Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi

MEMORIE STORICHE DI PADERNO

Paderno Si deve precisare che nell’Archivio Parrocchiale di Paderno vi è scarsità di documenti circa il passato. E’ noto infatti che nell’epoca politicamente inquieta del 1848, andarono distrutti molti documenti utili a completare la storia della parrocchia. (C. AGNOLETTI, Treviso e le sue Pievi, op. cit., pp. 616-617). è la frazione che si trova al centro del Comune di Ponzano Veneto. Il suo nome potrebbe derivare dall’aggettivo «paternus», cioè «paterno».

Questa frazione è attraversata dalla strada provinciale che ha origine dal Viale della Repubblica (strada Ovest) di Treviso in località «Alle Corti» e che raggiunge la secolare Schiavonesca ai piedi del Montello.

Non è precisabile quando il primo nucleo umano possa essersi insediato in questa località ma si ritiene poco lontano nel tempo rispetto a Merlengo ed a Ponzano. I documenti esistenti hanno una datazione pressoché contemporanea per tutte e tre le frazioni.

Nella biblioteca Capitolare di Treviso vi sono pergamene in cui è citato il nome della frazione in argomento risalenti agli anni 1146, 1167, 1182, 1192, 1204 e 1208. Presso l’Archivio della Curia Vescovile sono conservate bolle papali in cui è nominato Paderno: quella di Eugenio III, datata Segni (Roma), 3 maggio 1152, bolla ricordata nell’argomento delle «Memorie storiche di Ponzano Veneto», quella di Alessandro III (Viterbo, 19 luglio 1181), di Lucio III (Verona, 1 ottobre 1184), di Urbano III (Verona, 25 agosto 1187)ANTONIO SARTORETTO, «Antichi documenti della Diocesi di Treviso dal 905 al 1199», Tip. Editrice Trevigiana, 1979..

Nell’anno 1297 troviamo ancora: «Capella S. Marie de Paderno Juravit et non solvit decimam Presbiter Gerardus»«Studi e testi», op.  cit.. Così, come nel caso di Ponzano, anche per Paderno troviamo qui per la prima volta il nome d’un prete della parrocchia. Paderno inoltre è ricordata nel «Quaternus decime triennalis cantra turcos» dell’anno 1344Biblioteca Capitolare di Treviso.. Mons. Agnoletti, nella sua citata opera, rammenta che nel lontano 1282 nel registro dei dazi stava scritto «Paderno de prope Ponzanum».

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Chiesa di Paderno

Nel 1170 il beneficio di Paderno apparteneva all’Abate di Busco (Diocesi di Ceneda) per il Monastero benedettino di PomposaPomposa, frazione del comune di Codigoro in provincia di Ferrara, dove trovasi la celebre abbazia di S. Maria di Pomposa.  Il nucleo del complesso architettonico è costituito da una Basilica e da altri edifici oggi sistemati.  Del monastero benedettino le prime notizie risalgono all’878. Godette di privilegi papali e imperiali ed-ospitò a più riprese insigni personaggi. Raggiunse il massimo splendore nel secolo XI, divenendo uno dei maggiori centri culturali del Medioevo italiano.  Vi dimorarono fra gli altri   Guido d’Arezzo,  San Pier Damiani e l’abate Girolamo, che vi costituì una cospicua biblioteca. Il dilagare della malaria ne determinò la decadenza, tanto che alla fine del sec. XV Innocenze III convertì il monastero in parrocchia secolare. e nel 1455 risultava «membro manuale» del Monastero predetto, dal cui Abate veniva visitata.

In data 1536 vi fu il tentativo del parroco di far passare la chiesa sotto quella più vicina della Madonna Grande di Treviso; tale tentativo non ebbe però successo, anzi aggravò la situazione, in quanto Paolo Giustiniani, commendatore di Busco, vi si oppose obbligando Paderno a ricevere gli olii santi non più dalla chiesa di Postioma, della quale era filiale, ma dalla lontana chiesa di S. Antonio di Busco; tale situazione si mantenne fino al 1730 allorché l’inconveniente ebbe termine in seguito all’accordo fra il Vescovo di Treviso e l’Abate di Pomposa. Secondo questo accordo Paderno non fu più chiamata «dioecesis nullius» o «Pomposianae» ma bensì «dioecesis Tarvisinae»,  ossia   appartenente   alla   diocesi   di Treviso.

Cessato nel 1778 il patronato di Busco, i beni di Paderno furono comperati nel 1784 dal conte Trifone Jacogna.

Nella visita pastorale effettuata il 18 settembre 1837,, il vescovo S.  Soldati riferisce che il diritto di patronato (giuspatronato) apparteneva alle «nobili signore Elisa GalvaniOnigo e Adriana Galvani, sorelle», in loro vece espletato dal conte Giacomo Jacogna

Nel 1862 il patronato risulta appartenere alle tre sorelle baronesse Accurti di Venezia i cui eredi rinunciarono in data 25 novembre 1935 e il beneficio ecclesiastico di Paderno passò alla curia vescovileNel medioevo ebbe inizio il «diritto di patronato», istituzione che poneva alcune chiese sotto il patronato di qualche abbazia o di un nobile facoltoso. Il patrono era impegnato ad avere cura della chiesa posta sotto la sua protezione e d’altro canto sulla medesima aveva anche dei diritti. Ma tale fatto causava dei dissidi frequenti con i vescovi con danno spirituale dei fedeli. Con il trascorrere del tempo queste forme di protezione decaddero e le curie vescovili finirono per governare direttamente tutte le chiese poste sotto la loro giurisdizione..

La chiesa è così intitolata: «Ecclesia parochialis S. Mariae Assumptae de Paderno Campaneae».

F.S. Fapanni riferisce, in relazione all’anno 1862: «La Chiesa è dotata di buone rendite. Un antico benefattore, Messer Mio (forse Bortolomio), nel sec. XV lasciava 43 campi, che tuttora possiede. Altra dote le costituì nel secolo scorso Giambattista MerisZantani», Abate Mitrato in Manda Il medesimo lasciò un legato per figliole provenienti da famiglie povere,  in procinto di sposarsi o prossime ad entrare in un ordine religioso con il rito della monacazione..

«A questo modo si potè rifabbricarla dalle fondamenta dai primi anni del secolo presente, ad una sola navata, con quattro cappelle ai lati degli altari minori, oltre al presbiterio. Un Giuseppe Poveglian, valente muratore di questa villa, ne diresse i lavori, e nell’interna struttura ebbe l’occhio alla chiesa in Venezia dei Padri Filippini, detti della Fava. Essa non è stata consacrata. (La precedente venne consacrata dal vesc. Zacco il 18 agosto 1726, N.d.A.).

Altre sovvenzioni al compimento di questa chiesa diedero, oltre ai parrocchiani, i benemeriti Giovanni Maria Giuliani, Camillo Giacomazzi e Luigi GiacomelliF. S. FAPANNI, Memorie stanche della Congregazione di Cusignana, Tip. Andreola-Medesin, 1862, Treviso, p. IV. il quale offrì un tabernacolo di ferro fuso nella sua fabbrica di battirame e vi stabilì una mansioneria…»C. AGNOLETTI, op. cit., voi. II, p. 616..

«E devesi anche render lode agli zelanti parrochi Jacopo Suppansich che resse la cura per anni 33, e morì nel 1837; ed al vivente Francesco Larese, che anche di sacre suppellettili e di ricchi addobbi la volle corredata»Don Francesco Larese, parroco di Paderno dal 1839 al 1884, morì il 31 ottobre 1888 afflitto da lunghe sofferenze..

Si rammenta che alla data della predetta visita pastorale del vescovo Sebastiano Soldati, la costruzione della chiesa, che fu iniziata nel 1806 su disegno eseguito nel 1790, non risultava ancora compiuta. Anche a seguito della esortazione di mons. Soldati i lavori vennero ripresi e conclusi negli anni successivi. Bisogna ricordare che in quell’epoca vigevano grandi difficoltà di vita e che pertanto la popolazione dovette sostenere sacrifici immensi per far sì che la chiesa fosse definitivamente completata.

Nel 1838, il pittore muranese Sebastiano Santi ne affrescò magistralmente il soffitto.

Il campanile, dapprima dflimitata altezza, fu innalzato nel 1752 e la nuova canonica fu ricostruita nel 1939.

Personaggi illustri onorarono con la loro presenza la frazione di Paderno. Tra questi nominiamo Giacomo de Ruga fu Lazzaro, notaio, il quale deve aver avuto una certa notorietà anche’in Treviso. Nell’Archivio Notarile di Treviso sono reperibili diversi atti stilati tra il 1434 ed il 1456 dal predetto notaioArchivio di Stato di Treviso fondo archivio notarile notaio Giacomo de Ruga fu Lazzaro Paderno, busta 231. La denominazione «de Ruga» si riferisce alla località Ruga, antica come si può ben capire..

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Scuola Materna di Paderno

Altro personaggio è l’eminente medico e filosofo Paolo Aproino, canonico suddiacono della Cattedrale, morto nel 1638, discepolo e coadiutore del grande Galileo, dal quale era molto considerato, che trascorreva le vacanze in una villa situata alle «Ca’ Nove», località di cui da tempo immemorabile si è perduta ogni cognizione atta ad identificarla anche solo per congetture. Ricordiamo inoltre la famiglia veneziana dei conti Rubbi, la cui figlia Paolina fu sposa del letterato istriano Giovanni Rinaldo CarliV. «Oratorio Serena» nel capitolo «Gli Oratori» , Giannantonio Meris-Zantani, Giovanni Maria Giuliani, l’avvocato Andrea Squario, sepolto nel sagrato, il prof. Pier Alessandro Paravia, docente di eloquenza italiana alla Università di Torino, la famiglia Barbaro, i nobili Cicogna, fra i quali, in particolare, emerge la figura dell’on. prof. Giovanni Battista P. A. Paravia e G. B. Cicogna vengono ricordati nel capitolo «Persone da ricordare». Il Municipio, sede dell’Amm.ne Comunale, si trova attualmente in Paderno. Nel lontano passato invece aveva la sua sede in un vecchio palazzo di Ponzano, in via Fontane. Come si accenna nel capitolo «Vicende storiche generali», nel 1870 venne trasferito in un edificio di via Pioppe, nel centro di Paderno, e nel 1949 nella Villa Cicogna, opportunamente rimaneggiata in base alle esigenze dei vari servizi municipaliCon R.D. 24-10-1870, nr. 5981, fu disposto il trasferimento della Sede Municipale dalla casa Picciol di Ponzano (via Fontane) a via Pioppe di Paderno (attuale piazza Aldo Moro).  Successivamente,  nel   1949,  fu trasferita nella Villa Cicogna, sempre in Paderno..

Paderno è praticamente divenuta la frazione pilota del Comune. Sin dal passato la sua posizione l’ha posta in stato di preminenza sulle altre due frazioni, suscitando un certo orgoglio e spirito campanilistico nei padernesi.

Cospicuo è il numero dei fabbricati di moderna concezione, dei negozi e delle attività più disparate.

In questa frazione hanno sede l’Ufficio Postale e Telegrafico, una filiale della Banca Popolare di Asolo e Montebelluna, la Scuola Media Statale, il Centro Sociale per le Opere Assistenziali Comunali, l’Ambulatorio Comunale, moderni impianti per le attività sportive, la farmacia e il mercato settimanale

Inoltre il Comune, nell’intento di dare dignità e prestigio al centro di Paderno, ha dedicato al nome dell’on .le Aldo Moro la piazza che è situata sull’incrocio di via Cicogna con via Barbaro e via Pioppe. Onde onorare il nome dell’insigne statista assassinato dalle Brigate Rosse il 16 marzo 1978 a Roma, è stata murata una lapide con l’effige del medesimo e la didascalìa:

. . . questo paese non si salverà;
la stagione dei diritti si rivelerà
effimera se in Italia non nascerà
un nuovo senso del dovere . . .

ALDO MORO

Anche la parrocchia segue l’evoluzione dei tempi. La chiesa parrocchiale infatti è ben curata; nel 1969 è stata equipaggiata di moderno impianto di riscaldamento, di illuminazione ed internamente tinteggiata. Tra gli anni 1970 e l974 è stato costruito l’ampio Asilo Infantile o Scuola Materna. Durante il 1980 ha avuto luogo la progettazione per l’ammodernamento, da tempo resosi indispensabile, del piazzale della chiesa.

Parroco è don Guido Farelli, proveniente dalla parrocchia di Mussolente, nato a San Martino di Lupari il 28 gennaio 1928 ed ordinato sacerdote il 2 settembre 1962.

Egli è succeduto a don Marco Girardi del quale parleremo nel capitolo «Persone da ricordare».

Opere d’arte della chiesa di Paderno

Nella chiesa:

— soffitto di Sebastiano Santi, di grande bellezza (1838)Sebastiano Santi, pittore (Murano 1789 Venezia 1865). , rappresentante la gloria dell’Assunta;

— pala di Antonio Zanchi:  «L’Assunta»Antonio Zanchi, pittore (Este 1631 Venezia 1722).;

— pala di Bartolomeo Orioli:  «La fuga in Egitto» (1603 )Bartolomeo Orioli, pittore (Treviso 1567 o 1569 Treviso 1626 o 1629).;

— due pale sovrapposte: una alla base, in cui sono rappresentate anime del purgatorio tra le fiamme e, subito sopra, una seconda che rappresenta San Francesco di Paola, Sant’Antonio Abate, Sant’Apollonia e San Francesco d’Assisi, di autore od autori ignoti;

— pala a cerchio sul soffitto del presbiterio rappresentante Gesù risorto, di autore ignoto. Nella sacrestia dei sacerdoti:

— pala dell’Ultima Cena, di autore ignoto; Nella sacrestia dei massari:

— pala raffigurante la Fede, di autore ignoto;

— statua della Madonna Assunta, in legno, opera di Martiner di S. Ulderico, Valgardena (Tirolo Bolzano) 1928.


Note:

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