Ponzano : Note Storiche

DALLA METÀ DEL SEC. XVII ALLA NUOVA CHIESA

Bartolomeo Gradenigo a Ponzano (1678)

Il vescovo Bartolomeo Gradenigo (1668-1683), fedele alla tradizione “veneziani gran signori”, arrivò a Ponzano la sera del 13 maggio 1678Cfr. ACT. “Libri Actorum” b. 26 - vol.aa.1672-1679 - cc.437-439, accompagnato, secondo il suo costume, da quindici persone, con la carrozza tirata da quattro cavalli. Prese ospitalità nella villa del nobile veneziano Cristoforo Minelli, dove convocò il parroco Domenico Gisberti: da questi conobbe che la parrocchia aveva 200 anime da comunione e 80 bambini. Fece convocare anche i massari, i quali riferirono della povertà della chiesa ed aggiunsero che “il pievano era amato e stimato per un buon religioso, vivendo in casa con i suoi genitori e un servitore”...Si trova frequente la raccomandazione ripetuta da questi massari al Vescovo: “Si degni, vostra Eccellenza, di fare un decreto perchè le donne stiano in chiesa separate dagli uomini”..

La mattina seguente, il Presule fece visita all’oratorio della villa Minelli e lo trovò ornatissimo. Passò quindi nella parrocchiale per compiere le cerimonie solite, con la benedizione e preghiere, con canti e suoni, con ispezione di tutti gli oggetti di culto: altari, battistero, confessionali, oli santi, cimitero… Poi ascoltò la s. messa, predicò, distribuì a tutti la comunione e conferì la cresima.

Nelle ore pomeridiane l’esercizio della dottrina cristiana diede qualche conforto al vescovo, un po’ amareggiato perchè si accorse che certi ordini impartiti, per diverse volte, dai suoi predecessori, non erano mai stati eseguiti. Ecco i principali: • turibolo e navicella d’argento • scrivere sulle porticine delle nicchie “0.0. S.S.” e “R.R. S.S.” • immagine del crocifisso nel confessionale verso il penitente • togliere la pittura della Madonna che sta sul muro presso l’altare del Rosario • all’altare del Crocifisso porre due angeli • l’altare di san Valentino sia più adornato • mettere un cancello all’entrata del cimitero e accomodare quei muri • in sagrestia: una pianeta nera e una verde e un secchiello per l’acqua santa.

Mons. Gio.Battista Sanudo (1686)

L’editto della visita pastorale, emanato nel novembre 1684 dal vescovo Gio. Battista Sanudo (1684 -1709), presenta la diocesi come una grande vigna da potare, lavorare e coltivare. Esso si può chiamare una lettera pastorale di dottrina, di sapienza e di severità che il pastore, padre e agricoltore, invia a tutti i luoghi elencati e soggetti alla sacra visita.

Il vescovo Sanudo, nel pomeriggio del 15 maggio 1686Ibidem. b.22 - aa.1685-1686 - fasc.1,cc.313-315 , prelevato a s. Bona, fu ricevuto con viva accoglienza a Ponzano dal parroco Domenico Gisberti e dalla popolazione. Ma, perchè stanco, incaricò il suo vicario generale, che lo accompagnava, a compiere la visita a tutti gli oggetti concernenti. Nella messa, che ascoltò, volle spiegare ai fedeli il concetto e lo scopo del Giubileo, delle censure e delle pene canoniche, delle assoluzioni e delle indulgenze. Al termine della visita, consegnò al parroco questi ordini: • rinnovare le porticelle dei tabernacoli di tutti gli altari • sia fatta una pittura dei misteri del Rosario allo stesso altare • in sagrestia procurare un lavello e un messale da morto • in cimitero sistemare il muro di cinta.

Il vescovo Sanudo eseguì una seconda visita a Ponzano il 31 maggio 1697Ibidem.b.23 - vol.aa.1693-1699 - cc.265-266 . Come al solito: ingresso nella chiesa, adorazione al Sacramento riposto in pisside d’argento (il tabernacolo era ancora di legno), visita agli oli santi, al battistero, agli altari, al confessionale e poi ispezione alla sagrestia con tutti gli oggetti ivi conservati, nonchè ai registri ecc… “Omnia videnda vidit et visitanda visitavit”.

Sono ripetuti gli ordini emessi 12 anni prima, perchè “parroci disobbedienti e negligenti” non sono stati alle norme prescritte. Inoltre ne diede altri due nuovi: • mettere al battistero “un pavione nuovo” per ricoprirlo, ed internamente mettere una pittura di color azzurro con stellette • un messale grande nuovo.

Il parroco Pietro Bonvise, che reggeva la parrocchia da otto anni, rispose al vescovo del giuspatronato appartenente alle monache di Murano, che le anime in tutto erano 510 e i legati in numero di sei. I massari, Angelo Barbisan della fabbrica, e Giovanni Benetton, della scuola del Santissimo, attestavano che “il parroco don Pietro è buono, che ogni domenica spiega il vangelo nella messa, insegna la dottrina ai fanciulli, che poco la frequentano, ma lui fa la sua parte”...

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Il vescovo Sanudo restaurò il Seminario vescovile, già collegio S.Agostino dei pp.Somaschi (a sinistra); restaurò pure il Vescovado (a destra). Si osservi il Duomo prima del rifacimento del 1759 ad opera di Giordano Riccati. (Seminario: acquaforte di Luca Carlevarijs 1665-1718; Duomo: acquaforte di Medoro Coghetto 1711 - 1793).


La visita del vescovo Fortunato Morosini (1712)

La mattina del 1 luglio 1712bidem.b.24 - vol.aa.1711-1722 - cc.149-151 il pastore Fortunato Morosini partì dalla villa Minelli, dove aveva pernottato, e accompagnato dal can. Agapito Burchiellati, decano del capitolo, da don Antonio Prati, cancelliere di Curia e dal seguito, venne accolto nella chiesa parrocchiale, “pulsantibus campanis”. Dopo la messa, la distribuzione della comunione a molti fedeli e la visita di ogni cosa, in base alle norme tridentine e l’esercizio della dottrina cristiana, che riuscì discreto.

Gli ordini consegnati al parroco Rizzardo Rossi, sono questi: • acquistare un ombrello per accompagnare il “Venerabile” agli infermi • un gonfalone da portare nelle processioni • un turibolo (incensiere) con navicella d’argento. Si trascrive poi, letteralmente, il decreto dispositivo del vescovo per l’insegnamento della dottrina cristiana: “Tutta la sollecitudine del parroco sia applicata nell’insegnare la dottrina cristiana alle domeniche e feste di precetto, con l’uso non solo del libretto a stampa, ma eziandio spiegarla e sminuzzarla con grande chiarezza, specialmente delle parti e dei misteri più essenziali e necessari alla cognizione di Dio e all’eterna salute, raccomandando, con tutto vigore, lo stretto obbligo che hanno i padri e le madri e i capi di casa di mandare e far che vengano i loro figlioli e famiglie alla dottrina: e a questi il debito (l’obbligo) di andarvi e d’impararla”.

Il vescovo aggiunge anche: • “di non ammettere alcuno alla s. comunione, se non saprà bene le orazioni e i misteri della nostra santa Fede • di non assistere alcun matrimonio se gli sposi non sapranno bene la dottrina • il parroco adoperi la più accurata diligenza perchè i figli, arrivati all’uso di ragione, frequentino il sacramento della confessione, massimo nelle festività più solenni dell’anno”.

Il vescovo - ✝ Fortunato MorosiniCon Ponzano terminò la Visita Pastorale del 1712


L’arcivescovo Antonio Zacco (1724)

Tra le varie norme del questionario dell’arcivescovo Antonio Zacco (1723 - 1739), merita ricordare la lettera che il cancelliere di curia mandava prima della visita al parroco pregandolo: • di preavvisare ed istruire la popolazione circa la visita • di preparare bene i fanciulli, confessati e comunicati (se capaci), per ricevere la cresima, che si sarebbe tenuta la mattina dopo per tempo • di ricevere e ben trattare i padri Gesuiti che, per ordine del vescovo, in precedenza, andavano a predicare la missione al popolo.

image  L’altare in pietra di San Valentino, con alzata in leg no. La pala del sec. XVI, di autore ignoto, è mediocre, ma ben conservata..

Il cancelliere sottolineava le due cose importantissime: • “la sacra missione alla parrocchia con l’augurio di confortante esito • la dottrina cristiana dei figlioli, preparati e numerosi, per essere interrogati dal vescovo”. Aggiungeva poi che, dalla buona riuscita di queste opere, risultava, in modo speciale, “la diligenza del parroco.

Il 4 novembre - “summo mane” - del 1724Ibidem. b.25 - Libro primo - aa.1724-1725 - cc.294-298 , il pastore della diocesi si partì dall’episcopio, in compagnia del convisitatore, il can. Antonio Scotti, celebre storico, del cancelliere e dei familiari, dirigendosi alla parrocchia di Ponzano. In canonica si effettuò l’interrogatorio. Il parroco Rizzardo Rossi mostrò le bolle della nomina, della investitura e dell’immissione del beneficio parrocchialeDa un opuscolo a stampa si conosce che la “ven. Commenda di S. Giovanni del Tempio di Treviso”, tra gli anni 1542-1753, possedeva in Ponzano “alcune pezze de terra con casa de muro coverta de coppi e una tezza coverta de paja”... e i coloni pagavano ogni anno “a livello tante staia di frumento, sorgo e miglio”.. Le anime da comunione erano 270 e i fanciulli 130. Due erano i legati: il primo di 30 messe, istituito dalla signora Pennacchis e il secondo, fondato sopra una casa, con l’obbligo di 33 messe annue, da parte della scuola del Rosario. Infine la memoria del “primo oratorio” e le solite tre scuole ben regolate.

I massari Antonio Benetton della scuola del Rosario e Sebastiano Barbisan della scuola del SS.mo, dopo aver dichiarato la povertà delle entrate e delle uscite delle relative Scuole, poterono riferire al vescovo “della premura del parroco nell’insegnamento della dottrina, ma anche del suo lamento per essere solo, senza un cappellano e nella mancanza di maestri adatti”... Riferirono inoltre qualcosa circa i peccatori pubblici Tra le molteplici assoluzioni da scomuniche segnate nei documenti vescovili attraverso i secoli e confermate nelle carte di tante parrocchie della diocesi, se ne fa memoria di una riguardante Ponzano. Alessandro Scarparo, preso dal vino, venne a contesa col fratello sacerdote Camilla, cappellano di Merlengo, e gli strappò veste e capelli: pentito ed umiliato, insieme al fratello don Camilla, si presentò davanti all’arcivescovo Zacco, il quale lo dichiarò assolto dalla scomunica nella forma consueta della Chiesa e lo restituì alla comunione dei fedeli. Il parroco poi attestava che i fratelli Scarparo si erano pacificati e vivevano concordemente. . Quindi l’arcivescovo celebrò la messa, come di consueto, e tenne il panegirico di san Carlo Borromeo, morto a Milano a soli 46 anni, nel 1584, e canonizzato nel 1610, la cui festa si celebrava precisamente il 4 novembre.

Poi compì la visita minuziosa di tutti gli oggetti e si interessò della autenticità delle reliquie, come viene descritta per filo e per segno dal cancelliere. Volle inoltre interrogare, uno per uno, i fanciulli e le fanciulle della dottrina per sapere se si comportavano “recte” (bene). Si ritirò infine in canonica per la refezione e, benchè l’ora richiedesse il riposo, scrisse di sua mano alcuni ordini particolari: • “siano poste le tele cerate a tutti gli altari • aboliti i ritratti sopra le pale degli altari di san Francesco d’Assisi e di san Valentino • sia d’argento e indorata la chiavetta del tabernacolo • sia dipinto l’interno del battistero” ecc..

Il vescovo Paolo Francesco Giustiniani (1758)

Il 9 aprile 1758 il vescovo Paolo Francesco Giustiniani (1750 - 1787) giunge a Ponzano, alle ore 14, proveniente da Porcellengo: con lui vi era un gran seguito di sacerdoti e di fedeli. Entrò in chiesa al canto alternato dell “Iste Confessor” e del “Te Deum”: quindi compì la visita con qualche innovazione del cerimoniale, e con vera consolazione per aver riscontrato tutte le cose secondo le prescrizioni canoniche. La mattina seguente, celebrò la messa con solennità, predicò dal nuovo pulpito, distribuì molte comunioni e conferì la cresima a un buon numero di fanciulli. Nel pomeriggio ci fu l’esercizio della dottrina che diede nuovo conforto al pastore.

Persone: “Brunetta don Simeone, di anni 65, parroco dal 1740, proveniente dalla diocesi di Ceneda, investito del beneficio dal vescovo Benedetto De Luca, dopo aver superato l’esame di concorso, e De Luca don Tommaso, veneziano, cappellano di anni 45, del quale il parroco si dichiara contento”.

I massari sono Benetton Francesco, della scuola del SS.mo, e Liberali Giovanni, della scuola del Rosario, i quali concordi attestano: “Il parroco fa il suo dovere, vive bene ed ha residenza continua. Il cappellano è un buon prete e, come il parroco, usa sempre il vestito di color nero e indossa la talare quando celebra i sacramenti. La dottrina viene insegnata ogni festa”.

Chiesa: “Parrocchiale di giuspatronato delle monache di Murano A tenore del Concilio di Trento, si dovevano osservare delle norme per visitare le chiese parrocchiali unite al monastero di S. Maria degli Angeli di Murano: ecco i principali articoli: • il Vescovo, come delegato della s. Sede, deve mandare direttamente al Vicario dell’abbazia di Lovadina la lettera di indizione della Visita pastorale -nelle suddette chiese sia preparato il baldacchino per il Vescovo e posto sopra la porta principale il suo stemma che verrà levato dopo la visita • al delegato apostolico sia permesso di visitare tutti gli oggetti sacri, i libri concernenti il culto e gli affari di chiesa . non sia data “sportula”, buonamano, elemosine ecc… alla corte alta e bassa del vescovo per le benedizioni, cresime, consacrazioni… • la contribuzione conveniente, secondo la tassa vescovile per atti e carte, sia soddisfatta secondo la tassa fissata col decreto del Senato Veneto, inalterabile per ogni Curia. Nel 1627 Ponzano passò dalla congregazione di Lancenigo a quella di s. Cassiano di Quinto, rimanendovi unita per circa 240 anni. Nell’archivio parrocchiale si conservano ancora i più vecchi registri delle congreghe, in cui sono ricordati specialmente due soluzioni del 1700, che trattano sull’età della prima comunione e sulla frequenza alla comunione, anche da parte di persone coniugate. Copia di queste soluzioni fu inviata al papa Pio X (1903 - 1914), giusto quando la Congregazione dei Riti stava elaborando i decreti sulla stessa materia. Venne riferito che il s. Padre si era molto congratulato della notizia storica. Cfr. “Concilio di Trento” - Sessione 7, “De Reformatione”, cap. 8; “Facoltà ai vescovi ordinari di visitare le chiese esenti con autorità apostolica”. Da notare che questa è la prima volta, dopo la chiusura del Concilio di Trento, che si esegue il decreto riguardante le visite pastorali alle parrocchie esenti., non ancora consacrata: ha 5 altari. Il maggiore dei santi Leonardo e Rocco, i laterali della Madonna del Rosario, di s. Francesco di Paola, di s. Francesco d’Assisi con s. Antonio da Padova: tutti mantenuti dalla carità dei fedeli”.

Dall’inventario degli oggetti, in sagrestia si hanno: • 2 calici, 2 pissidi, 3 vasetti degli oli santi • 1 ostensorio, 1 turibolo con navicella e 1 secchiello, tutti d’argento. • 14 pianete festive e feriali d’ogni colore con manipoli e stole con veli e borse • 5 cotte, 20 amitti, 9 camici, 10 corporali, 2 veli omerali, 4 messali, 2 rituali, 4 berrette a croce, 10 tovaglie d’altare, 3 casse.

Cimitero: attorno alla chiesa.

Un solo oratorio dedicato a s. Giovanni Battista nella Villa Minelli.

Culto: i legati sono 6 e le confraternite 3. Buona la predicazione del vangelo, del catechismo e l’insegnamento della dottrina ai piccoli, ma non vi è la scuola.

La popolazione: è di 400 anime (270 da comunione). Frequenta la chiesa nei giorni festivi e abbastanza i sacramenti. Le funzioni sono celebrate con l’orario più comodo per i fedeli. I fidanzati, prima del matrimonio, sono esaminati circa la verità della fede.

Il vescovo, entrato in sagrestia, ammirò e lodò il “sepolcro” preparato per la settimana santa e specialmente il nuovo ostensorio d’argento. Il parroco colse l’occasione di “pregare sua eccellenza perchè incitasse i fedeli ad offrire per la fattura del nuovo tabernacolo di marmo” e il pastore, dopo aver impartito la benedizione eucaristica, si compiacque di raccomandare il desiderio del parroco. Quindi, sul tramonto, acclamato dai presenti, partì per Quinto.

IL DECRETO DISPOSITIVO DEL VESCOVO

Portati dal nostro debito pastorale alla prima visita di questa chiesa parrocchiale di s. Leonardo di Ponzano di questa nostra diocesi, affine di provvedere a qualunque disordine e mancanza, onde promuovere maggiormente la gloria di Dio, il decoro ecclesiastico e lo speciale vantaggio delle anime alla nostra cura commesse, a norma dei sacri Canoni, Costituzioni apostoliche e nostre Sinodali, ordiniamo e decretiamo: • che il coperchio delle due sacre pissidi sia dorato al di dentro • che la fodra della copertina della sacra pisside sia cambiata in altra di color bianco • che dal soffitto della cappella maggiore al di sopra del tabernacolo, sia appeso un conveniente baldacchino per la dovuta decenza del Sacramento • che dallo zelo del parroco sia vivamente eccitata la pietà dei fedeli, affine di costruire un nuovo tabernacolo di pietra, in luogo di quello di legno indecente che ora esiste • che oltre le due benedizioni solenni del fonte battesimale, nell’estate ogni due mesi circa e nell’inverno ogni tre mesi circa debba rinnovarsi privatamente l’acqua battesimale, col rito prescritto nel Rituale Romano • che la custodia degli oli santi sia coperta tutta al di dentro, e nella portella, di drappo di color violaceo • che la custodia della reliquia di s. Agata sia coperta tutta al di dentro di drappo di seta di color rosso e sotto la reliquia siavi sempre una monda animetta • che sia levato lo scrigno al lato dell’evangelo dell’altar maggiore e sia riposto nel campanile o in altro luogo sicuro, dovendo l’altare tenersi in somma venerazione, non solamente riguardo il tremendo Sacrificio che vi si celebra, ma ancora riguardo alla maestà del divin Sacramento sempre esistente • che il “sepolcro” della settimana santa sia coperto tutto al di dentro, e nella portella, di drappo di seta di color bianco, e dalla portella stessa sia levata l’immagine del calice e dell’ostia • che il piccolo baldacchino, per la comunione degli infermi, sia coperto, nello schenale e nel piano, di drappo di seta di color bianco • che nel libro dei cresimati si tenga il registro affatto simile a quello dei battezzati • che nel libro dei matrimoni debba usarsi la formola che di nostra commissione sarà consegnata al parroco.

E finalmente, confermando tutti gli ordini sinodali dei predecessori nostri, a questi non contrari, raccomandando con tutto lo spirito la pace, la carità, l’osservanza della divina legge e l’avanzamento nelle virtù cristiane e religiose, diamo a tutti con paterno affetto la nostra pastorale benedizione.

Ed il presente dovrà essere custodito ed esposto sempre nella sacristia di codesta chiesa parrocchiale a pubblica intelligenza e per l’intera e puntuale sua esecuzione.

Dalla casa parrocchiale di s. Leonardo di Ponzano, 10 aprile 1758.

✝ Paolo Francesco Giustiniani - vescovo di Treviso.


Seconda visita di mons. Paolo Francesco Giustiniani (1779)

Dopo 21 anni esatti, il vescovo Paolo Francesco Giustiniani, terminata la visita pastorale nella parrocchia di S. Pelagio, salì sul cocchio condotto da due cavalli e, accompagnato dal segretario e dal convisitatore, seguito dai parroci e altri sacerdoti, pervenne alla chiesa di Ponzano, dove fu accolto con onore dallo squillo gioioso dei sacri bronzi, dal canto dell’“Ecce Sacerdos et Pontifex” e dalle acclamazioni dei fedeli: era il pomeriggio del 21 aprile 1779 Ibidem. B.32 - fase. a.1779 - congregazione di Postioma, parrocchiale di Ponzano. .

Il vescovo, il cappellano e il convisitatore pernottarono nella casa parrocchiale, mentre le altre persone della famiglia vescovile furono alloggiate nella villa del patrizio veneziano Domenico Costantini. Alla mattina seguente ebbero luogo gli interrogatori del questionario, detti “Constituta”, per mezzo del can. Filippo Manfrotto, convisitatore.

image  Ad appena cento anni dalla sua costruzione così si presentava la facciata della parrocchiale nel 1874. Il parroco Agnoletti promosse una sottoscrizione e la facciata venne abbattuta e ricostruita.

“Il parroco è ancora Simeone Brunetta di anni 89 • prende gli oli santi dalla cattedrale di Treviso • porta l’Eucarestia agli infermi con la decenza prescritta e con molti lumi e concorso di popolo • i fidanzati vengono esaminati prima del matrimonio • vi è una sola separazione matrimoniale permessa dal vescovo • i bambini sono battezzati entro otto giorni dalla nascita e l’ostetrica è bene istruita • non vi sono predicatori straordinari durante l’anno, perchè il parroco fa sempre quello che possono somministrargli le sue forze • dottrina tutte le domeniche non impedite da solennità • Il cappellano è Gio. Battista Fusari della diocesi di Padova di anni 45: si trova qui da 16 anni con vitto e alloggio in canonica e vive con le cerche di frumento, granoturco, vino e legna; in più ha la messa libera; fa lodevolmente il suo dovere • i chierici Pietro Brunetta, nipote del parroco, e Antonio Benetton sono in seminario e sono di buoni costumi • il beneficio vale in tutto ducati 300 • le anime sono 428 e da comunione 295.

Il cappellano dichiara che “il parroco è veramente di costumi il libatissimi e fa sempre il suo dovere. Del temperamento focoso, poi, è causa la natura stessa e dell’ostinazione sarà l’età provetta”.

I massari: Angelo Pietrobon, della scuola del SS.mo, risponde che “il parroco ha fatto sempre con zelo grande il suo dovere, coll’istruzione, coll’esempio e con le fatiche, e lo fa presentemente sebbene attempato”. Giovanni Bianchin, della scuola o confraternita della B.V. del Rosario, sul conto del parroco, dice: “Il nostro grande dispiacere si è che, essendo vecchio, dovrà fra poco lasciarci”... E del cappellano: “siamo assai contenti della sua vigilanza e dei suoi esemplari costumi”.

Costruzione della nuova chiesa di Ponzano

Dallo studio delle Visite pastorali emerge che nel sec. XVIII furono parecchie le costruzioni di nuove chiese in Diocesi. Pertanto, in seguito a disposizioni vescovili e con l’approvazione della popolazione, il parroco Simeone Brunetta, perchè la “chiesa di fabbrica antica minacciava rovina nè si vedeva in alcun modo come potesse venire convenientemente sistemata”, prese la deliberazione di costruirne una di nuova.

L’impresa fu affidata all’architetto ing. De Paoli, il quale, dopo accurato studio, presentò il disegno-progetto della chiesa: venne approvato dall’ufficio della Curia e accolto con entusiasmo dai fedeli. Si provvide subito allo scavo delle nuove fondamenta e alla demolizione dei vecchi muri.

Si tramanda una gara dell’intera comunità parrocchiale che si teneva onorata di prestare gratuitamente il lavoro in mano d’opera, maestranze e carriaggi per il trasporto di materiali, specialmente sabbia e sassi. È facile immaginare le fatiche sostenute per tanti anni dalla popolazione generosa di quel tempo, animata da uno spirito di fede nel vincolo della carità, per compiere un voto di comune desiderio.

Sarebbe giusto anche accennare alle industrie, escogitate in vari modi, per trovare le somme di denaro che furono necessarie alle provviste dei materiali occorrenti per la edificazione del tempio. Sta il fatto che la nuova chiesa, ad una navata, fu ultimata alla fine del 1771 e che riuscì di gradimento, perchè di buona struttura, di stile ionico, di risonanza armonica, una chiesa che piace nella sua semplicità. Il vescovo Giustiniani, a proposito, nella sua visita si compiaceva “dell’opera portata a termine e riuscita di gusto artistico”.

Consacrazione della chiesa: 22 aprile 1779

La chiesa è l’edificio sacro dedicato al culto divino e all’utilità spirituale dei fedeli. Anche nei secoli passati vigevano prescrizioni ecclesiastiche per l’erezione di una chiesa, come avvenne per questa.

Il rito della consacrazione era regolato dalla legislazione canonica e riservato al vescovo. Possibilmente esso si compiva di domenica e nelle festività di un mistero o di un apostolo, premesso il digiuno fatto dal vescovo, dal parroco, dai sacerdoti e dai fedeli della parrocchia. Era una cerimonia molto lunga e complessa, come emerge dalla cronaca di questa consacrazione, perchè accompagnata da preghiere, canti e suoni interminabili, aspersioni con l’acqua benedetta, unzioni con l’olio santo, processione attorno alla chiesa, affissione interna ai muri delle 12 croci. Ora le leggi contemplate nel Diritto Canonico hanno ridotto alquanto le cerimonie, ma si tratta sempre di un avvenimento memorando per la parrocchia.

Fatti i preparativi delle cose necessarie, verso le ore 6 del 22 aprile 1779, il vescovo Giustiniani diede principio alla solenne funzione, che terminò dopo le ore 9. Prese come argomento del suo discorso la frase di s. Agostino:“La costruzione richiede fatica… la consacrazione porta esultanza”. E così metteva in risalto tutte le fatiche sostenute per l’edificazione della chiesa, ringraziava l’impresa, lodava il parroco, quale promotore dell’opera, e i fedeli che molto avevano contribuito con prestazioni gratuite e offerte generose. Quindi ribadiva che, con la consacrazione e la dedicazione, la chiesa veniva donata a Dio, come sua casa, suo tempio, suo luogo di religione, di preghiera e di rispetto Erano presenti all’avvenimento liturgico il vicario foraneo di Quinto, l’arciprete di Castagnole, altri parroci, diversi sacerdoti e numeroso popolo. .

Poi il cancelliere, per ordine del vescovo, scriveva in latino il documento della consacrazione “ad perpetuam rei memoriam”: ·

Ecco la traduzione del documento: “In nome di Cristo. Amen. Anno della Natività di Gesù Cristo 1779, indizione XII, giorno 22 aprile, nel V anno del pontificato del s. Padre e signore nostro per Divina Provvidenza Pio VI. A tutti e ovunque apparisca e sia noto per sempre che l’Ill.mo Rev.mo Paolo Francesco Giustiniani, dell’Ordine dei Minori Cappuccini di S. Francesco, per grazia di Dio e della Sede Apostolica vescovo di Treviso, ...aderendo alle umili e intense preghiere di don Simeone Brunetta, rettore di questa chiesa parrocchiale dei santi Leonardo e Rocco di Ponzano, di questa Diocesi trevigiana, dei massari e dei parrocchiani, nel giorno sopraddetto, usate le solite cerimonie e orazioni prescritte nel Rituale Romano, si accostò alla detta chiesa parrocchiale e, con l’altare maggiore, la consacrò e la dedicò alla gloria del Dio Onnipotente e ad onore dei santi confessori Leonardo e Rocco”.

Nello stesso altare mise una cassetta di piombo già benedetta, con tre grani d’incenso e le reliquie dei santi martiri Giocondo e Prospero ben sigillate, e la pergamena scritta del seguente tenore: “1779, 22 aprile: Io Paolo Francesco Giustiniani, vescovo tarvisino, ho consacrato la chiesa e questo altare in onore dei santi confessori Leonardo e Rocco, ho incluso in esso le reliquie dei santi martiri Giocondo e Prospero ed ho concesso un anno di vera indulgenza oggi e 40 giorni nell’anniversario della consacrazione, cioè domenica seconda dopo Pasqua, a tutti i fedeli cristiani che visiteranno questa chiesa”.

text Porta San Tommaso. La bottega del Marchiori, precursore del Canova ed autore del bel tabernacolo settecentesco della chiesa di Ponzano, si trovava a Porta S. Tommaso. Si noti la chiesetta della Madonetta demolita nel secolo scorso.(Acquaforte di Marco Sebastiano Giampiccoli 1706 - 1782)

La visita e il decreto

Nel pomeriggio, verso le 16, il vescovo incominciò la sacra visita con scrupolosità, come emerge dalla cronaca scritta dal cancelliere. Il pastore, genuflesso alla porta maggiore, bacia il crocifisso: i sacerdoti ed altri cantano il “Sacerdos et Pontifex” e l’ “Iste Confessor”; poi l’adorazione, le cerimonie, le preghiere, le benedizioni.

Il vescovo, seduto sotto il baldacchinoUna questione, tanto lunga quanto noiosa, si trascinò per diversi anni tra il vescovo e il capitolo circa l’opportunità o meno del baldacchino per il vescovo nelle sue funzioni sacre: i bustoni dell’archivio vescovile documentano il fatto. , e ciò avvenne per la prima volta, riceve il parroco per il bacio della mano e il cappellano per il bacio della veste…

Chiesa: il tabernacolo di marmo “pereleganter extructum”, ben chiuso con due portelle e con l’immagine di Cristo Risorto, l’altare di marmo con croce al parapetto con mensa nuova, recentemente consacrata, con le statue di legno dei santi Pietro e Paolo. Pala con immagini della B.V. del Rosario e dei santi Leonardo e Rocco. Altari laterali “In cornu Evangelli”: B.V. del Rosario con buona pala rappresentante la Madonna, i santi Domenico, Benedetto, Rosa, Caterina e i 15 misteri. “In cornu Epistul “: s. Francesco d’Assisi con buona pala del santo Serafico, s. Valentino, s. Antonio di Padova, s. Francesco di Paola es . Bernardino da Siena. Tra questo altare e il battistero vi è l’immagine di s. Anna dipinta sulla parete. Gli oli santi sono nella custodia e le sacre reliquie raccolte. Ci sono due confessionali.

In sacrestia: pisside grande d’argento, indorata internamente, elegante espositorio del SS.mo, molti paramenti. Tutto questo si effettuò dal vescovo con qualche osservazione e con ogni scrupolosità, nel pomeriggio del 22 aprile 1779.

La mattina seguente, il presule era per tempo in chiesa per le confessioni e le comunioni dei fedeli, per la cresima e poi per l’esercizio della dottrina cristiana. Verso sera, dopo aver salutato i fedeli e lodato il parroco, partì per Santa Bona.

Il decreto dispositivo della visita suonava come segue:

“Noi Paolo Francesco Giustiniani, portato dal dovere del nostro ministero alla seconda sacra pastorale Visita di questa chiesa parrocchiale di Ponzano sotto il titolo dei ss. confessori Leonardo e Rocco,


ORDINIAMO: • che la chiave di ferro della seconda portella del tabernacolo sia fatta, se non d’argento, almeno di ottone • che resti sospeso il baldacchino per l’esposizione del Venerabile, finche sia cangiato in altro o d’oro o d’argento o per lo meno di seta bianca; di seta bianca sia coperto anche il piedestallo, sopra il quale si ripone il SS.mo • che resti sospeso il “sepolcro” per la settimana santa, finchè la chiave sia fatta o d’argento o di ottone, potendo peraltro servire una di quelle del tabernacolo, adattandosi la serratura • che restino sospesi i due confessionali, già irregolari a jure, sotto pena di sospensione a divinis chiunque li usasse, finchè sieno cangiate tutte le grate in altre nuove con fori bensì spessi, ma piccoli ed eguali: vi sieno apposte le due portelle interne che chiudano bene e sopra ciascheduna siavi la pagella dei “casi nostri riservati” • che all’antipetto di ciaschedun altare, ove manca, sia formata la croce nel mezzo e sia ben messa la pietra sacra • che quanto prima sia, con somma diligenza e riverenza, mondato il fetente e indecentissimo sacrario, trasportando ogni cosa nel cimitero presso il muro della chiesa, in una buca formata a tale scopo e sia costruito un nuovo coperchio di pietra per il sacrario stesso da potersi chiudere con ferro e lucchetto • che sieno poste le 12 croci della consacrazione e sopra una delle porte della chiesa sia collocata, come prescrive il nostro Sinodo, la lapide con la memoria seguente:

D. O. M. TEMPLUM JAMDIU ERECTUM AD NOMEN SS. CONFESSORUM LEONARDI ET ROCHI PAULUS FRANCISCUS JUSTINIANUS PONTIFEX TARVISINUS DIOECESINA VISITATIONE LUSTRANS SECUNDO X KAL. MAII A.A.C. MDCCLXXIX RITE SACRAVIT ET DOMENICA II POST PASCHA ANNIVERSARIUM FIERI MANDAVIT SIMONE BRUNETTA RECTORE.
  • Sulla porta della sacrestia si legge invece una lapide leggermente modificata, di cui si riporta la traduzione:
    A Dio Ottimo Massimo.
    Il vescovo di Treviso, delegato della Santa Sede, Paolo Francesco Giustiniani, nella seconda visita Pastorale della diocesi, il 22 Aprile 1779 consacrò questa chiesa, già da tempo costruita in onore dei santi confessori Leonardo e Rocco, con il benestare della ili.ma e rev.ma badessa Elena Maria Morosini e del suo Monastero e decretò di celebrarne l’anniversario la 2 domenica dopo pasqua essendo parroco Simeone Brunetta.

Il vescovo aggiunse: • che nella sacrestia o nella canonica debba immancabilmente formarsi quanto prima un’armaro abile per l’archivio • che, a norma delle nostre leggi sinodali, affine specialmente di evitare il più che si possa le irreverenze al divin Sacramento esistente all’altar maggiore, sia formata una piccola porta nel campanile fuori della chiesa, fra i pilastrini del campanile stesso” ecc . Dato dalla casa parrocchiale di Ponzano li 23 aprile 1779Il 7 giugno 1762 benediceva in Cattedrale la bandiera della nuova compagnia del “Reggimento dei Granatieri della Repubblica” e l’8 settembre 1746 lo stendardo della compagnia dei “Bombisti di Treviso”. Fu il vescovo che, con Treviso in festa, il 12 marzo 1782 accolse splendidamente nell’attuale Duomo, allora in costruzione, il Pontefice Pio VI diretto a Vienna per un incontro con l’imperatore Giuseppe Il. Un cronista, presente all’avvenimento, lasciò scritto: “Oh! bella ed invidiabile sorte di questa Citta! Forse nessuno di quella immensa folla aveva mai veduto nella sua vita il vicario di Cristo, il supremo pastore della Chiesa, il Papa”! Il senato veneto. in considerazione della lettera pastorale di questo Vescovo sulla “santificazione delle feste”, emanò un proclama il 10 dicembre 1787 che termina così: “L’obbligo della santificazione delle feste di precetto è l’essenziale della religione cattolica”... .

 

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Mons. Bernardino Marini: 1788-1817

Il vescovo Bernardino Marini, era abate di S. Maria della Carità a Venezia, quando il 16 febbraio 1788 fu eletto vescovo di Treviso. Venne a sostenere le avversità di quel tempo burrascoso: la caduta del dominio veneto, il saccheggio delle chiese, la soppressione dei monasteri, gli oltraggi sofferti dai papi Pio VI (1775-1799) e Pio VII (1800-1820), la tirannia e la scomparsa di Napoleone ecc…. Con circolare del 7 novembre 1788, raccomandava ai parroci di adottare il catechismo del vescovo, suo predecessore, mons. Giustiniani, stampato nel 1776. Da segnalare sono, in modo particolare, le lettere contro “la scandalosa moda”, con severe disposizioni “perchè le donne abbiano il capo coperto nella Casa del Signore”: contro “la bestemmia e l’immoralità”, con ringraziamenti alla delegazione provinciale per la sua fattiva collaborazione. Nel 1817 si accentuarono le condizioni di povertà, di fame, di carestia, e a tutto questo si aggiunse il flagello del ti- fo: in tale modo si ripeteva il triste spettacolo dei poveri costretti all’accattonaggio e con frequenza si vedevano delle creature che giacevano mezze morte lungo la strada. In una lettera del 1817, si esprimeva con profondo rammarico in questi termini: “Così è... il torrente può dirsi disarginato! Per le bettole e per le vie pubbliche si odono orrende bestemmie di nuovo conio: sono profanate le feste e nelle maggiori solennità - anche davanti le sacre funzioni - giuochi continui”.... Il vescovo Marini, dopo 29 anni di governo, morì il 9 ottobre 1817 e fu sepolto in una tomba di mattoni nella cripta del Duomo. In vita si dimostrò sempre generoso verso i veri poveri e in morte li volle eredi del poco che gli restava.

Mons. Sebastiano Soldati: 1829-1849

Il vescovo Sebastiano Soldati, già arciprete di Noale, fu chiamato a Treviso dal vescovo Grasser (1822-1829) che lo elesse canonico e poi lo nominò suo vicario generale. Dopo il trasferimento del Grasser a Verona, mons. Soldati venne preconizzato dal papa Pio VIII (1829 - 1830) alla sede di Treviso il 18 marzo 1829 e, convocato a Venezia il 27 settembre, prese possesso della diocesi il 4 ottobre dello stesso anno. Amante delle belle lettere, diede impulso all’Accademia dei Filoglotti, con sede in Castelfranco: colà si univano gli ingegni più celebri della Marca per trattare argomenti di letteratura, di storia, di scienze ed anche di agricoltura. Il vescovo Soldati scrisse molte pastorali per la quaresima, ravvivò la devozione a s. Antonio di Padova, dedicandogli un altare in duomo con relativa confraternita: ogni anno teneva personalmente il panegirico del Santo. Tra le maggiori opere, compiute da questo grande pastore, si devono ricordare: • il ritorno dei pp. Carmelitani Scalzi che riaprirono il loro vecchio convento situato di fronte alla chiesa di s. Agnese l ‘apertura dell’istituto delle suore Canossiane in contrada s. Bartolomeo (ora via Manzoni), dove rimasero fino al 1969 • il trasloco del seminario nell’ex convento dei pp. Domenicani in s. Nicolò come dalla iscrizione cubitale sul frontone d’ingresso: “Seminarium et collegium episcopale - Sebastianus Soldati - Pontifex Tarvisinus - Extruendum curavit - Clericorum civilium - que studiis - Anno MDCCCXLI”. Mons. Soldati fu uomo di governo e di prudenza, oratore eloquente e forbito teologo profondo e pratico. Dopo vent’anni di fecondo episcopato, a 69 anni di età, l’8 dicembre 1849, compianto da tutti, passava alla gloria eterna. Il suo corpo giace in cattedrale, presso l’altare dell’Annunziata, in attesa della resurrezione .

Mons. Giovanni Antonio Farina: 1850-1860

Il vescovo Giovanni Antonio Farina era canonico di Vicenza, quando il 25 maggio 1850 ebbe la nomina a vescovo di Treviso. Qui in breve tempo, compì moltissime opere, nonostante tanti contrasti. Riordinò la Curia, resse il “Tribunale Ecclesiastico”, formò una commissione per l’amministrazione dei beni della chiesa ed un’altra per la sorveglianza sull’insegnamento della dot trina cristiana, fondò la congregazione dei sacerdoti addetti al ministero gratuito delle “missioni al popolo”. Nel 1855, per due mesi fu a Vienna, dove prese parte agli studi e alle trattative per il “concordato” concluso tra la s. Sede e l’Impero di Austria. Emanò molte leggi al clero riguardanti la disciplina, l’ordine, la veste talare, il culto divino, le fabbricerie, le confraternite, le questue. A proposito, furono diverse le circolari alla diocesi per chiedere la carità a favore dei poveri, delle famiglie, e delle parrocchie colpite da incendi, inondazioni, grandinate, malattie ecc…. Considerando che erano trascorsi allora cento e trentatrè anni dall’ultimo Sinodo, lavorò per preparare, in quattro anni di studio e di ricerche, il materiale per il Sinodo, da celebrarsi dopo il primo Provinciale della Regione Veneta. Si conservano ancora tutti gli atti prepreparatori: le relative circolari di indizione, di nomine delle varie commissioni, delle sedute preliminari etc. Tutto era pronto per la convocazione del Clero che doveva aver luogo nei tre giorni 6-7-8 di settembre 1860, quando nel giugno ebbe la nomina di traslazione alla sede di Vicenza. Fu il vescovo che conferì la tonsura, gli ordini minori e maggiori al chierico Giuseppe Sarto (poi papa Pio X), che lo consacrò sacerdote il 18 settembre 1858 nel duomo di Castelfranco e che lo nominò poi cappellano di Tombolo. Il vescovo Farina, trasferito a Vicenza nel 1860, morì nel marzo 1888, in concetto di santità.

Mons. Federico Maria Zinelli: 1862-1879

Il vescovo Federico Maria Zinelli, canonicoteologo di S. Marco, letterato e scienziato di fama, venne consacrato vescovo di Treviso il 9 febbraio 1862. Fu benemerito del Seminario che da lui fu ordinato nella disciplina e nello studio, aprendovi un convitto per gli studenti laici. Pre- servò il clero dal liberalismo che in quel tempo era molto dannoso alla vita sacerdotale. Le sue lettere pastorali sono monumenti di dottrina e di sapienza. Importanti sono pure i regolamenti per il clero, in quei tempi assai difficili. Il vescovo Zinelli, nel Concilio Vaticano I, nel 1870, venne eletto dai padri “relatore” per la difesa della fede cattolica e della infallibilità del papa. Nel 1871 si effettuò la consacrazione della diocesi al s. Cuore di Gesù e nel 1874 quella al s. Cuore di Maria.Prese parte attiva ai fatti del 1866 per l’annessione di Treviso all’Unità d’Italia. Egli scrisse diverse circolari, esortando clero e popolo alla pace “per la vittoria italiana”. Nella lettera del 27 agosto 1866 il presule chiamava il nuovo Governo “un grande avvenimento” ed inculcava a tutti i suoi diocesani di “prestare obbedienza alle Autorità incaricate e non solo obbedienza, ma rispetto ed onore, come prescrive il Vangelo”... Nonostante questo suo patriottismo, nella fe- sta di Natale del 1866, mentre diceva l’omelia nella cattedrale, alcuni settari, perchè il pàstore aveva manifestato pubblicamente fedele attaccamento a papa Pio IX, tentarono, a più riprese, di impaurirlo con certi segni e rumori da piazza. E quella sera scagliarono molti sassi contro le finestre del suo palazzo. Mons. Zinelli cessò di vivere il 24 novembre 1879. Le ceneri del “vescovo sapientissimo” sono riposte nella cattedrale, vicino all’altare della Madonna.

Mons. Giuseppe Apollonio: 1883-1903

Il vescovo Giuseppe Apollonio, da canonico della Basilica di S. Marco, venne eletto vescovo di Adria e Rovigo, dove fu amato e stimato per la sua attività molteplice. Dopo alcuni anni, promosso a questa sede, fece il suo solenne ingresso in Treviso il 10 giugno 1883. Nel 1886 la diocesi era stata colpita, come molte altre, dal colera. Perciò il vescovo raccomandava con circolari di pregare per essere liberi dal terribile contagio che fece vittime anche nella parrocchia di Ponzano. Con forte impulso del vescovo Apollonio fiorirono in diocesi le associazioni cattoliche a difesa della religione, della chiesa e della patria. Sorsero anche molte istituzioni di ordine economico e sociale: la banca cattolica di S. Liberale, le casse rurali, le assicurazioni di mutuo soccorso per gli agricoltori e gli operai, le cooperative dei bovini, le società per l’acquisto collettivo…, il circolo di studi sociali, ecc…. Durante il periodo dell’Apollonio il Seminario ebbe il collaudo di nuovi lavori e fu giudicato uno dei migliori d’Italia per disciplina, preghiera e studio. L’inizio del nuovo secolo ebbe grande risonanza in tutta la Chiesa. Fu celebrato come anno di rinnovamento spirituale e morale, con il Giubileo, e consacrato a Cristo Redentore. Sono numerosissimi i monumenti eretti nelle città e nei paesi per ricordare il 1900. Mons. Apollonio tra l’altro consacrò la bella chiesa del Seminario a chiusura del 1901. Il vescovo Apollonio resse la diocesi per 20 anni, 5 mesi e 3 giorni, con zelo apostolico e paterno. Morì il 12 novembre 1903. Della sua carità continua e nascosta si ricordò tanta gente di Treviso che guardando la sua salma, diceva: “Xe morto el Pare de i puarèti”!

Giovanni Antonio Farina

Giovanni Antonio Farina vescovo di Treviso (1850-1860) fondatore delle Suore Dorotee, n. Gambellara 1803 - m. Vicenza 1888. (Da F. Ferretton. Annali. Treviso, 1907)..


Federico Maria Zinelli

Federico Maria Zinelli vescovo di Treviso (1862- 1879). Restaurò ed ampliò il Seminario. Letterato, scienziato, teologo. (Da F. Ferretton, op.e.).


Note: