A Spasso per le Antiche Osterie di Ponzano
Trattoria – Osteria “Da Sbeghen”
Via Morganella Ovest
L’edificio che oggi ospita il ristorante “La Pesa” di proprietà Pianelli, venne costruito tra il 1897 e il 1898 da Giuseppe Sbeghen in occasione del suo matrimonio con Emilia Pivato.
Man mano che la famiglia cresceva, nel tempo, furono costruite, lungo la via Morganella, altre cinque case che ospitarono i numerosi membri della famiglia.
Alla morte dei genitori Giuseppe e Emilia, proprietari dell’osteria, l’esercizio fu ereditato dal figlio Ettore che subentrò con la moglie Adalgisa e tutta la famiglia. La gestione Sbeghen durò, di padre in figlio, fino al 1956, quando passò alla famiglia Lampugnani che continuò l’attività solo con l’osteria e più tardi con il servizio della pesa.
Nella trattoria Sbeghen si servivano uova sode, polpette, folpi, bogoi e naturalmente la trippa che era un classico, soprattutto sotto Natale e veniva consumata dopo la 1a messa che era alle 5 del mattino, quindi verso le 7. Si preparavano anche pranzi per matrimoni e quando c’era la sagra.
Infatti, tutti gli anni, Il 15 di agosto si fermavano nel cortile dell’osteria le giostre di Ano e Nita con le barchette, il tiro a segno e più tardi le gabbie.
Davanti al muretto di villa Liberali stazionava l’organetto a mano che si caricava con le schede, così risuonavano canzoni come “Fiorin Fiorello, l’amore è bello vicino a te!” “Son fili d’oro i tuoi capelli biondi e la boccuccia odora!”. Dove oggi si trovano gli ambulatori medici c’era il gioco dee bae e dea borea.
Sempre nel cortile veniva collocata una piattaforma dove si ballava. Il ballo, allora considerato indecente e peccaminoso, era controllato dal parroco don Giuseppe Geron che, passando di lì, memorizzava le persone ed escludeva, per esempio dal rito delle Ceneri, chi frequentava la pista da ballo. Don Umberto Simeoni, il cappellano, lo aiutava in questa “missione” nascondendosi dietro al vicino forno, spiava le ragazze che andavano a ballare e poi riferiva al parroco.
In tempi più recenti facevano sosta dei musicisti romagnoli ambulanti che, sotto un tendone, organizzavano serate danzanti. Suonando il sassofono, il clarino e la fisarmonica attiravano la gente del paese e anche le ragazze che, anche se in modo meno severo rispetto al passato, venivano controllate dal parroco don Remigio Tessarolo.
Proprio davanti all’osteria passava e passa tuttora la processione del Venerdì Santo. Il parroco don Aldo Danieli impartiva una speciale benedizione, rivolta al “colmello” e alla sua gente, alzando la reliquia della Santa Croce (in hoc signo vinces) e la Schola Cantorum cantava lo Stabat Mater processionale alla presenza della famiglia Sbeghen di fronte al capitello Al Cristo riccamente adornato per l’occasione. La vita si svolgeva tutta lì, tra il cortile della trattoria, le case coloniche Liberali dove abitavano i Michielin, Miceini (abbattute nei primi anni ’70) e i Gagno (ora di proprietà Perolo) tanto che spesso non si sapeva ciò che accadeva a pochi metri di distanza, una vita fatta di tanto lavoro, ma anche di tanta convivialità, amicizia e solidarietà.
(Dai ricordi di Iris e Renzo Sbeghen e Giuseppe Pretotto).
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