Ponzano Paderno Merlengo - ieri e oggi

L’IRRIGAZIONE

La natura del terreno nel nostro Comune è tale che esso necessita d’un grande apporto d’acqua. Il sottosuolo è infatti poroso e molto permeabile ed assorbe l’acqua in maniera eccezionale.

I nostri antenati, consapevoli di tale situazione, e le autorità d’un tempo, ben preoccupate del problema, non rimasero insensibili dinanzi al ricorrente fenomeno dell’arsura che rovinava le ‘colture ed assetava persone ed animali anche per molti mesi! Erano tempi in cui le inquietanti anomalie meteorologiche passavano da un opposto all’altro per cui le campagne venivano devastate ed i raccòlti perduti. Abbiamo notizie che sin dal 1310 venne rilevata l’esigenza dell’irrigazione, pensando di utilizzare le acque del Piave a beneficio del territorio di Montebelluna e frazioni vicineA. SERENA, II Canale della Brentella, Longo e Zoppelli, Treviso, 1929, p. 10..

Il canale della Brentella

Gli abitanti di Castelfranco Veneto già nel 1312 chiesero la derivazione d’un canale da Pederobba. Nel 1435 la Comunità di Treviso segnalò alla Serenissima Repubblica l’estrema necessità di ottenere l’irrigazione del proprio territorio. Nello stesso anno le autorità veneziane inviarono persone competenti ad esaminare la campagna, incaricandole di presentare delle proposte per il miglioramento della situazione idrica. La risposta degli^ esperti fu che il problema era risolvibile e con grande vantaggio generale. Il doge Francesco Foscari con suo decreto del 22 marzo 1436 dispose la costruzione del Canale della Brentella e nel 1443 i lavori giunsero a buon punto tanto da consentire la distribuzione dell’acqua.

Il lodevole provvedimento non ebbe un seguito felice come si era desiderato e la situazione divenne piuttosto intricata negli anni seguenti a causa di abusi, usurpazioni, difficoltà di vario genere così da causare un progressivo peggioramento ed un malcontento generale. L’accumularsi delle lagnanze per lo scadente servizio costrinse il Governo di Venezia, nel 1507, ad interpellare un competente famoso, Fra Giocondo, domenicano veronese, il quale, visto di persona il territorio, perfezionò ed ampliò il tracciato irriguo del BrentellaFRA GIOCONDO, al secolo Giovanni Monsignori (14351515), architetto ed umanista, matematico ed idraulico, di ingegna vastissimo, lavorò pure in Francia per conto del Re ed a Roma per conto del Papa in S. Pietro. Fu molto stimato dal Vasari e da Michelangelo. A lui si deve la costruzione delle mura di Padova e di Treviso..

Questo importante intervento accrebbe fra l’altro la celebrità del grande religioso.

Il 13 giugno 1541, con lettera ducale, si dichiarava che le frazioni di Carnaio, Santandrà, Paderno, Ponzano e Merlengo dovevano godere del beneficio dell’acqua. Tuttavia qualcosa ancora non funzionava, tanto che nuovamente il 9 settembre 1561 i componenti del «Consiglio dei Dieci» della Dominante comandavano che fosse eseguita «una nuova regolazione delle acque a favore delle ville inferiori di Paderno, Santandrà, Ponzano, Merlengo e Carnaio».

«Nel 1569, al celebre matematico Marcantonio Gandino, che n’aveva incentivo a riprendere in esame la “Rellation” di Fra Giocondo, veniva dato l’incarico di dare alcuni ripari sopra la Erentella per riordinarla e togliere alcuni disordini, che di giorno in giorno s’introducevano e divenivano maggiori»AUGUSTO SERENA, op. cit., p. 134..

Giova ricordare che l’adesione al Consorzio non era obbligatoria; molti agricoltori infatti dissentivano e così il percorso era alquanto capriccioso; lungo di esso si verificavano inoltre perdite non trascurabili di acqua, infiltrazioni ed abusi.

Si può immaginare, dati i tempi, quante e quali difficoltà si siano presentate per il compimento e l’utilizzazione dell’opera; e non dimentichiamo che il lavoro veniva eseguito a forza di braccia, di piccone e pala, con carriaggi tirati da animali! Riconoscendo l’arretratezza dei mezzi dell’epoca, bisogna ammettere che quei nostri antenati avevano comunque le idee chiare e che la loro audacia era di gran lunga maggiore delle loro possibilità.

Il costo dell’opera, le spese per rettifiche, manutenzioni, riparazioni nonché i lavori di ripristino gravavano sui beneficiari.

L’8 maggio 1620 si procedeva alla riconsegna delle prese alle ville, facendo obbligo ai proprietari di curare, custodire e rafforzare gli argini.

Malgrado tutto ciò gli inconvenienti e le lamentele perdurarono fino al XVIII secolo durante il quale la Repubblica di Venezia affrontò e risolse i più gravi problemi idraulici.

Vediamo ora quali erano i rami del Brentella che irrigavano il nostro territorio all’epoca della suddetta risoluzione:

— per Merlengo e Paderno il prelevamento veniva effettuato dalla bocchetta di Volpago, in località Belvedere, la quale si biforcava poco prima del confine di Volpago verso dette frazioni;

— per Ponzano invece l’acqua veniva prelevata dalla bocchetta di Selva, fatta poi transitare per Carnaio e Santandrà, indi portata nella campagna di Ponzano.

Nei mesi di estrema siccità la indisciplina irrigua provocava innumerevoli proteste da parte degli agricoltori che non riuscivano ad ottenere la regolare spettanza d’acqua.

Malgrado la secolare esperienza e severità, il governo della Repubblica Veneta non riuscì mai a stroncare gli abusi. Gli agricoltori di Selva, Volpago, Carnaio e Santandrà spesso si servivano abusivamente dell’acqua lasciando nella precarietà le zone più a valle, nonostante le rigorose disposizioni, diffide e minacce di punizioni da parte del governo della Serenissima.

Non bisogna trascurare il fatto che questa forma di irrigazione, alquanto primitiva, richiedeva un costante lavoro di manutenzione, sia per la frequente rottura delle sponde, costruite con semplice terra, sia per Pinerbamento degli àlvei, oppure per le abbondanti piogge, che facevano straripare l’acqua forzando e sbrecciando gli argini.

Nei documenti esaminati dal 1816 in poi, vi è una serie senza fine di proteste da parte dei villici del Comune circa lo scadente servizio dell’irrigazione del Brentella, in luogo del quale, dal 1927, nel territorio del nostro Comune è subentrato il servizio del Canale della VittoriaE’ da rammentare che dopo la caduta della Repubblica di Venezia il Canale ebbe a soffrire a causa delle alterne vicende politico-militari. Tuttavia anche i successivi dominatori hanno sempre tenuto nella dovuta considerazione l’importanza della irrigazione. «Negli anni di guerra 1917-1918, il Canale della BrenteHa fu veramente utile alle nostre truppe, anche servendo da trincea avanzata e da camminamento. Soffrì pur esso le conseguenze di quella grande prova. I canali comunali, da esso derivanti, rimasti pressoché asciutti per oltre un anno, e anch’essi manomessi con trincee e con camminamenti, n’ebbero poi lungamente durevole deficienza d’acqua per assorbimenti e perdite lungo tutto il percorso». Così «all’epoca dell’armistizio le opere di presa ed il Canale Consorziale si trovavano in condizioni disastrose» («II canale della Brentella» di A. Serena, Ediz. Zoppelli, 1929, pp. 229-230). Tale grave situazione pesò logicamente anche nelle nostre tre frazioni che rimasero senz’acqua, finché non si provvide con le grandi opere di riparazione..

Il canale della VittoriaNel passato, antecedentemente al Canale della Vittoria, era stato ventilato nel nostro Comune il progetto di sfruttare «la Giavera» per l’irrigazione, progetto che non ebbe seguito a causa della variabilità della portata e del livello troppo basso delle sue acque.

Lo scrittore trevigiano Antonio Caccianiga pubblicò il 10 aprile 1865 un ardente articolo sul «Consultore Amministrativo» sollecitando la costruzione di una nuova rete irrigua che utilizzasse l’acqua abbondante dell’estroso Piave. Guido Marta nel suo opuscolo «II canale della Vittoria» precisa: «L’ideale di Antonio Caccianiga,prese forma concreta nell’ottobre del 1886, quando per iniziativa del medesimo, unitamente al prof. Giuseppe Benzi, ben noto agronomo, ed all’ingegner Daniele Monterumici — un eminente tecnico che lasciò traccia di sé —, fu completato un progetto che mirava a derivare le acque del Piave al Ponte della Priula, per bagnare una parte della zona che si estende ad est dell’attuale ferrovia Treviso-UdineAntonio Caccianiga è nato a Treviso il 30 giugno 1823 ed è morto a Saltore di Maserada il 22 aprile 1909. Il nipote avv. Gino Caccianiga è nato a Treviso il 22 dicembre 1872 ed è morto a Treviso il 6 luglio 1942..

Ma l’iniziativa andò a vuoto perché non ebbe il consenso che meritava. E’ da immaginare la legittima sofferenza dell’ideatore nel veder incompresa ed annullata la sua geniale proposta. E’ significativo ricordare «com’egli suddivise la popolazione della Marca, in un suo articolo apparso sulla “Gazzetta Trevisana”, nei due partiti degli “idròfili” e degli “idròfobi”, quelli cioè che volevano l’acqua e quelli che, per tirchieria, per apatia, per ottusità mentale ed ignoranza, non la volevano»G. MARTA, II Canale della Vittoria, Longo e Zoppelli, Treviso,  1961, pp.  16-17-18.. Lo colse la morte nell’aprile del 1909 senza che il suo sogno si fosse realizzato.

Ma l’idea grandiosa non rimase lettera morta; essa venne raccolta dal nipote avv. Gino Caccianiga, il quale, nel luglio 1917, perciò in piena guerra, si propose di attuare nel più breve tempo possibile l’iniziativa dello zio Antonio, ampliandone la portata, sotto gli auspici dell’Istituto da lui presieduto, la Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana, di cui era anche il fondatore.

La sventura di Caporetto provocò l’interruzione delle laboriose pratiche e con esse l’attuazione del grande disegno. Ma l’avvocato Gino Caccianiga riaprì il discorso a guerra finita, riproponendo il problema, allargandolo e perfezionandolo, avvalendosi dell’opera dell’ing. Luigi Monterumici e dell’ing. Antonio ValcarenghiL’ing.  Antonio Valcarenghi è  stato Direttore   del Consorzio delle Irrigazioni Cremonesi. Il nuovo progetto fu presentato nella prima metà del luglio 1920 con le relazioni del dott. Claudio Mar ani e del dott. Alessandro Torzo.

Bisogna ricordare che «disastrose erano le condizioni della nostra provincia devastata e dissanguata dalla guerra»G. MARTA, op. cit. e che quindi il momento scelto per la realizzazione dell’opera non era certo fra i più felici.

Ma l’ambizioso programma era sostenuto dalla volontà indomita dell’avv. Caccianiga.

Tutte le difficoltà vennero affrontate e superate con ammirevole pertinacia, abilità e accortezza, cosicché «il 15 agosto 1921, nella sala del Consiglio Provinciale di Treviso, alla presenza di S.E. Giovanni Raineri e di S.E. Umberto Merlin, rispettivamente Ministro e Sottosegretario delle Terre Liberate, della Deputazione Politica, dell’Amministrazione Provinciale e dei Comuni interessati, veniva solennemente costituito con rogito del notaio Albuzio il Consorzio Intercomunale Destra Piave Nervesa per la derivazione del Canale della Vittoria, mutato poi nella denominazione di Consorzio Irriguo di derivazione ed utenza del Canale della Vittoria»G. MARTA, op. cit..

Vennero risolti i problemi del finanziamento dell’impresa e della concessione governativa per la derivazione dell’acqua.

«L’8 novembre 1925, alla presenza di S.M. il Re, del venerando Vescovo di Treviso, di S.E. Giovanni Giuriati, allora ministro dei Lavori Pubblici, la grandiosa e benefica opera fu inaugurata, mentre sugli spalti del Montello tuonava a salve il cannone e dalla pianura circostante giungevano festose le campane delle tante pievi», e, come da proposta dell’avv. Gino Caccianiga al Ministro dei LL.PP. Raineri, l’imponente lavoro venne battezzato con il nome fatidico di CANALE DELLA VITTORIA»G. MARTA, op. cit..


Nel 1927 ebbero luogo le prime irrigazioni che vennero completate negli anni seguenti.

La superficie irrigata misurava ettari 21.384Al 31   dicembre   1980 la superficie irrigata è  di ettari 23.685,54.07..

A Nervesa della Battaglia vi è il punto di derivazione dell’acqua del Piave, da cui hanno origine i tre canali primarii Priula, Piavesella e di Ponente.

«Il maggiore di questi, il Priula, serve la zona di levante del comprensorio, e cioè i comuni di Spresiano, Villorba, Maserada, Breda, Carbonera, Silea e S. Biagio di Gallarla, con una lunghezza di km 17 ed una portata all’origine di m3 11 al minuto secondo»G. MARTA, op. cit..

Il «Piavesella», antico canale appartenente al Consorzio omonimo, è stato sistemato ed. ampliato dal Consorzio Canale della Vittoria per servire all’irrigazione della zona centrale del comprensorio, con una lunghezza di km 20 ed una portata all’origine di m3 8,25 al minuto secondo.

Il canale di «Ponente» serve la zona occidentale del comprensorio, con una lunghezza di km 16 ed una portata all’origine di m3 11 al minuto secondo ed irriga i comuni di Nervesa, Arcade, Povegliano, Ponzano, Paese, Istrana e Trevignano. Durante il periodo irriguo viene caricato di una maggior portata defluente dal Consorzio Brentella per far fronte alle esigenze dei comuni interessati.

Dal canale di «Ponente», presso la località Chiesa di Belvedere, ha origine il canale secondario di San Pelagio, con una portata di m3 3 al secondo, dal quale,, nelle vicinanze di Case Stefani, deriva il secondario Antiga (Merlengo) con una portata di m3 0,825 e, a Case Sasso, il secondario di Paderno con una portata di m3 0,470 e quello di Ponzano con una portata di m3 0,705.

La superficie irrigata nelle nostre frazioni è di ettari 2.099,29.56I dati suesposti sono aggiornati a tutto dicembre 1980..

Dalla fine della seconda guerra mondiale, che ingenti danni inflisse anche alle opere del Canale della Vittoria, in poi, molte opere ed interventi sono stati eseguiti per risollevare e per rendere efficiente l’irrigazione del Canale della Vittoria e ciò in relazione al vasto piano di rinascita europea denominato «Programma di ricostruzione europea, E.R.P.», meglio noto come Piano Marshall (anno 1947), per l’attuazione del quale sono intervenuti l’importante finanziamento e assistenza del governo statunitense.

Ebbe così atto la ristrutturazione della distribuzione irrigua in tutto il comprensorio del Consorzio.

«Il Consorzio del Canale della Vittoria venne soppresso con provvedimento regionale il 31 marzo 1980 e nello stesso giorno è rinato con il nome con cui era stato costituito il 25 agosto 1921: Consorzio di Bonifica Destra Piave. In questo, oltre al Vittoria, sono confluiti anche il comprensorio del Consorzio Vallio-Meolo-Musestre e il territorio, nuovo classificato, di Treviso e del bacino Rio Dosson»Da «Storia del Canale della Vittoria» di GUGLIELMO PEGORARO, in «Quaderni del Sile», 1980..

Come si avrà compreso, un lungo e non facile cammino è stato compiuto da quando l’arduo problema dell’irrigazione venne affrontato secoli fa, alla cui soluzione si frapposero infinite difficoltà ed ostacoli.

Scrive Guido Marta: «E se è doveroso oggi, a oltre settant’anni dal primo progetto del “Canale della Vittoria”, rivolgere un pensiero riconoscente all’ideatore dell’impresa, il romanziere Antonio Caccianiga, e, in particolar modo, al suo geniale realizzatore Senatore Avv. Gino Caccianiga, dobbiamo pure rivolgerlo a quanti altri hanno contribuito alla realizzazione di un’opera che costituisce uno dei più validi alleati dell’economia trevigiana: anche se non tutti gli agricoltori e proprietari terrieri sanno apprezzare nel suo giusto valore il beneficio loro arrecato»G. MARTA, op. cit., p. 34..

Quale legittima soddisfazione proverebbero, se ritornassero al mondo, ser Michele da Villorba, notaio, che nel 1447 supplicò presso il governo della Veneta Repubblica la derivazione dell’acqua dal Sasso del Corvo di Nervesa, ed i competenti idraulici comandati dal predetto governo, e cioè l’ing. Penzin, il «maestro» Ravanello, nonché il Doge Francesco Foscari, il capitano e podestà di Treviso Vittor Barbaro, l’ing. Michele da Caravaggio, il grande Fra Giocondo, l’ing. Marcantonio Gandino, nell’ammirare la vasta opera irrigua oggidì funzionante!


Note: