Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi
Le grandi calamità naturali
«La famiglia umana incorre continuamente in disgrazie collettive, è sempre sorpresa dalla loro subitaneità, dalla loro ampiezza, dal loro cieco determinismo. L’eco di queste sofferenze risuona in tutta la Bibbia: guerra, carestia, diluvio, uragani, fuoco, malattie, morte»X. L. DUFOUR, Dizionario di Teologia Biblica, Marietti, Torino, 1971, pp. 141-142..
Si assume un compito arduo chi intende parlare sia pure sinteticamente delle molteplici calamità naturali che funestarono e funestano tuttora ogni parte del globo terrestre. Nessuna avversità, con cui la natura di solito si accanisce, ha risparmiato le nostre zone, né alcun rimedio efficace è mai stato escogitato per moderare, disciplinare e tanto meno sconfiggere le manifestazioni meteorologiche, cause principali di miseria e di fame. Siccità gravissime sono avvenute nel 1605, 1611, 1820, 1852, 1855, 1861, 1921, 1925, 1928, 1930 e 1939.
Le grandinate sono senza numero perché, più o meno violente, si sono avute quasi annualmente, specie oltre la Postioma, ove i terreni risultavano poco alberati. Ricordiamo quella del 24 maggio 1821, tanto grave da costringere la Deputazione Comunale ad inoltrare una commovente relazione all’Imperiale Regio Commissariato Distrettuale di Treviso con la supplica di un sopralluogo per la «rilevazione dei danni sofferti», e quella recente del 19 luglio 1978. Ai flagelli della siccità, della grandine e delle piogge torrenziali dobbiamo aggiungere le non infrequenti inondazioni, causate quasi tutte dal corso incostante ed estroso del PiaveCfr. L. VOLLO, Le piene dei fiumi Veneti e provvedimenti di difesa - II Piave, F. Le Monnier, Firenze, 1912 ed ancora G. PEGORARO, II Canale della Vittoria, to. Ili, pp. 498 e segg. . Parecchie dilagarono anche nel nostro territorio.
Famose piene di detto fiume ricordate nei documenti scritti furono quelle degli anni: 820, 1304, 1313, 1317, 1330, 1368, 1404, 1419, 1420, 1450 (giunta sino a Treviso), 1467, 1470, 1512 (pur questa come ricordato nel capitolo «Sguardo generale dalle origini al 1865» ha invaso Treviso), 1524, 1531, 1533, 1554, 1558, 1564, 1567, 1572, 1578, 1601, 1642, 1664, 1665, 1667, 1678, 1681, 1683, 1693, 1694, 1708, 1748, 1757, 1774, 1782, 1811, 1816, 1823, 1825, 1841, 1851, 1852, 1858, 1863, 1872, 1877, 1882 (due in un medesimo anno: settembre ed ottobre), 1885,1896, 1903, 1918, 1926, 1928, 1934, 1935, 1965 e 1966.
Fra queste le più rovinose furono:
— ‘quella del 1117, verificatasi a causa d’un terremoto che danneggiò gli argini del fiume;
— .quella del 1450, in cui le acque raggiunsero la città di Treviso;
— quella del 1512, analoga alla precedente, il cui evento è ricordato in una lapide affissa al muro d’un palazzo medioevale in via Sant’Agata in Treviso, e quella del 1852 che causò danni sulla via Postumia e sulla via del Capitello.
Altre calamità erano le abbondanti nevicate, il cui manto molto spesso raggiungeva uno spessore assai notevole, il gelo intenso di molti inverni, l’eccessiva calura, le invasioni degli insetti, i parassiti delle piante; infine anche qualche tromba d’aria, come quella rovinosa del 1970.
Tutti questi fenomeni non conoscevano limiti e si presentavano con preoccupante frequenza per distruggere i sospirati raccolti. Ed ancora vi sono da aggiungere le guerre e le invasioni.
Alla scarsa e cattiva alimentazione faceva poi seguito una diminuita resistenza alle malattie.
Le campagne, pure con condizioni meteorologiche favorevoli, fornivano raccolti assai scarsi, a causa dei mezzi arcaici e della insufficiente concimazione; è da immaginare pertanto che negli anni di maggiori avversità non rendessero pressoché nulla.
Inoltre l’imposizione delle tasse onerose opprimeva in maniera eccessiva i possidenti. Il reddito di taluni d’essi, negli anni infelici, non consentiva loro il pagamento sia pur parziale delle imposte, determinando pratiche di pignoramento della proprietà.
Anche attualmente esistono zone depresse che ancora non riescono ad uscire dalla proverbiale miseria. Per fortuna ciò non riguarda i nostri paesi i quali, dopo l’ultima guerra, in seguito allo sviluppo dei mezzi meccanici agricoli, alla proliferazione delle industrie e dell’artigianato, sono riusciti ad affrancarsi dalle passate difficoltà di vita.
In certi anni cruciali, come risulta dai documenti conservati nell’archivio Comunale e negli archivi Parrocchiali, si verificavano furti, aggressioni, contrabbandi, fabbricazione e spaccio di monete false, speculazioni sui generi di prima necessità, ecc.
Gli anni più difficili del secolo scorso furono senz’altro il 1816 ed il 1817, ricordati come anni della fame e della miseria.
Nel registro dei morti della Parrocchia di Ponzano si rileva che il 22 giugno 1817, a seguito della carestia sopraccitata, in un prato vicino alla Giavera, fu trovato morto d’inedia e di scorbuto un certo Angelo Pavan; sempre in Ponzano, vi furono altri cinque morti di scorbuto. In Paderno invece morirono quattro di scorbuto e cinque d’inedia.
Dalle indagini effettuate negli archivi e dalle informazioni desunte, lo stato di miseria risultava maggiore in Merlengo a cui facevano seguito Paderno e Ponzano.
In fatto di povertà nel passato, citiamo un documento, datato 13 marzo 1832, nel quale la Regia Delegazione Provinciale segnala gravi casi di ricovero presso l’Ospedale Civile «in cui vengono presentati malati pressoché spogli dei necessari indumenti, o di vestiti così laceri e sudici da non poterne avere una decente e necessaria difesa specie nella stagione invernale: ciò contribuisce a deteriorare le condizioni di salute ed aumentare le sofferenze…». In detta segnalazione vengono impartite dispo-sizioni per ovviare a tale penoso disagio. Ancora vogliamo ricordare la grande e generale miseria dell’anno 1855 in cui il Comune dirama l’ordine di vendere la farina da polenta al prezzo speciale di centesimi 15 il chilogrammo a 261 braccianti «miserabili», mentre a 61 invalidi al lavoro viene distribuita gratuitamente dal Comune stesso.
Il 21 settembre 1844, un mendicante, certo Bortolo Gallina, muore improvvisamente presso una famiglia di Ponzano che lo ospitava; ed ancora una certa Angela Genovese, questuante di Ponzano, viene trovata morta nelle immediate vicinanze della chiesa di Santa Bona Nuova il 17 maggio 1855.
Gli anni 1855 ed il 1886 sono ricordati per l’epidemia del colera che funestò anche le nostre frazioni.
Certamente la gioventù d’oggi, nata in tempi più felici, non riesce a rendersi consapevole della realtà in cui vivevano i nostri vecchi. Solo chi ha sperimentato gravi sventure, disagi e pene è infatti in grado di pronunciarsi in merito.
Note:
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