A Spasso per le Antiche Osterie di Ponzano

Osteria “Da Miotto”

Incrocio Tra Via Chiesa, Via Santandrà E Via Fontane

image 1967. Gli sposi Sante Santon e Anna Maria Faccin posano assieme a parenti e amici davanti all’osteria.

Situata in un punto strategico per la viabilità, l’osteria da Miotto è stata fino alla metà degli anni ’70 un vero e proprio punto di riferimento per Ponzano: posto telefonico pubblico, luogo di ritrovo dove giocare a carte e a bocce, dove mangiare, bere, vedere la TV, imbucare lettere e tanto altro. Artefici di tutto questo, nei primi anni del dopoguerra, Rino Miotto e Massimo Vidali.

Rino Miotto, prima della guerra, negoziante di generi alimentari, tabacchi e poi oste, nel 1954 decise di affittare l’osteria di sua proprietà.

Il casoin, che si trovava all’interno dell’osteria e dove lavorava la mamma di Rino Marina Betteti Casoina, verrà trasferito, prima nel vicino palazzo Stefani, poi in un fabbricato dove oggi si trova la banca Unicredit. In questo negozio, oltre agli alimentari, si vendevano, con regolare licenza, i tabacchi e il sale che era tenuto sciolto in un apposito contenitore molto pesante e venduto a peso servendosi della classica sessola (sessoea).

Nell’osteria data in affitto i tabacchi troveranno spazio dietro al bancone e potranno essere venduti grazie alla licenza del vicino negozio di Marina Casoina, ma, come ricorda Ida Vidali, non venivano mai venduti a pacchetto, perché gli avventori, a quei tempi, chiedevano al massimo 1 o 2 sigarette, mezzo toscano e sempre piccoli quantitativi di tabacco.

Rino Miotto continuò ad occuparsi dell’osteria, nonostante conducesse una vita molto intensa fuori Ponzano, infatti aveva una macelleria a Lanzago di Silea e faceva il mediatore immobiliare e di bestiame.

Dopo una giornata di lavoro, a tarda sera, spesso si presentava in osteria e generosamente offriva da bere a tutti. Uno dei pochissimi in paese, assieme a Massimo Vidali, ad avere la macchina, era considerato con ammirazione e rispetto. Carismatico ed instancabile conosceva ed attirava parecchia gente che finiva col diventare abituale frequentatrice dell’osteria.

Massimo Vidali, gestore del locale dal 1954 al 1974, assieme alla moglie Eugenia Possamai Possamai Zenia è presente nella Guida Economica della Provincia di Treviso 1957 alla voce “Trattorie - Osterie”.., sarà l’altro artefice del successo dell’osteria “da Miotto”, infatti Rino raccomanderà al nuovo gestore professionalità, rispetto, cordialità verso il cliente, regole che Massimo rispetterà fino all’ultimo.

Da Miotto si beveva dell’ottimo prosecco proveniente dalle cantine De Nardi di Col S. Martino e la cucina invece era in mano a Maria Ferracin, mamma di Massimo, che aveva una lunga esperienza di cuoca, non solo in famiglia, ma anche nei ristoranti di Treviso.

I suoi piatti più apprezzati, anche dalla clientela veneziana e trevigiana, oltre ai tradizionali cicheti, erano la selvaggina, come la lepre, il fagiano e poenta e osei.

Il sabato e la domenica invece veniva servito dell’ottimo baccalà alla vicentina e pesce fritto.

La clientela veneziana in particolare faceva sosta da Miotto, prima di proseguire per il Montello, per gustare una grande frittata di stagione con gli asparagi.

image Anni ’60. La tradizionale processione del Corpus Domini passa davanti a “da Miotto”. Alle finestre vengono esposti drappi per dare solennità all’evento (foto E. Gastaldo).

Nel locale si ospitavano anche pranzi di nozze, fino a due volte la settimana, con 90-100 persone, tant’è che Rino Miotto decise di ampliare il locale con una grande sala che si apriva a sud verso le piste di bocce (attuale parcheggio) che erano 4:3 per le bocce e 1 per la borea Si veda Sante Rossetto Quaranta racconti trevisani, Ed. Canova 2015; Osterie, pp. 185-187. , Il 1o maggio 1954 “da Miotto” si preparò il pranzo di nozze per Bruno e Nori Picciol, questo il menu:
RISOTTO COI FIGADEI
BOLLITO
POLLO ARROSTO
INSALATA, FAGIOLINI E POMODORI
TORTA FATTA IN CASA
BISCOTTI
VINI: MERLOT E VERDUZZO.
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Tra la sala e le piste c’era una bella pergola di 4 viti selvatiche che nel periodo estivo offriva agli avventori una piacevole onbra rinfrescante. Dato il grande via vai di clientela, nei giorni normali erano le figlie di Massimo e Eugenia a dare una mano soprattutto di pomeriggio, in occasione invece di pranzi di nozze venivano chiamate ad aiutare delle ragazze del posto e in cucina, oltre a Maria lavorava anche Eugenia e Antonietta Piovesan Neta Pitona che era addetta a lavare piatti e pentole. Inoltre le figlie di Eugenia ricordano che la mamma, dopo la chiusura del locale, si fermava a fare le pulizie anche fino alle 4 del mattino!.

L’osteria era aperta dalle 7 fino all’una di notte, si giocava a scopa a briscola e alla morra battendo con sonori ed energici colpi sui tavoli e bevendo a volontà (era consentito servire alcolici fino alle 10 di sera). Poi, a tarda ora, arrivava Cesco Biasetto che finito il turno in ospedale dove era infermiere, si presentava in osteria e cominciava a battere sui vassoi in alluminio come fossero stati quelli di una batteria, creando un fracasso infernale.

Altri clienti abituali dell’osteria erano Amedeo Piovesan Tirondeo, Marcello Faccin Marseo Carossa famoso per il suo tabarro, Elia Cervi, Giuseppe Sartor Bepi Receta e tanti altri.

Non disdegnavano l’osteria nemmeno il dottor Gastaldo e il baritono Piero Biasini, entrambi amanti della buona tavola, ma vi si recavano anche per altri motivi: il dottore, perché “da Miotto” trovava l’elenco delle visite a domicilio richieste dai pazienti e Piero Biasini, perché usufruiva del telefono, non esistente ancora in casa. A fianco all’osteria c’era il panificio gestito prima dal signor Baldi e poi da Ferdinando Furlan Cicci Forner, davanti al locale, sulla strada allora sterrata, si trovava la buca delle lettere che non era una cassettina come quelle di oggi, ma una vera e propria buca molto più grande.

Vicino all’osteria, proprio sotto un rigoglioso ippocastano (castagner), si fermavano anche venditori ambulanti e la mitica Ernesta Benedetti, da tutti conosciuta come la Nesta Menina Si veda Luisa Dalla Toffola, Compagni di viaggio, Ponzano Veneto 2009; La Siora Dopia, pp. 100-102; El forner, pp. 103-105; La sagra, pp. 106 e 108; La Nesta Menina, pag. 134.. che, legata la cavalla e il carretto, vendeva bogoi, bagigi, stracaganase, caroboe e castagne.

Nel 1955-56 arrivarono anche i gelati Sanson. Ida Vidali, si ricorda che, da piccola, apriva una porta dell’osteria che dava sulla strada e si metteva a vendere i ricoperti e le coppette alle persone che uscivano dalla messa.

(Dai ricordi di Massimo Vidali, classe 1923 e delle figlie Ida e Floriana).

 


Note: