Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi

LE STRADE

«II movimento è nell’universo da sempre, è nella vita, nelle cose e l’uomo, sin dalla sua creazione, si dimostrò animale particolarmente mobile. Egli si trasferiva per cercare nuovo cibo, per sfuggire alle insidie della natura e degli altri esseri viventi, per migrare secondo le stagioni. Poi fu l’ansia di conoscere, di possedere che lo spingeva da un luogo all’altro del suo mondo… La strada è quindi un fatto sociale, elemento di vita e di civiltà: un tratto di strada si lega all’altro e ogni uomo, tribù o popolo concorre a conservarla, a farne “strumento” per tutti»V. W. VON HAGEN, Le grandi strade di Roma nel mondo, New Compton editore s.r.L, Roma 1978, 2/a ediz., p. 7.

La via Postumia Romana: la strada delle invasioni barbariche

Al fine di consolidare il suo dominio, Roma, ovunque se ne fosse manifestata la necessità, provvedeva con larghezza di mezzi alla costruzione di grandi strade per consentire alle sue milizie di raggiungere agevolmente qualsiasi punto dell’imperoPer la bibliografia sulla Postumia si veda: K. MILLER, Itineraria Romana, Romische Reiswege an der Hand der Tabula Peutingeriana. Stuttgart, Strecker und Schroder, 1916, coli. 254-259; P. FEACCARO, La via Postumia nella Venezia, in «Opuscola», voi. I, Pavia, ed. «Athenaeum», 1957, pp. 251-275; L. Bosio, La via Postumia da Oderzo ad Aquileia in relazione alla rete viaria romana della Venetia, in «Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», to. CXXVIII (1964-1965), pp. 279-338; L. Bosio, Itinerari e strade della Venetia romana. Padova, CEDAM, 1970, pp. 25-38. Per il toponimo «Postioma», documentato anche nelle province di Vicenza e Padova, cfr. D. Olivieri. Di alcune tracce di vie romane nella toponomastica italiana, in «Archivio Glottologico Italiano» XXVI (1934), pp. 190-200..

In seguito a tale poderosa iniziativa fu realizzata una rete stradale che s’irradiava in tutto il mondo allora conosciuto.

I Romani poi, con molta avvedutezza, fornivano tutte le grandi strade di sorveglianti per la manutenzione, di luoghi di presidio, di magazzini di sussistenza, di posti di sosta e di smistamento ed ancora di ospizi-ospedale (Valetudinaria).

La più importante via di comunicazione realizzata nell’Italia settentrionale fu la via Postumia, voluta dal console Aulo o Spurio Postumio Albino, da cui trasse il nome (vedi 2). Fu completata nel 148 a.C., cioè nel periodo repubblicano. Essa univa, attraversando tutta la pianura padana, Genova con Aquileia, fondata nel 181 a.C. Motivi di carattere militare avevano richiesto la costruzione della Postumia che nel linguaggio tecnico poteva essere definita come «strada di arroccamento». La sua importanza fu grandissima sino alla fine del II secolo d.C. tanto da essere celebrata come «regina viarum» della VenetiaL. Bosio, Itinerari…, cit., p. 23. Decadde verso la fine dell’Impero A.  DE BON,  Storia e leggenda della terra veneta, Schio, Tip. Pasubio, 1941, p. 25..

A questo proposito si riporta la descrizione fatta da F.S. Fapanni: «Percorrevano il Trivigiano varie strade all’epoca Romana. Due erano le principali: la Postumia e la Claudia Augusta Altinate. Moveva da Aitino la Claudia Augusta Altinate, e passando presso a Tréviso, a Ceneda, a Belluno, s’innoltrava nelle Alpi, e giungeva al Danubio.

(...) Finalmente la Postumia che qui, più delle altre, partitamente descrivo. Riceve il nome da quegli che l’ha ordinata, Aulo Postumio dittatore e console romano, che visse 496 anni avanti l’era cristiana. Traversava la Postumia grande parte dell’Italia superiore, cominciando a Genova e nella Liguria. Passava il Po a Cremona, poscia tagliava. l’Oglio e il Mincio. A poche miglia a mezzodì di Verona trovava l’Adige, e indi giungeva a Vicenza. Toccava Quinto nel Vicentino, e poscia, passato il MedoàcoMedoaco era chiamato nel lontano passato il fiume Brenta. a S. Croce Bigolina e Belvedere, a tramontana di Cittadella, entrava a Galliera nel territorio Trivigiano. Quindi, proseguendo sempre in linea retta, toccava le terre di Godego e Villarazzo, un miglio sopra Castelfranco. Passava a Salvarosa, indi a San Floriano di campagna, la cui nuova chiesa è propriamente oggidì sul corso dell’antica via Postumia. Proseguiva non lungi da San Marnante, lasciando Vedelago, Fossalunga e Sala a mezzodì. Prossimo alla via Postumia sta il vetusto sacello di San Sisto, e con esso Musan rimane a tramontana della stessa. Finalmente giungeva al villaggio di Postioma, a cui anche oggidì da il nome. Dinanzi la chiesa di tal luogo essa strada s’incurva un poco a mezzodì, passa pel borgo, e si raddrizza prima di giungere alla chiesetta campestre di San Vito sotto Merlengo. Proseguiva poscia non lungi da” Ponzano,, Villorba, Lupatina e Maserada; e quivi passava il Piave nominato anticamente Sile. Da ultimo, corso un tratto dell’agro opitergino, seguiva pel Friulano, finché, non lungi da Codroipo (ad Quadrivium), passato il Tagliamente giungeva ad Udine e a Cividale. Dopo questa città, mutava il nome di Postumia in Belloja, e terminava alle Alpi Giulie ed alITsonzo. Oggidì questa strada nel Trivigiano è tutta avvallata, ristretta, ciottolosa; e non si vede che la linea dove la Postumia percorreva. Qualche breve tratto fu ridotto all’uso odierno, come alla Carnata presso a Castelfranco, a San Floriano ed a Ponzano»F. S. FAPANNI, Memorie storiche della Congregazione di Quinto, Tip. Andreola-Medesin, Treviso,  1862, p. XXIII-XXIV..

Altri autori invece riferiscono che, attraverso il territorio di Oderzo, proseguiva verso Concordia (Portogruaro) ed Aquileja, quindi superava le Alpi Giulie per raggiungere la PannoniaPannonia:  provincia romana confinante a sud con l’Illiria, a nord con la Germania, ad est con la Dacia, ad ovest con il Nerico. Prese il nome dai suoi antichi abitatori, i Fannoni, di stirpe illirica, prodi guerrieri che a lungo resistettero a Roma,  alle cui armi   si piegarono solo nel 9 d.C..

Qui si biforcava per il Danubio e la Dalmazia.

E ben immaginabile che la Postumia Romana abbia avuto pertanto una lunga storia ricca di vicende guerresche, di scorrerie, di invasioni nefaste e dolorose. In particolare fu testimone delle invasioni barbariche la cui genesi vogliamo qui ricordare.

Molti barbari prestarono servizio quali mercenari nelle legioni romane; taluni di essi, raggiungendo gradi ragguardevoli, ebbero modo di rendersi edotti della rete stradale esistente nell’Impero. Allorché si profilò lo sfacelo della potenza romana, i generali mercenari, ben consapevoli delle opere predette e forti delle conoscenze acquisite in campo militare, organizzarono e trascinarono i loro popoli nell’invasione dei territori romani, facilitati nelle loro imprese dalle magnifiche arterie stradali, tra le quali primeggiava la Postumia.

Così queste vie di comunicazione, che nel passato furono l’orgoglio di Roma, divennero, in un certo senso, il mezzo che più d’ogni altro favorì lo smembramento dell’Impero e la fine dell’egemonia di Roma.

Dopo il tramonto della potenza di Roma, le strade da essa costruite languirono e deperirono. Così con il trascorrere dei secoli, con il succedersi delle vicende e con l’affermazione di nuove esigenze, vari tratti rimasero trascurati o andarono distrutti.

Ciò accadde fatalmente anche alla Postumia, .della quale il periodo medioevale contribuì senz’altro alla maggiore rovina.

Sopravvenne il governo della Serenissima, il quale molto verosimilmente fece uso dell’antica arteria.

Tra il 1800 ed il 1813 gli eserciti francese ed austriaco transitarono ripetutamente per questa via: la sua importanza non sfuggì al governo napoleonico il quale vi apportò dei miglioramenti onde predisporla alle sue mire espansionistiche, ossia alla futura marcia in Russia a cui presero parte anche contingenti italianiDurante il Regno Italico l’amministrazione francese dispose grandi lavori pubblici (strade, canali, ponti, ecc.) nei territori da essa occupati rispondenti alle esigenze del suo governo..

Dopo il crollo di Napoleone subentrò l’Austria che prese a cuore la transitabilità di tutte le strade e quindi anche quella della Postumia, strategicamente utile al transito delle sue truppe.

La Postumia, dopo il 1866, data in cui avvenne il ritiro degli austriaci e l’unione del Veneto all’Italia, fu nuovamente e notevolmente trascurata, perché ritenuta di secondaria importanza.

Verso il 1892 il Comune di Povegliano chiese al Comune di Ponzano la sistemazione della Postumia da tempo abbandonata ma il Consiglio Comunale declinò l’invito, non disponendo di fondi per sostenere la spesa e considerando ancora tale strada di scarso interesse. Il Comune di Ponzano era impegnato alla riparazione ed al mantenimento di strade comunali ritenute più importanti della Postumia. D’altro canto lo scopo vero del Comune di Povegliano era di disporre d’un percorso più breve per raggiungere la stazione ferroviaria di Postioma.

Un anziano del luogo, Marco Biasetto, ha ricordato a chi scrive queste memorie che verso la fine del 1800 mancava il ponte sulla Giavera, nel luogo in cui attraversa la Postumia, per cui i viandanti dovevano passare il torrente a guado (la gente chiamava «el sguasso» quel punto), il che sta a dimostrare che la Postumia era in uno stato di evidente abbandono.

Verso i primi del 1900, per l’esattezza nel 1901, furono disposti lavori sulla Postumia aventi come scopo l’ampliamento della medesima; nel 1902 si lavorò sul predetto guado della Giavera e nel successivo 1903 fu realizzata la alberatura della strada.

Tra il 1° ottobre ed il 24 dicembre 1915 la via in argomento venne riparata per esigenze di guerra: spesa lire 23.000. Fu questo un lavoro d’una certa consistenza che contribuì temporaneamente a diminuire l’elevato numero di disoccupati. Anche il Comune di Villorba contribuì alla spesa per la parte di territorio di propria competenza. Il progetto di detto lavoro era opera dèll’ing. cav. Guido Dall’Armi di Montebelluna. In particolare, nella seduta della Giunta del 3 settembre 1915, fu trattato anche l’argomento del nuovo ponte sul torrente Giavera, opera che interessava pure il Comune di’ Villorba: spesa lire 3471,22, ditta costruttrice Antonio Piovesan di Ponzano Veneto.

La Postumia ebbe in seguito un lungo periodo di vita stentata durante il quale fu ancora scarsamente curata, salvo la periodica distribuzione di ghiaia sul fondo stradale, e ciò per mancanza di mezzi finanziari e per la convinzione che essa fosse, come già detto in precedenza, una via di limitato interesse.

Si giunse al 1960 circa, anno in cui, per iniziativa del Comune di Ponzano, venne presa in seria considerazione la possibilità di attivarla, ravvisando finalmente la necessità di farla oggetto di incisiva e radicale modernizzazione mediante opportuni lavori di allargamento, asfaltatura e posa della segnaletica stradale.

Ciò fu possibile grazie ad un contributo da parte dello Stato e dell’Amministrazione Provinciale.

Nel 1977 è stato pure ristrutturato il tratto che da sotto Musano raggiunge Castelfranco Veneto. Così, nella zona della provincia di Treviso, la Postumia presenta oggi un attivissimo rettilineo che da Villarazzo di Castelfranco Veneto raggiunge Ronchi di Maserada.

Agli anziani del Comune di Ponzano non è ancora svanito il ricordo dello stato sconfortante in cui si è trovata nel passato la Postumia o Postioma, fiancheggiata da due ingombranti siepi che, specie di notte, scoraggiavano i viandanti ad avventurarsi per essa a causa della insidia dei malandriniLa denominazione «Postumia Romana» è relativamente recente onde distinguerla dalla S.S. nr. 53 Postumia ( Vicenza-Portogruaro )..

La strada Antiga

E’ un’antichissima strada tuttora esistente ma pressoché dimenticata che ha origine nei pressi dell’Osteria «Ai due Mori», tra Volpago e Venegazzù, ai piedi del Montello, dalla grande «Schiavonesca» (attualmente S.S. nr. 248) e che, in tempi ormai lontani, dopo aver attraversato i territori di Merlengo e di Santa Bona Nuova, terminava in Treviso città.

Presumibilmente, nei tempi medioevali la strada Antiga entrava in Treviso per l’ex porta di Ognissanti (ci riferiamo all’epoca precedente alla costruzione delle mura attuali e cioè a quella delle vecchie mura medievali)La porta Ognissanti «sarà stata in prossimità dello sbocco di Vicolo Pancera sulla via omonima, a nord-est dello stabilimento Longo-Zoppelli» (G. NETTO, Treviso Medievale e i suoi ospedali, Treviso, 1974, Stab. Arti Grafiche Vianelo)..

Non è noto a quale data risalga il tracciato ma verosimilmente si ritiene al tempo della dominazione romana, prova ne sia il ritrovamento lungo la medesima di materiale fittile romanoF. G. PILLA, Note preliminari sul rilevamento detta centuriazione trevigiana, Venezia, Stamperia di Venezia, 1966, p. 406..

Si rileva un parallelismo tra la strada in argomento e quella Feltrina.

Sembra che la sua larghezza fosse dai sei agli otto metri.

E’ da notare che dall’altezza di via Orsenigo (prossima a Villa Reginato in Santa Bona Nuova) sino al Montello conserva il nome di «strada Antiga» ed in tale tratto è utilizzata come strada campestre. Il perché di tale abbandono è forse da ricercarsi nel fatto che altre strade, come la famosa Feltrina, quelle di Merlengo e di Paderno, tutte allacciami la zona montelliana con Treviso, hanno offerto una migliore viabilità.

Ricordiamo infine che il percorso dell’Antiga nel territorio del Comune di Ponzano è di metri 4.974A proposito dell’Amiga ecco quanto dice D. Angelo Panziera di Merlengo in un suo scritto «Cenni di Storia» (del Comune) (1979):  «II nome parla di resto di strada antica, e anche questa fu costruita dai romani. Amiga è la corruzione dell’aggettivo latino antiqua. Nel 2° secolo d. C. questa strada divideva da nord a sud il comprensorio che aveva questi confini:  Castelfranco e il Piave con Oderzo Montebelluna (il «marca vecio») e Mogliano. La nostra «Antiga» era la strada che percorreva la lunghezza del comprensorio e si chiamava «decumana», la quale intersecava la «Morganella» detta «cardine»; l’incrocio era presso le cave di ghiaia prima della Feltrina. Nei territori costruiti a reticolo le strade erano perpendicolari:  il cardine e il decumano. Di questo incrocio, che era il principale del comprensorio, parlò in un sintetico studio il dott. Giovanni Pilla, Assistente di storia all’Università di Padova», già citato..

La via o strada Schiavonesca

Esistono due strade che portano questo nome, la Grande e la Piccola Schiavonesca.

La Grande Schiavonesca collegava storicamente Sacile con Marostica, passando per Godega Sant’Urbano, Susegana, Ponte della Priula, Nervesa della Battaglia, Volpago, Montebelluna, Casella d’Asolo, Onè di Fonte e Bassano del Grappa.

La strada che ci riguarda invece parte da Santandrà di Povegliano, attraversa il territorio del Comune di Ponzano e raggiunge Postioma.

Il nome «Schiavonesca» forse è stato attribuito al fatto che queste due strade furono tracciate dagli Schiavoni durante le loro incursioniGli Schiavoni, ossia Slavi (Sciavi) erano una popolazione serba,  abitanti nella regione orientale dell’Adriatico (Schiavonìa); venivano assoldati come mercenarii dalla Repubblica Veneta. I loro reggimenti vennero sciolti da Napoleone nel 1797. Celebre a Venezia la «Riva degli Schiavoni». (Da «Enciclopedia Garzanti»)..

La strada Morganella

E’ un’altra strada antichissima, romana anche questa. Parte da Lovadina, transita per Santandrà, raggiunge via Roma nel centro di Paderno, con la quale si confonde per circa 150 metri, indi volge a destra verso Castagnole e Paese, dirigendosi infine verso Morgano? ove ha fine vicino all’antico Settimo (ad septimum) da tempo scomparso.

Nei territori di Paese, Ponzano e Villorba, ove transita, è tuttora denominata «Morganella».

Lo sviluppo stradale del Comune

Tracciata la storia delle antiche strade ci accingiamo ora ad esaminare le vicende delle altre strade.

Sia noto che le condizioni economiche del passato non potevano certo consentire al Comune l’incremento di tale settore, seppure esso sia sempre stato di primaria importanza.

Le strade, prima dell’avvento della moderna asfalta tura, per la loro indispensabile manutenzione, esigevano una spesa considerevole; mancavano del tutto i mezzi meccanici motorizzati oggi ben disponibili. Gli unici attrezzi per distribuire uniformemente la ghiaia sul piano stradale erano costituiti dal badile, dal piccone, dalla carriola e dai carri trainati dagli animali. L’operazione aveva luogo in autunno.

Alcuni uomini assunti dal Municipio, «gli stradini», durante tutto l’arcò dell’anno badavano all’efficienza delle strade comunali ed alla pulizia delle medesime.

La necessità di curare il suolo stradale rappresentava una difficoltà vera e propria, per la notevole spesa di manutenzione.

I documenti circa le strade del comune cominciano ad apparire solo nel 1832.

In detto anno venne discussa la possibilità di migliorare la rete viaria. Come primo atto di questo programma, si esaminò la proposta di rendere più agevole e di rettificare via Colombera, che si snoda dal confine di Santa Bona Nuova fino all’incrocio di via Capitello con via Chiesa di Merlengo e via Mure.

Nel 1833 si progettò una strada, realizzata nel 1834-1835 (l’attuale via Roma), che dal confine di San Pelagio raggiunge la Postumia Romana, transitando davanti a Villa Minelli (ora Benetton) ed attraversando il centro di Paderno.

A tutto il 9 agosto 1841 la rete stradale fu dichiarata buona e ben conservata ed il 2 ottobre dello stesso anno furono trattati problemi circa la alberatura e la vigilanza delle strade più importanti.

Nell’anno 1843, come si rileva dagli atti dell’Archivio Municipale, le strade risultavano tutte in buone condizioni. Anche le strade interne erano soddisfacenti. L’amministrazione austriaca effettivamente badava al problema delia viabilità, ma purtroppo non tutto procedeva secondo le intenzioni superiori. Frequentemente avvenivano danni dolosi: manomissione a muretti di parapetto dei ponti, rottura ed abbattimento di paracarri, rovina delle alberature, guasti alle scarpate; tutto ciò si ritorceva sulla popolazione in quanto su di essa gravavano le spese per le riparazioni. Principali danneggiatori risultavano i ragazzi che, se sorpresi e riconosciuti dalle persone addette alla vigilanza, rendevano responsabili le proprie famiglie.

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Piazzale Aldo Moro a Paderno

Nel 1847 si discute il radicale restauro e la conseguente manutenzione della strada che dal confine di Santa Bona Nuova giunge al palazzo del Co. Manolesso-Ferro 14, vale a dire dell’insieme delle vie Colombera, via Chiesa di Merlengo e via Talponera.

Nell’inverno 1847-1848 viene provveduto alla sistemazione della strada tra Merlengo e Paderno (via Capitello e via Cicogna) con il concorso degli abitanti delle due frazioni. Si distingue per l’interessamento dimostrato un certo Giovanni Pollin.

Prosegue normale l’ordinaria manutenzione, senz’altre novità di rilievo, sino al 1866 e ciò è alquanto spiegabile se si rammentano i rivolgimenti politici e militari dell’epoca, che distoglievano l’attenzione dell’amministrazione austriaca dai problemi civici dei comuni.

Tra il 1866 ed il 1867 viene curata la strada che da San Vito porta al confine di Volpago, per la cui opera il Comune si addossa una spesa di lire 3.263.

Nel periodo 1874-1880 si rivolgono pure cure alla strada che dalla chiesa di Ponzano raggiunge il confine di Santandrà: spesa lire 1.474,19.

L’Agnoletti accenna che nel predetto 1880 furono eseguiti due ponti: uno sulla Giavera (forse sulla Postumia) ed un altro sul Pegorìl, senza però dare precisazioni circa i luoghi in cui furono eretti ed il loro ’ tipo, cioè se in legno od in muraturaG. AGNOLETTI, Treviso e le sue Pievi, voi. II, p. 622..

Già nel 1872 viene riferito dai documenti di Archivio che risultano agibili otto strade per una lunghezza di metri 21.725, mentre altre sei, lunghe in totale metri 10.924, necessitano di riparazioni.

Tra il 1873 ed il 1881 viene accomodata la strada detta del Pegorìl o di Fontane.

L’antica strada della Morganella riceve cure nel 1875; nel 1880 si discute il riattamento della strada che dalla Postumia, passante per il bivio Sant’Antonio, si dirige a Santandrà. Venendo essa considerata di poca utilità, la Giunta decide di rinunciare a tale lavoro esistendo in quel tempo un’altra strada che portava a Treviso passando per Paderno.

Il tratto Ponzano-Santa Bona, denominato via Castagnole, che dal crocicchio di Villa Minelli (ora Benetton) raggiunge la fine di via Colombera di Merlengo (confine con Santa Bona), viene migliorato negli anni 1880-1882.

Nel 1901 è allargata la strada Ruga e si provvede alla sistemazione della via che da San Vito raggiunge la Stradazza.

Allo scopo di contenere il pressante problema della disoccupazione, creatosi in seguito agli eventi bellici, il Consiglio Comunale delibera di dar mano al riatto della strada Fola in frazione di Ponzano, della strada Pian (ora via Casette) di Merlengo, della strada della Barrucchella di Paderno e di quella che dalla Casa Marchi di Merlengo porta verso Santa Bona Vecchia e Porta Fra Giocondo in Treviso. Nel luglio 1925 viene disposta la rettifica della via Talponera presso la Villa Pavan (ora Di Blasi) nella zona della Chiesa di Merlengo.

Il 7 settembre 1927 incomincia l’apposizione della segnaletica stradale: la fornisce il Touring Club Italiano di Milano. Sempre per fronteggiare la piaga della disoccupazione, il Comune provvede dal 1929 al 1936 al riordinamento delle strade comunali ripartendo i lavori tra gli operai delle tre frazioni.

Dalla delibera Comunale nr. 122 del 28-2-1935 risulta che la mercede agli operai per i lavori straordinari di sistemazioni stradali, dal settembre 1934 al dicembre dello stesso anno, veniva pagata tramite buoni di generi alimentari. Sistema inconsueto questo, che fa capire le difficoltà finanziarie del Comune.

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Bivio Povegliano-Volpago

Nel settembre 1935 viene ampliata e rettificata la strada comunale San Vito-Volpago e precisamente il tratto da via Cicogna al confine del Comune di Treviso (mt. 1.900).

Nella seduta del 21-9-1952 il Consiglio Comunale da incarico alla Giunta di predisporre un cantiere di lavoro per le sistemazioni stradali.

Nella seduta del 26-7-1953 il Consiglio delibera d’incaricare il geom. Luigi Grosso di Carnaio per l’ammodernamento definitivo delle seguenti strade:

— via Chiesa, per Ponzano;
— via Roma;
— via Piòppe;
— via Cicogna;
— via Povegliano (tutte per Paderno);
— via Capitello, per Mertengo.

Con delibera nr. 41 del 6-9-1953 il Consiglio approva la cilindratura e la bitumatura delle strade interne. Con altra delibera nr. 12, seduta del 20-2-1955, il Consiglio decide di inoltrare la domanda di ristrutturazione delle strade comunali di via Talponera di Merlengo, di via Santandrà e di via Monara di Ponzano. I lavori di via Colombera iniziano il 13-9-1960 e terminano il 2-9-1961 (interno frazione di Merlengo).

Successivamente tutti i tratti di strade comunali e provinciali nel territorio del Comune vengono asfaltati. Per la sistemazione della strada intercomunale Arcade-Povegliano-Ponzano viene ottenuto un contributo da parte del Ministero dei LL.PP.

Le strade vicinali sono curate a ghiaia perché di marginale importanza (strade ancora campestri).

La rete stradale comunale è attualmente ottima e ben conservata.

Le due maggiori strade del Comune risultano via Roma (Paderno, San Pelaio, verso Treviso) e la via Postumia Romana o Postioma. Entrambe sono state allargate e bitumateLe strade provinciali che attraversano il Comune sono: SP 55 da via Carnaio, incrocio con via Povegliano, a Carnaio di Povegliano; SP 56 da via Roma, confine con San Pelaio, attraverso le frazioni di Ponzano e Paderno, tratto di via Carnaio, per via Povegliano, fino a Santandrà; SP 102 tutta la via Postumia Romana, da Postioma a Villorba; SP 134 dal confine con Castagnole di Paese, attraverso tutta via Morganella Ovest, fino all’incrocio con la strada provinciale .56 di via Roma..

E’ fuori dubbio che lo sviluppo e la modernizzazione delle strade ha contribuito a favorire l’insediamento delle industrie e deiPar tigianato, fattore questo indispensabile per il miglioramento delle condizioni economiche della popolazione


Note:

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