Dal Diario Di Guerra Di Giuseppe Santon

Verso Le Trincee, Incontro Alla Cattura

Da Gennaio A Maggio 1916

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Mesi di gennaio, febbraio, marzo: addestramento reclute a Piacenza.1° aprile partenza da Piacenza per Verona e da lì a S. Pietro in Cariano per le manovre. Il 16 aprile partenza da S. Pietro alle 2 di notte con zaino affardellato e tanta fatica.
Arrivo a Verona alla 7 del mattino, dove ci viene data una pagnotta e una scatoletta di carne.
Partenza immediata per Ala in treno e arrivo alle 11, lì dovevamo nasconderci perché molti aerei nemici volavano sopra di noi. Eravamo 1000 soldati in una grande baracca e ogni giorno facevamo manovre, con lo zaino in spalla, con grande fatica su alti monti rocciosi. Il giorno 25 aprile abbiamo fatto una lunga marcia sulla neve alta 60 cm., il 30 aprile arriva l’ordine di partire, era giorno di festa e mi recai due volte in chiesa.
Alle 7 partiamo per Rovereto: i soldati giovani, per due tre Km., cantavano come se andassero ad una festa, i più vecchi invece, tutti morti in seguito, parlavano piano piano e questo per altri tre Km.
Arrivati a 4 o 5 Km. dalla linea del fronte ci ordinarono il massimo silenzio e divieto di fumare.
Il raffreddore ogni tanto si fa sentire con gran paura che il nemico ci scoprisse. Andiamo avanti in fila per uno per quella strada “scoperta”, sotto tiro dei tedeschi.

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Proseguiamo per Ala, S. Margherita Marani, Serravalle, Marco e Lizzana, fino alle trincee siamo accompagnati da una pioggerellina e dal rumore di un nostro dirigibile che era andato a bombardare a Rovereto.
Alle 3 del mattino del 1° maggio siamo arrivati a 10 m. dalla trincee e qui ci siamo riposati all’aria aperta su terreno umido e roccioso. Con mia grande meraviglia, si sente solo qualche colpo di fucile al fronte di S. Lucia.
All’alba pronto il caffè e alle 11 carne e brodo, le cucine sono proprio vicine. Pensavo: se il nemico viene avanti, fa un vero bottino….. cosa che poi è accaduta veramente.
La sera pasta e vino poi alle 8 con il mio plotone andiamo a dare il cambio al vecchio reggimento 114, mettiamo le vedette a sinistra e a destra nei posti più avanzati e prendiamo le consegne sul da farsi.

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Il giorno 2 maggio ci rendiamo conto di vedere benissimo dov’è il nemico e loro vedono noi, a occhio nudo vediamo i terribili fortini, sicuramente più indietro ci sono invece i grossi forti nascosti e in mezzo i cannoni che poi si son fatti sentire e per i quali molti hanno perso la vita.
Alla sera del 2 maggio cambio di vedetta con pochi uomini, là dove ne occorrevano 12 ce n’erano 8, quelli che smontano la guardia vengono mandati subito al lavoro per fare camminamenti, fortificare trincee fino alle 11 di sera e poi dormire.
Il giorno 3 caffè, poi pulizia al trinceramento e ai passaggi della trincea dalle 5 alle 6, dalle 9 alle 11 lavoro e poi rancio, riposo fino alle 2 del pomeriggio, poi lavoro fino alle 5, rancio, cambio vedette e così via sempre tranquilli, qualche colpo di fucile e qualche rara cannonata senza mai ferire nessuno, nonostante fossimo tra due monti terribili, a sinistra il Biaena e a destra il Finonchio.

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Il 13 maggio alle ore 10 del mattino comincia a farsi sentire il 805 (cannone da 805 mm.) per 2-3 ore. Poi alle 3 del pomeriggio ricomincia di nuovo fino a notte con altri calibri che accompagnavano bene quella furibonda musica. In tutto il reggimento ci fu solo un morto e un ferito, si ha l’impressione che siano colpi di assestamento per centrare bene l’obiettivo.
Mi reco in cucina per prendere un caffè, 10 centesimi di pane bianco per fare colazione a mezzanotte in punto. Compero una bottiglia di vermut e ne bevo metà e l’altra metà la risparmio per l’indomani, poi prendo l’altra roba per i miei soldati da dare la mattina prossima: francobolli, cioccolata, pane bianco, sigarette, scatole di sardine e tonno, scatole di frutta in conserva, scatolette di latte in conserva per il valore di £ 25 che non ho potuto recuperare perché tutto è andato perduto sotto il fuoco nemico, per fortuna io sono ancora salvo. All’alba del 15 maggio inizia un terribile bombardamento.
Sotto una tempesta di proiettili e di cannonate, esco fuori dalla trincea di ricovero e, non sapendo cosa mi succederà, mi porto dietro tutto quello che ho. Sveglio qualche soldato che ancora dorme e il tenente che non ha fatto in tempo a vestirsi. Mi recai in fretta in un camminamento della Fondera(?) di un metro e venti e ci siamo riuniti tutti. E intanto continuava quel tremendo flagello, andai con 4 soldati a raddoppiare le vedette di guardia, ma ormai non facevo più conto della mia vita, le orecchie non sentivano che un tuono continuo, gli occhi non vedevano che fumo.
Così, con l’aiuto di qualche santo, dopo aver fatto il mio dovere, sono tornato nel camminamento dove c’era il tenente. Ma quel terribile bombardamento continuava.

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La scheggia di un bossolo da 75 mi sfiorò la testa e passando per il braccio sinistro dove avevo l’orologio, rompe il vetro e le sfere, rimbalza su una grossa pietra e le schegge feriscono leggermente altri soldati. Alle 10 e mezza sempre del 15 maggio il tenente mi manda a vedere dalle vedette che cosa c’è di nuovo. Allora io facendomi il segno della croce eseguo l’ordine, ma una vedetta mi viene incontro dicendo: “son qui, son qui”. Torno per avvisare il tenente, allora corriamo tutti in trincea, ognuno alla propria feritoia e “FUOCO!! FUOCO!!”. I Tedeschi avanzano e sono sempre più vicini e continuano a fare fuoco con un terribile rumore dei cannoni, non speravamo altro che morire in quel rumore d’inferno.
Con il permesso del tenente, mando a prendere la bottiglia di vermut.

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Ci siamo fatti un po’ di coraggio svuotando l’altra metà della bottiglia di vermut. Continua il bombardamento dei cannoni nemici, noi continuiamo a fare fuoco, ma poco giova visto che non abbiamo aiuto dall’artiglieria che non tira nessun colpo. I Tedeschi si portano sempre più sotto, intanto io ne uccido uno e dopo un po’ un secondo, il fucile è rosso come il fuoco. Vengono a mancare le munizioni che bisogna andare a prendere nella trincea dove ci sono 3-4 casse. Corro per prenderle, ma ne trovo soltanto 2, perché le altre sono state coperte dalle cannonate, proprio dove c’erano le vedette di prima sorveglianza e lì tutto era andato in aria.
I Tedeschi sono sempre più vicini, do ordine ai soldati di colpire, ne vedo un terzo cadere il tenente mi dice: “bravo sergente lei tira bene!”. A questo punto ne cade un quarto e uno lo ferisco.

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Intanto il nemico avanza da destra penetrando nella nostra trincea e ce li troviamo di fronte, noi scappiamo, loro gettano bombe a mano, poi li vediamo avanzare a sinistra, a destra erano tutti morti o feriti. Che fare? Dico al tenente o ci ritiriamo o ci diamo prigionieri. Il tenente mi dice che non ci si può ritirare, perché non abbiamo ordini.
Intanto il nemico ci ha circondato, alcuni sono riusciti a scappare, altri sono già stati fatti prigionieri, i morti vengono abbandonati, i feriti raccolti e curati dai tedeschi.
Voglio scappare, ma ad un tratto mi sento puntare addosso la baionetta e mi fanno consegnare le armi e alle 4 pomeridiane mi portano via senza poter portare con me nulla, solo quello che avevo in tasca e senza poter mangiare niente






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