A Spasso per le Antiche Osterie di Ponzano

Osteria “Da Loschi”

Via Volpago Nord – Loc. Campagna

image Giselda nel 1962.

La storia di questa osteria si perde nella notte dei tempi, quando l’incrocio che oggi chiamiamo “da Loschi” era un vero e proprio luogo di incontro in aperta campagna, lì si riunivano le persone per chiacchierare e bere in compagnia, prima su qualche sedia all’aria aperta, poi sotto una frasca e infine in una baracchetta dove si poteva anche mangiare.

L’attività dell’osteria inizia, con molta probabilità, nei primi del ’900 e questo lo si è dedotto nel corso dei restauri effettuati, in tempi recenti, dall’edificio storico di sassi, tipico di quell’epoca.

Loschi Antonio è nominato nella Guida di Treviso e Provincia. Biennio 1926-27 negli elenchi dei pizzicagnoli e dei tabaccai mentre, in tempi più recenti, sappiamo che l’osteria era gestita da Alfeo Loschi, aiutato dal fratello Aristide che aveva una falegnameria accanto all’osteria. La gestione Bettiol risale al 1955 e termina a metà degli anni ’70.

Giselda Bettiol prende in mano l’attività dell’osteria nel 1957 dopo la morte del marito Pietro Trentin.

Tutti la chiamavano Giselda Loschi anche se non era parente dei precedenti proprietari, ma questo la dice lunga sull’importanza che quel toponimo aveva e ha tuttora, tanto che l’incrocio con rotonda, dove tutto è incominciato, si chiama ancora località “da Loschi”.

Quando Giselda iniziò l’attività erano tempi duri, perché la zona non era servita né dalla luce, né dall’acqua e ci si doveva arrangiare.

La falegnameria di Aristide Loschi, che compare nella Guida Economica della Provincia di Treviso 1957 alla voce “Falegnamerie”, riusciva ad alimentare la segheria e a dare energia alla vicina osteria, grazie ad una ruota sul canale di S. Pelagio Questa zona fino al 1927 era servita dal canale Brentella, dopo questa data, dal Canale S. Pelagio, canale secondario del Canale della Vittoria. L’acqua però arrivò in casa negli anni ’60 soltanto dopo la costruzione dell’acquedotto sulla Postumia in località “al Baston”. .

Per lavare le stoviglie e per lavarsi si attingeva dal canale, mentre per far da mangiare o si faceva bollire l’acqua oppure la si prendeva tramite una pompa che si trovava presso la Scuola Elementare più avanti verso Volpago. Nell’osteria c’era anche il casoin, a fianco la pesa pubblica e dove ora si trova il supermercato CRAI c’era il gioco delle bocce e della borea.

Da Loschi facevano rifornimento i motorini, la benzina era contenuta in piccoli bidoni di latta e veniva erogata con una semplice canna.

image Giselda oggi, Sullo sfondo la rotonda “da Loschi” e l’osteria come si presenta oggi..

Nel ’62, a 35 anni, Giselda prende la patente, così con la sua FIAT 850, può recarsi a fare la spesa di persona, mentre il pesce e il ghiaccio arrivavano dalla zona di Montebelluna con un carretto trainato da un asino. In cucina con Giselda c’erano la fedele Amalia, le nipoti e anche donne del posto che volentieri davano una mano soprattutto quando c’erano delle occasioni importanti.

Il menu proposto generalmente era fisso: pasta al ragù, braciole o bistecche e insalata, anche se Giselda era famosa per la trota e per la bisata con polenta, piatto molto richiesto dalla variegata clientela che frequentava la trattoria. Molti gli operai anche del Comune che si fermavano a mangiare, gente che lavorava nei pressi per la costruzione della strada e delle opere di canalizzazione.

In occasione di matrimoni, battesimi o altre feste importanti veniva preparato il menu classico delle grandi occasioni come il lesso e l’arrosto, l’ambiente poteva contenere dalle 70 fino alle 120 persone, era accogliente, perché, oltre alla televisione, c’era la possibilità di ballare accompagnati dalla musica del violino e della fisarmonica di Bruno Trentin, inoltre Giselda, con il suo fare gentile ed accogliente, attirava tanta clientela che l’ha sempre apprezzata e le ha voluto bene.

Nel 2009 l’Amministrazione Comunale, tenendo conto dei suoi 60 anni di attività, le ha conferito un importante riconoscimento consegnandole una targa per l’impegno lavorativo.

(Dai ricordi di Giselda Bettiol, classe 1927).


Note: