A Spasso per le Antiche Osterie di Ponzano

Ricordo Di Giovanni

di Paolo Xodo

Nel rispetto della tradizione popolare ed al fine di tramandare alle generazioni di giovani di oggi e di domani fatti e aneddoti, veri o presunti, accaduti a cavallo degli anni sessanta, così come amava raccontarli “l’unico e indimenticabile” Giovanni Gasparin nelle sue impagabili esternazioni quotidiane, in pedana per 15 ore al giorno, in un alternarsi di situazioni e di ruoli diversi.

Un giorno, o meglio una serata, era dedicata al “gabinetto dentistico”.

Né più né meno che estrazioni dentarie a vivo con la tenaglia da falegname e la sola anestesia della grappa Nardini.

Oppure in un’altra serata a tema Giovanni impersonava il “barbiere”: taglio scolpito a la flame: alcool spruzzato direttamente sulla testa della solita malcapitata cavia di turno, Bastian; acceso subito con l’accendino e prontamente “soffocato” dal canovaccio bagnato del coiffeur… et voilà!

E tante e poi tante situazioni ancora ci coinvolgevano tutti.

Che dire di Padre Vito, frate francescano “in missione” sul Montello impersonato sempre dal “solito” Giovanni del Baston e accompagnato dall’armonica del fedelissimo Ernesto Bonisiol – dispensava le note 3x2 come al Supermarket le offerte speciali.

L’orchestra, composta da una decina di elementi, comprendeva percussioni varie (maracas al caffè, nacchere, tamburelli, raspe e seghe da falegname); qualche volta veniva ingaggiato anche un chitarrista autentico e bravo: Renato Baldo.

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Giovanni era UNICO! Indimenticabile figura a metà tra folclore e la commedia. Personaggio di riferimento, di memoria e cultura paesana, amava ricordare spesso, in chiave ironica, la figura del vecchio Direttore Didattico del Comune di Ponzano Veneto il quale, in sintonia con l’ambiente, usava trasferirsi per il tradizionale rinfresco prima delle vacanze, unitamente al suo entourage, di insegnanti e bidelli presso la rinomata Trattoria “al Baston”; ed a conclusione, quando gli intervenuti, acclamandolo rumorosamente, chiedevano:... “vogliamo il discorso, vogliamo il discorso!!” che puntualmente iniziava così: “Miei cari collaboratori e care signore collaboratrici; come tradizione vuole, ci siamo trovati qui felicemente riuniti a festeggiare la conclusione dell’insegnamento, con generale profitto e promozioni pressoché totali…”.

A questo punto era, inaspettato, il turno del “cin-cin” e degli “evviva”!

La lingua si faceva grossa e il discorso si inceppava sempre su alcune consonanti doppie o singole che sia:
Così... “Miei carissimi COLLABORATORI e mie carissime COLLABORATRICI, dobbiamo pur riconoscere che molti problemi sono stati superati e di questo dobbiamo un sentito GRAZIE alle nostre care maestre che, con la loro ficaccia ed ai nostri bravi maestri, sempre pronti con il loro zelo, anche questa volta abbiamo chiuso l’ano scolastico”.

Ciao, Giovanni!

image Anni ’80. Giovanni e Giovannina.