Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi
VILLA CORNER (ora DE BLASI)
Via Talponera - Merlengo
Così la descrive il Mazzetti: «La villa fu fatta fabbricare dalla famiglia patrizia dei Corner nel 1700 Negli scavi disposti dall’attuale proprietario dott. De Blasi relativi al restauro della villa, sono venute alla luce antiche fondamenta che testimoniano la passata esistenza d’una costruzione, pur questa possedimento dei nobili Corner. Cornaro o Corner: celebre e antica famiglia veneziana, di cui restano in Venezia alcuni splendidi palazzi e alla quale appartennero quattro dogi: Marco (1284 ca. - 1368), eletto nel 1365; Giovanni I (t 1629), eletto nel 1625; Francesco, doge nel 1656; Giovanni II (1647-1722), eletto nel 1709; diversi noti uomini politici, tra i quali Giorgio, che ottenne dalla sorella Caterina la cessione a Venezia dell’isola di Cipro (1489), di cui fu governatore, e che fu chiamato Padre della Patria; otto cardinali. La famiglia discenderebbe dagli antichi Cornei! di Roma. Si ha notizia che il Palazzo di Merlengo sarebbe stato una residenza di campagna di Caterina Cornaro allorché essa viveva in Asolo.. Di aspetto assai semplice, ha un corpo centrale a tre piani e due ali, di cui una collegata ad altre adiacenze. Questa villa un tempofu molto nota per stupendi affreschi di G.B. Tiepolo che decoravano la sala centrale del primo piano, affreschi minutamente descritti dal Crico nel 1833: «io non vidi mai — egli dice — alcun affresco del Tiepolo così ben conservato» e di cui oggi rimane solo una incerta traccia, poiché, rispettati dal Vescovo Soldati, che per alcuni anni fu proprietario della villa, furono fatti “cancellare” dal successivo proprietario Marchese Bandini, cui le nudità delle figure risultavano offensive. Essi rappresentavano il Sacrificio d’Ifigenia, la sua fuga in Tauride, un trionfo di Diana (la più casta — osserva il Semenzi — fra le divinità pagane), ecc. Fra le incerte luci e ombre delle vaghe figurazioni rimaste, appaiono ancora sui muri alcuni bellissimi particolari simili ad alte cime illuminate dal sole fra squarci di nubi. Un grande affresco rappresentante una figura di donna (“Flora”), proveniente da questa villa, è conservato al Museo Luigi Bailo di Treviso. L’edificio, con bei terrazzi alla veneziana a disegno, è in buono stato di conservazione» G. MAZZOTTI, op. cit., p. 656..
Il terrazzo della sala principale, il più bello, è stato eseguito con pietrisco di Corinto e con frammenti di porcellana cinese.
La villa dopo i Corner appartenne all’abate Rubelli, segretario del Patriarca di Venezia, indi al Vescovo di Treviso Sebastiano Soldati ( 1829-1846)Mons. S. Soldati vi costila l’otatotio ed il 28-9-1845 lo consacrò dedicandolo alla Sacra Famiglia..
Erede del Soldati fu il marchigiano marchese Carlo Bandini, assai zelante dal lato religioso. Fu, infatti, il fondatore in Treviso della Confraternita di San Vincenzo de’ Paoli.
In detta villa esistono tuttora gli stemmi dei Corner e del Bandini.
Successivi proprietari in ordine di tempo furono: gli Antonelli, il prof. Bernardo Panizza, i nob. Galanti, il barone austriaco Franz NiessnerFranz Niessner giunse a Merlengo verso il 1909 e rimpatriò allo scoppio della prima guerra mondiale. Si dedicò in un primo tempo all’attività agricola per poi orientarsi verso quella industriale come si accenna nel capitolo «Evoluzione economica del territorio comunale». ed il sig. Ireno Pavan. Niessner e Pavan avrebbero cercato di riparare le ingiurie effettuate dal Bandini agli affreschi. Gli eredi Pavan vendettero il complesso ed il terreno adiacente nel 1969 al dott. Gaetano De Blasi, il quale ha intrapreso l’opera di restauro paziente ed impegnativaIn precedenza risulterebbe che altre opere di restauro furono eseguite da parte degli artisti Donadon, Linzi e G. Botter..
Questa villa durante la guerra 1915-1918 fu sede del IV Corpo d’Armata. Gli anziani ricordano che il Re Vittorio Emanuele III ebbe qui ospitalità più volte durante lo svolgimento della Battaglia del Piave.
Allo stato originale la villa in parola era senz’altro la più ricca di ornamenti, di cornici dorate, di opere preziose e di bellissimi arazzi. Anche la chiesetta od oratorio voluto dal citato monsignor Soldati aveva l’altare dorato ed or- nato con busti di personaggi dell’epoca; il tutto fu alienato, sembra, tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900Per quanto riguarda l’oratorio ne parliamo nel capitolo: «Gli oratori» e precisamente verso la fine..
Note:
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