Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi

I LAVORATORI AMBULANTI

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«El moéta» (l’arrotino)” 

El moéta (l’arrotino)

Di tanto in tanto passava el moéta od uè fa che affilava coltelli, forbici ed aggiustava ombrelli, meritandosi così anche il nomignolo di ombreéta. Egli proveniva solitamente da Pinzòlo (Trento), nei pressi di Madonna di Campiglio, e circolava per tutti i nostri paesi. Anche questo personaggio, nel suo itinerario, aveva sempre come punto di riferimento qualche casa di contadini, che benevolmente gli concedevano ospitalità, un po’ di cibo ed un angolino nella stalla per riposare. A titolo di cronaca, il popolo di Pinzòlo ha eretto un monumento in bronzo rappresentante l’arrotino durante la sua attività.

El spassacamìn (lo spazzacamino)

Era lo spauracchio dei bambini. Faceva la sua comparsa per le strade, addentrandosi nelle borgate e lanciando il tipico richiamo: «Dòne, se qua el spassacamìn! El spassacamìn!». Giungeva tutto sporco di nero con il necessario per ripulire l’interno dei camini pieni di caisine e di bòroIl boro  è  un liquido vischioso,  color nero-bruno, composto di olii volatili originati dalla combustione della legna, specie se umida. Esso aderisce alle pareti del camino, sgocciolando lentamente e imbrattandole. Da ciò la necessità della pulizia periodica accurata per evitare l’accumulo del boro che poteva diventare infiammabile Caisìne: fuliggine..

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«L’ombreléta» (il riparatore di ombrelli)

L’impaja carèghe o careghéta (seggiolaio-impagliatore) Era chiamato anche consacarèghe  o careghéta,  da carèga, cioè sedia; i vecchi dicevano cariega..

Proveniva dalla zona del Montello (Ciano) o dalle montagne del Cadere o del Friuli. Come gli altri lavoratori itineranti citati, otteneva rifugio e ospitalità presso gli agricoltori. D’inverno lavorava nelle stalle e nella buona stagione gli era sufficiente l’ombra di un albero. Portava seco il fascio di strame, la paglia caratteristica indispensabile, le trivelle, el cortèi da sera e la mussa, attrezzo questo di notevoli proporzioni per poter eseguire lo scheletro delle sedie nuove; inoltre possedeva altri strumenti necessari per la eventuale riparazione delle sedie rotte. La particolare destrezza con cui lavorava attirava l’attenzione dei grandi e dei ragazzi

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Calderaio al lavoro

El calderèr (il calderaio)Si chiamava anche stagnìn o stagnàro.

Riparava pentole, pignatte e pajoli (calière). Provvedeva anche alla stagnatura delle pignatte di rame ed era convenientemente attrezzato per tale operazione. Come i precedenti lavoratori ambulanti, pur questo trovava ospitalità presso i contadini.

El strassariòl (lo straccivendolo)

Questo era uno personaggio locale o dei dintorni.

Munito di un misero carretto tirato da un asinelio, ovvero di una bicicletta trainante un umile biròcio a due ruote e di una bilancia per pesare la mercé, girava di borgo in borgo annunciando a voce alta il suo arrivo. Allora sbucavano fuori ragazzi e donne, che avevano accumulato stracci, ferro vecchio, ossa, pelli di coniglio, di gatto e di talpa ben essiccate, il tutto destinato alla vendita.

Il suo passaggio era pressoché periodico ed ogni famiglia si dava da fare per racimolare le merci sopra citate: i tempi erano difficili e tutto serviva per procurare qualche denaro.

El caveàro

Era colui che circolava nei paesi per comperare capelli di donna, recuperati dalla pettinatura, capelli che poi venivano lavorati e destinati alla confezione delle parrucche. Il passaggio di predetti lavoratori avveniva pressoché periodicamente ed ogni famiglia interessata si regolava in merito

Altri personaggi itineranti

Oltre alle persone citate, circolavano gli zingari che vivevano di espedienti accompagnati dalle loro donne chiromanti e cartomanti. Le prime avevano l’arte di leggere il destino d’una persona nelle linee della palma della sua mano e le seconde pretendevano d’indovinare il futuro per mezzo delle carte da gioco. I risultati delle prestazioni di dette zingare suscitavano logicamente curiosità, ilarità o perplessità nelle persone più o meno influenzabili che davano un certo credito a quanto veniva loro affermato dalle scaltre girovaghe.

 


Note:

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