Ponzano : Note Storiche
IL NOSTRO COMUNE
Questo capitolo, che potrebbe essere definito: “Dentro la cronaca, realtà e problemi di uno sviluppo”, al termine della monografia su Ponzano, frazione e comune, ha carattere più di appendice che di conclusione.
Lo sguardo chiaramente sintetico sul nostro comune ci esime dal registrare tutta la cronaca: ci siamo limitati ad annotazioni su alcune linee di sviluppo che la nostra comunità sta vivendo, ed, ovviamente, come la nostra sensibilità le ha colte.
Come si presenta oggi il comune di Ponzano Veneto
La topografia situa ilnostro comune nell’immediata periferiadi Treviso tra Paese e Villorba. La nostra storia recente è almeno in parte la stessa di questi due comuni vicini, limitrofi di Treviso.
Uno sviluppo assai vistoso e complesso ha interessato uomini e cose; non siamo gli stessi di 30 anni fa, e non tanto perchè le generazioni inevitabilmente si succedono. In questi 30 anni sono cambiate molte cose dentro e fuori di noi, come mai era successo prima Censimento popolazione 1951-‘61-‘71(Ponzano Veneto) ab./km2 22,14 .
Anno | b./km 2 | Totale residenti |
1951 | 154 | 4301 |
1961 | 203 | 4503 |
1971 | 250 | 5525 |
1980(dic.) | 313 | 4301 |
Ad esempio, l’appartenenza allo stesso comune o paese non ha più il significato di una volta. Nel passato era lo scenario invariato di tutta una vita: offriva del lavoro, amicizie, i primi elementi di istruzione; l’arco di tutta una vita si consumava nel perimetro del comune.
Nel presente invece la dimensione del comune non spiega chi siamo e che cosa facciamo: spesso il lavoro, la scuola, le relazioni significative, i propri sogni di vita e di impegno ci collocano altrove. Anche i momenti fondamentali della nascita e della morte di una persona sono sottratti alla famiglia e al paese, il più delle volte si nasce e si muore in ospedale. Anche questo è indice di tempi nuovi.
S’impone una domanda: il Comune è solo un dato necessario per l’anagrafe, una pura espressione geografica? Ha senso interrogarci come concittadini di Ponzano?
Il presente articolo non ha la pretesa di rispondere, ma di offrire delle suggestioni. È prossimo al lavoro di un giornalista casalingo - non ce ne voglia il giornalista di professione! - che intende parlare del quotidiano con incursioni nel passato, per spiegare e vivere il presente.
Le amare conseguenze della guerra
Ponzano esce dal 2° conflitto mondiale profondamente segnato. Si contano numerosi i giovani caduti in guerra e - peggio - sulle sponde opposte di una lotta fratricida dovuta all’imbarbarirsi del fenomeno fascista. La popolazione ha condiviso soddisfatta la liberazione, non ci sono state vendette clamorose tra vincitori e vinti, tutti avevano fretta di dimenticare e di voltar pagina. Forse però è mancata una riflessione critica sulla guerra: questa la si archivia per i suoi effetti devastanti, senza individuare e neutralizzare tutte le cause. Anche per questo il passaggio sarà rapido in ambito nazionale tra guerra calda (40/45) e guerra fredda (47/48). Le ideologie premono per annettersi e conformare di sè ogni cosa Di “ideologia” proponiamo un uso non scientifico, tuttavia corrente ai nostri giorni: un sistema compiuto di idee e di prassi, che spesso si impone alla realtà e che recepisce troppo lentamente ed in forma ridotta le novità, che i tempi vanno suggerendo. . Le forze della Resistenza, dopo un momento di unità, che aveva espresso la Costituzione (47/48), sono progressivamente risucchiate in campi avversi.
Al potere ci si può soppiantare, non si può coesistere per un superiore interesse comune. Gli italiani vivono in casa loro un duro confronto tra due concezioni e due zone di influenza (U.S.A. e U.R.S.S.). Ma si poteva non schierarsi e invece farsi promotori di un progetto autonomo a tutti i livelli? L’arretratezza economica e anche culturale, paure antiche e nuove hanno sconsigliato di battere questa strada, perchè lunga e di dubbi risultati a breve termine.
Tensioni ideologiche e difficoltà economiche
Nel dopoguerra a Ponzano, su una popolazione di 4300 unità, il tasso di analfabetismo supera il 6% Censimento popolazione 1951-‘61-‘71 (Ponzano Veneto).
Anno 1951 - analfabeti 233 + 14 (in età d’obbligo scolastico) su 3755 residenti oltre i 6 anni d’età.
Anno 1961 - analfabeti 117 di cui: 3 di età compresa tra i 6 ed i 14 anni; 45 di età compresa tra i 14 ed i 65 anni; 69 di età compresa oltre i 65 anni; su 3990 residenti oltre i 6 anni d’età.
Anno 1971 - analfabeti 78 (di cui 58 dai 45 anni in poi) su 4859 residenti oltre i 6 anni d’età. . Il reddito pro-capite italiano — se dobbiamo credere alla media nazionale - non oltrepassa il 20% di quello statunitense e il 40% di quello inglese.
Sempre in quegli anni, il settore agricolo occupa all’incirca il 43% delle persone attive, ma molti altri sono dei sottoccupati Censimento popolazione 1951.
abitanti residenti in età superiore ai 10 anni: 3468, così distribuiti
abitanti attivi (di cui in agricoltura 1405) 2256
abitanti non attivi suddivisi per classe:
abitanti in attesa della prima occupazione 104
abitanti occupati nelle cure domestiche 703
altri (studenti, pensionati, inabili permanenti, poveri a carico della pubblica amministrazione 1212 . Si riapre così la via della emigrazione con un tasso pari spesso all’incremento naturale della popolazione. Altri ancora sono assorbiti da piccole industrie manifatturiere, da laboratori artigianali, dal commercio e da qualche settore dell’apparato statale Censimento popolazione 1951.
Addetti:
- industrie estrattive e manifatturiere 349
- costruzioni ed installazione impianti 191
- energia elettrica gas ed acqua 4
- trasporti e comunicazioni 18
- commercio e servizi 221
- credito ed assicurazioni 3
- pubblica amministrazione 65
Emigrati all’estero: censimenti del 1951-‘61-‘71
Anno 1951 - temporaneamente assenti 148 in genere
Anno 1961 - temporaneamente assenti 75 per lavoro su 80
Anno 1971 - temporaneamente assenti 3 per lavoro su 13
.
Facile da immaginare è la lunga fila di disoccupati, pari a 1,5/2 milioni di unità sul piano nazionale. E chiara l’estrema vulnerabilità del mondo del lavoro. A tutti i livelli ci sarebbe bisogno di unità, ma è la contrapposizione che prevale sia in campo politico sia in campo sindacale. Democrazia Cristiana contro Fronte Popolare, contadini contro operai, operai contro altri operai come se il potere di decidere fosse ancora nelle loro mani e potessero permettersi il lusso di dividersi. Ma lo stato, l’apparato finanziario-produttivo si erano già trasformati quel minimo necessario per legittimarsi di nuovo come poli di un certo sviluppo senza che la base ne avesse tentato un controllo democratico serio.
L’agricoltura era già tendenzialmente sacrificata alle ragioni dell’industria, pur presentandosi a livello nazionale con un consistente deficit della bilancia alimentare con l’estero. Nascono anche in zona le prime cooperative ad opera di cattolici democratici (latteria cooperativa: aprile 1948). Riprende l’esperienza della Cassa Rurale La “Cassa rurale” era sorta nel 1892 (tra le prime nella nostra provincia) con sede in Paderno presso la canonica. Figura nell’autorizzazione ministeriale di quello stesso anno come “Società cooperativa in nome collettivo - Cassa rurale di prestiti di Paderno - Merlengo - Ponzano Veneto”. (1946), ma lo spirito delle leghe bianche che aveva guidato il rinnovo dei patti agrari tra il ‘19 e il ‘22 è ormai un ricordo.
Sostanzialmente la cooperazione si blocca. I cattolici sembrano ora esporsi con un’altra sensibilità. Hanno le responsabilità del potere e a loro preme la ricerca delle alleanze necessarie all’interno del corpo sociale, con attenzione crescente all’area del ceto medio emergente nel campo dei servizi e delle varie unità produttive. Di “aprire” questa società a dimensioni comunitarie, solidaristiche secondo l’ispirazione cristiana resta pur sempre una vaga esigenza, ma il disbrigo delle urgenze occupa le migliori energie. Forse lo stesso progetto di nuova società doveva essere troppo schematico per essere reso attuale.
Sullo sfondo si intravvedeva una sorta di diffidenza verso il mondo moderno-industriale, spesso presentato con toni materialistici da marxisti e borghesi, per altro contrapposti tra loro. Persisteva forse inconsciamente il fascino della civiltà contadina, che sembrava meglio garantire la famiglia, la fede religiosa, il senso dell’autorità, il rispetto delle tradizioni, il lavoro a dimensione umana, la formazione morale della persona. Il travaglio dura alcuni anni nella coscienza e nella prassi dei cattolici democratici ad ogni livello. Riesce difficile fare politica a grande respiro, si cerca e si fa la buona amministrazione con punte notevoli di competenza e di efficienza A livello comunale le amministrazioni sono state presiedute dai Sindaci: Mattiazzo Giovanni (1946- 1951) - Martini cav. uff. Luigi (1951-1975) - Bonesso Dino (1975….)..
Alcune tappe del nostro sviluppo produttivo
Sul finire degli anni ‘50 anche da noi approdano le prime industrie, favorite dagli incentivi per le zone depresse. Sorge una filiale delle confezioni Comunello — (poi San Remo) - a Paderno, sollevando le condizioni di un settore tradizionalmente trascurato come quello dell’occupazione femminile, costretto o all’emigrazione in Svizzera o alla ricerca di un servizio “a ore” (detto anche “far fatti”) in città Censimento popolazione 1961.
Mentre in dieci anni l’agricoltura perde 625 addetti, scendendo a 780 unità, l’industria offre sempre maggiori possibilità d’occupazione.
Addetti:
- industrie estrattive e manifatturiere 645
- costruzioni ed installazione impianti 329
- energia elettrica gas ed acqua 2
- commercio 120
- trasporti e comunicazioni 40
- credito ed assicurazioni 2
- servizi 114
- pubblica amministrazione 28
Totale residenti oltre i 10 anni d’età 3701; “non attivi” 1622 (scolari, studenti, casalinghe, pensionati, poveri a carico della pubblica amministrazione). .
Con il passare degli anni il panorama industriale della zona si arricchisce per consistenza e qualità; Benetton è un nome che vale per tutti. Ma c’è un intreccio di nuove iniziative: De Nardo, Bin, Modelflex, O.M., Stam., ecc.
Il comune cambia volto: dapprima timidi restauri, poi il boom di fabbricati totalmente nuovi. Si scaccia per sempre il passato di miseria. Le strade bianche, polverose non sono più l’asse portante della viabilità comunale. L’asfaltatura è imponente e accompagna l’accesso all’auto da parte delle nostre famiglie. Tutto questo è vissuto come simbolo di una nuova dignità sociale, da parte dell’individuo in primo luogo. Solo di recente è maturata una concezione più aperta che favorisce anche da noi - per esempio - il servizio di trasporto pubblico in forma organica (CTT 1975).
Funzionante ormai la rete idrica comunale dal 1966, ci si avvia negli anni 70 ad assicurare alla comunità altri beni ancora più decisivi in ordine alla qualità della vita.
Situazione sanitaria e assistenziale
Il bene della salute proprio in questi tempi balza in primo piano con novità di rilievo. La sua difesa non è più legata alla possibilità dei singoli, è un diritto primario, di cui si fa carico l’intera società.
Se ultimamente, a livello nazionale, si programma l’unificazione del servizio sanitario (dicembre ‘78), a livello locale si dà corso e si verifica questa linea di tendenze. Cessano le mutue, a permanere sono invece le lunghe file presso gli ambulatori e gli intasamenti fin nelle corsie degli ospedali. Si scopre così tra l’altro che la salute si cura meglio allorquando si fa del lavoro di prevenzione e si dispone di ambulatori di zona attrezzati.
Alle vaccinazioni di “routine” si aggiunge il servizio di controllo medico su fasce di bambini a livello di scuola primaria (asilo-elementari-medie). Tante volte si avverte la necessità di una vera équipe medico-psico-pedagogica, visto che la salute è la risultante di un equilibrio psico-fisico, specie in un bambino.
Da adulti, la salvaguardia della salute si attua innanzitutto attraverso il controllo dell’ambiente di lavoro in presenza di infortuni, di malattie “professionali”, di dubbi sulla produzione: un campo ancora troppo inesplorato, dove gli interessi qualche volta si scontrano e l’autorità pubblica competente ha il preciso compito di far valere le ragioni della salute in modo appropriato, serio, non occasionale o generico. C’è un settore dove l’ente Comune sta dimostrando particolare sensibilità: questo riguarda gli anziani. Per tanti di loro la stagione dei doveri, dei sacrifici è stata di gran lunga preponderante su quella della rivendicazione dei propri diritti.
Accennare alla festa che si è istituita per loro dal ‘78 può apparire folcloristico e fuorviante. In realtà durante questi anni si sono anche organizzati dei soggiorni climatici estesi a tutti gli anziani a prescindere dal loro reddito; un centinaio di anziani ne ha già goduto i benefici.
Nella struttura socio-sanitaria del nostro Comune figurano assunte un’assistente sociale e un’infermiera per svolgere un ruolo di assistenza a tutta la popolazione e in modo particolare agli anziani, seguendo i casi più bisognosi anche a domicilio. In prospettiva ciò che si domanda con forza (anche a seguito di progetti già avviati a suo tempo) è che nessun anziano venga sradicato dal proprio ambiente Tre miniappartamenti per anziani sono stati resi agibili nelle immediate adiacenze del municipio su immobile comunale, ancora nel 1975. .
Anche per questo - ma non solo (ricordiamo a mo’ di esempio gli handicappati) - c’è bisogno tuttora di un servizio e di una assistenza socio-sanitaria maggiormente programmata e meno episodica.
Urge un organico stabile, adeguato, sorretto da una commissione locale rappresentativa e autorevole, per affrontare in termini nuovi l’assistenza e la sanità al di là di ogni buona volontà pur necessaria.
Ancora un obiettivo sociale ci si è proposti con la costruzione dell’asilo nido ora in corso. È cronaca dei nostri giorni: si vuol venire incontro già entro l’81 alle lavoratrici madri, che temono di essere risospinte nel “privato”, inteso come forma di emarginazione rispetto al più ampio ruolo sociale dovuto alla donna. D’altra parte la tutela del valore sociale della maternità impone che si garantisca al bambino in assenza della madre un’adeguata assistenza che conservi intatte le sue potenzialità di sviluppo e di relazione. Auguriamoci che i vari beni da tutelare non entrino in conflitto e che in ogni caso sia tutta la comunità a tenerne conto in maniera accorta, nel rispetto dei diritti-doveri di ciascuno.
Iniziative umanitarie, culturali e sportive
La cittadinanza ha espresso in questi anni anche altre varie esigenze, spesso fondando e gestendo iniziative in proprio. Su istanza della popolazione è sorta nel 1970 una sezione AVIS e nel decennale è seguita l’AIDO: segnali entrambi di squisita solidarietà che permane viva tra le persone. Viene segnalata - e raccolta dai vertici comunali - l’opportunità di un Centro Sociale, che permetta incontri-dibattito alle persone e alle categorie vive della popolazione (1975).
Intanto muove i primi passi la biblioteca comunale (1978): la sua istituzione indica a tutti l’esigenza di una formazione culturale permanente, per capirci e comunicare. L’istruzione non dovrebbe più essere un hobby o una cosa da ragazzi o privilegiati. Sono i tempi della scolarizzazione di massa. Si va dalle scuole materne parrocchiali alle elementari e medie, che vengono costruite e successivamente ampliate, ma tuttora insufficienti per una utenza in continuo aumento. La popolazione studentesca nel campo dell’obbligo è ormai di 947 unità su un totale di 6951 abitanti, tanti ne conta il Comune in questo momento.
Nel campo dello sport prendono forma i primi impianti sportivi ad opera del comune. La loro animazione - è doveroso riconoscerlo - ha per protagonisti dei privati cittadini, spinti dalla passione sportiva. Sorgono così società di calcio, di atletica leggera e di ciclismo.
Ma ai privati non si può chiedere di risolvere i problemi di tutta una comunità dal punto di vista sportivo. Lo sport è ancora appannaggio di pochi; la maggioranza dei giovani non vi risulta coinvolta; forse più di qualcuno non si sente nemmeno interessato; in ogni caso sono le ragazze a risultare le più assenti dai campi di giuoco, se non proprio le più trascurate. Eppure lo sport è un fenomeno di educazione personale e sociale di cui tutti si necessita, uomini o donne che si sia.
Dove va la nostra comunità
Si impone come problema chiave dell’ultimo decennio la ristrutturazione del territorio. Con la fine degli anni ‘60 l’agricoltura ha ceduto definitivamente il passo all’industria e al terziario sia in termini economici che di costume Censimento popolazione 1971.
Popolazione attiva 2280; non attiva 1767; su un totale di 4047 residenti d’età superiore ai 14 anni. N.B. - Nei precedenti censimenti del 1951-‘61 si sono considerati attivi i residenti di età superiore ai 10 anni.
Addetti: n.
- agricoltura 460
- industrie estrattive e manifatturiere 974
- industrie costruzioni ed installazione impianti 298
- energia 8
- commercio 244
- trasporti e comunicazioni 6
- servizi 156
- pubblica amministrazione 45
.
E’ aumentata la popolazione (indotta probabilmente dall’estrema vicinanza a Treviso) a cui fa seguito una richiesta sempre più pressante di servizi in termini nuovi per quantità e qualità.
Si ricerca allora un punto di riferimento globale, per servire in forma organica il nuovo tipo di società che si presenta. Di qui parte l’iniziativa del Piano di fabbricazione che risale al ‘73, ma tuttora se ne attende un aggiornamento urgente attraverso il Piano regolatore generale, perchè possa incidere veramente.
Intanto all’aprirsi degli anni ‘80 rallenta l’espansione dell’industria. L a G.I.C. e la SMALTIGRES addirittura chiudono i battenti; anche nel campo dell’edilizia c’è aria di crisi.
Procede - in positivo - una certa diversificazione produttiva fra le nostre industrie: si fa più forte - per esempio - il comparto metalmeccanico (OM, STAM, LENA-FAVERO) e nel settore dell’artigianato va segnalato il comparto del mobile. E finito il boom dei primi anni ‘70. La casa in proprietà per chi non ce l’ha è un sogno, dati i costi. La presenza pubblica nel settore è carente sia come normativa, che è complicata, sia come offerta di case. Dopo le prime abitazioni INA-GESCAL, non si sblocca per varie ragioni un piano coordinato, che favorisca la cooperazione nell’accesso a quel bene basilare e sociale quale è la casa Il prospetto delle abitazioni attraverso i tre più recenti censimenti nazionali 1951-‘61-‘71:
1951
- abitazioni occupate vere e proprie con le famiglie che le occupano 782
- stanze 2996
- baracche occupate con le famiglie che le occupano 10 con stanze 28
- abitazioni non occupate pari a stanze 120
Per un totale di 4301 abitanti residenti.
1961 n.
- abitazioni occupate vere e proprie con le famiglie che le occupano 1019
- stanze 2996
- vani accessori
- abitazioni non occupate
Per un totale di 4503 abitanti residenti.
1971
- abitazioni occupate 1312
- famiglie che le occupano 1436
- stanze 5969
- vani accessori 2637
- abitazioni non occupate stanze 492
vani accessori 181
- abitazioni in proprietà 1044
- abitazioni in affitto 300
- abitazioni occupate ad altro titolo 72
- altri tipi d’alloggio 2
- famiglie che li occupano 3
- convivenze 6 con residenti 16
Per un totale di 5525 abitanti residenti..
L’agricoltura si è meccanizzata, sono ulteriormente diminuiti gli addetti nel settore, ma i problemi restano. I giovani - fatte alcune lodevoli eccezioni - la guardano con diffidenza e se ne allontanano perchè non vedono risolti i nodi strutturali di sempre(12) Questa è la popolazione attiva in condizioni professionali, per classi d’età (censimento popolaz. 1971).
Anni di età 14-20 21-29 30-54 55-59 60-64 65-...
————————————————————————————————————————————————————————————
Agricoltura 15 24 223 79 64 55
Industria 308 417 509 35 8 3
Altre attività 56 127 257 26 19 13
N.B. -1 giovani, compresi tra i 14 ed i 39 anni, rappresentano il 10% degli addetti in agricoltura, secondo una media veneta di questi ultimi anni (INSOR).
.
E di fatto considerata un’attività minore rispetto all’industria. Molte pic- cole aziende resistono perchè integrate da altri redditi da lavoro. L a proprietà è estremamente spezzettata, legata com’è alle vicissitudini delle eredità e alla concezione diffusa della terra come bene rifugio, anziché strumento di lavoro. I contratti agrari di oggi non rassicurano più le parti contraenti, mentre i costi di produzione salgono e si sa che un prodotto costoso è anche difficile da collocare in termini remunerativi 2⁰ censimento generale dell’agricoltura (1980).
Aziende per classi di superficie (misure in ettari)
classe n. aziende sup. tot. (ha)
fino a 1,00 ha 182 98,37
1,01- 2,00 145 218,72
2,01- 3,00 105 254,57
5,01-10,00 69 470,95
10,01-20,00 10 124,57
20,01-50,00 2 64,53
oltre i 50,00 — —
Aziende secondo l’attività lavorativa aziendale ed extra aziendale del conduttore
esclusivamente o prevalentemente presso l’azienda 428
- prevalentemente presso altre aziende agricole 10
- in altri settori 198
.
Il contesto CEE impone nuova professionalità e investimenti, ad un tempo selettivi ed agevolati, secondo criteri moderni. Una agricoltura - assistita genericamente in modo fittizio - non ha futuro e non crea futuro per alcuno. Non basta neppure saper produrre oggigiorno; si rileva sempre di più l’opportunità di gestire insieme le varie fasi della produzione, a partire dagli acquisti di base necessari all’agricoltura fino alla lavorazione del prodotto più sofisticato. Ma il nodo della situazione sta nel momento della commercializzazione, che è praticamente tolta e ai produttori e ai consumatori del settore. Si tratta di un problema comune anche a buona parte dell’industria.
Incidere su questo piano fino ai livelli più alti significa sottrarsi a talune intermediazioni che rasentano l’inefficienza, quando non sono espressione di monopolio; anche questo è un modo per continuare a dare contenuto ad una società che si vuole ancora democratica, perchè essa viva come scambio di servizi e non come campo aperto alle imposizioni di parte.
Conclusione
Siamo forse ad una svolta per consolidare il nostro sviluppo come di fronte ad una svolta si sono trovati i nostri concittadini trent’anni fa.
Abbiamo voluto sfogliare l’album di famiglia almeno in qualche pagina, per imparare chi siamo e da dove veniamo. L’abbiamo fatto con interesse critico e insieme con riconoscenza per quanto è stato fatto.
In una società anni ‘80 anche a Ponzano è finito il tempo dei modelli precostituiti. È tempo di ricerca, non di speranze già confezionate e pronte per l’uso. C’è posto per tutti. Nessuno si può sottrarre, se vuole riappropriarsi della propria storia anche a livello locale Per i dati riferiti nell’ambito dell’articolo, si sono consultati alcuni lavori dell’Istituto Centrale di Statistica.
ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA
IX censimento generale della popolazione (4 nov. 1951)
Vol. I - Dati sommari per comune
Fascicolo 22 - Provincia di Treviso
Società Abete - ROMA 1954.
ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA
X censimento generale della popolazione (15 ott. 1961)
Vol. III - Dati sommari per comune
Fascicolo 26 - Provincia di Treviso - ROMA 1965.
ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA
XI censimento generale della popolazione (24 ott. 1971)
Vol. II - Dati per comune sulle caratteristiche strutturali della popolazione e delle abitazioni
Fascicolo 22 - Provincia di Treviso - ROMA 1974.
ISTITUTO CENTRALE DI STATISTICA
II censimento generale dell’agricoltura (25 ott. 1970)
Voi. II - Dati sulle caratteristiche strutturali delle aziende
Fascicolo 22 - Provincia di Treviso - ROMA 1972.
.
Note:
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