Le Rondini di Ponzano Veneto

Introduzione

La migrazione è un vento sottile che cambia lentamente il mondo senza che noi ce ne accorgiamo.
Migra lentamente nei millenni la terra spostata dal vento, dall’acqua, dai terremoti e dalla deriva dei continenti.
Migra l’acqua che con i fiumi scende al mare e torna ai monti attraverso l’eterno ciclo della vaporizzazione.
Migrano le piante con i loro pollini e semi.
Tutti gli animali di terra, gli uccelli e i pesci migrano alla ricerca di cibo e dell’anima gemella per perpetrare la specie.
Neppure l’uomo si sottrae a questa regola.

Fin dai tempi antichi, come tutti gli altri esseri viventi, ha dovuto muoversi per bere acqua pulita, procacciarsi il cibo, sfuggire ai predatori e trovare le migliori condizioni di vita possibili.
Nei millenni ha percorso distanze infinite per sopravvivere.
Grazie alla sua intelligenza, alla coltivazione del terreno e all’allevamento del bestiame ha gettato le basi per una vita più stanziale.
L’incontro di piccoli gruppi, lo scambio di conoscenze e di merci ha fatto nascere i primi insediamenti provvisori che nel tempo sono diventati città attrezzate per la vita civile.
La lenta ma inesorabile trasformazione è durata millenni ed è arrivata fino ai giorni nostri senza modificare nella sostanza l’istinto primigenio dell’uomo che continua ancora adesso nel suo eterno movimento.
La storia ci ha tramandato racconti di migrazioni bibliche e di massa, di invasioni di orde barbariche, di conquiste belliche con deportazioni o fughe di interi popoli. Meno scalpore ha fatto il movimento spontaneo di singole persone o famiglie che non si è mai fermato in alcuna parte del mondo e in tempi più recenti ha visto protagonisti anche moltissimi nostri concittadini, spinti a migrare nei diversi periodi storici, sempre alla ricerca di un mondo migliore.
Nel cominciare questo lavoro ho consultato tanta autorevole documentazione, scoprendo che il fenomeno migratorio è stato studiato e descritto da tanti ricercatori e studiosi che hanno corredato le loro ricerche con numerosi dati statistici e testimonianze. A dimostrazione della vastità e complessità del fenomeno, quasi mai i dati statistici collimano, anzi variano a seconda del ricercatore o della fonte di informazione.
Considerato l'abbondante materiale raccolto nel corso della ricerca e delle interviste, ho ritenuto superfluo anche solo accennare ai dati già pubblicati da altri.
Con questo lavoro ho preferito analizzare il fenomeno della migrazione nel solo Comune di Ponzano Veneto, dove non mancano dati e dove sono emersi racconti e fatti che meritano la nostra attenzione.
Per motivi di spazio sono stati riportati pochi racconti che però rappresentano una importante parte della storia locale e danno il senso della grande epopea vissuta da milioni di persone.
Non ho voluto esaltare le vicende di chi, o per libera scelta o per necessità, ha lasciato la propria terra per cercare fortuna altrove.
Ho cercato solo di cogliere un aspetto particolare delle poche gioie e delle tante sofferenze, quasi sempre ignorate, di gran parte dei nostri compaesani.
Dal racconto dei familiari ho potuto cogliere il ricordo di qualcuno dei pionieri dell'emigrazione.
Purtroppo non è più possibile ascoltare la viva voce dei protagonisti delle storie di fine ottocento e inizio novecento quando i mezzi di trasporto non erano certamente quelli attuali e le condizioni socio economiche dei nostri paesi erano al limite dell'indigenza.
Dalla lettura delle vicende umane vissute nel secondo dopo guerra che hanno visto protagonisti i nostri padri e i nostri nonni, possiamo trarre insegnamento e monito per apprezzare quanto oggi possediamo grazie ai sacrifici non solo di chi è emigrato ma anche della maggioranza di chi è rimasto.
Moltissime sono anche le vicende degne di nota di chi non è mai emigrato e, partendo da uno stato di estrema miseria è riuscito in patria a creare sviluppo e benessere per sé e per la società in cui viviamo.
Anche queste persone meriterebbero di essere ricordate. Mi auguro che qualcuno trovi voglia e tempo di realizzare anche questo lavoro.
La lunga intervista del 21 giugno 2011 a Secondo Gagno, classe 1930, si è conclusa con una frase che mi ha colpito parecchio.
Secondo ha detto: “L’emigrante è come una rondine che vola da un nido all’altro del mondo”.

Quale migliore immagine per rappresentare le mille storie dei nostri migranti che, partiti lasciando il loro nido per crearsene un altro in terre lontane, sono poi tornati nuovamente alle origini o sono rimasti lontani mantenendo però nel cuore il ricordo della terra natia?