Ponzano : Note Storiche

PRIMI INIZI DELLA PARROCCHIA DI PONZANO
(1152 - 1554)

I primi documenti

Il primo documento ecclesiastico di Ponzano si trova nella bolla pontificia del 3 maggio 1152 Secondo Agnoletti il primo documento, invece, risale al 992.. che il papa Eugenio III (1145-1153) diresse al vescovo Bonifacio di Treviso per conferirgli solennemente tutti i beni della sua giurisdizione: tra questi beni c’era anche la “pieve di Postioma con le sue pertinenze”, cioè con le cappelle e le filiali da essa dipendenti A. Sartoretto, Antichi documenti della diocesi di Treviso; Treviso 1979, p. 82 .

La seconda comparsa dell’esistenza ecclesiastica di Ponzano è documentata nella bolla pontificia di papa Alessandro III (1159-1181) che, il 19 luglio 1181, diresse da Viterbo al decano del capitolo della cattedrale di Treviso per confermare ai canonici il diritto sui loro possedimenti, comprese le “possessiones de Pontiano”Ibidem, pagg. 100 - 107. . Tra i benefici capitolari, dunque, vi erano anche le decime o “quartesi” di Ponzano, nella pieve di Postioma.

È provato, inoltre, che nel sec. XI in Ponzano esisteva una chiesetta alle dipendenze del monastero delle suore benedettine di Lovadina: questa chiesetta, che aveva come scopo il beneficiare i pellegrini e gli ammalati, non sembra aver avuto origine da un capitello dedicato a s. Ponziano martire, situato - così affermava il Fapanni nel 1861 - sull’antica via Postumia.

L’arredamento era molto povero e scarso, il ss. Sacramento si custodiva in una nicchia praticata dentro un pilastro e il rettore aveva il suo misero alloggio nella sagrestia. Spesso si celebrava la messa per i pastori che, nei boschi vicini, stanziavano con il loro gregge per buona parte dell’anno. Da questo fatto ebbe origine la cosiddetta “posta - pecore” di cui si farà cenno anche più avanti.

Un’altra notizia: nei documenti delle “Decime del 1297” la pieve di san Giorgio di Postioma è segnata con le seguenti cappelle: Musano, Signoressa, Merlengo, Paderno, Ponzano, Porcellengo, s. Pelagio. Come si vede, la cappella di Ponzano occupa il quinto posto ed ha come rettore Pre’ Facino: “cappella sancti Leonardi de Pontiano et presbyter Facinus”Cfr. “Studi e testi - Treviso - Decime dell’anno 1297 - Biblioteca Vaticana 1961.

In quel tempo era vescovo di Treviso Tolberto Calza (1290-1305), il quale, vindice dei diritti della sua Chiesa, ordinò la raccolta di tutti i documenti del Vescovado in un volume detto “Codice AC” (Acta Cancellari ).

A proposito di S. Leonardo: Egli nacque ad Orléans nell’anno 494 (secondo altri nel 496). I suoi genitori erano dignitari alla corte dei Franchi: si dice infatti sia stato battezzato dal famoso e grande Vescovo di Reims, Remigio, e abbia avuto come padrino di battesimo il re Clodoveo. Trascorse la giovinezza studiando e facendo molte opere di bene: con il vescovo Remigio spesso si recava nei tuguri a visitare i poveri, neg li ospizi e nelle carceri del regno a visitare gli ammalati e i carcerati. Verso i 22 -23 anni decide di entrare nel monastero di Micy, dove viene ordinato diacono. A un certo momento della sua vita chiede al suo abate di ritirarsi da solo, in una capanna, nella foresta di Pauvain, presso Limoges: foresta donatagli dal re Teodeberto, figlio di Clodoveo. Poco tempo dopo fonda il monastero di Noblac, dove più tardi sorgerà il famoso santuario ancor oggi esistente. Qui il Santo, con altri amici, passa la sua vita nelle preghiere, nel lavoro manuale e nella predicazione. Muore il 6 novembre dell’anno 559 a Noblac nell’attuale regione di Limousin. Dopo la morte la fama di santità si espande un po’ ovunque: e da allora in suo onore furono intitolate 226 chiese sia in Italia che in Europa. La comunità di Ponzano, fin dal 1152, prese il Santo a titolare e patrono e ogni anno lo festeggia solennemente. .


I primi rettori della chiesa di san Leonardo

imageDue busti di pietra (sec. XVI) conservati in parrocchia; a sinistra s. Leonardo con le catene da cui liberava i prigionieri, a destra s. Rocco con il cane che gli recava il pane quando era appestato.

Inoltre dai “Quaderni delle Collette e Decime”Cfr. “Quaderni, Collette e Decime dall’anno 1297 all’anno 1695.”, risultano delle notizie molto interessanti su Ponzano. Eccone alcune:

Nel 1330 il can. Luca Trevisan, vicario generale della diocesi, per sopperire alle spese incontrate dal vescovo Ubaldo Gabrielli (1323 -1336)nel tempo della sua nunziatura a Venezia, riscuoteva dal rettore di Ponzano, Pre’ Lodovico, lire 12 e dall’altro prete, Francesco Bon, lire 8, a titolo dei “quartesi in Ponzano”.

Nel 1344 il papa Clemente VI(1342-1352)imponeva la decima per la crociata contro i TurchiNel fascicolo dell’anno 1344 si legge l’esemplare del Breve di Clemente VI (1342-1352), redatto ad Avignone, allora sede dei Papi. che fa considerare le paurose incursioni dei barbari e degli infedeli in Italia, nel mare Adriatico e nella regione veneta: Il Pontefice perciò invitava tutta la Cristianità a combattere contro il comune nemico della religione cristiana. da riscuotersi per tre anni nella festa di Ognissanti. Pre’ Giovanni Novello, rettore di Ponzano, porgeva al collettore soldi 12 e, nella seconda rata del 25 marzo 1345, ancora la stessa quota. Si fa menzione anche ad un altro prete, Giovanni Roberto, incaricato per i “quartesi”.

Nel 1348 il vescovo Pierpaolo da Valdobbiadene (1336-1352) ordinava al clero diocesano una colletta per pagare 20 fiorini d’oro, spesiPer pagare i cappellani di Sua Santità, i collettori, i cursori e i nunzi del legato. li i nella permanenza di cinque giorni del delegato apostolico a Treviso. Incaricato della riscossione, nella festa di s. Pietro, fu un canonico del Capitolo che ebbe lire 15 dal rettore suddetto pre’ Giovanni e lire 18 da pre’ RobertoDal 1348 al 1418 mancano i documenti.Durante quest’epoca nella nostra Diocesi diedero un grandissimo apporto di umanità, di fede e di penitenza, con le loro predicazioni, s. Antonio da Padova, s. Parisio da Bolog na, il b. Giordano Forzatè, la b. Giuliana di Collalto, il b. Enrico da Bolzano, s. Bernardino da Siena: quest’ultimo nel 1423 scosse fortemente la gente trevig iana che accorreva in folla nelle chiese e nelle piazze ad ascoltarlo, mentre tuonava contro i vizi e soprattutto contro la bestemmia..

Nel 1418 il vescovo Giovanni Benedetto (1418-1437), col consenso dei canonici del Capitolo e degli arcipreti di Quinto, Castelfranco, Cornuda e Mestre, ordinava al clero “un sussidio caritativo” per le spese contratte nella sua permanenza di tre anni al Concilio di Costanza (1414-1418). La chiesa di san Leonardo offriva lire 12 e la “regola del quartese” lire 8.

Nel 1436 il papa Eugenio IV (1431-1447) raccomandava a tutta la diocesi una colletta di 100 ducati d’oro per concorrere al pagamento delle rimanenti spese dei vescovi e dei prelati poveri che stettero al Concilio di Basilea (1431-1439), come emerge dalle lettere del Papa e del Doge. Il collettore riceveva dal rettore di Ponzano, Pre’ Nicola, lire 1e soldi 10. Con la data del 1436 il chiericato dei “quartesi” veniva incorporato nella povera prebenda.


La prima visita pastorale (1474)

image S. Leonardo di Treviso. Nella diocesi di Treviso esistono due chiese dedicate a s. Leonardo di Limoges, monaco e diacono: quella di Ponzano e quella di Treviso, sorta accanto ad un ospedale e rifatta nel 1657, come dalla illustrazione accanto. (Acquaforte di Antonio Nani).

Ma le fonti più sicure per notizie di vita ecclesiastica sono le relazioni dei parroci di Ponzano presentate ai vescovi in occasione delle visite pastorali, di cui si conservano i manoscritti originali negli archivi della Curia vescovile: non meno interessanti sono anche i verbali che contengono le risposte dei parroci, di altri sacerdoti e dei “massari” alle interrogazioni del visitatore della parrocchia.

La prima visita pastorale alla chiesa di Ponzano avvenne il 12 Maggio 1474Cfr. ACT. “Visite pastorali antiche”: b.I-c.19 per mezzo del can. Domenico CandelinoIl Candelino era stato canonico di Ceneda e poi arcidiacono di Bergamo. Percorse la nostra diocesi prima come vicario sostituto e visitatore del vescovo Pietro Riario, nipote di papa Sisto IV ,e poi del vescovo Lorenzo Zane, come lo troviamo in questa visita. Le sue visite furono fatte dal 3 novembre all’11 dicembre 1473 a 86 chiese e dal 4 al 12 mag gio 1474 a 23 chiese: la parrocchia di Ponzano fu l’ultima della serie visitata da lui. , vicario generale del vescovo Lorenzo Zane (1473 - 1478). La chiesa, allora, era retta da don Giovanni Lancillotto, primo parroco: di lui si conservano le bolle testimoniali dell’ordinazione sacerdotale e del beneficio parrocchiale, conferitogli dall’abate di Lovadina, al quale spettava questo diritto: era “un buon prete che recitava il breviario, spiegava la parola di Dio, avvisava il popolo delle feste di precetto, dei digiuni e dei tempi dell’interdetta…”.

“L’Eucarestia era ben tenuta in un ciborio d’argento e presso il tabernacolo stava acceso sempre un lume: però gli oli santi, che si ricevevano ogni anno dal pievano di Postioma, stavano nello stesso tabernacolo, in vasi di vetro: mancavano, poi, le copie dei “casi riservati” e delle costituzioni sinodali del 25 aprile 1459”

Don Giovanni aveva molto lavorato per la sua modesta comunità, sia per mantenere viva la fede, sia per conservare l’edificio sacro. Tant’è vero che nell’anno 1470 la chiesa di Ponzano veniva elevata a parrocchia “veri nominis” col suo beneficio, computato in ducati 30.


Il primo inventario

Ecco il primo inventario degli oggetti di culto e delle rendite della fabbriceria (o fabbrica), come dal testo originale: • una croce parrocchiale d’argento indorata, del prezzo di ducati 20 • un calice con patena d’argento di ducati 20 • un messale buono di ducati 20 • un messale vecchio e un breviario nuovo • tre pianete vecchie con manipolo e stola, un camice nuovo e una cotta • un ciborio d’argento di ducati 8 • un paliotto per l’altar maggiore • tre tovaglie grandi e tre piccole • sette fazzoletti, secchiello per l’acqua benedetta • un turibolo di bronzo • un vessillo o gonfalone con l’immagine di san Leonardo titolare •un libro per battezzare (anime 60 da comunione)Questo libro documenta che i bambini di Ponzano non si portavano più alla pieve di Postioma per essere battezzati, ma che, con la istituzione della nuova parrocchia di s. Leonardo, era stato costruito il battistero..

image Altare dell’Immacolata (già delle Figlie di Maria). Si vedono le tre statue di marmo di Carrara asportate dalla Villa Minelli nel momento del passaggio di proprietà da questi all’Istituto degli Esposti, nella prima metà dell’800. Le statue sono della beata Vergine e dei santi Domenico e Rosa da Lima, scolpite dal Marinali.

Sempre dal medesimo testo si sa che la fabbriceria ricavava annualmente 6 staia di frumento e un mastello di vino.

Nel 1490 la giurisdizione sulla parrocchia di Ponzano, per ordine del senato veneto, passava dall’abbazia di Lovadina al monastero di S. Maria degli Angeli di Murano.

Allora la nomina del parroco era riservata alla badessa, la quale esercitava il giuspatronato mediante un sacerdote da lei stessa incaricato. È storico che, fin d’allora, “il parroco di Ponzano pagava al monastero di Murano il cattedrattico di un mocenigo, moneta veneta che valeva lire 1 e soldi 4: però egli interveniva a Lovadina per la congrega dei confratelli e da questa abbazia prendeva gli oli santi”. Cfr. ACT. “Libri Actorum”: b.3-aa.1487-99-1500-504: cc.21-97-99. .

Negli antichi atti curiali vengono, a questo punto, inserite alcune note: • nel 1487 il parroco Lancillotto, chiamato per fare da paciere tra litiganti di terre lungo la strada Postumia, verso la Baruchella, venne gravemente per- cosso e i colpevoli furono scomunicati • nel 1491 il cappellano Giovanni Vangelista, denunciato dal notaio Antonio Lusa da Treviso, per diffamazione, fu punito a rigore di giustizia dal tribunale ecclesiastico • nel 1499, presso il “meriga” (oggi il sindaco) di Ponzano, stavano in sequestro dei beni del cappellano Girolamo, per la somma di 10 ducati d’oro e per istanza del parroco Pietro fu risolta la pendenza in favore del povero creditore • nel 1504 Giovanni Dall’Oro, cappellano di Ponzano, in seguito a lettera del vicario generale del vescovo, ammetteva il suo debito di ducati 17 e soldi 32 verso il creditore, maestro Francesco: ma non avendo i denari, vendeva dei beni mobili per ottenere la somma suddetta.


image  A pochi chilometri da Limoges sta il centro di Noblac (7.000 ab.), con al centro la Collegiata di s. Leonardo (nella foto) uno splendido campanile, uno dei più eleganti della Francia meridionale. Ivi è conservato il corpo del nostro santo e ogni sette anni si compiono feste solenni in suo onore, dette “Esposizioni”.

La seconda visita pastorale

La seconda visita pastorale si effettuò dopo circa 50 anni, cioè il 28 ottobre 1523Ibidem: b.3, vol. aa. 1522-1527 - cc 115-120   per opera del can. Annibale GrisoniGià canonico di Capodistria, con delega vescovile, tenne la visita pastorale in 29 parrocchie, tra il 12 ottobre 1523 e il 26 luglio 1528, comprese quelle esenti, anche dopo la morte del vescovo Rossi., vicario generale del vescovo Bernardo Rossi (1499 -1527). Il visitatore, accompagnato dal can. Giovanni NovelloEra canonico protonotario apostolico del nostro capitolo. Benemerito per restauri eseguiti a sue spese nelle case canoniche e per la pala di s. Giustina in Cattedrale, a firma di Francesco Bissolo dove si vede il donatore ritratto in ginocchio. Morì nel 1520. e dal prevosto di Montebelluna, ebbe l’incontro dal parroco Domenico Folgore, dal cappellano Gio. Battista da Riva, frate dell’Ordine degli Osservanti di s. Francesco, di anni 40, e dalla popolazione in festaDon Folgore, nativo e residente a Murano presso i suoi familiari. Il podestà di Treviso, a istanza del pittore Domenico Caprioli, fece sequestrare a Venezia, in casa di questo parroco, dei beni e otto quintali di frumento di Matteo Pelos, da Ponzano, che furono depositati alla Camera dei pegni del comune di Treviso, il 26 novembre 1526..

“Seguirono la messa, la predica, la processione per la chiesa e per il cimitero con canti e preghiere per i vivi e per i morti. Il Santissimo era conservato diligentemente, ma non illuminato e dentro in un vaso d’avorio; il fonte battesimale mancava di acqua e il parroco non aveva le bolle dell’ordinazione sacerdotale e della cura d’anime. Perciò gli venne intimato di procurare un ciborio d’argento, una vasca per l’acqua benedetta e, al più presto, le richieste bolle, da presentare in Curia entro otto giorni: intanto pagava lire 20 per la sua negligenza. Vi erano 80 anime da comunione, una famiglia che non andava mai in chiesa ed alcuni che non facevano la pasqua”

I Massari Giovanni Fior, Pietro Mattiuzzo e Gerolamo Nicoletto, interrogati dal visitatore, dissero che “il parroco era quasi sempre assente da Ponzano, mantenendo in parrocchia un sacerdote-sostituto, mentr’egli esercitava il ministero a Murano per maggior sua comodità”. Aggiunsero che “il cappellano era di buona fama e compiva bene i divini uffici, ma che una volta aveva dato scandalo perchè celebrava messa soltanto nelle feste e mai tra la settimana e perchè aveva impegnato il calice presso la camera dei pegni di Treviso”.

Ecco quindi gli ordini principali dati al cappellano e ai massari: • acqui- stare un registro per iscrivervi le voci e i valori di tutte le entrate del beneficio, computato in ducati 25 e della chiesa in lire 34, con l’obbligo di compilare i moduli e presentarli in Curia entro 10 giorni • riferire esattamente sull’entità del terreno della chiesa, con la relativa descrizione della località e dei confini, sull’entrata della “posta-pecore” e sui proventi del quartese, con tutti i dettagli del territorio parrocchiale • provvedere di una cassa per deporvi il denaro delle offerte in chiesa con due chiavi, una al sacerdote ed una ai massari.

Il delegato vescovile impose i suddetti ordini al sostituto e ai massari, in virtù di santa obbedienza alle Costituzioni sinodali concernenti l’amministrazione dei beni ecclesiastici e ciò sotto pena di scomunica. Al primo inventario si aggiunsero un messale nuovo, due graduali, due paramenti completi da messa, alcuni candelieri di ottone e diversa biancheriaSi può anche aggiungere la tela dei Titolari della chiesa Leonardo e Rocco che porta la data del 1523. Negli Atti curiali si legge infatti: “la Chiesa di Ponzano possedeva un dipinto di Girolamo da Treviso, trasportato su tela dalla tavola originale”..


image  Altare dell’Immacolata (già delle Figlie di Maria). Si vedono le tre statue di marmo di Carrara asportate dalla Villa Minelli nel momento del passaggio di proprietà da questi all’Istituto degli Esposti, nella prima metà dell’800. Le statue sono della beata Vergine e dei santi Domenico e Rosa da Lima, scolpite dal Marinali.

La terza visita pastorale (1554)

Una terza visita pastorale è stata fatta nel 1554. Il can. Francesco Pisani, amministratore della diocesi dal 1528 al 1564, dalla sua abituale residenza a Venezia, in via s. Francesco della Vigna, con lettera del 24 febbraio 1554, delegava il suo ausiliare, Francesco Virdura, vescovo titolare di ChironeIl vescovo Virdura non fu ausiliare di Treviso soltanto negli anni 1554-1555, ma anche nel 1552:infatti il 29 ottobre di quell’anno visitò la parrocchia di s.Agostino di Treviso el’8 dicembre successivo quella di Ponte di Piave., a visitare le chiese della diocesi, conferendogli “ogni autorità, potestà e giurisdizione”.

Egli fu a Ponzano il 21 dicembre 1554Ibidem. b.4, vol. aa 1554, ce. 169-170..  Fatte le debite cerimonie, il visitatore trovò il Corpo di Cristo nel tabernacolo di legno, conservato nel solito vaso d’avorio,con gli oli santi in vasi d’ebano; il fonte battesimale consisteva in un semplice catino, per l’occasione del sacramento. Perciò fu imposto al cappellano-sostituto, Andrea Mennoni, e ai massari di “costruire un fonte adatto al battesimo, come era stato già comandato nella visita del 1523”...

Dalle interrogazioni assunte, il parroco era Marco Dalla Torre, veronese di nascita, abitante a Treviso e mancante della residenzaDalla Torre, dottore in diritto, era contemporaneamente parroco di s.Pelagio, come risulta dalla visita eseguita nello stesso giorno in questa parrocchia, in cui il visitatore trovò “la chiesa dall’aspetto di un carcere e la canonica peggio di un stavolo”. Si sa che il Virdura minacciò di chiudere e l’una e l’altra, se dal Comune, entro sei mesi, non si restauravano.. Per la brevità di tempo, mons. Virdura non potè rendersi conto di tutte le cose concernenti la chiesa: si trattava di una visita lampo. Si limitò, così, nell’ordinare al sostituto di portare in Curia le lettere della sua ordinazione e della licenza della cura d’anime, e ai massari i registri dei consuntivi della fabbriceria (luminaria) del- la chiesa, entro 20 giorni, in virtù di santa obbedienza.


Un giudizio sulle prime visite pastorali

Che dire delle visite pastorali al termine di questo primo capitolo? Sentiamo cosa ci dice il rinomato storico della diocesi trevigiana mons. dott. Giuseppe Liberali: “Caratteristiche comuni di queste visite del sec. XV sembrano essere state nei visitatori, salvo qualche eccezione, una mentalità piuttosto secolaresca che ascetica, un ossequio ai sacri Canoni più formale che pastorale, un’attenzione più “ad res” che “ad personas ecclesiasticas” e più alle manifestazioni cultuali che alle esigenze interiori della religiosità: conseguenze tutte della frequente e spesso prolungata irresidenza dei vescovi, del ricorso, anzi dello scarico del gravoso ministero a vicari e a suffraganei, depauperato di ogni contatto personale dei fedeli col proprio pastore.

Donde anche una certa rapidità, per non dire frettolosità nel condurre le inchieste, nel redigerne i resoconti, nel prendere i provvedimenti… Una tradizione - quella delle visite - tuttavia abbastanza rispettata… ad assicurare alle popolazioni la purezza della fede, una solida compagine familiare, una sorvegliata moralità pubblica, un sincero attaccamento al Papa e alla Chiesa, nonchè una, più o meno, entusiastica fedeltà alla Repubblica Veneta, così oppressiva col suo sistematico disinteresse per la promozione culturale e sociale delle classi più basse.

Chiare differenze, invece, si riscontrano fra visita e visita, dovute evidentemente alla diversa personalità dei visitatori e alle varianti esigenze dei singoli momenti storici ed ecclesiastici”(Da “La Diocesi delle Visite Pastorali” vp. VII - pag. 11 - Treviso, 1967)..

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Mons. Giorgio Cornaro: 1564-1577 Mons. Giorgio Cornaro, di nobile famiglia veneziana, nel 1538 fu eletto vescovo ausiliare dello zio materno Francesco Pisani. Intervenne al Concilio di Trento, figurando quindi tra i Padri firmatari di quei decreti. Reduce dal Concilio, prese possesso della Diocesi e il 19 ottobre 1565 celebrò in cattedrale il suo primo Sinodo. Le “Costituzioni da osservarsi nella Città e Diocesi di Treviso” ebbero una portata eccezionale, perchè autentico riflesso e genuina spiegazione dei canoni tridentini. E ciò emerge dagli scopi che il Pastore si prefisse nel visitare la Diocesi: far eseguire le prescrizioni del Concilio, imporre ai sacerdoti la recita quotidiana del Divino Ufficio, sotto pena di sospensione “a divinis”, regolare le nuove Congregazioni Foranee, provvedere al primo Seminario dei Chierici, tassando con equa proporzione tutti i benefici ecclesiastici di qualunque natura. Il primo Seminario sorgeva, intanto, nell’anno sinodale 1565, per opera dell’energico e pio Vescovo, nella casa di mons. Marcantonio Avogaro presso “le Canoniche del Duomo”. Mons. Giorgio Cornaro fu amico ed emulo di s. Carlo Borromeo, del quale ricopiò la sollecitudine ansiosa per la legislazione canonica riguardante la sacra Visita. Fu un vescovo attivissimo, benchè sempre cagionevole di salute. Contemporaneo della battaglia di Lepanto, viene ricordato come instancabile propagatore della pia pratica del santo Rosario. Ritiratosi a vita privata, morì due anni dopo, il 12 marzo 1579, in concetto di santità. Venne sepolto presso l’altar maggiore del Duomo di Treviso.

Mons. Luigi Molin: 1595-1604 Mons. Luigi Molin, da arciprete di Mogliano Veneto, fu eletto alla sede arcivescovile di Zara (Dalmazia). Trasferito poi nel 1595 a Treviso, venne molto considerato dai vescovi confratelli, tanto che, nel Sinodo di Aquileia del 1596, le sue proposte ebbero il consenso unanime e meritarono di essere accolte come Decreti Sinodali. Nel 1601 pubblicò in un volume tutti i Decreti dei Sinodi Provinciali precedenti al suo, del 1598, e vi aggiunse altre leggi e sanzioni. Vi aggiunse, ad esempio, le sanzioni contro gli inadempienti il precetto pasquale, la mancata residenza dei parroci, la lettura dei libri proibiti ecc…. Da una nota in calce al volume suddetto si rilevano altre leggi sinodali: per il canto di Compieta nella sera del sabato, donde ebbe origine il suono delle veglie per la domenica, e per il suono dell’Ave Maria, tre volte al giorno in tutta la Diocesi, con la recita dei tre versetti dell’Angelus Domini, come li recitiamo ora e come pare siano apparsi per la prima volta in un catechismo veneziano, nel 1560. Conservò il titolo di “arcivescovo” e resse la Chiesa trevigiana per dieci anni con pietà, studio e vigilanza, sempre sollecito perchè il clero fosse fedele nell’osservare le leggi della sacra Riforma. Si devono sottolineare anche le sue benemerenze e preoccupazioni per la casa del Seminario e per la formazione dei Chierici. Morì a Venezia presso i familiari nel settembre 1604. La sua salma fu sepolta nella cattedrale di Treviso ed un epitaffio ricorda le sue virtù episcopali.

Mons. Francesco Giustiniani: 1605-1624 Mons. Francesco Giustiniani, abate dei Cistercensi, ebbe la nomina a vescovo di Treviso nel 1604. Fece il suo ingresso nei giorni in cui la siccità e la carestia avevano colpito tutta la Diocesi. Anche come vescovo conduceva vita monastica e compì la prima visita pastorale, andando sempre a piedi da una parrocchia all’altra, pernottando nelle canoniche delle sedi vicariali. Nel territorio asolano, per molti anni, le messi delle campagne erano state distrutte da orribili grandinate, attribuite dalla gente, non alle intemperie atmosferiche, ma alla giusta mano di Dio. Perciò i maggiorenti della città si presentarono al Vescovo e lo pregarono di stendere umile supplica al S. Padre per salvarli dal flagello. La popolazione era a conoscenza del- l’interdetto del Papa contro la Serenissima. La petizione ebbe come risposta una Bolla con la quale venivano assolti dalla scomunica incorsa e perdonati dalla misericordia divina. Con una circolare del 25 giugno 1614 il vescovo avvertiva i parroci e i rettori di chiese dell’ottava decima imposta da Papa Paolo V e della nomina del collettore, nella persona del suo vicario generale Cristoforo Baldi. Con una seconda circolare del 16 dicembre dello stesso anno, minacciava la sospensione “a divinis” ai renitenti nel versamento e così si esprimeva: “Si procederà contro gli inadempienti alla sospensione delle loro persone e all’interdetto delle loro chiese”. Fatta una seconda visita alla Diocesi, il vescovo certosino riconobbe meglio i bisogni del clero e del popolo, causa la decadenza della vita cristiana e quindi tenne il Sinodo il 5 novembre 1620. Nel 1624 rinunciò alla Diocesi, passò alla curia romana e fu insignito della porpora cardinalizia.

Mons. Marco Morosini: 1639-1645 Mons. Marco Morosini discendeva da famiglia patrizia veneziana che diede parecchi personaggi alla Chiesa e alla Repubblica. Eletto vescovo di questa sede nel 1639, succedeva al fratello Silvestro, ma fu costretto ad aspettare tre anni prima di fare l’ingresso in Diocesi. La storia narra che, nel periodo autunnale, egli soleva villeggiare a Giavera del Montello, non soltanto da studente, da chierico e da sacerdot e, ma anche da canonico della Ba silica di S. Marco. Era d’ingegno aperto e di carattere gioviale. Si compiaceva dei suoi nobili natali e ripeteva graziosamente: “Savé che mi son da Venèssia”! Nella visita pastorale alla Diocesi, che percorse usando due pariglie di cavalli bianchi, ne apprese le necessità spirituali, e quindi determinò di celebrare il Sinodo nei giorni 3-4-5 giugno 1642. Nella lunga lettera di indizione al clero manifestò la somma letizia del suo spirito per avere riscontrato che la Diocesi era stata guidata dai suoi predecessori con esimia prudenza e con ottima vigilanza. Perciò egli confermò e richiamò in vigore tutti i decreti opportuni e sapienti che erano stati emanati prima per il buon governo. Si introdussero nuove disposizioni vescovili richieste dal tempo per dare origine e incremento alla pratica di suffragio per le anime del Purgatorio, ed incremento alle Confraternite della B.V. del Carmine, ai primi Oratori di S. Filippo Neri in città e nei maggiori centri della Diocesi. Fu molto amato e stimato, particolarmente per la sua predicazione ricca di dottrina e di unzione . Dopo sei anni, nell’agosto del 1645, il buon pastore fu trasferito alla sede di Brescia.

Mons. Giovanni Antonio Lupi: 1646-1668

Mons. Giovanni Antonio Lupi, di nobile famiglia, era canonico molto apprezzato nella città e Diocesi di Bergamo, quando nel 1646 venne elevato alla sede vescovile di Treviso. Appena entrato in Diocesi, si accinse alla sacra Visita. Era assai esigente per i registri canonici e richiedeva postille storiche in calce o in margine degli “atti di battesimo e di morte”, così pure dei registri delle messe. In una circolare ai vicari foranei si legge un suo ordine “perchè venga celebrata in tutte le parrocchie, ogni lunedì, una messa solenne per i fedeli defunti nelle presenti turbolenze contro i Turchi”. Tra le costituzioni del suo Sinodo, tenuto nel novembre 1661, vi è un capitolo riguardante le funzioni che si devono compiere nelle “congreghe” dei parroci. Con l’intervento del vescovo Lupi, nel 1667 avvenne la riforma dello “statuto-regolamento del monte di pietà” esistente in Treviso. Fu da lui introdotta la novità che ogni anno, nella solennità di Pentecoste, fosse tenuta in cattedrale la Cresima generale. Il vescovo, severo per la disciplina ecclesiastica, cessò la sua vita il 5 gennaio 1668. Fu caritatevole con i poveri e munifico verso il capitolo, il quale, in segno di memoria perenne, gli pose una bella lapide nella cattedrale, dove riposano le sue spoglie mortali. Quando il card. Angelo Roncalli - patriarca di Venezia e poi Papa Giovanni XXIII - venne a Treviso per i funerali dell’Arcivescovo Egidio Negrin, si accorse della lapide e, dopo averla letta, esclamò: “Ecco un vescovo, mio conterraneo, del quale avevo sentito dire tanto tanto bene”!

tabernacolo

Il bel tabernacolo, dell’agordino Giovanni Marchiori, lavorato con marmi intarsiati ed eleganti colonnine corinzie, con la porticina di ottone dorato, con il Cristo Risorto in sbalzo, veniva am- mirato dal vescovo Giustiniani nel 1779, ma doveva essere in opera nel 1758, anno nel quale la chiesa era già provvista del “sepolcro” e dello ostensorio d’argento.

 


Note: