cenedese, Bottero, Fantuzzo, M.r. Pellizzari, M.r. Brevedan, M.r. Iacuzzi, M.r. Milanese, M.r. Saccol, M.r. Galanti. (Da F. Ferretton, o.c.).



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Mons. Andrea Giacinto Longhin: 1904-1936

Mons. Andrea Giacinto Longhin, dell’ordine dei Cappuccini, di studio profondo e di dottrina tomistica, fu insegnante e direttore dei chierici del suo Ordine, predicatore ricercato, definitore e ministro provinciale nella visita canonica a tutti i conventi della Provincia Veneta. Resasi vacante la diocesi di Treviso per la morte di mons. G. Apollonio, Pio X volle che p. Andrea, da lui amato e stimato, ne fosse il successore; con la nomina a vescovo di mons. Longhin, del 13 agosto 1904, faceva un regalo alla sua diocesi di origine. Mons. Longhin volle povertà francescana attorno a sé; l’umiltà traspariva dal suo aspetto dignitosamente dimesso, dal linguaggio sobrio e cordiale, spesso dialettale. Diede inizio alle tre Visite pastorali nel 1905, nel 1912, e nel 1925. Terminò la prima con il Sinodo e non completò l’ultima per la malattia. Fu il vescovo del primo conflitto mondiale. La guerra, tra le altre rovine, distrusse metà delle chiese dei paesi del Piave e del Montello; il vescovo Longhin si improvvisò costruttore e con a fianco mons. C. Chimenton, ne riedificò oltre cinquanta. Ci fù il dopoguerra, il nuovo regime, momenti burrascosi di incomprensione e lo smarrimento della gioventù. In tempi tanto difficili emersero la sua fede e la sua prudenza come pure la sua fortezza e l’intrepido zelo. Morì in concetto di santità nel 1936, dopo aver retto la diocesi per 32 anni. Davanti alla salma esposta nella camera ardente molte persone potevano esclamare: “el gera proprio un santo”; “el xe beo come un angeò”. Innumerevoli furono le manifestazioni di cordoglio: delle autorità, del clero, dei privati, della stampa. A suggello di tutta una vita stanno queste parole ai sacerdoti, tratte dal suo testamento: “Mantenete il decoro della vita sacerdotale; vi benedico tutti, fatevi santi”.

Mons. Antonio Mantiero: 1936-1956

Mons. Antonio Mantiero, da cancelliere vescovile di Vicenza passò a reggere l’importante parrocchia di Schio, quindi fu nominato vescovo di Patti, in Sicilia. Dopo alcuni anni di fervente attività, venne promosso al governo della diocesi di Treviso. Qui lavorò per vent’anni, con zelo apostolico, con sollecitudine pastorale e con amore paterno. Nel tragico periodo dell’ultima guerra (1940- 1945), per la sua carità elargita ai bisognosi, di cibo e di vestito, meritò di essere chiamato “il padre dei poveri”. Carità che, soprattutto nell’affrontare comandi tedeschi, per liberare i sacerdoti denunciati come ostili, raggiunse l’eroismo. Infatti le sue parole di pace e di perdono venivano accolte anche dagli stessi avversari. In considerazione poi dei sacrifici sostenuti e delle grazie ottenute a favore di Treviso, ebbe l’alto elogio di “Difensore della Città”! Nelle visite pastorali seguì il metodo classico del suo predecessore mons. Longhin, come risulta dai questionari e dagli attestati ai parroci. Dopo la pubblicazione della sua lettera per la quaresima sulla bestemmia, raccomandava che in tutte le parrocchie venisse istituita la “Pia Unione contro la bestemmia”. Merita ricordare la sua accorata e frequente raccomandazione alla popolazione contro questo esecrando vizio. Il vescovo “dal gran cuore” terminò improvvisamente la sua vita terrena alle prime ore del 15 febbraio 1956. Al capitolo, alla curia e al seminario giunse la commossa partecipazione delle condoglianze da parte di tutto il popolo e delle autorità. Anche la stampa tutta manifestò con espressioni commosse, il cordoglio e il giudizio sull’illustre scomparso. Il suo testamento è degno di meditazione e di imitazione. Il suo corpo riposa nella cattedrale trevigiana, presso l’altare del SS.mo nella stessa tomba del servo di Dio mons. A.G. Longhin.

Mons. Egidio Antonio Pio Negrin: 1956-1958

L’arcivescovo-vescovo Egidio Antonio Pio Negrin, nacque da povera famiglia il 4 aprile 1907 a S. Maria di Camisano (Vicenza): fu ordinato sacerdote il 13 luglio 1930 nella cattedrale di Vicenza dal vescovo mons. F. Rodolfi; si laureò all’Università Gregoriana nel 1934; il 31 maggio 1952 fu eletto arcivescovo di Ravenna e vescovo di Cervia; il 7 aprile 1956 mons. Negrin ricevette la nomina di vescovo di Treviso, conservando il titolo di arcivescovo “ad personam”. Visto in profondità, era uomo di poche parole, semplice, ma di intelligenza acuta, di memoria tenace e di volontà decisa. Il seminario, che chiamò “cuore del suo cuore”, fu la sua prima preoccupazione, accompagnata sempre da stima e affetto verso superiori, professori e alunni. Egli aveva concepito un vasto programma per il governo della diocesi, ma prima di attuar- lo voleva avere la diretta conoscenza delle singole parrocchie, rendersi conto degli uomini e delle cose, dei bisogni e delle possibilità: di qui il motivo del suo incessante movimento per la diocesi. Quando qualcuno gli diceva che la sua fatica poteva essergli fatale, egli rispondeva: “Dobbiamo tutti sacrificarci per il bene delle anime e primo a dare quest’esempio dev’essere il vescovo”. Fu giudicato un grande “maestro” di pazienza nella sua lunga malattia, sopportata con ammirevole edificazione in una stanza dell’ospedale, ch’egli trasformò in un piccolo e sacro tempio, durante la quale, più volte ebbe a dire: “Io sono lieto e tranquillo di offrire la mia vita per il mio clero, per il mio popolo e per la Chiesa universale”. Spirò il 15 gennaio 1958; le sue ultime parole furono: “Salvatevi l’anima perchè questo è l’unico scopo della vita”. IL funerale fu imponente a dimostrazione di quanto fosse amato da autorita, sacerdoti e fedeli. La sua salma riposa “in pace Christi” nella cappella del SS.mo, in cattedrale.





Reliquiario d’argento (sec. XVIII).


Corona d’argento, usata per la vecchia immagine lignea della Madonna del Rosario, fino al 1925.


Note: