Le Rondini di Ponzano Veneto

Sono emigrato per migliorare le mie condizioni di vita


Poda Medeat è nato in Korçë (Albania) nel 1958.
Vive a Paderno con la moglie, la figlia e gli anziani genitori.
Da poco è diventato cittadino italiano.

Intervistato il 6 settembre 2011 da Luigino Righetto.


Sono per metà Albanese e per metà Greco, mia madre è Greca.
Vivo in Italia da diciassette anni, mi sento e sono cittadino italiano.
Abitavo a Durazzo in una famiglia di nove persone: i genitori, tre fratelli maschi e quattro femmine. Io sono il maggiore dei fratelli.
Ho frequentato la scuola fino alle superiori e poi ho anche seguito diversi corsi di formazione professionale.
Ho fatto tanti lavori: il contadino, il muratore, il minatore, ho lavorato in una centrale idroelettrica e poi per dieci anni sono stato militare. In Albania, durante la guida di Enver Hoxha, zio della cantante A nna O xa, e i n m isura minore dal 1985 al 1991 con il presidente Ramiz Alia, c'era un regime molto duro. Migliaia furono le vittime e altrettanti i prigionieri politici.
Era quasi impossibile emigrare ed era anche difficile vivere.
Tutti lavoravano, la maggior parte come contadini o muratori. Si guadagnava poco e a volte mancavano anche le cose essenziali.
La televisione di stato aveva un solo canale in bianco e nero. Si captavano anche altri canali come quelli italiani ma era proibito guardarli.
Il regime era tanto severo e poteva succedere che se il vicino di casa voleva farti del male e sentiva che ascoltavi una trasmissione straniera, poteva chiamare la polizia e denunciarti.
La Polizia arrivava e senza alcun processo metteva in galera il capo famiglia che vi rimaneva anche per quindici o venti anni.
Eri punito anche se ti lasciavi i capelli lunghi.
Dopo le libere elezioni del 1992 il presidente Sali Berisha ha smantellato tutto il sistema burocratico ed è tutto cambiato.
Aperte le galere, quasi tutti i carcerati, pieni di rabbia per le ingiustizie subite, sono scappati all'estero per paura di assere arrestati di nuovo.
La nuova libertà ha arricchito tanti ma, mentre prima era assicurato un minimo vitale a tutti, ora ci sono tanti poveri, privi di tutto.
A distanza di venti anni la presunta democrazia, è diventata un altro regime. C'è un regime un po' più democratico di prima, ma le cose non sono migliorate di molto.
Berisha apparteneva al vecchio sistema e anche se è stato eletto democraticamente, ora si comporta in maniera militaresca, senza rispetto per il Parlamento e i suoi Ministri.
Non ho mai avuto problemi con il regime ma anch'io, dopo l'avvento di Berisha, ho perso il lavoro, perché tutti i dipendenti pubblici sono stati licenziati.
Per vivere mi sono messo in società con un amico, ho acquistato un furgoncino e per tre anni ho fatto il trasportatore di merci per conto terzi.
In Albania ho sempre lavorato ma il forte desiderio di migliorare le mie condizioni di vita mi hanno convinto ad emigrare.

A Policoro in provincia di Matera si era trasferito un mio fratello.
Quando ci sentivamo mi diceva che in Italia c'era lavoro, e guadagnando di più si viveva meglio.
A trentasei anni mi sono deciso e ho fatto il grande passo.
A mezzanotte del 7 settembre 1994, mi sono imbarcato clandestinamente a Durazzo dove vivevo e sono sbarcato a Brindisi alle sei del mattino.
Considerato il rischio che avrebbero corso, gli scafisti mi avevano fatto pagare una bella cifra per il viaggio.
Sapevo che c'erano dei controlli molto severi sulle coste e che se la polizia mi avesse fermato, mi avrebbe rispedito indietro.
Ho voluto lo stesso tentare la sorte e fortunatamente tutto è andato liscio.
Sbarcato in Italia non conoscevo la lingua, non riuscivo a comunicare e mi sono trovato spaesato finché non ho incontrato mio fratello.
Ho imparato l'italiano utilizzando un piccolo vocabolario, parlando con la gente e guardando la televisione.
Per trovare lavoro non ho mai avuto difficoltà.
Ho cominciato subito a lavorare in compagnia di mio fratello.
Dopo qualche mese mi sono trasferito a Turzi vicino a Policoro in provincia di Matera, per fare il pastore.
Mi svegliavo alle tre del mattino per portare al pascolo un gregge di oltre 300 pecore che mungevo la sera dopo il rientro.
Facevo anche altri lavori in casa e nella campagna.
Alla tosatura delle pecore provvedevano i titolari che erano due anziani contadini molto ospitali.
Mi hanno sempre trattato come un figlio.
Vivevo in casa con loro e oltre al vitto, avevo a disposizione una camera.
Usavo la loro macchina. Qui sono rimasto per circa un anno e mezzo.
Nel frattempo usufruendo del Decreto Dini n. 489 del 1995 mi sono messo in regola con il permesso di soggiorno.
Da Turzi sono salito a Ferentino in provincia di Frosinone.
Per quattro anni ho fatto il fornaio e il pizzaiolo.
Ero alloggiato presso la famiglia che mi dava lavoro.

Nel 1996 mi sono sposato e dopo di me è venuta in Italia tutta la famiglia: fratelli, sorelle, cugini e più tardi anche i genitori che, rimasti soli e anziani, ora vivono con me.
Mio fratello Viktor e una sorella, già trasferiti al nord, mi dicevano che qui si stava meglio che nel meridione.
Il 25 febbraio del 1999, sollecitato ancora dal fratello, da Ferentino mi sono trasferito al nord.
Come avevo lasciato l'Albania per migliorare le mie condizioni di vita anche il trasferimento nel Veneto aveva le stesse motivazioni.
Il primo marzo ho letto su di un giornale che la ditta Zanella Pavimenti cercava operai. Mi sono presentato e sono stato subito assunto.
C'erano anche altre opportunità ma in posti più lontani.
Mio fratello aveva trovato casa in via Croce e io vivevo con lui.
Nel tempo l'affitto cresceva ogni anno e per me era difficile mantenermi.
Nonostante ciò, non me la sentivo di cambiare casa perché mi sembrava
di offendere la proprietaria che mi aveva ospitato.

Ho conosciuto e fatto amicizia con Bruno Pol, sua moglie e il figlio Albino che mi hanno tanto aiutato.
Quando Bruno è morto, ho partecipato da fratello al dolore della famiglia. Ora abito in affitto nella loro casa.
Qui sto bene. Abbiamo tre camere a piano terra e spazio fuori per la bambina e i genitori anziani.
La bambina ha dieci anni, è nata in Italia. Ha frequentato il nido
e la scuola materna di Paderno e adesso è in quinta elementare.
A casa parliamo ancora tutti Albanese, così mia figlia può conoscere due lingue senza fatica.

Sono cittadino italiano dall' 8 febbraio 2010 e ne sono orgoglioso.
La pratica per la cittadinanza è stata molto lunga e laboriosa.
Devo ringraziare Gianni Pretotto che lavorava in Tribunale e che mi ha aiutato per questa pratica.
Adesso ho delle difficoltà con i documenti per la cittadinanza della moglie a causa di una piccola differenza sul cognome dovuta alla trascrizione dei dati dall'albanese all'italiano.
Anche mio fratello Sazan che abita a Villorba è cittadino italiano.

L'Albania conta circa quattro milioni di abitanti. Dopo la caduta del regime comunista c'è stato un forte esodo.
Le statistiche dicono che la comunità Albanese più numerosa sia in Italia con circa 800.000 emigrati.34
Altri 600.000 sono in Grecia e numerosi sono pure in Germania, Francia e America.

Come tutti ho nostalgia del mio paese dove torno nella mia vecchia casa una volta all'anno, per incontrare i parenti di mia moglie.
Con l'aereo da Venezia a Tirana in un'ora e mezzo sono in Albania e da qui in un quarto d'ora sono a casa mia.
In Albania ho solo cugini e lontani parenti.
L'Italia è ora la mia patria, dove mi trovo bene e ho tanti amici.
Per carattere cerco di andare d'accordo con tutti.
Se qualcuno non mi va, lo ignoro ed evito le discussioni.

Non so se tornerò a Durazzo.
La bambina frequenta la scuola a Paderno e qui ha tutti i suoi amici.
Lei non vuole andare a vivere in Albania.
Non le piace il paese dove non conosce nessuno.

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