Le Rondini di Ponzano Veneto
Da contadino migrante a Sindaco di Ponzano Veneto
Mattiazzo Giovanni nato a Ponzano V.to nel 1891 è deceduto nel 1975.
E' emigrato in Germania e per due volte in America.
E' qui ricordato dalla figlia Mattiazzo Luigina, intervistata il 15 luglio 2011 da Pizzolon Pietro e Luigino Righetto.
Voglio ricordare le vicende di mio padre Giovanni, settimo di dodici figli della grande famiglia Mattiazzo detti Paesani perché originari di Paese.
Mia mamma Murari Palmira è nata in Brasile dove mio nonno Antonio era emigrato da Ronco all’Adige. In Brasile ha conosciuto mia nonna De Marchi Giovanna e là si sono sposati.
Mio padre abitava in Via Fontane nella casa colonica adiacente a villa Cariolato, ora di proprietà della famiglia Tonolo.
La villa costruita nel 1400 ha avuto molti proprietari nobili.
E’ stata abitata anche da famiglie americane e sembra sia pure stata sede municipale fino all’annessione del Veneto all’Italia.Vedi A.A.V.V, Ponzano note storiche, Grafiche Vianello, anno 1981, pag. 398
I Mattiazzo occupavano la casa in affitto e sempre in affitto lavoravano la terra. Erano molto poveri, come la maggioranza delle famiglie dell'epoca. Possedevano solo alcuni capi di bestiame e numerosi animali da cortile. Papà raccontava che la povertà era tanta e dormivano nelle camere senza vetri alle finestre. Ridendo diceva che alcune famiglie, per risparmiare, avevano il cucchiaio con il buco.
Così potevano magiare tanta polenta senza consumare troppo latte.
Lui è sempre stato contadino.
Aveva frequentato solo la terza elementare e a causa delle misere condizioni economiche della famiglia, dopo il servizio militare di leva, era emigrato in Germania. E' tornato in patria per combattere nella guerra del 1915/1918. Per questo, giunto alla vecchiaia è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto.
Tanti parenti erano emigrati all'estero prima e subito dopo la prima guerra mondiale.
Zia Elisa, nata nel 1885, appena sposata con Piovesan Antonio del 1873 è emigrata in Canada nel 1913. Dopo la guerra l'ha raggiunta sua sorella Amelia nata nel 1900 e sua cognata Benetton Amalia accompagnata dalle due figlie Zaira e Mita Luigia. Amalia era vedova di guerra di Mattiazzo Luigi.
Finita la guerra anche papà Giovanni emigra una prima volta in compagnia di Marco BiasettoNei registri dell’anagrafe Marco Biasetto non risulta cancellato per l’estero classe 1885.
In Canada ha trovato e fatto amicizia con molti italiani.
Al suo rientro in Italia, uno di loro gli ha fatto da testimone di nozze. Non viveva con le sorelle partite prima, perché lavorava lontano in una miniera. Purtroppo non ricordo quale fosse il paese.
Era partito da casa già munito di contratto di lavoro.
Ho visto alla televisione che i primi emigrati Italiani in America sono stati trattati male ed erano soggetti a tanti controlli.
Mio padre, comunque, mi ha sempre parlato con amore del Canada.
Mi raccontava che ha cominciato a mangiare come non aveva mai fatto in Italia e che era trattato bene sul posto di lavoro.
Ha anche imparato perfettamente l’inglese.
Ogni tanto lo parlava anche con noi.
Ho una sua foto dell’epoca che lo ritrae con il berretto. Mi pare strano vederlo con il berretto, perché lui portava sempre il cappello.
Fratturatosi una gamba sul lavoro è rimpatriato per curarsi.
Una volta guarito è tornato nuovamente in America ma questa volta negli Stati Uniti.
Complessivamente è stato in America per circa dieci anni.
Tornato in Italia durante il periodo fascista, con i risparmi messi da parte all’estero, dopo aver acquistato diversi campi di terra e due case, si è sposato nel 1931.
Si è trasferito nella casa dove ci troviamo ora, che prima era occupata dalla famiglia Piovesan, detti Pitoni.
La casa non aveva pavimenti ma era abbellita da tre archi sul lato sud e da un larin sul retro. Papà ha costruito due stanze nuove e la scala.
I terreni acquistati in comproprietà con lo zio Ernesto, sono stati successivamente venduti nel 1956. Erano collegati alla casa e si estendevano fin dove adesso c’è la zona industriale a nord di Via Piave.
Non ha mai simpatizzato per il fascismo, anzi me ne ha sempre parlato male.
Lui si interessava a tante cose e leggeva molto.
Ricordo che eravamo abbonati all’Avvenire d’Italia. Il postino Duronio ogni mattina in bicicletta ci portava il quotidiano.
Anni quaranta - La famiglia Mattiazzo al completo. Da sinistra: Danilo, mamma Palmira, Dino, Odilla, papà Giovanni e Luigina
Si impegnava tanto, era un galantuomo e una persona per bene. Mio padre è stato il primo Sindaco di Ponzano Veneto nel dopo guerra, dal 13.4.1946 al 9.6.1951.
Quando è diventato Sindaco io avevo solo undici anni.
Non ricordo come sia successo e perché sia stato nominato, ma ricordo che veniva tanta gente a casa mia.
C'erano gli impiegati che gli facevano firmare i documenti, gli assessori che discutevano dei problemi della comunità e tanti cittadini che chiedevano aiuto o informazioni.
Ricordo bene anche la figura del parroco don Giovanni Sernagiotto che ci faceva visita spesso e quando arrivava suonava i due campanelli della bicicletta per richiamare noi bambini.
Il Cavaliere Luigi Martini, allora Vice Sindaco e poi Sindaco per 25 anni, prima di andare al lavoro a Treviso passava da casa mia quasi tutte le mattine. Si consigliavano a vicenda e decidevano il da farsi.
Quando era necessario andava Lui in Comune.
Durante il suo mandato non ricordo abbia fatto delle feste o percepito particolari compensi. Mia madre lo rimproverava sempre: “Te va vanti e indrio a perdar tempo in Comun, noi te dà mai gnente, fate almanco pagar el consumo dei copertoni dea bicicletta”.
Il fatto che più lo ha preoccupato durante il suo mandato, è stata l' eredità Cicogna. Ricordo che è andato anche a Trieste per la cessione della biblioteca dell’Onorevole. In seguito si è pentito di averla ceduta.
L'eredità consisteva nella villa ora sede comunale, con una ricca biblioteca, e molti campi di terra con diverse case coloniche occupate dagli affittuari.
L'eredità comportava una grande spesa per il Comune.
Con noi figli era tanto affettuoso e attento.
Ci rendeva felici con piccoli regalini.
Ho ancora vivo il ricordo delle fiabe che ci raccontava la sera durante il filò o per farci addormentare.
Nonostante questo era molto rigido nell'educarci.
Dovevamo ascoltarlo e vestirci in modo acconcio come voleva lui.
Fra i ricordi più belli, porto nel cuore le gite che ogni anno con la famiglia al completo facevamo a Venezia.
In autunno ci portava tutti a Treviso, alle fiere di San Luca.
Tornando a casa ci fermavamo al Portico Oscuro a magiare le paste.
Ci teneva anche che partecipassimo alle sue feste.
Quando lo penso provo un grande senso di serenità e pace.
Era quello che lui mi sapeva trasmettere da vivo.
Ha sempre sognato di portarci in America dove era stato per lavoro e si era trovato tanto bene. Ha lavorato e si è sacrificato tanto.
A riguardo della ricchezza e dei soldi diceva: “Dio me li ha dati e Dio me li ha tolti, sia fatta la sua volontà”.
Purtroppo è morto improvvisamente mentre io ero in Svizzera.
Credo abbia lasciato un buon ricordo fra chi lo ha conosciuto.
Nel 1995, in occasione del 50° anniversario della resistenza, l'Associazione dei Comuni della Marca Trevigiana, alla presenza del Prefetto di Treviso, di molti Sindaci della Provincia e altre numerose autorità mi ha consegnato un attestato con il suo nome, in segno di gratitudine e riconoscenza per il suo mandato di Sindaco.
In fondo all’attestato poco leggibile nella copia riprodotta alla pagina precedente è scritto:
“La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (art. 1 della Costituzione).
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività od una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società (art. 4 della Costituzione)
Il Comune è l’ente locale che rappresenta la comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo (art. 2 legge 8 giugno 1990, n. 142).”
Anche nel 2008, il Comune di Ponzano Veneto ha voluto onorare la sua memoria consegnandomi un piatto in cristallo con lo stemma del Comune, a ricordo del periodo in cui è stato Sindaco.
Attestato dell'Associazione dei Comuni della Marca Trevigiana
Note:
E' emigrato in Germania e per due volte in America.
E' qui ricordato dalla figlia Mattiazzo Luigina, intervistata il 15 luglio 2011 da Pizzolon Pietro e Luigino Righetto.
Voglio ricordare le vicende di mio padre Giovanni, settimo di dodici figli della grande famiglia Mattiazzo detti Paesani perché originari di Paese.
Mia mamma Murari Palmira è nata in Brasile dove mio nonno Antonio era emigrato da Ronco all’Adige. In Brasile ha conosciuto mia nonna De Marchi Giovanna e là si sono sposati.
Mio padre abitava in Via Fontane nella casa colonica adiacente a villa Cariolato, ora di proprietà della famiglia Tonolo.
La villa costruita nel 1400 ha avuto molti proprietari nobili.
E’ stata abitata anche da famiglie americane e sembra sia pure stata sede municipale fino all’annessione del Veneto all’Italia.Vedi A.A.V.V, Ponzano note storiche, Grafiche Vianello, anno 1981, pag. 398
I Mattiazzo occupavano la casa in affitto e sempre in affitto lavoravano la terra. Erano molto poveri, come la maggioranza delle famiglie dell'epoca. Possedevano solo alcuni capi di bestiame e numerosi animali da cortile. Papà raccontava che la povertà era tanta e dormivano nelle camere senza vetri alle finestre. Ridendo diceva che alcune famiglie, per risparmiare, avevano il cucchiaio con il buco.
Così potevano magiare tanta polenta senza consumare troppo latte.
Lui è sempre stato contadino.
Aveva frequentato solo la terza elementare e a causa delle misere condizioni economiche della famiglia, dopo il servizio militare di leva, era emigrato in Germania. E' tornato in patria per combattere nella guerra del 1915/1918. Per questo, giunto alla vecchiaia è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere di Vittorio Veneto.
Tanti parenti erano emigrati all'estero prima e subito dopo la prima guerra mondiale.
Zia Elisa, nata nel 1885, appena sposata con Piovesan Antonio del 1873 è emigrata in Canada nel 1913. Dopo la guerra l'ha raggiunta sua sorella Amelia nata nel 1900 e sua cognata Benetton Amalia accompagnata dalle due figlie Zaira e Mita Luigia. Amalia era vedova di guerra di Mattiazzo Luigi.
Finita la guerra anche papà Giovanni emigra una prima volta in compagnia di Marco BiasettoNei registri dell’anagrafe Marco Biasetto non risulta cancellato per l’estero classe 1885.
In Canada ha trovato e fatto amicizia con molti italiani.
Al suo rientro in Italia, uno di loro gli ha fatto da testimone di nozze. Non viveva con le sorelle partite prima, perché lavorava lontano in una miniera. Purtroppo non ricordo quale fosse il paese.
Era partito da casa già munito di contratto di lavoro.
Ho visto alla televisione che i primi emigrati Italiani in America sono stati trattati male ed erano soggetti a tanti controlli.
Mio padre, comunque, mi ha sempre parlato con amore del Canada.
Mi raccontava che ha cominciato a mangiare come non aveva mai fatto in Italia e che era trattato bene sul posto di lavoro.
Ha anche imparato perfettamente l’inglese.
Ogni tanto lo parlava anche con noi.
Ho una sua foto dell’epoca che lo ritrae con il berretto. Mi pare strano vederlo con il berretto, perché lui portava sempre il cappello.
Fratturatosi una gamba sul lavoro è rimpatriato per curarsi.
Una volta guarito è tornato nuovamente in America ma questa volta negli Stati Uniti.
Complessivamente è stato in America per circa dieci anni.
Tornato in Italia durante il periodo fascista, con i risparmi messi da parte all’estero, dopo aver acquistato diversi campi di terra e due case, si è sposato nel 1931.
Si è trasferito nella casa dove ci troviamo ora, che prima era occupata dalla famiglia Piovesan, detti Pitoni.
La casa non aveva pavimenti ma era abbellita da tre archi sul lato sud e da un larin sul retro. Papà ha costruito due stanze nuove e la scala.
I terreni acquistati in comproprietà con lo zio Ernesto, sono stati successivamente venduti nel 1956. Erano collegati alla casa e si estendevano fin dove adesso c’è la zona industriale a nord di Via Piave.
Non ha mai simpatizzato per il fascismo, anzi me ne ha sempre parlato male.
Lui si interessava a tante cose e leggeva molto.
Ricordo che eravamo abbonati all’Avvenire d’Italia. Il postino Duronio ogni mattina in bicicletta ci portava il quotidiano.
Si impegnava tanto, era un galantuomo e una persona per bene. Mio padre è stato il primo Sindaco di Ponzano Veneto nel dopo guerra, dal 13.4.1946 al 9.6.1951.
Quando è diventato Sindaco io avevo solo undici anni.
Non ricordo come sia successo e perché sia stato nominato, ma ricordo che veniva tanta gente a casa mia.
C'erano gli impiegati che gli facevano firmare i documenti, gli assessori che discutevano dei problemi della comunità e tanti cittadini che chiedevano aiuto o informazioni.
Ricordo bene anche la figura del parroco don Giovanni Sernagiotto che ci faceva visita spesso e quando arrivava suonava i due campanelli della bicicletta per richiamare noi bambini.
Il Cavaliere Luigi Martini, allora Vice Sindaco e poi Sindaco per 25 anni, prima di andare al lavoro a Treviso passava da casa mia quasi tutte le mattine. Si consigliavano a vicenda e decidevano il da farsi.
Quando era necessario andava Lui in Comune.
Durante il suo mandato non ricordo abbia fatto delle feste o percepito particolari compensi. Mia madre lo rimproverava sempre: “Te va vanti e indrio a perdar tempo in Comun, noi te dà mai gnente, fate almanco pagar el consumo dei copertoni dea bicicletta”.
Il fatto che più lo ha preoccupato durante il suo mandato, è stata l' eredità Cicogna. Ricordo che è andato anche a Trieste per la cessione della biblioteca dell’Onorevole. In seguito si è pentito di averla ceduta.
L'eredità consisteva nella villa ora sede comunale, con una ricca biblioteca, e molti campi di terra con diverse case coloniche occupate dagli affittuari.
L'eredità comportava una grande spesa per il Comune.
Con noi figli era tanto affettuoso e attento.
Ci rendeva felici con piccoli regalini.
Ho ancora vivo il ricordo delle fiabe che ci raccontava la sera durante il filò o per farci addormentare.
Nonostante questo era molto rigido nell'educarci.
Dovevamo ascoltarlo e vestirci in modo acconcio come voleva lui.
Fra i ricordi più belli, porto nel cuore le gite che ogni anno con la famiglia al completo facevamo a Venezia.
In autunno ci portava tutti a Treviso, alle fiere di San Luca.
Tornando a casa ci fermavamo al Portico Oscuro a magiare le paste.
Ci teneva anche che partecipassimo alle sue feste.
Quando lo penso provo un grande senso di serenità e pace.
Era quello che lui mi sapeva trasmettere da vivo.
Ha sempre sognato di portarci in America dove era stato per lavoro e si era trovato tanto bene. Ha lavorato e si è sacrificato tanto.
A riguardo della ricchezza e dei soldi diceva: “Dio me li ha dati e Dio me li ha tolti, sia fatta la sua volontà”.
Purtroppo è morto improvvisamente mentre io ero in Svizzera.
Credo abbia lasciato un buon ricordo fra chi lo ha conosciuto.
Nel 1995, in occasione del 50° anniversario della resistenza, l'Associazione dei Comuni della Marca Trevigiana, alla presenza del Prefetto di Treviso, di molti Sindaci della Provincia e altre numerose autorità mi ha consegnato un attestato con il suo nome, in segno di gratitudine e riconoscenza per il suo mandato di Sindaco.
In fondo all’attestato poco leggibile nella copia riprodotta alla pagina precedente è scritto:
“La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione (art. 1 della Costituzione).
Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività od una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società (art. 4 della Costituzione)
Il Comune è l’ente locale che rappresenta la comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo (art. 2 legge 8 giugno 1990, n. 142).”
Anche nel 2008, il Comune di Ponzano Veneto ha voluto onorare la sua memoria consegnandomi un piatto in cristallo con lo stemma del Comune, a ricordo del periodo in cui è stato Sindaco.
Note: