Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi

L’EMIGRAZIONE

E’ una penosa realtà che da sempre ha assillato la maggioranza delle regioni italiane, principalmente causata dalla disoccupazione, a sua volta dovuta a svariate ragioni, fra le quali sono da ricordare l’incremento delle nascite, le scarse risorse d’un paese, il basso rendimento delle terre,, la mancanza di attività industriali ed imprenditoriali, le guerre, le vicende politiche, i ridotti scambi commerciali e così via.

Tutto quanto precede crea l’inquietante situazione dell’indigenza e della povertà. Da ciò lo stimolo a raggiungere paesi più prosperi ove trovare lavoro e guadagno.

Doloroso è il ricordo delle epoche in cui i nostri lavoratori si recavano all’estero privi di alcuna prospettiva di occupazione. Taluni si avventuravano in paesi stranieri senza un sicuro punto di riferimento, incontrando difficoltà, diffidenza, ostacoli di ogni genere. In certi casi erano costretti all’accattonaggio, all’ozio forzato od a vivere di espedienti mortificanti. Poco onore per il paese d’origine. Non era perciò infrequente il rimpatrio obbligato che veniva addebitato all’Ambasciata d’Italia.

E quando l’occupazione era invece raggiunta, poiché non vigevano accordi internazionali, non mancavano mai lo sfruttamento con le conseguenti difficili condizioni di vita, i sacrifici, le umiliazioni, mentre la famiglia lontana sospirava il pane. Ne derivavano quindi amare sofferenze.

Il fenomeno della disoccupazione si era manifestato in proporzioni allarmanti nel giovane Regno d’Italia tra gli anni 1870-1875 ed il 1890-1910 circa, indi alla conclusione della guerra 1915-1918 ed infine dopo quella del 1940-1945. Urgeva trovare perciò anche nel nostro Comune una soluzione adeguata.

Durante il dominio austriaco, e così pure sotto il governo italiano dopo il suo avvento nel 1866, numerose erano le disposizioni tendenti a limitare l’espatrio dei cittadini ed a stroncare quello clandestino.

Nel passato v’era chi all’estero organizzava la raccolta dei lavoratori avviandoli, senza regolari passaporti, in nazioni bisognose di mano d’opera. Un documento del 22 agosto 1911 presenta il caso di un sacerdote gesuita che svolgeva opera attiva per la emigrazione in Brasile di lavoratori della nostra regione Archivio Municipale di Ponzano Veneto .

Diversi parroci favorivano l’iniziativa, consapevoli e preoccupati della vita difficile delle famiglie, spesso numerose, il cui capo, disperato, talora era obbligato a scegliere la via dell’espatrio clandestino.

Il fascismo, durante’il suo governo, si preoccupò della situazione e cercò di limitare fortemente l’emigrazione per ragioni di ordine politico e nazionale; inoltre disciplinò il problema degli emigranti concludendo accordi internazionali e realizzando una concreta protezione ed assistenza per i lavoratori italiani tramite le Ambasciate, i Consolati e le Legazioni. Il periodo maggiore di uscita si ebbe tra il 1933 ed il 1939 compresi; poi la guerra bloccò in pieno il fenomeno.

L’emigrazione, compresa quella verso altre regioni italiane, ricomparve in misura minore dopo la conclusione del conflitto 19401945 e si ridusse d’intensità dopo il 1950, quando si profilò l’insediamento delle industrie e dell’artigianato nel Comune.

L’aver risolto lo spinoso problema dell’occupazione e quindi dell’emigrazione nel nostro territorio, è stato un merito indiscutibile dell’Amministrazione Comunale la cui attività in questo campo si è svolta con intensa ed illuminata solerzia dal 1950 in poi.

Solo la tenace volontà dei componenti della predetta Amministrazione permise di mutare le misere condizioni della popolazione delle tre frazioni, superando con decisione gravi difficoltà di ordine burocratico e tecnico

ignote per lo più alla maggioranza degli abitanti.

Grazie all’efficace ed incisivo interessamento preaccennato, le piaghe della disoccupazione e dell’emigrazione sono oggi pressoché sanate. La secolare parabola delle umilianti privazioni e stenti è stata conclusa.

Dobbiamo constatare anzi l’evoluzione del fenomeno opposto all’emigrazione, cioè quello dell’immigrazione. Da altre province giungono lavoratori che qui ottengono cittadinanza ed occupazione. Ed è dal 1960 in poi che si ha la preponderanza degli immigrati rispetto agli emigrati e ciò in corrispondenza del progresso industriale ed artigianale nel territorio delle nostre frazioni.


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