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Ponzano Veneto Prologo

  • 02, 18, 2021 \\\
  • Cenni Storici

    I tre paesi, da sempre uniti, di Ponzano, Paderno, Merlengo che formano dal 1807 il Comune di PONZANO, sono sorti lungo l’asse viario della via Postumia, strada consolare romana del sec. II a.C. che univa Aquileia e Concordia Julia a Genova, e si sono sviluppati a meridione di essa sugli incroci dell’ager centuriatus tarvisinus, tracciato dagli agrimensori romani dopo Ie campagne militari di G. Cesare al fine di creare presidi e dare nuovo assetto territoriale alia fertile regione del Municipium Tarvisium. Dalla centuriazione sono visibili: il cardine massimo via l’Antiga; il decumano massimo la Morganella (studi di Mor e Pilla); la Schiavonesca; via Roma e le più recenti “calli” di campagna, eco dell’onnipresente Serenissima. Da qui i toponimi PONTIANUS e PARTENUS risalenti verosimilmente a capicoloni beneficiari di terre da coltivare; il germanico MARLING, attestato anche nel bolzanese, che risale invece all’epoca gotico· barbarica, è citato nei documenti sempre assieme all’antichissima Chiesa di S. Vito sulla Postumia, di fondazione franco·carolingia. Attraverso lo sviluppato sistema stradale romano calarono molteplici popolazioni dell’est: a ricordo del loro passaggio rimane la via Schiavonesca e la vicina Ongaresca (oggi Pontebbana). Nel Medioevo i Conti di Collalto possedevano terre sopra la Postumia. I tre villaggi si trasformarono in Regole divise in colmelli e fanno parte del vasto Quartiere d’Oltrecagnan nel districtus del nuovo Comune medievale di Treviso, hanno un “mèriga” capovillaggio ed ecclesiasticamente sono Cappelle della Plebs di Postioma nell’Arcipretato di Cornuda. Nel1320 Ponzano viene incendiata e devastata da fuorusciti trevigiani in Montebelluna.

    Sotto il dominio veneziano (1339/1797) diventano ville del quartier “Campagna Inferiore” della Podesteria di Treviso. La riforma amministrativa napoleonica aggrega i tre “comuni” a Treviso nel Dipartimento del Tagliamento. Con il Regno Lombardo·Veneto l’Austria dà avvio alla formazione del moderno comune e costituisce la nuova Provincia. Dei tre centri che 10 compongono, quasi una triade inscindibile tramandataci fin dalle più antiche fonti storiche, Ponzano ha sempre avuto la preminenza politico-amministrativa tanto che da esso assunse il nome il nuovo comune costituito col nascente Regno d’Italia il 5 gennaio 1868.

    Oltre alle citate tracce della romanizzazione nel Museo Civico L. Bailo di Treviso sono esposti urne cinerarie e reperti fittili di corredo funerario rinvenuti ai margini della Postumia ROMANA. Inoltre nel Museo Maffeiano di Verona e conservato un grande cippo marmoreo romano con iscrizione dedicata al magistrato L. Ragonio da due suoi Iiberti Eutiche e Crisopae. Secondo Th. Mammsen esso fu rinvenuto nel sec. XVIII a Pademo mentre si facevano lavori per il coro della Chiesa Parrocchiale. Scarsi reperti rinvenuti in superficie o nelle cave di ghiaia testimonierebbero insediamenti di genti paleovenete o di tribu euganee.

    Di epoca romana sono alcune anfore di argilla contenenti ceneri di defunti e oggetti funebri, ritrovate a Ponzano, e una sepoltura con suppellettili fittili, rinvenuta a Merlengo (reperti conservati nel Museo di Treviso). II territorio in quell’epoca era attraversato dall’importantissima Via Postumia (II sec. a.C.) che, unendo Liguria, Lombardia e Veneto, era fondamentale per Ie comunicazioni.

    Nel 992 i Conti di Treviso (forse i Collalto) donarono al Vescovo alcuni terreni situati a Ponzano. Nel 1000 I’Imperatore concedeva a Rambaldo da Collalto conte di Treviso, la zona tra la via Postumia e la via Asolana (Feltrina), che comprendeva Ponzano. Nello stesso periodo, terre in Paderno venivano donate al monastero di Busco (diocesi di Ceneda) dai irati dell’Abbazia di Pomposa. La fondazione di S. Leonardo di Ponzano forse risale a quest’epoca, probabilmente in seguito all’erezione di un luogo di culto in onore del monaco S. Leonardo, protettore dei carcerati, da parte dei fondatori dell’Ospedale del Piave di Lovadina. L’abbazia benedettina di S. Martino di Lovadina possedeva infatti terre in Ponzano già dal 1020. II parroco del paese veniva eletto dall’abate del monastero fino al 1490 e in seguito dalla badessa del convento di S. Maria degli Angeli di Murano (fino alia soppressione del monastero nella prima decade dell’Ottocento). Anche i canonici del Duomo di Treviso possedevana terre in Ponzano e Paderno, con famiglie di coloni.

    Tra I’XI e iI XIV secolo si costituì il libero Comune di Treviso, svincolato dalle famiglie feudali del luogo. Nel XlI secolo Treviso partecipo alla Lega Lombarda contro Federico Barbarossa; la Pace di Costanza (1183) stabili i diritti di tutti i Comuni Italiani. Fu in questo periodo che Treviso cominciò a considerare il contado circostante come un’appendice della città, trovando però opposizione da parte del potere ecclesiastico. Nel XIII secolo si elaborarono gli statuti cittadini, che contenevano norme relative ai villaggi circostanti. Ogni “regola” (paese) veniva rappresentata da un “mèriga”, eletto periodicamente dai capi-famiglia del villaggio (i “mèrighi” di Ponzano, Paderno e Merlengo continuarono la loro funzione fino al XIX secolo quando si costitul il Comune di Ponzano Veneto). Gli abitanti del contado avevano I’obbligo di mantenere in buone condizioni Ie strade e i ponti e di pagare alla città i tributi. Nel XIV secolo, tutto il territorio trevigiano venne suddiviso in “pievi” e “regole”, per dame un ordinamento fiscale. II termine “pieve” e ecclesiastico: designava la chiesa a cui si riferivano gli abitanti del paese. Le altre chiese erano dette “cappelle” e dipendevana dalla “pieve”; il villaggio legato ad esse fu detto “regola” (durante la dominazione veneziana venne detto “villa”). Ogni parrocchia era a sua volta suddivisa in “colmelli” (piccoli gruppi di case isolati dal centro dov’era la chiesa). Nell’amministrazione del terreno agricolo venivano utilizzati i termini “campo”, “manso” (venti campi), “fuoco” (otto mansi se erano in affitto oppure due mansi più due campi se erano lavorati dal proprietario).

    Nel Settecento la quasi totalità delle terre dei nostri paesi era proprietà di nobili, ricchi mercanti, enti religiosi e civili. Le terre di uso della comunità erano ormai quasi inesistenti, come rarissimi erano i paesani proprietari terrieri (commercianti e professionisti soprattutto). Anche nei nostri paesi, come in tutta la società rurale trevigiana erano tre le classi sociali: i contadini, che vivevano in povertà, legati alla disponibilità variabile dei prodotti agricoli; la borghesia rurale, composta da commercianti, artigiani, fattori, gastaldi e medi proprietari terrieri; i nobili e i possidenti, che risiedevano in città e venivano in campagna solo per la villeggiatura. La scarsa importanza economica e demografica di Ponzano nel Sette-Ottocento e dimostrata dall’assenza tra i suoi abitanti di medici, notai e avvocati. Nel Settecento vi era una certa rigidità professionale e territoriale: difficilmente un servo diventava contadino, anzi il mestiere passava da padre in figlio; erano rari quelli che lasciavano il paese, tanto che anche i matrimoni si svolgevano tra le famiglie del luogo.

    Tra fine Settecento e inizio Ottocento, le campagne furono invase dagli eserciti francese e austriaco a cui si aggiunse una grave carestia; nonostante questo l’incremento demografico fu costante. Dall’Ottocento si formò a Ponzano un ceto artigianale e mercantile che apportò notevoli modifiche nell’organizzazione economica e sociale del paese, in precedenza esclusivamente agricola. La creazione di nuovi mestieri, fino ad allora prerogativa della città, comporta una crescita del reddito medio e aumento degli scambi con i paesi vicini. La dominazione napoleonica apportò delle modifiche nel tessuto sociale del paese: arrivarono infatti dei benestanti che vi si stabilirono assumendo le funzioni di consiglieri comunali e di sindaco della nuova “municipalità” istituita. Con la caduta di Venezia, molti possedimenti nobiliari passarono alia borghesia, con la conseguente decadenza di molte ville. Nell’Ottocento sparirono molti prati e boschi, sostituiti da coltivazioni, e il terreno comunale venne completamente ceduto a privati. Il tenore di vita aumentò anche grazie all’avvento della bachicoltura.

    Con la venuta degli Austriaci, la popolazione venne sottoposta all’obbligo di coscrizione militare, all’imposizione di forniture all’esercito, al pagamento di nuove imposte per la copertura di spese militari. Le nuove tecniche agrarie sperimentate nell’Ottocento non vennero applicate nel nostro territorio: non esistevano infatti imprese agricole a grande conduzione, mentre la terra veniva frammentata in centinaia di piccoli appezzamenti, insufficienti anche per una sola famiglia. Questo comportò il peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, molti dei quali dovettero emigrare, specialmente verso la fine dell’Ottocento.

    Le condizioni di vita dei nostri paesi non migliorarono per tutto l’Ottocento e per parte di questo secolo: la prima notizia di una scuola elementare è del 1856; fino all’inizio del Novecento non esistevano nè ufficio postale, nè telegrafo; non esistevano neanche industrie, diversamente dai paesi limitrofi, che tuttavia erano meno popolati.

    È degli inizi del Novecento la costituzione di una Cassa Rurale, che raccoglieva soprattutto i risparmi degli emigrati stagionali. Nonostante l’emigrazione, in questo periodo vi fu un forte incremento demografico fino alia Grande Guerra.

    Durante la Prima Guerra Mondiale it Comune fu molto provato, data la vicinanza con Treviso e con i fronti del Piave e del Montello: a Villa Maria, nell’ultimo periodo del conflitto fu ospitato un ospedale da campo; a villa Serena si stabilì il comandante dell’VIII corpo d’armata, generale Asclepia.

    Dopo la guerra anche il nostro paese seguì le sorti del resto d’Italia: la crisi economica, l’emigrazione, il fascismo, le guerre per la conquista dell’Impero, la Seconda Guerra Mondiale. Quest’ultima fu anche per noi una durissima prova: la ricerca del cibo e di generi essenziali, Ie carte annonarie e it mercato nero evidenziavano la crisi. Nel ‘43 l’occupazione nazista peggiorò le cose, perchè si aggiunsero le scaramucce dei partigiani, gli allarmi aerei che annunciavano l’arrivo di “Pipo”, il rinnovarsi del banditismo, con l’assalto alle povere case e lungo le strade. Dopo l’armistizio del ‘43, anche molti giovani di Ponzano si ritrovarono prigionieri o disertori (diversi diventarono partigiani). Nel ‘44 con it bombardamento di Treviso arrivarono gli sfollati. Poi arrivò la fine della guerra, con it passaggio dei tedeschi in fuga.

    Anche nel secondo dopoguerra si ripresentò il fenomeno dell’emigrazione nei paesi europei, Nord e Sudamerica e Australia. Questo fenomenò continuo fino agli anni Sessanta, quando lo sviluppo economico dell’Italia interessò anche il nostro Comune; si insediarono numerose industrie che eliminarono l’ emigrazione; si avviarono opere di interesse pubblico; vi fu un forte sviluppo dell’edilizia privata. Questi fenomeni continuarono per tutti questi anni. Oggi i ponzanesi sono 7.565 (nuclei familiari 2.520) al 31/XII/1991.

    La superficie del territorio e di 22,14 Kmq.



    Guida Turistico Commerciale: Ponzano Veneto. 1992