Ponzano Veneto 1935-1945: Forza della Memoria

I falsi partigiani

Bande di malfattori si fanno passare per partigiani

La popolazione era abbandonata a se stessa. Oltre alle violenze, alla corruzione e alle prepotenze dei fascisti, essa era costretta a subire ruberie e rapine da bande di ladri camuffati da partigiani. Ne consegui che parte della popolazione non seppe distinguere tra le azioni dei partigiani e gli atti criminali compiuti da queste bande di malfattori: rimarrà nella zona, come in altre parti nella provincia di Treviso, un pesante fardello sul movimento partigiano.

Bruno Picciol così descrive questo fenomeno, cresciuto nel ‘44: «Po’ ghe jera I falsi partigiani, che te portava via tutto. I disea de esser partigiani e la zente disca: maedeti partigiani! I robava i recini dee femene. Uno el jera Genovese e i lo ciamava Faraona. El ghe gha strapà i recini a una e ‘a gha fatto infession. E po’i voeva ‘ndar co’‘e femene: quee che ghe comodava a lori. I gha robà anche al prete. I gha portà via tutto al parroco de Santandrà. Uno se ciamava Sangue. I jera deinquenti comuni. Dopo i gha capio che non i jera partigiani e i gha pagà le so malefatte ala fine dela guera. Ma i fassisti no’li sha mai tocài, 1 ghe fassea comodo. I partigiani no’ i podeva intervegner».

E evidente da questo racconto che il movimento partigiano non aveva la forza necessaria per stroncare il fenomeno.

La popolazione doveva arrangiarsi, come emerge dalla testimonianza della professoressa Annamaria Gastaldo: «C’erano delle bande di briganti, rubavano tutto. Mio papà e mio zio avevano escogitato un sistema di difesa contro questi falsi partigiani. In alto, sui balconi avevano messo delle rondelle di ferro, le aveva fatte mio zio. Poi attraverso il buco della serratura, con la siringa, volevano spruzzare l’acido muriatico. Dopo, applicata al tornio c’era la sirena per cui, in caso di pericolo, si suonava la sirena e tutto il paese senti va. Questi falsi partigiani rubavano l’oro, i soldi e facevano tanta paura alla gente, facevano il demonio. Se mio papà si era attrezzato così vuol dire che c’erano stati casi in giro. I fascisti e i tedeschi non riuscivano a controllare il territorio, eravamo in balia di questi delinquenti. D’altronde in un periodo di anarchia, non c’era governo, chi ci governava? C’erano tante armi in giron.

Anche dall’intervista a Ferruccio Bianchin emergono figure e azioni di falsi partigiani: «A Musán ghe jèra na banda che indava a robar e i se spacciava par partigiani, ma no’ jera partigiani».

Un rapporto del Comando delle brigate “Giustizia e libertà”

In una relazione del Comando delle brigate “Giustizia e Libertà” si ha una efficace descrizione del fenomeno dei falsi partigiani.

Fin dal giugno del 1944 furono viste ed osservate delle squadre nella Zonal Merlengo-Camalò che giravano con scopi non bene accertati [e nessuna non e nessun atto di spionaggio lu compiuto contro il movimento patriottico .....Sparti 1 partigiani questi individui si sono organizzati militarmente ed armatil con armi automatiche e si sono dati al brigantaggio.
Lorganizzazione e molto vasta e sparsa in diverse località ma i centri dove risie dono i capi sono quelli della Zona di Merlengo e di Treviso Città. L’organizzazione è molto vasta. ...) Consta di circa una trentina di persone |...] Il nucleo più forte risiede nelle scuole di Merlengo, questo sarebbe il nerbo della banda. Esso è composto dai noti pregiudicati [...) tutta la banda di vial dell’Oro’La malavita, a Treviso, a cavallo della seconda guerra mondiale, si concentrava in via dei Dal oro dove si trovavano le case di tolleranza. . [...] Il capo banda che spaccia la refurtiva e organizza i piani (...] è in contatto con la Questura dove profonde denaro a profusione per corrompere gli agenti ed un po’ con le minacce ed un po’ con denaro riesce ad avere l’omertal della Questura. ... Questo nucleo centrale agisce di concerto con gli uomini delle carovane. ... Qualcuna di queste carovane si sposta da un posto all’altrol agevolando cosi il movimento sia delle armi che degli uomini. ...] Gli uominil delle carovane sono muniti di gran copia di documenti falsi. .... Il loro campol d’azione è sparso a raggiera dal centro di Merlengo non compiendo essi dell misfatti nella zona in cui risiedono. ..| Girano armati anche di giorno e terma no le persone. .. quallicandosi come partigiani. Di notte procedono con sciarpa che le copre la faccia lasciando solo scoperti gli occhi. Di giorno giocano le bocce e la borella a mille lire la palla.
Tutto questo sotto gli occhi compiacenti della questura che risiede a Merlengo, i quall agenti interrogati dal movimento patriottico il perché non si muovono hanno risposto che non hanno armi.
Un’altra banda risiede a Treviso (...] chi guida e coordina i furti notturni è G. P. [...] bisogna rivolgersi a lui per rintracciare parte dei proventi delle rapine (...]| si qualtica comunista ... agisce di concerto con ... della Federazione di Treviso. (Relazione Treviso, gennaio 1944. Archivio Gobbato).

E evidente da questo riferimento alla Federazione, termine che definiva la direzione provinciale del Partito fascista, che i falsi partigiani agivano, oltre che con il beneplacito della Questura, anche con l’appoggio dei fascisti. La relazione continua, segnalando l’esistenza di un’altra banda a Cavrie, una frazione di un comune limitrofo, che si qualifica come formazione di partigiani indipendenti e termina con la dizione:

La verità e responsabilita di quanto sopra viene assunta dai componenti dell movimento poltico di Ponzano, l’aderno e Merlengo.

La relazione ha intine una postilla:

Si informa che teri giorno ser alle ore 15 circa in strada principale del Comunel di Ponzano sono state rapmate con la violenza due biciclette a due persone una delle quali è certo Picciol Seminarista.
Si presume che gli autori siano sempre le stesse persone.

Il tragico epilogo del tentativo di eliminare la banda di falsi partigiani

solo nel marzo del 1945, quasi al termine della Resistenza, ci sara un tentativo da parte delle formazioni partigiane della zona di Treviso di fare i conti con i falsi partigiani della zona di Trevignano:

Viene ... segnalata da varie parti l’esistenza, nella zona di Trevignano, di un gruppo di lint particani che, approfittando della situazione contusa, fa man bassa di tutto dove passa. Il problema viene discusso in una riunione di comandanti che, alla hne, decidono di mandare il gruppo mobile nella zona per eliminare una volta per sempre questi ladroni. (Ives Bizzi, Il cammino di un popolo, cit.).

Il gruppo mobile, comandato da Ugo Marino, prima di poter eliminare la banda dei falsi partigiani, fu tradito. I partigiani furono costretti ad un duro combattimento per sganciarsi dall’accerchiamento dei tedeschi e dei fascisti.

Lo scontro costò la vita a due partigiani, ma i tedeschi lasciarono sul campo alcuni morti. La rappresaglia fu terribile:

Prelevano dieci ostaggi e li rinchiudono nella casa del fascio. Qualche ora dopo li prendono e li portano al campo sportivo di Montebelluna. Qui li dispongono, cinque lungo il muro di cinta ovest e cinque lungo quello est, e li fucilano. (Ives Bizzi, Il cammino di un popolo cit., p. 189).

La brigata mobile di Ugo Marino, per andare a Trevignano, era passata da Merlengo: «Sono passati di qua i partigiani che andavano in azione a Trevignano - racconta Arrigo Precoma - dopo due o tre giorni siamo venuti a sapere dei martiri di Trevignano. Erano stati traditi da una spia, c’è stato uno scontro, hanno avuto perdite i partigiani ma anche i tedeschi, per rappresaglia i fascisti e i tedeschi hanno prelevato non so quanti capifamiglia che avevano ospitato i partigiani, per ostaggi, e li hanno fucilati per rappresaglia».

I vari personaggi che si macchiarono di questi atti di delinquenza comune, nascondendosi dietro il movimento partigiano, comprando l’omertà della Questura, delle Brigate nere e dei gerarchi del Partito fascista, nel dopoguerra finirono in prigione. Rimase però, in una parte della popolazione, soprattutto tra chi aveva guardato con sospetto e paura al movimento partigiano, la convinzione che queste azioni fossero collegate alla Resistenza.

 


Note: