Dal Diario Di Guerra Di Giuseppe Santon
Prigioniero In Ungheria
Da Luglio 1916 Fino Ad Agosto 1917
Io non lavoro ad ora, devo sorvegliare e comandare gli italiani, avendo modo di farmi capire parlando tedesco e spiegando loro quello che veniva ordinato, io non sto male, è più faticoso segare frumento, avena, orzo e fare “megioni”. (covoni).
Poi ci dice: “Al lavoro!!” compreso quello che ha preso tante legnate, il giorno dopo ha una terribile febbre, ma poi è guarito. Il soldato austriaco mi chiede scusa, perché io non c’entravo niente e dice che non sapeva quello che faceva, perché arrabbiato.
Per arrivare lì un’ora di treno, alle 5 ci vengono a prendere carretti trainati da cavalli e ci mettono a lavorare fuori città con le macchine per il frumento. Si mangia benissimo e prendiamo una corona al giorno e qui tocca lavorare anche a me.
Il 13 agosto il macchinista che parla tedesco, qui parlano ungherese e non capiscono nulla in tedesco, almeno che uno non abbia fatto il soldato in Austria, mi invita a pranzo a casa sua a Szentes. Il 20 agosto termina il lavoro a Szentes, riuniscono 20 italiani e ci mandano il 22 agosto dal solito padrone a Gàdoros. La situazione non è più la stessa, né per il mangiare, né per il tabacco e i fiammiferi.
Qui, essendoci pochi uomini, lavoro anch’io, oggi 31 agosto sono in riposo, perché ho i piedi in carne viva dal sudore e sono qui che penso alla mia famiglia, alla mia casa e divento pazzo essendo tanto e tanto stanco di questa vita e di questi brutti t…? Domenica giorno 3 si cambia fattore.
Non siamo partiti, rimaniamo tutti sotto lo stesso padrone, un uomo feroce dal cuore di tigre che sentito che alcuni russi parlavano male della guerra, li chiama e comincia a bastonarli ferocemente: pugni, schiaffi, colpi di rivoltella.
Cose da piangere e da gran spavento!!
Dal 4 al 9 abbiamo fatto le punture a 2000 maiali, fra grandi e piccoli, le macchine del frumento continuano a lavorare, oggi 10 settembre è festa e si pensa alla pace e alla famiglia.
Oggi mangiato abbastanza bene con carne di maiale.
Poi si prosegue sempre con la stessa musica: raccogliendo granturco per tutto settembre e fino alla metà di ottobre. Con il primo di ottobre mi hanno messo ad aiutare il cuoco e portare la colazione agli uomini. Dalla metà di ottobre si raccolgono le barbabietole, ma io rimango al mio posto.
Il 13 novembre 1916 si parte da Gàdoros alle 2 pomeridiane per Oroshaza
Ma la situazione è differente da dove eravamo prima, prima di lavorare si prende il tè con il pane, 240 gr., a mezzogiorno e sera la gavetta piena.
Ma la più grande consolazione è stata quella di trovare dei signori italiani, chiamati uno Livio e l’altro Luigi tutti di Verona rimasti qui da lungo tempo.
La sera del 14, tornati dal lavoro, ci invitano a casa loro offrendoci vino in quantità e così possiamo raccontare le nostre sventure.
Pur essendo prigionieri riusciamo lo stesso ad andare a casa loro per mangiare in allegria sentendoci come a casa nostra, ci portano anche in un’osteria e lì beviamo vino a volontà.
Fra noi tre veneti, uno di Verona, uno di Vicenza e uno di Treviso, c’è grande affiatamento, siamo sempre assieme come tre fratelli, dividiamo anche il mangiare.
La domenica 26 novembre i signori Perbellini Luigi detto Boracia e il signor Silvio sono venuti a salutarci nella baracca e ci hanno chiesto della nostra salute.
In questo periodo arrivano pacchi da casa per quello di Verona, in uno ci sono due sigari toscani e un salame, un sigaro lo regala al signor Bernardeli e questo gli dà due corone, l’altro sigaro e il salame lo dà al signor Perbellini Luigi che in cambio gli dà un colombino arrosto con delle focacce piccole fatte a forma di dolci e poi delle bellissime mele.
In questi giorni, da un soldato che parla un po’ l’italiano abbiamo saputo del nostro fronte:
Gorizia fu presa dagli italiani fin dall’agosto del 1916 .
Non tutti raccontano così liberamente, anzi ci guardano di malocchio a noi soldati italiani ed è sempre difficile sapere qualcosa. Però quando vincono loro si fanno sentire, mentre quando perdono non si sente nulla e hanno una grande superbia, perché dicono che loro sono bravi soldati. Quando catturano cento prigionieri, il loro giornale ne scrive quattrocento e tutti ci credono come se li avessero contati.
Voi non crederete, ma ci sono soldati con una gobba da cammello e ci vorrebbero due bastoni , uno per mano e non zaino e fucile. Vecchi , vecchi, hanno più di sessant’anni e fanno proprio compassione. Poi ci sono bambini di diciassette, diciotto anni che sembra ne abbiano dodici, altri senza due o tre dita, altri zoppi, altri con una gamba di legno e fanno i soldati lo stesso.
Qui sembra che tutti i maschi nascano con il berretto da soldato, infatti non si vede un bambino che non abbia il berretto da soldato. E tutti credono a quello che dicono i giornali, credono a tutte quelle bugie e vedono che sempre ci sono morti in tutte le famiglie, nelle stazioni si vedono soldati che partono, donne, vecchi, bambini che piangono la partenza dei loro cari.
E quelli che sono destinati al fronte italiano sono morti ancora prima di raggiungerlo.
Essendo in questa stazione di Oroshaza, sentiamo e vediamo più cose. Il nostro lavoro è di facchinaggio e di cantonieri sulle linee ferroviarie. Non è un lavoro di grande fatica, la paga è di 30 centesimi al giorno, per quanto riguarda il mangiare: ogni mattina il tè, ma non di buona qualità, poi a mezzogiorno fagioli e patate per quattro volte la settimana, gli altri tre giorni verze condite con strutto, alla sera cinque volte patate, le altre due sere pasta fatta a mano non di prima qualità con patate. Il giovedì e la domenica le verze sono condite con le ossa di maiale e poca carne.
La festa non si lavora, pensiamo alla pulizia e alla nostra cara famiglia. Noi qui abbiamo un buonissimo ingegnere che passa ore in nostra compagnia nella baracca, domandandoci delle nostre mamme, delle nostre sorelle e della famiglia.
La nostra bella e brava Italia si è ben organizzata in comitati e in sezioni di Croce rosse che ci fanno arrivare del buon pane, cosa che nessuno dei russi, dei serbi o dei rumeni ha avuto, ma loro hanno ricevuto solo vestiti e tabacco. Qui non si trova un sigaro e quello che si fuma è di contrabbando. Qui non si parla di pace, anche se tutti la desiderano.
Ora sospendo il mio scritto pensando alla famiglia e recandomi a dormire in poca paglia e forse mischiata con certe bestioline poco piacevoli. Ma il coraggio non manca essendo già abituato a condizioni peggiori di questa e così la sera mi rilasso dando la buonanotte con il pensiero a tutti i miei conoscenti e alla mia famiglia.
Domenica 3 dicembre i giornali parlano di una grande avanzata sulla Romania con vittoria per questi (Ungheresi) facendo settantamila prigionieri. Del fronte italiano si parla sempre poco.
Da qui partono diversi treni di soldati, ma non vanno molto volentieri, quelli che tornano dicono che il fronte italiano è terribile, specialmente i nostri cannoni sono precisi e devastanti.
La vita qui a Oroshaza continua sempre abbastanza bene, con lo stesso lavoro e lo stesso mangiare, i sig. Perbellini sono sempre tanto gentili, al punto che hanno portato in regalo un pollo anche al nostro sorvegliante che è un uomo di qua, perché ci tratti bene, ma quest’uomo merita soltanto legnate e maledizioni, perché ci tratta male chiamandoci “cani, maiali e vagabondi”.
Ma dopo un’ora e mezza sono arrivati focaccia, salame e sigarette da parte della padrona di questi signori Perbellini, un’italiana anche lei, una grandissima signora.
Tutti loro non vogliono neanche sentire la parola grazie e noi non possiamo certamente contraccambiare!
Così abbiamo passato delle buone feste sempre grazie alla famiglia Perbellini. Il 28 dicembre non si lavora , perché non c’è pane.
Il 30 danno la corona al nuovo re dandogli il nome di re della pace (Carlo I d’Asburgo successo a Francesco Giuseppe – Carlo IV d’Ungheria).
Il 1° gennaio 1917 ci fu regalata una gallina dal soldato Mosè Loio e quattro grani di sale: questa è la cena del 1° dell’anno e pensiamo sempre alla nostra famiglia e alla pace.
Mandano al fronte proprio tutti , anche quelli senza denti, bisogna proprio che siano orbi per non partire!! Quelli che rimangono, li obbligano al lavoro con una misera paga, tutto è caro, poco pane, hanno 8 chili di frumento al mese. Dunque è proprio magra, anche noi prigionieri si sta a dieta, non occorre aglio per purga!!
La gente dice che devono firmare la pace per forza perché non c’è da mangiare e siccome occorrono uomini al fronte licenziano anche tanti impiegati in ferrovia che sarebbero necessari.
Oggi nevica e l’appetito non manca.
Prima di dare la corona al nuovo re si parlava di pace, ora invece non se ne parla più.
Mandano alla guerra persino i vecchi nonni e i bambini che quest’anno compiono diciott’anni
(ragazzi del ’99) e io sono in pensiero per la mia bella Italia, speriamo che non sia in una situazione così terribile!. Ora ricevo notizie.
Oggi 4 febbraio nevica ancora, è dal 12 gennaio che nevica sempre, la neve è alta un 20 cm.(?).
Mangiamo fagioli a mezzogiorno e la sera patate, 42 gr. di pane nero come la farina di frumento “matto”. Se salverò la mia pelle dirò che ho fatto di tutto e ho provato sofferenze di ogni tipo che si possa immaginare su questa terra.
In questi giorni il freddo tocca punte di gran gelo: 17° sotto lo zero, 23° sotto zero fino a 28° s. z. e bisogna lavorare lo stesso per sgombrare le rotaie, altrimenti i treni non possono proseguire.
Ci portano da Oroshaza a Szarvas, 42 Km. per lavorare.
Si dorme per terra, il freddo è tremendo, ti taglia il viso, in vita mia non ho mai sofferto così tanto il freddo, nella baracca ci sono due stufe, ma non sono sufficienti.
Si dice che un freddo così non veniva da dieci anni, ma che durò solo 4 giorni, non un mese come quest’anno!.
Si parla di pace per agosto. Il 25 di febbraio a casa di Luigi e Angelo Perbellini si radunano altri italiani per parlare della situazione della guerra e sempre sperando di ritornare dalle nostre famiglie.
Il 3 marzo arrivano tristi notizie, perché si dice che l’Austria-Ungheria vuole per forza battere l’Italia e distruggerla come la Romania, schierando 4 milioni di uomini e sfondare l’Italia dalla parte del Piemonte e Costozza(?) e poi penetrare in Francia da quella parte e inoltre battere forte su tutto il fronte italiano. Per questo motivo sono preoccupato, speriamo che la nostra cara patria si possa salvare da questi cuori barbari.
Qui c’è una persona molto buona con noi prigionieri, è il nostro ingegnere che si occupa delle lettere, dei pacchi, dei maltrattamenti, sta con noi ore e ore nella festa e ci dà anche troppa libertà.
Il giorno 2 marzo che era domenica, siamo andati a comprare delle cose da donna, perché qui si fanno anche lavori da donna, come cucire, lavare e tante altre cosette.
Ci arrivano notizie riguardo alla nostra brava Croce Rossa che ci dovrebbe mandare il pane, ma io non ho ricevuto niente e ho il dubbio che gran numero di pacchi vengano rubati da persone affamate.
Il 15 marzo, avendo un gran raffreddore e facendomi male la testa, ho marcato visita e mi hanno dato 3 giorni di riposo e mi hanno prescritto 10 polverine da prendere prima di mangiare e quindi 3 al giorno.
Il 16 marzo era talmente freddo che i vetri delle case avevano sopra il gelo come fossero fatti di puro smalto. Me ne ricorderò sempre , se avrò fortuna di vivere.
Il 19 febbraio mi mandano a 18 Km. da Oroshaza nella stazione di Csorvas per scaricare delle pietre con neve e freddo grandissimo. Il 20 febbraio ritorniamo a Csorvas per lavorare la terra che costeggia la ferrovia e concimarla con il letame, dopo loro passano con le macchine per ararla.
Noi 14 italiani piantiamo patate, fagioli e granoturco.
Dormiamo qui in una baracca, anche se entra aria da ogni fessura, non si sta male…
Il 15 di febbraio ci danno le cartoline per scrivere a casa date dal nostro concentramento di Mauthausen. Il 25 febbraio e per due giorni si parla di una grande rivoluzione in Italia e poi non si sente più niente. Il 30(?) di febbraio , non avendo tabacco, lo chiese ad un borghese (civile) che melo procurò di contrabbando in foglie e l’ho pagato 20 corone al chilo.
Per tranquillizzare la mia famiglia e mia moglie il 1° aprile ho mandato una mia fotografia.
Oggi 8 aprile giorno di Pasqua sono i questa baracca senza alcuna consolazione, ma ringrazio Dio di aver ricevuto 4 pacchi e per oggi ho da mangiare.
Maledicono il fronte italiano perché dicono che è il peggiore di tutti. Il 10 aprile partiamo in 14 prigionieri da Csorvas e viaggiando per 3 ore arriviamo Csabacsiid per coltivare un terreno di un km. di lunghezza e 600 m. di larghezza sempre con vangandini (?) tirati da somarelli.
Dicono che l’Italia sia avanzata di 20 km. e che i nostri alleati stanno facendo una grande offensiva su tutti i fronti. Sembra che veramente l’America si entrata in guerra.
Parlano di una ritirata dei tedeschi sul nostro fronte, la nostra fratellanza italiana li ha respinti, bravi. Qui ci sono soldati che hanno combattuto sul fronte italiano e dicono che è il peggiore per la moltitudine dei cannoni e delle granate.
Qui continuiamo a lavorare come bestie, abbiamo un capo cattivo, è un “fel vigias da segadin”(?) e lo ricorderò sempre, essendo questo anche un ebreo.
Il 7 giugno tutti non fanno che parlare dei combattimenti sul fronte italiano, ma non si sa chi sia il vincitore. Sono 15 giorni che mi trovo a 42 Km. da Oroshaza in una stazione chiamata Szarvas dove stiamo facendo le fondamenta di un magazzino.
Fa un gran caldo e si continua a lavorare 10 ore. Dal 7 giugno, il 29 giorno di S. Pietro, dopo lungo tempo, ho ascoltato la messa. Non piove da più di tre mesi, qui fanno orzo tremendo, il frumento è …? un mese prima, granturco, patate e altro non ne fanno.
Il 6 di agosto accade un fatto molto grave: partiamo da Szarvas alle 2 del pomeriggio verso Mesoturco (Mësotúr) dove arriviamo alle 6, lì verso le 9 arriva il “fel vigias” con un litro di vino bianco e ci dice di andare all’osteria, poi ritorniamo in stazione, ma lì ci dice che il telefono non funziona e che il treno non è arrivato, sicché aspettando ci addormentiamo. Ma a mezzanotte sentiamo dire “andiamo a casa”. Noi al suo comando buttiamo la Aitan, cioè il carrello di sorveglianza per ingegneri ferroviari, sulle rotaie e partiamo, fra noi quattro c’era un russo ubriaco seduto davanti.
Si parla dell’entrata in guerra del Giappone, della Cina e certi dicono anche dell’Argentina, ma io non so se sia vero . Oggi giorno dell’Assunta a Szarvas ho ascoltato la messa per la mia cara famiglia e compagni che difendono la mia cara Italia. Oggi 15-8-1917.