Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi

LE FUNZIONI RELIGIOSE

A tutte le funzioni religiose delle feste di precetto la popolazione presenziava nella quasi totalità; rari risultavano gli assenti ingiustificati. Chi lavorava nei giorni festivi senza la dovuta autorizzazione da parte del parroco dava scandalo. Nessuno che picàsse a messa al ciòdo senza un serio motivo.

A turno, nelle case contadine, un uomo badava alla stalla, una donna alle faccende domestiche, per consentire ai familiari di presenziare alle funzioni religiose.

Alle rogazioni di primavera, istituite per impetrare la protezione del ciclo sulle campagne, ogni famiglia mandava il maggior numero possibile di persone. Dette rogazioni assumevano un carattere veramente solenne; il rito era secolareLitania o rogazione, che vuoi dire preghiera, è parola greca derivata dal verbo litanevo,  che significa:  prego.  Le litanie sono divise in maggiori e minori. Le litanie maggiori cadono nel giorno 25 aprile ed ebbero impulso per merito di S. Gregorio I, detto il Grande (590-604). Nel 598 detto papa chiamò clero e popolo ad una processione di penitenza per supplicare la cessazione della peste che desolava Roma. Le litanie minori nel rito romano si celebrano al lunedì, martedì e mercoledì avanti l’Ascensione. L’istituzione è attribuita a San Mamerto, vescovo di Vienne (Francia) nel 468, sotto il pontificato di Sant’Ilario (461-468), per ottenere la fine delle invasioni barbariche. Prima però che San Mamerto le effettuasse nella propria diocesi, San Lazzaro, vescovo di Milano, morto nel 461, le aveva per la stessa ragione ordinate nella propria, cioè in tutta la chiesa ambrosiana. Però solamente sotto il pontificato di Leone III (795-816) si estesero in tutto il mondo.z.

Ad ogni capitello od altare provvisorio, posto di solito nei crocicchi delle strade, la processione sostava ed il sacerdote officiante rinnovava la benedizione alla terra ed alle colture. Durante tutto il tragitto il popolo cantava a voce alta le litanie dei santi; quattro invocazioni stavano maggiormente a cuore: «A peste fame et bello libera nos Domine», «A fulgure et tempestate libera nos Domine», «Ab omni malo libera nos Domine», «Ut fructus terrae dare et conservare digneris, Te rogamus audi nos».

In altre gravi occasioni si effettuavano processioni, come per implorare la pioggia, per far cessare pubbliche calamità o per portare il viatico ad un ammalato.

Fra le varie manifestazioni religiose non si può dimenticare la magnifica coreografica processione del «Corpus Domini» a cui partecipavano tutti i fedeli. Aprivano il corteo religioso la croce e i bambini, tutti muniti d’un cestino carico di fiori che spargevano lungo il percorso; indi seguivano il baldacchino, portato da , quattro persone autorevoli del paese, il sacerdote con il Santissimo Sacramento, il gruppo consistente dei cantori, gli uomini e infine le donne, tutte con il capo coperto dal grande fazzoletto nero o dal velo. Le associazioni cattoliche portavano le loro bandiere.

Particolare cura veniva dedicata all’addobbo dei balconi, con drappi e fiori sui davanzali. Le osterie dislocate lungo il percorso chiudevano temporaneamente i battenti per doveroso riguardo alla processioneLa processione del Corpus Domini nacque a Liegi, nel Belgio, nell’anno 1246, il primo giovedì dopo l’ottava di Pentecoste, come avvenne anche in seguito.  In Italia venne disposta da Urbano IV con sua bolla del 1264. Anche i papi successivi diedero impulso a detta manifestazione, in ispecie Eugenio IV con sua bolla del 1431 e finalmente il Concilio di Trento diede forza a tale processione ormai divenuta tradizionale..

Grande importanza assumevano tutte le domeniche di Quaresima e le funzioni della Settimana Santa.

Ogni domenica di Quaresima, durante il vespro, veniva proclamata la parola del Signore da parte di un valente predicatore che esortava alla meditazione ed alla penitenza il numeroso ed attento uditorio.

Le cerimonie della Settimana Santa, principalmente, richiamavano il totale afflusso del popolo; iniziavano il Lunedì Santo con le «Quaranta Ore» di adorazione, che si concludevano il mercoledì a mezzogiorno. Il giovedì sera verso le ore venti aveva luogo la grande predica della Passione e Morte di Gesù, pur questa con la massima adesione di popolo. Il venerdì, sempre verso le ore venti, si svolgeva la lunga processione che voleva ricordare il cammino di Gesù al monte Calvario.

Anche in questa ricorrenza tutte le famiglie che abitavano lungo il percorso della processione facevano a gara per addobbare con drappi, fiori e candeline accese i loro davanzali.

Gli anziani ricordano ancora quando i cantori, a ripetizione, tra i vari salmi e canti penitenziali, intonavano il famoso inno «Vexilla Regis prodeunt»Autore   è  stato   Venanzio   Fortunato   (530ca-597), nato a Valdobbiadene (Treviso), vescovo di Poitiers (Francia) al tempo di Lotario I. Scrisse versi latini d’ogni genere, sacri e profani, e biografie in versi ed in prosa di diversi santi. Taluni suoi inni, come «Vexilla regis prodeunt» e «Pange lingua gloriosi proelium certaminis» (da non confondersi col notissimo «Pange» di San Tommaso), entrarono nella liturgia..

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Due «ribèghe» o «racoléte» e sotto ad esse la «spola»  (coll. prof. E. Bellò)


I ragazzi attendevano con impazienza le sere della Settimana Santa per suonare la ribèga od il ribegòn, due strumenti rustici costruiti con assicelle di legno le quali messe in azione producevano un rumore caratteristico, che voleva ricordare la gazzarra inscenata dal popolo di Gerusalemme per ottenere la condanna a morte di GesùRibèga corrisponde   al vocabolo italiano raganella. Meno usata era la batarèa o bataròn, costituita da un asse di legno con la necessaria impugnatura all’estremità  di un lato minore,  con due anelli rettangolari incardinati ognuno su una faccia dell’asse, al centro. Veniva usata per invitare il popolo alle funzioni specialmente nel giorno del Venerdì Santo, in cui era sospeso l’uso delle campane come espressione di lutto per la morte di Gesù..


Note:

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